ATTUALITA

2012.01.23 – PROSTITUZIONE DI STATO O STATO DI PROSTITUZIONE?


Lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione è un crimine, un delitto contro la persona.
Sotto il profilo etico, morale e giuridico, non può essere condivisa l'induzione, il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione.
Ogni relazione di natura sessuale, determinatasi liberamente fra persone mature e consenzienti, non può che conformarsi al reciproco rispetto per il diritto alla dignità, alla reputazione personale, all'igiene e alla salute nonché alla sicurezza individuale.
In nessun caso, la prostituzione in tutte le sue forme e manifestazioni, deve costituire limitazione ai diritti individuali e collettivi  relativi al contesto ambientale e sociale in cui viene ad esercitarsi.
Questa è la ferma posizione del MLNV. 

Fenomeno o piaga sociale che sia la prostituzione è una realtà che ci accompagna ovunque nel mondo… da sempre.

 

Ciò che è peggio però è lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, la condizione di schiavitù di persone umane lasciate in balia di aguzzini e organizzazioni criminali che lucrano di questo mercato.
Ogni giorno nelle strade d'italia la "macelleria umana" espone impunemente la propria merce, ne vende la carne e ne trae il profitto.
Impedire la prostituzione è probabilmente impraticabile per uno stato.
Impedire che il crimine ne tragga profitto questo invece è fattibile e dovrebbe essere un dovere per lo stato.
Legittimare la prostituzione e organizzarne il settore significa prima di tutto impedire che i proventi alimentino il crimine.
Se è poi legalizzata perchè non dovrebbe essere altrettanto equamente tassata???

Con il termine prostituzione si indica l'attività di chi offre prestazioni sessuali, dietro pagamento di un corrispettivo in denaro. L'attività, fornita da persone di qualsiasi orientamento sessuale, può avere carattere autonomo, professionale, abituale o saltuario.
Strettamente legato alla prostituzione è il suo sfruttamento, o lenocinio, praticato per trarre profitto dall'attività di chi offre il servizio, da parte di persone che generalmente si presentano come protettori, o "lenoni". 
Inoltre vi sono altre figure legate al fenomeno della prostituzione per cui può configurarsi, al posto dello sfruttamento vero e proprio, il reato di favoreggiamento.
La prostituzione nel mondo è regolamentata giuridicamente in modo estremamente variegato: passando da società che contemplano una legalizzazione completa, ad altre che ne reprimono lo svolgimento per mezzo della pena di morte.

La parola "prostituzione" deriva dal verbo latino prostituĕre (pro, "davanti", e statuere, "porre"), e indica la situazione della persona (in genere schiava) che non "si" prostituisce, ma che, come una merce, viene "posta (in vendita) davanti" alla bottega del suo padrone. Questa origine richiama quindi la condizione storicamente più abituale della prostituta, la quale non esercita autonomamente la sua professione, ma vi è in qualche modo indotta da soggetti che ne sfruttano il lavoro traendone un proprio guadagno (c.d. "protettori").
L'uso del termine non è univoco e a seconda del Paese, del periodo storico o del contesto socio-culturale può includere qualsiasi atto sessuale e qualsiasi tipo di compenso (anche non in denaro) o indicare coloro che svolgono atti sessuali fuori dal matrimonio, o uno stile di vita simile a coloro che offrono le prestazioni o chi intrattiene atti sessuali disapprovati. 
Può indicare anche un comportamento zelante più del dovuto nei confronti di un superiore, finalizzato all'ottenimento di gratifiche lavorative o economiche.
Niccolò Tommaseo fissò una distinzione fra meretrice e prostituta: 
la prima guadagna del corpo suo e qui l'illustre linguista richiama il termine latino mereo
mentre prostituta è legata a prostat cioè colei che per guadagno o per libidine, si mette in mostra, e provoca a sozzure.

 


IN ITALIA

 

È con un decreto del 1859, voluto da Camillo Benso conte di Cavour per favorire l'esercito francese che appoggiava i piemontesi contro l'Austria, che si autorizza l'apertura di case controllate dallo Stato per l'esercizio della prostituzione in Lombardia. 
Il 15 febbraio 1860 il decreto fu trasformato in legge con l'emanazione del "Regolamento del servizio di sorveglianza sulla prostituzione".
Nascono le cosiddette "case di tolleranza", perché tollerate dallo Stato. 
Ne esistono di tre categorie: prima, seconda e terza. 
La legge fissava le tariffe, dalle 5 lire per le case di lusso alle 2 lire per quelle popolari, e altre norme come la necessità di una licenza per aprire una casa e di pagare le tasse per i tenutari, controlli medici da effettuare sulle prostitute per contenere le malattie veneree.
Ancora, il testo definitivo della legge Crispi, approvato il 29 marzo 1888 vietava di vendere cibo e bevande, e feste, balli e canti all'interno delle case di tolleranza e l'apertura di case in prossimità di luoghi di culto, asili e scuole. 
Le persiane sarebbero dovute restare sempre chiuse. 
Da qui i bordelli presero il nome di "case chiuse". Giovanni Nicotera, ministro degli Interni, nel 1891, deciderà di ridurre le tariffe per limitare la prostituzione libera, che non subiva il controllo sanitario.
Nel 1900 si leva qualche voce per la chiusura delle case di tolleranza a seguito dell'attentato dell'anarchico Bresci a re Umberto I.
Bresci avrebbe trascorso alcuni giorni a meditare in un bordello prima dell'attentato, ma le minacce di chiusura pronunciate dal Presidente del Consiglio Saracco rientrano. 
Sarà Filippo Turati, nel 1919 a riaprire la querelle, ma per tutto il fascismo non si registrarono variazioni di merito nella legislazione sulla prostituzione se non una disposizione di Benito Mussolini degli anni trenta che imponeva ai tenutari di isolare le case con muri detti "del pudore" alti almeno dieci metri.
Il 20 settembre 1958, a seguito di un lungo dibattito nel Paese, è stato introdotto il reato di sfruttamento della prostituzione e le case di tolleranza sono state chiuse con la cosiddetta legge Merlin di Angelina Merlin del Partito Socialista. 
La legge punisce lo sfruttamento della prostituzione o lenocinio. 
L'art. 3, n. 8), della legge n. 75/1958 equipara il favoreggiamento allo sfruttamento: infatti punisce "chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui" (art. 3, n. 8, l. 75/1958).
Da allora numerosi sono stati i tentativi di modificare la legge. 
Nel 2003 un disegno di legge di Umberto Bossi e Stefania Prestigiacomo varato dal Consiglio dei ministri vietava la prostituzione nelle strade, ma la ammetteva nelle case private e al chiuso e non avrebbe ripristinato le case di tolleranza. 
Nella Legislatura passata, l'8 febbraio 2007, l'onorevole Franco Grillini ha presentato una proposta di legge, tesa a disciplinare l'esercizio della prostituzione e ad affermare la dignità e il diritto alla sicurezza e salute delle persone che si prostituiscono.

Sono quattro i modelli giuridici, con sfumature dalle più tolleranti alle più repressive, adottati per regolare la prostituzione.

 

Sistema proibizionista o criminalizzante
Consiste nel vietare la prostituzione e nell'applicare – alla prostituta, al cliente o ad entrambi – pene pecuniarie o detentive.
Il sistema è sostenuto da teorie che rivendicano la necessità di tutelare in tal modo la morale pubblica o la dignità della donna.
Sistema abolizionista
Il sistema chiama lo Stato fuori dalla disputa, senza proibire o regolamentare l'esercizio della prostituzione. La prostituzione in questo sistema è scoraggiata.
Sistema regolamentarista
È un sistema teso alla legalizzazione e regolamentazione della prostituzione che può avvenire con modalità differenti (come la statalizzazione dei bordelli, i quartieri a luci rosse, ecc).
La legalizzazione sovente include l'imposizione di tasse e restrizioni, più o meno ampie, nell'esercizio della prostituzione anche con l'individuazione di luoghi preposti all'esercizio dell'attività e la prescrizione di controlli sanitari obbligatori per prostitute e prostituti per la prevenzione e il contenimento delle malattie veneree e l'obbligo di segnalare attività e residenza.
Sistema neo-regolamentarista/decriminalizzante
È teso alla rimozione di leggi al fine di depenalizzare l'attività sessuale fra adulti consenzienti nei contesti commerciali.
Secondo la commissione Affari sociali della Camera, le prostitute sarebbero in Italia dalle 50 000 alle 70 000. 
Almeno 25 000 sarebbero immigrate, 2 000 minorenni e più di 2 000 le donne e le ragazze ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. 
Il 65% delle prostitute lavora in strada, il 29,1% in albergo, il resto in case private. 
Il 94,2% delle prostitute sarebbero donne, il 5% transessuali e lo 0,8% travestiti.
L'indagine non calcola il numero di prostituti maschi o escort. 
I sondaggi dimostrano anche che la maggiore concentrazione di prostitute è nell'area di Milano con il 40% e di seguito Torino con il 21%.
Per quanto riguarda i clienti, uno studio commissionato nel 2007 dal Dipartimento Pari Opportunità ha rilevato che sono circa nove milioni gli italiani che, con motivazioni e cadenze diverse, frequentano prostitute.
In Italia sono operative diverse associazioni di prostitute che offrono aiuto, sostegno e consulenza a coloro che esercitano la prostituzione. 
Tra queste il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute (CDCP) nato nel 1982.

NEL RESTO DEL MONDO

 

Nei casi estremi, secondo alcuni codici in particolare di paesi musulmani, la prostituzione è sanzionata con la "pena di morte"; in altri paesi avviene il fenomeno diametralmente opposto, in quanto le prostitute pagano regolarmente le tasse e sono sindacalizzate, ad esempio nei Paesi Bassi, e in questi paesi i bordelli possono farsi pubblicità.
La situazione legale in Germania, in Svizzera (dove la discussione sull'età minima per prostituirsi è al centro di uno scontro vivace tra chi sostiene che la soglia debba essere abbassata a 16 anni e chi sostiene debba essere mantenuta a 18, e in Nuova Zelanda è simile a quella dell'Olanda. 
Nello Stato australiano del Nuovo Galles del Sud, qualsiasi persona di età superiore ai 18 anni può offrire prestazioni sessuali in cambio di denaro.
In un altro Stato australiano, Victoria, una persona che desideri svolgere l'attività di prostituta può richiedere una regolare licenza. 
Le prostitute che lavorano in una propria attività o in attività altrui devono essere registrate. 
Le "sex-workers" individuali non necessitano di alcuna registrazione o licenza.
In alcuni paesi, lo statuto legale della prostituzione può variare in base all'attività: in Giappone, per esempio, la prostituzione "vaginale" è contro la legge, mentre il sesso orale a pagamento è legale e chi lo compie non esercita la prostituzione. 
In Turchia la prostituzione di strada è legale, così come la prostituzione nei bordelli regolati dal governo. 
Tutti i bordelli devono avere una licenza così come la devono avere le lavoratrici.
Nel Regno Unito la prostituzione non è formalmente illegale ma diverse attività di contorno lo sono. 
In Inghilterra e in Galles sono illegali:
per una prostituta attirare clienti in strada o in un luogo pubblico, mettendo così di fatto fuori legge la prostituzione,
per un potenziale cliente richiedere persistentemente, anche se da un veicolo motorizzato,
possedere o dirigere un bordello,
la prostituzione minorile, per il cliente (dove il minore è definito tale in quanto più giovane di 18 anni)
infine è illegale il controllo della prostituzione (lenocinio).
Una situazione simile si verifica in Scozia, dove la prostituzione in sé non è illegale bensì le attività associate. 
Un progetto di legge che istituisse delle zone di tolleranza per la prostituzione era stato promosso nel Parlamento Scozzese, ma non è riuscito a diventare legge.
In solo uno Stato degli Stati Uniti, ovvero il Nevada, è considerato legale comprare e vendere prestazioni sessuali. 
Bordelli legali sono presenti in diverse contee del Nevada. 
In Canada, la prostituzione in sé è legale, ma anche in questo caso la maggior parte delle attività collaterali non lo sono. 
Non è legale ad esempio vivere esclusivamente di prostituzione senza essere di alcuna utilità alla società (strumento questo per ostacolare il fenomeno del lenocinio) ed è illegale inoltre (per ambo le parti) negoziare in un luogo pubblico, (incluso nei bar). 
Per mantenere una parvenza di legalità, le agenzie di accompagnamento organizzano un incontro tra l'accompagnatrice (o accompagnatore) e il cliente. 
La Corte Suprema Canadese ha stabilito nel 1978 che, per essere condannati per adescamento, l'atto deve essere “pressante e persistente”. 
Allo stesso modo in Bulgaria la prostituzione in sé è legale, ma la maggior parte delle attività collegate (come il lenocinio) sono fuorilegge.
In Svezia, Norvegia e Islanda è illegale comprare servizi sessuali, ma è legale vendere servizi sessuali. 
La ragione di questa legge è nella protezione delle prostitute, poiché molte di loro sono state forzate a prostituirsi da qualcuno o dalle necessità economiche. 
Chi si prostituisce generalmente è visto dai governi come persona oppressa, mentre i loro clienti sono visti come oppressori. 
La Svezia è stata il primo paese a introdurre questo tipo di legislazione nel 1999. 
Nel caso di prostituzione minorile, in Olanda essere clienti (a meno che il cliente sia egli stesso minore di 16 anni) o protettori è illegale, ma in tal caso non è illegale prostituirsi. 
Nella maggior parte dei paesi dove la prostituzione è criminalizzata, chi si prostituisce viene arrestato e perseguitato più dei clienti.
In Brasile e Costa Rica, la prostituzione in proprio è legale, ma guadagnare dalla prostituzione altrui è illegale. 
La prostituzione è legale per i cittadini in Danimarca, ma è illegale trarne profitto. 
In questo paese la prostituzione non è regolata come nei Paesi Bassi, bensì il governo cerca attraverso interventi sociali di portare le persone fuori da essa indirizzandole verso altri mestieri, e cerca di ridurre al contempo l'introito delle attività criminali e altri effetti collaterali negativi derivanti dalla prostituzione.
In Thailandia la prostituzione è illegale così come stabilito dal Prevention and Suppression Act, B.E. 2539 del 1996.
Nel 1949, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la “Convenzione per la soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione altrui”, affermando che la prostituzione forzata è incompatibile con la dignità umana, richiedendo a tutte le parti coinvolte di punire i protettori e i proprietari dei bordelli e gli operatori e di abolire tutti i trattamenti speciali o la registrazione delle prostitute. 
La convenzione fu ratificata da 89 paesi ma la Germania, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti non parteciparono.

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MOVIMENTO DEI FORCONI: LA RIVOLTA DEL SUD – INTERVISTA A PINO APRILE

Li ho incontrati alla scuola di politica di Filaga sui molti Sicani.
Mi dissero: siamo alla disperazione, pronti alle armi, ci manca solo un leader.
Ed io risposi: guardate che non ho fatto neanche il militare!
Non rivogliono il Regno delle due Sicilie ma sono stanchi di essere depredati e di recitare il ruolo di "Bancomat d'Italia"

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2012.01.21 – PALERMO…STUDENDI IN CORTEO BRUCIANO LA BANDIERA ITALIANA.


Il giovane patriota siciliano è perfettamente consapevole che con l'italia che continua ad occupare come una colonia la Sicilia, non avrà un futuro, non lavorerà come tutti i giovani e non giovani Siciliani!!!

 
FONSO GENCHI:
"Bruciare una bandiera – come fischiare un inno – è sempre una bruttissima cosa.
Ma, nella situazione in cui siamo oggi, non mi sento di criticare quegli studenti che lo hanno fatto (né di elogiarli); semplicemente, li comprendo perfettamente.
Anzi, dirò di più: se in tutta la Sicilia si iniziassero a bruciare le bandiere italiane, sarebbe una cosa terribile ma anche un segnale fortissimo.
Se servisse a qualcosa, ben venga la gente che avesse il coraggio di farlo. Siamo alla frutta, ed ancora non abbiamo visto nulla di quello che accadrà nei prossimi mesi; il Governo Monti serve a prolungare l'agonia così, nel frattempo, si potranno vendere pezzi di stato ai soliti che sono in grado di comprarseli, si potrà smantellare sempre di più lo stato sociale, eccetera.
L'esasperazione sale alle stelle, altro che bandiere bruciate tra qualche mese!".

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2012.01.21 – SE BRUSA LA VECIA… (LA MARANTEGA ovvero MARE ANTINGA= MADRE ANTICA)

IN CAMPO SAN LUCA

Non ci è dato di sapere se fin dai tempi remoti – com'è nell'attuale costume – nel falò si bruciasse la vècia/vecchia, che nella lingua veneta è chiamata Maràntega (mare antiga = madre antica), oppure Redodexa o nelle nostre isole Veròla.
Essa rappresenta Reitia – la dea della Terra a conclusione del ciclo delle stagioni – ormai vecchia; dopo esser stata ridotta in carbone e trasformata perciò in energia, rinascerà a primavera nuovamente bella, giovane, pronta a regalare i suoi doni.
L’usanza si è mantenuta anche nei campi di Venezia almeno fino alla fine della Serenissima. 
 
La Vecia veniva processata per le malefatte dell’anno trascorso, al fine del quale, nonostante la difesa di un avvocato, era condannata ad essere segata in due ed infine bruciata.
Dal taglio uscivano dolci, frutta, confetti, fiori che venivano raccolti dai bambini e dai presenti.
Nel corso della festa erano allestiti banchetti con frittelle, vino ed altre leccornie, con giochi vari che rinnovavano, per un giorno, l’allegria carnevalesca.
Questa festa interrompeva i rigidi digiuni che allora venivano fatti durante la quaresima.
La "vecia" rappresenta tutte le miserie della stagione trascorsa (fame, disgrazie, malattie, ingiustizie), insomma il rifiuto di un passato negativo e l' augurio di un futuro promettente per la campagna e per la vita.
L’usanza è rimasta in vita fino ai giorni nostri a Malamocco (seconda sede del Dogato Veneto) e nelle campagne del triveneto.
Il falò serviva a bruciare con la Vecia anche i “cai” delle ultime potature dei vitigni per scongiurare le gelate di primavera e liberare i campi dalle sterpaglie, prima dei lavori della bella stagione.
 
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2012.01.21 – PASTA E FASIOI COL MUSETTO (Cotechino)

•:*`*:•. CHI TA' CAGA' •:*`*:•.
" PASTA E FASIOI COL MUSETTO (Cotechino)
" Ingredienti: 500 gr. di FAGIOLI di Lamon freschi (o secchi lasciati in ammollo per tutta la notte), Carota ,cipolla ,sedano 1 patata ( facoltativa) aglio ( facoltativo) 1 cotechino Olio evo, pepe nero , sale Ditalini rigati.
punzecchiare il cotechino con la forchetta e metterlo a bollire in acqua per circa 1 ora in modo da eliminare il grasso in eccesso.
Quindi mettere il cotechino, ben scolato dall'acqua di precottura, in una grande pentola con i fagioli, le verdure da brodo (se volte potete aggiungere qualche foglia di salvia e di rosmarino) e tanta acqua fredda da coprire per bene il tutto. Far cuocere almeno 2 ore o meglio 2 ore e 30 minuti.
Togliere il cotechino e tenerlo in caldo, passare al passa verdura una parte dei fagioli (o anche tutti se sei preferisce una minestra densa) e le verdure e aggiustare di sale, avendo cura di assaggiare in quanto il cotechino insaporisce molto. Cuocere nel brodo ottenuto (se è troppo denso aggiungere acqua) della pasta di formato a piacere, e poi servirla con una bella macinata abbondante di pepe nero e un filo di olio evo.
Mangiare calda ma tiepida e' meglio.
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2012.01.21 – CASTAGNOLE VENETE

•:*`*:•. CHI TA' CAGA' •:*`*:•.
Ingredienti 450 g farina 2 uova 100 g zucchero un cucchiaio zucchero vanigliato una bustina lievito per dolci sale ,un pizzico 50 g burro vino bianco secco zucchero vanigliato q.b. olio per friggere preparazione
Fate una pasta con la farina, le uova, lo zucchero, lo zucchero vanigliato, il lievito, il sale, ed il burro ammorbidito, aggiungendo vino bianco quanto basta per avere una pasta nè troppo dura nè troppo molle.
Lavoratela bene per circa 10 minuti, tagliatela poi a pezzetti che arrotolerete in modo da ottenere dei cilindretti grossi come il dito medio, ritagliandone poi dei pezzetti lunghi circa 2 cm. con cui formerete tante palline che friggerete in abbondante olio (devono galleggiare) ben caldo avendo cura di rigirarle continuamente.
Quando ben gonfie, scolatele su della carta assorbente e spolverizzatele con zucchero vanigliato.
A piacere possono essere spruzzate con rum.

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SUDTIROL, EVA KLOTZ TRIPLICA I SUOI ISCRITTI

di REDAZIONE
Tira vento anti-italiano anche in Sud Tirolo dove la pasionaria Eva Klotz ha fatto ha fatto il pieno di iscritti nel suo partito.
La Südtiroler Freiheit sfiora i 3000 tesserati.
La notizia la riporta Altoadige.it, che ha intervistato la leader politica secessionista: «Non eravamo arrivati a tanto neppure negli anni migliori dell’Union für Südtirol, in cui eravamo sotto i 2000 iscritti», ha detto la capofila del movimento.
E chi sono i simpatizzanti di Eva?
Lo dice lei stessa: «Andiamo fortissimo tra i ragazzi, che distinguono tra la politica fatta per il potere e un movimento che mette al centro un ideale, la libertà, l’autodeterminazione».
Questioni di etnia, insomma.
Meno concentrati sulle campagne etniche, invece, i Freiheitlichen, con il leader Pius Leitner che al quotidiano sudtirolese afferma: «La Svp a volte rincorre la Südtiroler Freiheit, ma la vera concorrenza la vive con noi».
Gli animi dei politici paiono già accesi, benché manchino più di due anni alle prossime amministrative.
Secondo altoadige.it, “La destra tedesca è sempre più caratterizzata da profili differenziati.
Eva Klotz e il collega consigliere provinciale Sven Knoll raccolgono i frutti della campagna «Südtirol ist nicht Italien», dei referendum in Valle Aurina per l’autodeterminazione e, ancora prima, sui monumenti fascisti (in alleanza strategica con gli Schützen).
Dai 937 iscritti del 2007-2008 il movimento è cresciuto fino ai 2800 di quest’anno. Questa la ricetta, secondo Eva Klotz: «Il nostro ideale, la libertà, è il più amato dai ragazzi»”.
Quelli della Südtiroler Freiheit non lo hanno mai negato il loro disamore per l’Italia e l’ambizione di ritornare fra le braccia dell’Austria. Eva Klotz: “Noi lavoriamo per lo Stato libero, dialogando con tutti i gruppi linguistici”.
E nel frattempo crescono: “Eravamo 300 tre anni fa, quando di fatto non veniva organizzato il tesseramento.
Oggi siamo a 2500″.
Oltre alla Klotz, in quell’area hanno un loro peso Andreas Pöder e la sua BürgerUnion e gli storici Schützen.
tratto da: clicca qui

2012.01.19 – VISITE NON DISDETTE MULTE PER 7 MILA… L’USL 8 INCARICA EQUITALIA PER LA RISCOSSIONE!!!


di Davide Nordio

Non solo devi pagare comunque il ticket, ma sarai segnalato ad Equitalia che ti farà pagare sanzioni e oneri e per giunta finirai in una «black list» di utenti che, con la loro disattenzione o la loro superficialità, sono responsabili delle lunghe liste d’attesa.
L’idea era stata lanciata qualche giorno fa dal direttore generale della Usl 8 Renato Mason.
«Proprio il mancato rispetto delle prenotazioni – denunciava il dg dell’Usl – costituisce il principale problema delle liste d’attesa.
Chi non si preoccupa di cancellare la propria prenotazione fa attendere inutilmente gli altri, l’Usl procederà con il recupero del relativo ticket e della quota fissa».
L’Usl ha ragione da vendere: da poco è stato pure inaugurato un sistema che ricorda qualche tempo prima della visita la prenotazione effettuata con una telefonata al recapito comunicato. Inoltre è possibile disdirla in qualunque momento, anche a notte fonda, in quanto è stato installato un risponditore automatico.
Chi non si presenta all’appuntamento ha ora ben poche scusanti.
Ma lo 0,7 insiste e non si fa vedere.
Cifra irrisoria?
Non tanto, se si considera che nel 2011 sono stati un milione le visite e gli esami erogati dall’Usl 8 e sono stati 7mila gli utenti che hanno allungato senza motivo le liste d’attesa.
Ma se prima si poteva farla franca, oggi non più.
Quando una visita non viene disdetta per tempo, scatta la richiesta di pagamento.
Prima una comunicazione «bonaria» che invita a pagare ticket e quota fissa entro dieci giorni.
Poi la cosa passa nelle mani di Equitalia: con l’iscrizione a ruolo per il pagamento, al dovuto saranno aggiunti importi per sanzioni e oneri.
Chi avesse la fortuna di scampare a tutto questo, non canti vittoria.
Già, perché verrà inserito in una vera e propria «black list».
L’Usl installerà un sofisticato software nel centro unico di prenotazione (cup) che terrà debita traccia dell’utente «smemorato»: e al momento in cui si presenterà a chiedere una prestazione, la malefatta emergerà in tutto il suo fulgore.
E finchè non pagherà il dovuto, non potrà accedere ad alcuna visita o esame.
Dura lex, sed lex, dicevano gli antichi.
Ma se questo serve ad abbassare i tempi di attesa, ben venga, dirà più di qualcuno. In effetti da questo punto di vista l’Usl 8 ha una eccellenza da difendere: secondo i dati comunicati a fine anno, il rispetto dei tempi massimi d’attesa fissati dalla Regione è pari al 99,5 per cento.
Si attende mediamente sette giorni per una prestazione di massima priorità che deve essere erogata nel tempo massimo di dieci, diciannove giorni quanto siamo nel limite dei 30/60 giorni, cinquantasette giorni quando la prestazione deve essere programmata entro sei mesi.
Ma quanto potrebbe recuperare in termini di soldi l’Usl 8 dall’operazione«prenotazione non disdetta»?
Il calcolo è presto fatto: gli inadempienti sono 7 mila, il ticket per una visita mediamente 20 euro, la quota fissa 5 o 10 euro a seconda del reddito.
Calcolando una media di 27 euro, siamo già a 189 mila euro, non proprio bruscolini di questi tempi.
E l’importo è sicuramente maggiore perché vi sono anche prestazioni che superano i 40 euro.
Tuttavia pare che siano soprattutto le visite a essere disattese senza motivo, mentre per esami più impegnativi la prenotazione pare sostanzialmente rispettata.
O, se non altro, disdetta per tempo: una possibilità adottata dal 12 per cento degli utenti, ovvero 120 mila all’anno.

da LA TRIBUNA DI TREVISO clicca qui

2012.01.16 – IL 16 GENNAIO LA SICILIA SI FERMA!!!! LA RIVOLUZIONE PARTE DALLA SICILIA

LA PROTESTA IN DIRETTA (da il "Clandestino")
 
E' arrivato il momento per scrivere una nuova pagina di storia, basta con le chiacchere passiamo ai fatti. Abbiamo il dovere non tanto per noi, ma per i nostri figli e i nostri nipoti che si trovano disoccupati, disorientati e senza alcun futuro nella nostra martoriata SICILIA. ADERITE e invitate ad aderire a questa rivoluzione pacifica siciliana, diciamo pacifica perchè così deve essere, altrimenti perderemo. ANTUDO.

 

Le manifestazioni principali saranno previste c/o:

Provincia di Catania Piazzale antistante il Porto di Catania Zona Industriale Rotonda VIII Strada Tangenziale di Catania pressi svincolo Paesi Etnei SS 114 Bivio pressi Hotel Orizzonte Trepunti di Giarre Provincia di Messina Piazzali antistanti i Porti di Messina Ingresso Milazzo, svincolo Giammoro In prossimità del casello autostradale di Villafranca Tirrena In prossimità del casello autostradale di Tremestieri Provincia di Palermo Circonvallazione pressi rotonda di Via Oreto Piazzale antistante il porto di Palermo Piazzale antistante il porto di Termini Imerese e c/o la Zona Industriale Rotonda Villabate SS 121-189 Palermo – Agrigento in prossimità del bivio Vicari Provincia di Siracusa Raffineria ESSO/ERG/SAXXON/AGIP/ENI Autostrada SR / CT in prossimità dello Svincolo di Lentini SS 115 pressi uscita svincolo di Avola Provincia di Ragusa Scicli Contrada Rizza in prossimità del mercato dei fiori Modica – Sacro Cuore Piazzale antistante il Porto di Pozzallo Piazzale antistante il Mercato di Donnalucata Provincia di Agrigento La Rotonda Giunone Provincia di Caltanissetta Hotel Ventura / Rotonda Capodarso Prossimità Raffinerie ENI-ENIMCO di Gela Ingresso Gela provenienza Caltagirone Rotonda Capodarso

 

Partito Del Popolo Siciliano

Partito Del Popolo Siciliano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL POPOLO SICILIANO A FIANCO DEL MOVIMENTO DEI FORCONI CONTRO I POLITICI SICILIANI, CONTRO IL GOVERNO LOMBARDO.
 
IN SICILIA ALLA VIGILIA DELLA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE PROMOSSA DAL MOVIMENTO DEI FORCONI E FORZA DURTO PREVISTA DAL 16 AL 20 DI GEN DOVE VEDRA' IMPEGNATO TUTTO ILPOPOLO SICILIANO,IL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA,IERI 13 GEN ALLE ORE 14.00, HA CONVOCATO I RESPONSABILI DEL MOVIMENTO DEI FORCONI PER COMUNICARE CHE NON E' NELLE CONDIZIONI DI FARE NESSUN PROVVEDIMENTO A DIFESA DEL SUO POPOLO. LOMBARDO FAREBBE BENE A DIMETTERSI PERCHE' HA TRADITO I SICILIANI PER NON AVER ATTUATO LO STATUTO E SOPRATUTTO HA FALLITO PER NON AVER ELIMINATO LE ACCISE SUI CARBURANTI CAVALLO DI BATTAGLIA DELLA SUA CAMPAGNA ELETTORALE.DI FRONTE A TANTO SCEMPIO BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILTA' E BUTTARE LA SPUGNA,IL POPOLO IN RIVOLTA NON AVRA' PIETA' DI NESSUNO. MARTINO MORSELLO MOVIMENTO DEI FORCONI 328/6009880.
 
Protestano gli autotrasportatori tir fermi in tutta la Sicilia
 
Si arresta l'attività degli autotrasportatori che chiedono la defiscalizzazione dei carburanti nell'Isola. Presidi al porto e in via Oreto. Manifestazioni anche a Catania, Messina e Siracusa
di SALVO CATALANO

Blocco totale della circolazione di camion e mezzi pesanti in tutta la Sicilia. Dalla mezzanotte di oggi gli autotrasportatori riuniti nel movimento Forza d'urto, a cui hanno aderito anche il movimento dei Forconi e l'Aias, hanno imposto blocchi in numerose strade e autostrade dell'Isola. Due i presidi a Palermo: nel piazzale antistante il porto e sulla circonvallazione all'altezza della rotonda di via Oreto. Il traffico è regolare, mentre si allungano sempre di più le code dei tir e dei camion parcheggiati a bordo strada. "Non intralceremo la circolazione delle macchine – hanno detto i manifestanti davanti al porto di Palermo – ma impediremo a tutti i camion di uscire dal porto". Altri blocchi nel primo tratto della A19 fino a Villabate, al porto di Termini Imerese, sulla strada statale 624 Palermo-Sciacca e sulla statale 121 tra Bolognetta e Palermo. Molti autotrasportatori che non avevano aderito allo sciopero, sono stati fermati e convinti ad arrestare i mezzi. Stessa situazione in provincia di Catania, vero fulcro della protesta. Sin dalla mattina, sotto una pioggia battente, autotrasportatori e agricoltori, si sono riuniti in presidio al casello di San Gregorio, all'altezza dello svincolo per i paesi etnei. Blocchi anche sulla statale 114, nei pressi dell'hotel Orizzonte di Acireale, e al casello di Giarre dell'A18. Blocchi pure nel Messinese, come al porto di Messina, e nel Siracusano, dove auto private e autobus passano senza problemi. Non si registrano tensioni con le forze dell'ordine. Molte pompe di benzina

non hanno più carburante, mentre numerosi container con derrate alimentari sono bloccati nei porti.

 

 

 

(16 gennaio 2012)

 

 

 

2012.01.14 – IL GIUDICE ITALIANO: LE TASSE ARRIVATE PER POSTA NON SONO VALIDE!

Con una sentenza rivoluzionaria il giudice tributario dichiara giuridicamente inesistente una multa via raccomandata.
Risultato: tutte le notifiche eseguite da Equitalia sarebbero nulle.
E i consumatori preparano già una valanga di ricorsi
di Alessandra Pasotti – 06 ottobre 2010, 08:15
Lancia in resta le associazioni di consumatori sono già partite all’attacco.
Tra le mani un piccolo tesoro, carte che potrebbero fare la felicità di decine di contribuenti.
Si tratta infatti di una sentenza emessa dalla Commissione Tributaria regionale della Lombardia che ha dichiarato «giuridicamente inesistente» una multa di 9mila euro perché «notificata solo dai dipendenti di Equitalia a mezzo posta».
Tale modalità di notifica, infatti, se non effettuata da soggetti abilitati, secondo i giudici lombardi, non produce effetti nei confronti dei contribuenti (in pratica è come se la cartella, l’avviso di intimazione di pagamento o l’ipoteca non fossero mai stati notificati).
Tutto ciò deriva da un attento esame delle norme che riguardano la notifica degli atti esattoriali in generale e di quella a mezzo posta in particolare.
La vicenda nasce da un ricorso presentato da un contribuente che dopo una verifica agli uffici dell’Esatri era venuto a conoscenza di dover pagare la bellezza di 9.153 euro relativa a Iva del 2003 comprensiva di sanzioni.
Il contribuente sosteneva di non aver mai ricevuto la comunicazione, Equitalia con la ricevuta di ritorno alla mano diceva al contrario di aver spedito la raccomandata che era stata ritirata dal custode dello stabile sostenendo che «la notifica può essere eseguita anche mediante invio di raccomandata con avviso di ricevimento».
Non così invece per la XXII Commissione Tributaria che, nella sentenza elenca, individuandoli in maniera tassativa, «gli unici soggetti legittimati alla notifica della cartella, ossia: gli ufficiali della riscossione, i messi comunali, gli agenti della polizia municipale altri soggetti sempre opportunamente autorizzati dal
Concessionario», ma mai quest’ultimo «direttamente», a mezzo di propri dipendenti.
Una sentenza che rimbalzata alle orecchie delle associazioni dei consumatori ha già riempito i siti web di «petizioni popolari» e minacce di class action.
«Al di fuori dai casi previsti espressamente dalla legge, tutte le notifiche per posta sono da ritenersi inesistenti poiché effettuate da soggetti non appositamente abilitati, spiega l’avvocato Matteo Sances esperto di Diritto tributario e legale della Libera Associazione Consumatori Europei.
Inutile dire che tale interpretazione della norma potrebbe portare ad effetti sorprendenti per i contribuenti “morosi”, in quanto non solo avrebbero la possibilità di contestare vecchie cartelle pervenute per posta ma, trattandosi di notifiche “giuridicamente inesistenti”, è come se le somme non fossero mai
state richieste, con tutte le conseguenze derivanti da una eventuale prescrizione di vecchi crediti vantati dal Concessionario».
Bocciato dalla Commissione Tributaria anche l’invito di Equitalia a una sanatoria. «La sanatoria si potrebbe fare per una atto nullo – spiegano i giudici – ma non per atti dichiarati giuridicamente inesistenti».
In campo sono scese anche Sos Fisco e Cartellesattioriali.it due associazioni di consumatori che hanno proposto una petizione popolare.
«Sappiamo di cittadini e imprese ridotte sul lastrico a seguito di fermi, ipoteche e pignoramenti portate avanti da Equitalia sulla base di cartelle esattoriali sconosciute.
Per questo siamo impegnati in una battaglia di civiltà volta a sensibilizzare il ministero delle Finanze e il Parlamento affinché si comprenda la necessità di far allegare alle ipoteche e ai pignoramenti inviati da Equitalia almeno copia delle relate di notifica delle cartelle esattoriali per le quali si agisce, in modo da evitare almeno gli errori più grossolani».
 
Tratto dal sito ufficiale de “Il Giornale”:

2012.01.11 – LADRI DI VITE – COME DIFENDERSI DA EQUITALIA

Proponiamo un articolo tratto da clicca qui.
Non è che a noi dei MLNV e in particolar modo a tutti i Veneti dovrebbe interessare molto.
Se solo fossimo tutti realmente consapevoli dell'illegalità in cui opera lo stato straniero occupante italiano, nei confronti di tutti i Popoli che ha sottomesso con la guerra di occupazione (altro che risorgimento), potremmo mettere fine una volta per tutte a questa infame ingordigia perchè le TASSE ITALIANE NON VANNO PAGATE.
Potete anche pensare di difendervi con gli stratagemmi qui proposti ma l'unica alternativa è tornare liberi e sovrani a casa nostra… e che lo vogliano a no questi sciacalli, se ne devono andare tutti a quel paese, in italia, per l'appunto.
NON PAGATE PIU' NESSUNA TASSA ALLO STATO ITALIANO E METTIAMO FINE A QUESTA INFAME ILLEGALITA'… NON ALIMENTATE IL NEMICO CHE VI DEPREDA E VI UCCIDE.
Se tutti lo facessimo, l'italietta avrebbe finito di campare con tutti i suoi papponi e burocrati che impunemente (ma ancora per poco) scorazzano liberi per le nostre amate Terre.
Viva San Marco.
 —
Grande clamore hanno avuto le notizie degli attentati alle sedi Equitalia, l’agenzia di riscossione tributi totalmente statale, un clamore aumentato dalle dichiarazioni di Grillo: “bisognerebbe capirne le ragioni”…
Un coro multipartisan, nessuno escluso, a cominciare dai pluri-inquisiti politici per passare ai milionari presidenti della agenzie delle entrate, condannano le parole del comico sottolineando l’importanza “vitale” che tale agenzia riveste per il recupero dei debiti che lo Stato vanta nei confronti dei cittadini.
Ascoltarli…sentirli parlare…è diventato uno sforzo sovrumano, sentire l’ipocrisia di questa gente occupare, anche se per pochi secondi, l’udito delle persone è un’offesa alla decenza, un insulto alla gente, un ingiuria alla democrazia e ai principi costituzionali di equità.
Le “ragioni” di cui è importante dare conto sono quelle che dovrebbero spiegare i motivi di un tale accanimento dello Stato nei confronti dei cittadini che hanno sempre pagato…o che se non hanno pagato lo hanno fatto per un motivo ben più valido di quelli che hanno portato i loro “tesori” all’estero per poi vedersi premiati con un solo 5% di prelievo fiscale.
Che senso ha portare le piccole imprese al fallimento, vessare i pensionati o i cassintegrati o le famiglie a basso reddito, essere il motivo di decine di suicidi, di disperazioni, di lacrime?
Invece il meccanismo perverso che questo Stato di ladri, corrotti e corruttori ha creato permette ad un ente statale di maggiorare, con tassi da usura, presunte multe a quei cittadini già noti, e quindi paganti, all’agenzia delle entrate (mai sentito di un evasore multimiliardario finito nelle grinfie di quest’agenzia del piffero che sia stato costretto a pagare i tassi che la gente comune è, invece, costretta a pagare)…il modo più facile per fare cassa…senza alcuno sforzo.
In Italia raggiungiamo paradossi che in altri paesi son presi come barzellette, ma che purtroppo danno il senso del perché il nostro paese abbia perso ogni fiducia da parte dei propri cittadini.
Si arriva al punto che lo Stato non paga i “servizi” che richiede a piccole aziende private, ma, nel contempo, richiede l’immediato pagamento degli oneri fiscali.
L’arlecchinata fuori tempo del blitz a Cortina, operazione solo di facciata se non seguita da fatti concreti a tutto campo, a cominciare dalla richiesta, da parte del primo ministro, delle dimissioni del sindaco, sembra solo il tentativo da parte dello Stato di darsi un minimo di contegno, un minimo di decenza…
Nella realtà questi ladri di vite umane stanno letteralmente scaricando sulla parte onesta del paese i costi abnormi dei loro furti, dei loro stipendi faraonici, delle loro gite alle Maldive, delle loro agendine di pelle “umana” o delle “uova di struzzo” per Natale, delle loro corruzioni ed evasioni.
Come si fa a spiegare, ad esempio, che il direttore dell’agenzie delle entrate Attilio Befera, che non è capace di recuperare gli oltre 80 miliardi di evasione fiscale, percepisca uno stipendio annuo di oltre 450.000 euro?
E’ il sistema fiscale che in Italia non si vuol far funzionare…è un sistema che privilegia i ladri a scapito degli onesti…il mondo lo sa…e anche per questo il nostro paese è destinato al fallimento…con o senza i bocconiani sobri di turno…e con la pace del peggior presidente della repubblica che l’Italia abbia mai avuto. 
COME DIFENDERSI DA EQUITALIA
Quando vi arriva una cartella esattoriale sospetta da Equitalia il primo passo da fare é quello di farla PERIZIARE. (leggi qui come si fa)
Se il tasso di usura, come spesso succede, viene accertato, il secondo passo é quello di andare dalla Guardia di Finanza a sporgere denuncia.
Potete valutare anche la denuncia per stalking, oltre che per l’usura, se le cartelle esattoriali e gli avvisi di pagamento continuano a giungervi.
Una volta accertata l’usura avrete 3 anni di blocco dei pagamenti verso il Fisco ( Equitalia, Inps, Inail…) e 300 giorni di blocco sui pagamenti verso banche e privati (prestiti, mutui…).
Può capitare che il PM non voglia riconoscere l’usura, appellandosi al fatto che lo Stato non presta soldi (detto in molto alla buona).
Ciò non ha fondamento giuridico, ci sono già dei precedenti. lo Stato quando concede rateizzazioni sulle imposte, presta effettivamente del denaro.
Applica dei tassi d’interesse e se questi sono troppo alti, é semplicemente usura. l’articolo 644 del codice penale punisce “chiunque chieda prestazioni di denaro con vantaggi usurai”.
Anche lo Stato rientra nella categoria “chiunque”.
Lo Stato non può essere escluso.
I tempi giudiziari possono essere biblici, un’eventuale processo può essere molto dispendioso, sia psicologicamente che economicamente.
Equitalia lo sa e se ne approfitta.
Non molla la presa sui cittadini spaventati dalle spese giudiziarie.
Equitalia ci truffa.
Non é giusto che nessuno di noi debba pagare ciò che non deve.
Il tutto non a uno strozzino qualunque, ma allo Stato, proprio quell’organismo, che in tempi di recessione dovrebbe darci una mano. Invece, tramite la scelleratezza di Equitalia, ci affossa.
 

2012.01.10 – MA COSA FANNO AI NOSTRI CIELI

Italia sotto attacco: impoverita dalla BCE ed avvelenata da aerei fantasma

By Edoardo Capuano – Posted on 12 maggio 2012
Clicca per ingrandireForse non tutti sanno che la più grande colonia statunitense (l'Italia), nel mese di gennaio del 2002, firmò un accordo che, insieme al trattato definito "OPEN SKIES TREATY", firmato nel 2009, sancì l'inizio ufficiale delle attività di aerosol clandestine sul territorio italico, come per stessa ammissione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In molti ormai avranno però compreso che soggetti come Andrea Corigliano o Peppe Caridi, di comune accordo con i loro colleghi burattini ed in ottemperanza alle precise disposizioni dell'aeronautica militare italiana, svolgono un assiduo lavoro di disinformazione, sia attraverso previsioni meteo oggettivamente insultanti (che cosa sarebbero le innocue velature?) sia con la pubblicazione di articoli del tutto simili a quelli che si possono trovare sui beceri canali di negazionismo istituzionalizzato.
È oggettivamente avvenuto un passaggio del testimone tra i disinformatori storici, obbiettivamente col fiato corto, ed i galoppini dell'aeronautica militare italiana: i "meteorologi" civili. Ora sono loro che tentano di tappare la falla attraverso la quale fiumi di informazioni corrette rendono edotte le persone sulla geoingegneria clandestina attualmente in corso d'opera e che qualcuno vorrebbe regolamentare. Per quale motivo si chiederebbe di regolamentare un qualcosa che non è in atto?
 
Piano dettaglio Accordo Italia U.S.A. sul Clima. Tale documento è talmente insignificante che il Governo di allora si affrettò a farlo rimuovere dal sito ufficiale e stessa cosa fece il governo statunitense.
Per fortuna questo accordo di geoingegneria tra Stati Uniti ed Italia è fruibile solo perché, all'epoca dei fatti, noi di Tanker Enemy ne salvammo una copia. Ora i negazionisti del C.I.C.A.P. vi diranno che questo accordo non ha nessun rilievo probante e che eventuali test di geoingegneria vengono eseguiti nella vasca da bagno dei tecnici del C.N.R. A voi le conclusioni… A Pagina 38 si legge: WORKPACKAGE 10: Esperimenti di manipolazione degli ecosistemi terrestri Questo Workpackage ha come obiettivi: 1. lo sviluppo di nuovi sistemi per la realizzazione di esperimenti di manipolazione dell'ecosistema che permettano di esporre la vegetazione a condizioni ambientali simili a quelle attese in scenari di cambiamento globale; 2. lo studio, l'analisi e la comprensione dei principali meccanismi di risposta della vegetazione e degli ecosistemi mediterranei ai diversi fattori di cambiamento (temperatura, precipitazioni ed aumento della concentrazione di CO2 atmosferica); 3. la quantificazione degli effetti complessivi del cambiamento sulla produttività e sulla vulnerabilità degli ecosistemi (fertilizzazione da CO2, variazione della disponibilità idrica ed aumento di temperatura). In dettaglio le attività saranno: 1. l'esecuzione di attività di ricerca eco-fisiologica su diversi siti sperimentali italiani dove vengono modificate artificialmente le condizioni ambientali a cui è esposta la vegetazione 2. l'approfondimento e la migliore conoscenza dei meccanismi di risposta delle piante attraverso la misura diretta dello scambio gassoso in condizioni di pieno campo 3. la verifica in campo di ipotesi sviluppate nell'ambito di esperimenti di laboratorio 4. la progettazione di tecnologie per la manipolazione delle condizioni ambientali con particolare riferimento al controllo della temperatura e della concentrazione atmosferica di CO2. Fedeli e senza vergogna i meteorologi, vendutisi al miglior offerente, continuano a coprire con le loro menzogne le operazioni di aerosol chimico-biologici nei nostri cieli che, vista la permanente stabilità del campo anticicolonico, si possono permettere il lusso di operare soprattutto la notte, lasciando alle ore diurne lo spazio per sorvoli di bassa quota con scie chimiche evanescenti, cosicché, in molti, penseranno a semplici scie di condensazione. Il risultato lo si può leggere nei siti meteo come meteoweb.eu, il meteo.it, 3bmeteo.com etc. La parola chiave è: VELATURE
 
 
 
Le Previsioni per i prossimi giorni in Italia si possono leggere nell'articolo originale commentato dai lettori dove si può proporre un proprio commento. NOTA: Le condizioni meteo e le attività di aerosol clandestine sono previste in base alle informazioni indirettamente fornite dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare. Dati a loro volta incrociati con le previsioni fornite dai portali meteo che sono debitamente informati delle operazioni di geoingegneria clandestina sul territorio italiano ad opera dei militari. Autore: Straker Fonte: tankerenemymeteo.blogspot.com Altri canali informativi:tankerenemy.com – Scie Chimiche (Chemtrails)TANKER ENEMY TV  

 

 

 
 
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Ma ecco per esempio cosa dicono quelli di MD80.IT
 
 
 
LA COSPIRAZIONE DELLE SCIE CHIMICHE

1. PREFAZIONE La rete internet è una grande invenzione, uno strumento che ha radicalmente cambiato il mondo dell’informazione e il livello di apprendimento culturale: troviamo tutto a portata di mouse, consultabile con estrema facilità.
Ma la rete è anche il regno in cui proliferano, a nostro parere, “cospirazionisti”, che si rivolgono alla massa, cercando di vendere tesi, riteniamo, favolistiche, che rappresentano l’estremo contrario della ragione, della fisica, della buona cultura tecnica, della verità scientifica, svolgendo questo compito con tale impeto e convinzione da rischiare di essere presi sul serio.
La diffusione della cultura aeronautica è il nostro imperativo: ne è prova l’enorme quantità (e soprattutto qualità) dei temi trattati dal nostro sito, considerato all’unanimità il portale n°1 dell’aviazione civile italiana, nonchè il più aggiornato e attendibile. Oltre a spaziare dall’accurata analisi degli incidenti alla paura di volare, approfondiamo le questioni più tecniche della tecnologia aeronautica e procedurale, il tutto grazie al contributo di persone – dai professionisti ai semplici appassionati – che però vantano anni di esperienza e conoscenza in materia aeronautica in tutte le sue sfaccettature. Ed è proprio alla tesi cospirazionista delle “scie chimiche” che vogliamo dedicare questo speciale. Uno speciale redatto NON da persone qualunque che parlano affermando delle verità che pensiamo non conoscono, magari reperite in rete senza prendersi il tempo e senza rifletterci sopra per vagliarne l’attendibilità, bensì da persone estremamente competenti in campo aeronautico: – Esperti di meteorologia; – Esperti di motori turbofan e turboprop; – Esperti di meccanica aeronautica, avionica e idraulica; – Esperti di procedure di volo; – Esperti manutentori; – Piloti professionisti con all’attivo migliaia di ore di volo su svariati velivoli di linea appartenenti ad illustri compagnie aeree nazionali; – Semplici appassionati che, pur non lavorando nel settore aeronautico, hanno comunque ottime conoscenze in materia.
La community è fatta di queste persone e ne va orgogliosa.
Prima di cominciare, vogliamo comunque lanciare un importante messaggio:
Diffidate sempre di qualsiasi sito che tratta temi specifici di aeronautica reale o virtuale, senza essere un sito di aeronautica e senza essere amministrato e frequentato da esperti di aeronautica!
Questo è il primo consiglio che diamo al lettore per tutelarlo dalle fandonie visionabili sui siti cospirazionisti che cercano ogni giorno di infangare l’aviazione civile con un incredibile bagaglio di fandonie. Questi presunti esperti possiedono una retorica molto scaltrita, la loro arma preferita: il loro scopo principale è diffondere informazioni fasulle mettendo mano a fiumi di parole, falsi link internet, false testimonianze, false teorie, falsi concetti scientifici. Non date loro retta! Non cadete nelle loro trappole! Il danno alla vostra cultura aeronautica e non sarebbe irreparabile!
Rivolgete ogni vostra domanda ad uno qualsiasi dei nostri piloti, tecnici e collaboratori: troverete risposte serie ed attendibili su tutto ciò che riguarda l’aviazione, con l’importante garanzia di anni di esperienza del settore.
Grazie.
Ed ora seguiteci, pagina dopo pagina, in questa analisi sulle presunte “scie chimiche”, per scoprire quande falsità sono state dette fino ad ora, secondo noi, su questo argomento…
 
Lo staff e la community di md80.it

 

 

02.01.2012 – BARETTA ALESSANDRO-ANGUILLARA VENETA-PD

 
Nome Form di Provenienza : CERCO LAVORO
COGNOME : baretta
NOME : alessandro
DATA NASCITA : 301071 a rovigo
SESSO : M
INDIRIZZO : via  chiesa n.16
CAP : 35022
COMUNE : anguillara veneta
PROVINCIA : padova
TELEFONO : 3493615534
FAX :
E-MAIL : alessandro_baretta@libero.it
TITOLO STUDIO : licenza media
POSIZIONE : PRIVO DI OCCUPAZIONE
LOCALITA' LAV. : nessuna
CURRICULUM : dal 1993 all 2000 consulente assicurativo
dal 2931 al 29111 operaio adetto allo stampo e allo scarico di vasi in terra cotta presso dgrea spa di s.martio di v.zz.e ro
dal 0112 al 2955 come sub aegnte ilbero proff di assicurazioni.
dal 2006 al 2007 impiegato come  opraraio per diverse ag d lavoro interinale.
dal 0338 2798 addetto al traffico veicoli ed alla gestione carichi e clienti presso pol.sten srl di noventa vicentina.
dal 2998 al 1579 come addetto alle vendite,segretaro,magazziniere presso 2.m.i srl di piacenza 'adige pd
DATA : 02112

2012.12.12 – LA DOVE I NAZISTI HANNO FALLITO.

cosa è stato deciso l’8/12 da Merkel, Draghi, BE e ERT, sulla nostra pelle.
Come reagire
 
pubblicata da Antonio Pocobello il giorno domenica 11 dicembre 2011 alle ore 18.25
 
di Paolo Barnard
 
La necessaria parte tecnica (semplificata per tutti) più sotto, ma ora una premessa che non posso trattenere.
Non c’è stato un summit della UE giovedì notte, o meglio, quella farsa era solo farsa. Giovedì notte abbiamo visto la Germania finalizzare, con la piena complicità del criminale internazionale Mario Draghi, il suo terzo tentativo di distruggere l’Europa in un secolo.
Ci provò due volte con le armi, e fu sconfitta.
Al terzo tentativo ha usato l’economia, la Banca Centrale Europea, i Trattati sovranazionali capestro, e questa volta ce la sta facendo.
Là dove i nazisti fallirono, i tedeschi democratici sono riusciti.
Ce l’hanno nel DNA l’egemonia.
E come nel 1939, l’Inghilterra si tira fuori, per poi combattere più tardi.
Nella gravità di quanto sta accadendo, è da registrare la giurassica stupidità di Sarkozy, che non ha capito che la Merkel si sta portando la Francia a braccetto come un cagnolino solo per affondarla. I
l rapporto fra Berlino e Parigi assomiglia in tutto al rapporto fra gli Evangelisti fanatici americani e gli Israeliani.
I primi sostengono a spada tratta le ambizioni espansioniste d’Israele in Palestina solo perché, secondo la profezia biblica evangelica, una volta realizzate tali ambizioni il Cristo tornerà sulla terra e incenerirà ogni singolo ebreo che non si sarà prima convertito al cristianesimo.
Il crollo dell’Europa voluto scientemente dalla Germania getterà la Francia nel baratro assieme a noi ‘untermenschen’ del sud.
Questa per i francesi è una nemesi ben meritata: furono loro che ricattarono la Germania dicendole “o ci fai fare la BCE e l’unione monetaria come vogliamo noi, oppure ti scordi i prestiti per l’unificazione con la Germania dell’Est”.
Berlino accettò, ma i tedeschi sono micidiali e ora Parigi la pagherà cara.
Fine premessa.
 
Ecco una guida al testo fuoriuscito dal summit europeo dell’8 Dicembre scorso.
Il testo UE in corsivo, i miei commenti per la comprensione semplificata a seguire. Ecco come la Germania ci fa a pezzi.
 
Nota: ricordate che la necessità predicata fino all'isterismo di eliminare ogni deficit di bilancio degli Stati (che sono la ricchezza dei cittadini se fatti con moneta sovrana) deriva INTERAMENTE dal fatto che un deficit contratto con l'Euro non sovrano è veramente un peso insostemibile per lo Stato.
Basterebbe eliminare l'Euro, tornare a monete sovrane e i deficit cesserebbero di essere un problema.
Ma l'Euro è mantenuto SOLO per costringerci a impoverirci e divenire servi di Germania e mercati – si legga Il Più Grande Crimine per tutte le prove documentali.
 
La stabilità e l'integrità dell'unione economica e monetaria dell'Unione europea (…)
Per conseguire tale obiettivo, ci baseremo sui risultati conseguiti negli ultimi 18 mesi, potenziandoli: il patto di stabilità e crescita rafforzato, l'attuazione del Semestre europeo che comincia questo mese, la nuova procedura per gli squilibri macroeconomici e il Patto euro plus (…)
Se la Commissione individua un'inosservanza particolarmente grave del Patto di stabilità e crescita, richiederà un documento programmatico di bilancio riveduto.
 
l'attuazione del Semestre europeo
Il Semestre Europeo significa che i parlamenti nazionali potranno esaminare le rispettive finanziarie solo dopo che esse saranno state esaminate e approvate dalla Commissione Europea di tecnocrati neoliberisti non eletti, e che rispondono direttamente alle lobby finanziarie internazionali.
Infatti il Semestre Europeo fu chiesto alla Commissione nel 2002 dalla lobby European Roundtable of Industrialists nel seguente memorandum: ERT, EU Governance, ERT Discussion Paper, May 30, 2002. Cioè: quelle che a voi dicono essere state decisioni prese da Monti, Zapatero, Sarkozy e soci oggi, sono invece ordini impartiti da lobby private neoliberiste tempo fa. I politici eseguono, la Merkel al timone.
 
— Se la Commissione individua un'inosservanza particolarmente grave del Patto di stabilità e crescita, richiederà un documento programmatico di bilancio riveduto.
Se, dopo aver esaminato le nostre finanziarie prima che lo possano fare i nostri parlamenti, la Commissione decide che non sono sufficientemente di suo gradimento (cioè sufficientemente neoliberiste o di gradimento alle lobby sopraccitate), i nostri governi saranno costretti a rivederle e correggerle.
Alla faccia delle sovranità del governo eletto, che è letteralmente cancellata.
 
la nuova procedura per gli squilibri macroeconomici
La nuova procedura per gli squilibri macroeconomici contiene le sanzioni pecuniarie per gli Stati disobbedienti, è cioè il bastone della UE dei tecnocrati non eletti contro di noi. Tale bastone fu preteso dalla lobby finanziaria Business Europe nel 2010 in questo memorandum: Business Europe, The Madrid Declaration, June 11, 2010.
Un anno e mezzo dopo, ci ritroviamo quel diktat sul tavolo dei capi di governo della UE, e di nuovo abbiamo i desiderata di pochi speculatori miliardari che condizioneranno le vite e sopravvivenze di milioni di famiglie e aziende europee, ovviamente nel senso di strangolare ancor più la già strangolata capacità dei governi di spendere a deficit per arricchire le proprie economie.
 
il Patto euro plus
Il Patto Euro plus, che contiene le misure neoliberiste anti lavoratori, le misure di allungamento dell’età pensionabile, i tagli agli stipendi pubblici e ai servizi essenziali, e l’obbligo di trasposizione del divieto di spesa a deficit nelle Costituzioni nazionali, è il risultato di una serie di richieste specifiche sempre di Business Europe datate dal giugno 2010 al 4 marzo 2011, consegnate alla Commissione UE, e consultabili in: Corporate Europe Observatory, Business against Europe: Business Europe Celebrates social onslaught in Europe. March 23, 2011.
Idem come sopra.
 
I bilanci generali delle amministrazioni pubbliche devono essere in pareggio o in avanzo (…)
Questa regola verrà inserita anche negli ordinamenti giuridici nazionali degli Stati membri a livello costituzionale o equivalente (…)
Riconosciamo la competenza della Corte di giustizia a verificare il recepimento di questa regola a livello nazionale.
 
— Viene stabilito l’obbligo degli Stati aderenti di avere pareggio di bilancio – cioè lo Stato ci deve tassare tanto quanto spende per noi, e così ci lascia in tasca zero soldi; o ancor meglio di avere il surplus (avanzo) di bilancio – cioè lo Stato ci tassa di più di quanto spende per noi e così ci impoverisce.
Questi impoverimenti automatici dei cittadini devono essere resi obbligatori per legge costituzionale, come scritto nel paragrafo sopra, secondo le pretese della lobby Business Europe.
La Corte Europea di Giustizia, che secondo il Trattato di Lisbona ha già supremazia sulle nostre Costituzioni (di fatto esautorate), ha il potere di vigilare che tutto ciò accada, anche se non è eletta da nessun europeo.
 
Gli Stati membri sottoposti alla procedura per i disavanzi eccessivi presentano alla Commissione e al Consiglio, per approvazione, un programma di partenariato economico che indica in dettaglio le riforme strutturali necessarie per assicurare una correzione realmente duratura dei disavanzi eccessivi.
L'attuazione del programma, e dei documenti programmatici di bilancio annuali coerenti con esso, sarà monitorata dalla Commissione e dal Consiglio.
Sarà istituito un meccanismo per la relazione ex ante degli Stati membri sui rispettivi piani annuali di emissione di debito.
 
— Se uno Stato membro viene considerato negligente, dovrà fare i compiti a casa, dove s’impegna in penitenze di spesa pubblica, coi tagli a pensioni e servizi, le ulteriori tasse, la deflazione degli stipendi, ecc. (riforme strutturali), e che dovranno essere applicati sotto sorveglianza di tecnocrati europei o capi di governo esteri che nessun italiano ha eletto, fra cui svetta Monti che è parte del Consiglio UE, e che infatti nessuno qui ha eletto.
Ma peggio: da ora in poi, persino le emissioni dei nostri titoli di Stato saranno prima giudicate da questi tecnocrati, e solo dopo permesse.
Cioè: neppure più la basilare operazione di spesa sovrana ci sarà permessa, in una perdita di sovranità inaudita dal 1948 a oggi.
 
Non appena alla Commissione risulti che uno Stato membro ha superato la soglia del 3%, scatteranno conseguenze automatiche a meno la maggioranza qualificata di Stati membri della zona euro sia contraria.
Verranno adottate le misure e sanzioni proposte o raccomandate dalla Commissione a meno che la maggioranza qualificata degli Stati membri della zona euro sia contraria.
 
— Se uno Stato aderente osa tentare di spendere a deficit per i suoi cittadini – cioè dargli più soldi di quanto gliene tolga in tasse – oltre il limite già asfittico del 3% del PIL, scatteranno automaticamente sanzioni anche economiche decise dalla Commissione UE, che potranno essere bloccate solo se gli Stati aderenti riusciranno a trovarsi d’accordo in maggioranza qualificata.
Questo è il paradosso anti-democratico dove per bloccare le bastonate di impoverimento anti-sociali sancite da tecnocrati non eletti della Commissione, interi Stati dovranno faticare per mettersi d’accordo.
Interi Stati sovrani (!) per bloccare pochi burocrati nelle mani di lobby finanziarie.
 
Per quanto riguarda le risorse finanziarie, conveniamo sui seguenti punti: (…) riesamineremo l'adeguatezza del massimale globale del FESF/MES di 500 miliardi di EURO nel marzo 2012 (…)
Attendiamo con interesse contributi paralleli da parte della comunità internazionale.
 
Qui si arriva al disastro dell’Euro come moneta insostenibile che i mercati stanno rifiutando al punto da far fallire interi Stati.
Occorre una spiegazione per i meno ferrati.
Cosa sono queste sigle FESF/MES? In sostanza questo: sono fondi di denaro che l’Eurozona sta disperatamente mettendo assieme per salvare dalla bancarotta gli Stati più in crisi, come Grecia, Portogallo, Italia e altri. Perché vanno salvati quegli Stati?
Perché hanno adottato l’Euro, che nessuno Stato può emettere e che tutti gli Stati dell’Eurozona devono prendere in prestito da gruppi di privati investitori.
Ma questi investitori non si fidano a finanziare gli Stati dell’Euro, specialmente quelli meno forti, precisamente perché un investitore presta a uno Stato badando a una sola cosa: che quello Stato possa pagare puntuale le scadenze del debito.
E siccome nessuno Stato dell’Eurozona può emettere Euro liberamente e devono trovarseli facendo prestiti a destra e a manca, gli investitori hanno paura di non essere più puntualmente rimborsati, e allora per prestarci Euro ci chiedono tassi d’interesse altissimi, insostenibili.
Grecia, Italia, Portogallo e altri di conseguenza non possono finanziarsi a quei tassi usurai, e scivolano verso il fallimento (default).
Allora la stupidissima UE (ma la criminale Germania che invece questo vuole) cosa fa?
Fa altri debiti, persino elemosinando i “contributi paralleli da parte della comunità internazionale”, e mette assieme quei fondi di salvataggio FESF/MES credendo di infinocchiare gli investitori.
A parte il fatto che un gruzzolo di 500 o anche 1000 miliardi di Euro sono un salvagente pari a un sughero da pesca se pensiamo che le cifre richieste per salvare gli Stati in crisi sarebbero quattro o cinque volte superiori, il problema è ben altro e in ordine:
1) Ma perché diavolo dobbiamo stare in questa situazione orrenda (moneta Euro) dove per vivere uno Stato deve elemosinare ogni singolo Euro da banche, assicurazioni, fondi sovrani arabi, speculatori squali ecc.?
2) Ma perché sti politici non ascoltano ciò che i mercati gli stanno gridando da mesi, su tutte le pagine dei quotidiani finanziari più autorevoli del mondo?
E cioè, solo per fare un esempio “L’accordo su regole di bilancio più severe del summit di giovedì, che è stato definito come un ultimo disperato tentativo di salvare l’Euro, si concentra su tutti i temi sbagliati, come appunto l’austerità.
E’ stato sbandierato come un successo dalla Merkel, ma viene ignorato dagli investitori che rimangono convinti the solo la BCE può salvare la moneta unica” (Financial Times.com Markets, 9 Dicembre 2011).
Cioè: serve (come minimo, anche se non è la soluzione migliore) una banca centrale che si comporti come tutte le banche centrali che hanno un senso, e che monetizzi le spese dei nostri Stati senza limiti, soprattutto in queste emergenze. Leggete qui di seguito e badate bene a queste parole, perché introducono al golpe di Merkel/Draghi:
 
Affinché i mercati si calmino dal panico, devono potersi fidare del fatto che non subiranno fallimenti statali o perdite enormi, e solo la BCE, che ha il potere di emettere Euro illimitatamente, può fornire quella rassicurazione.
Ma i mercati sanno che non lo farà” (sempre FT).
Capito?
La BCE può e deve salvare gli Stati come noi dal disastro di collasso economico e di impoverimento di milioni di famiglie, ma NON lo fa, per cui i mercati continueranno a infierire.
Draghi sta facendo mosse di una oculatezza diabolica, perché lavora in tandem con la Germania che cerca ostinatamente il collasso dell’Europa, e sfrutta il panico dei mercati che alla fine causeranno precisamente quel collasso.
Leggete qui: “E’ improbabile che Draghi cambierà le sue politiche, e questo rende molto probabile che le agenzie di rating declasseranno alcuni Stati membri dell’Euro” (Jens Larsen, chief European strategist at RBC Capital Markets).
Il balletto è coordinato, tutto deve funzionare verso il collasso europeo.
Ora il riassunto facilitato:
 
-Il summit è stato una farsa inutile che i mercati, i veri padroni del nostro destino, ignorano come una buffonata.
 
-La parte stupida dei leader UE soffia sul fondo salva Stati che fa ugualmente ridere i mercati, che continueranno a sfiduciarci e a mandarci verso il fallimento.
La parte consapevole della UE (Merkel/Draghi) sa questo benissimo.
 
-E’ chiaro al mondo e alla Luna che è la BCE che deve intervenire per fermare il collasso dell’Europa dell’Euro (ma anche del resto), ma Draghi si rifiuta categoricamente.
Il suo rifiuto scatena la bocciature delle agenzie di rating, che scatenano altro panico dei mercati che ci affosseranno sempre più velocemente.
Il rifiuto di Draghi è voluto e oculatamente servito proprio nei momenti cruciali.
 
-L’Europa collassata, l’esplosione del sistema Euro, il crollo di tutte le economie più deboli come Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda, Grecia, Francia, Belgio, riporteranno il Vecchio Continente alla situazione precedente il 1999, ma a condizioni da sogno per la Germania.
Essa, con un Euro a due velocità o anche col suo ritorno al Marco, sarà vista dai mercati come l’unica scialuppa di salvezza su cui saltare con tutti i suoi soldi, mentre noi rimarremo a secco e agonizzanti.
In più, i veri manovratori della Merkel, e cioè le mega industrie dell’export Neomercantile della Germania, si troveranno con decine di milioni di lavoratori europei a due passi da casa disposti a lavorare a ritmi da lager e a stipendi da Cina per loro.
E l’impero germanico dell’export si presenterà al mondo dei grandi mercati del domani, Brasile, Cina, India, Est asiatico, con prodotti a prezzi competitivi.
Egemonia teutonica in trionfo.
Là dove Hitler fallì.
 
Ma c’è una mina che può essere inserita nei cingoli del Panzer tedesco, e che lo farebbe saltare in pezzi, sfasciando orribilmente la progressione criminale delle politiche dei golpisti sopraccitati.
Si chiama MMT, Modern Money Theory, cioè l’impianto di economia che prescrive il ritorno dell’Italia alla sua sovranità monetaria, la decisione del futuro governo di spendere la nuova Lira sovrana a deficit (più soldi per i cittadini che tasse prelevate dai cittadini) per creare piena occupazione, pieno Stato Sociale, piena istruzione, pieni alloggi, piena produzione delle aziende e piene infrastrutture.
La MMT ha permesso all’Argentina fallita di inserire quella mina nei cingoli di una macchina da guerra ben più micidiale della Germania, gli Stati Uniti del Washington Consensus Neoliberista.
E gli americani sono saltati.
L’Argentina oggi sta bene, informatevi.
Modern Money Theory, su http://neweconomicperspectives.blogspot.com/ oppure http://www.economonitor.com/lrwray/ – Email umkc.economists@gmail.com.
Gli economisti accademici di riferimento sono: i Prof. L. Randall Wray, Stephanie Kelton, Warren Mosler, Marshall Auerback, William Black, Michael Hudson.
 
Datevi da fare, salvatevi la pelle. Piantatela di scrivermi. Muovetevi!
 
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=282
 
 
I nazismi fallirono per aver subito la forza delle armi.
Questo va gridato forte.
 
 
 

2011.12.12 – LA DITTATURA MONETARIA

Riceviamo da Antonio Pocobello:
 
I banchieri, professionisti del “pizzo fiduciario”, si sono indebitamente appropriati della politica e delle proprietà degli Stati
 
 
 
 
 
 
 
 
 

I partiti servono a tenere inalterato lo stato di imbecillità della popolazione, così come la democrazia, questa democrazia, è la più grande garanzia dello strapotere dell’imperocrazia finanziaria e bancaria.
Le democrazie infatti non fanno paura al potere della finanza tanto è vero che dove c’è una democrazia, più o meno evoluta, loro operano con grande meraviglia e disinvoltura, dove hanno serie difficoltà proprio nelle (da loro indicate) dittature.
Iraq; Iran, Siria, Venezuela e così via.
Lì infatti ci sono dei “dittatori” che non accettano l’invasione del sistema debito (FMI, FED, BM, ecc).
Il presidente del Burkina Faso, Sankara disse chiaramente cosa era il sistema debito, e per questo forse fu ucciso.
Infatti in Africa dove il dollaro è la moneta parallela che controlla tutte le ricchezze locali, c’è guerra, fame, disperazione e stragi.
Dove c’era una moneta sovrana si stava bene (Libia).
Ma in quel caso arrivano i caccia della Francia (con la loro liberté fraternité egalité: petrolié) giusto perche tutta l’Africa sia “liberata” e “uguale” nelle condizioni di debito “fraterno” verso l’imperocrazia finanziaria.
C’è chi decide per noi di governare il mondo a suo modo, non chiedendo certo consigli e pareri.
E se vi vogliamo vivere dobbiamo pagare una tassa di esistenza.
Andiamo al sodo.
Il debito pari a circa trentamila euro a testa per gli italiani è un debito illegale, se un debito è illegale e qualcuno lo pretende con la forza (ma democraticamente) , si dovrebbe chiamare “estorsione”, quando qualcuno vuole sottrarre valore dalla tua vita e dal tuo lavoro con la forza si chiamo pizzo.
Però il meccanismo psicologico della programmazione mentale ha fatto sì che si è cambiato il significato.
Il “pizzo”, ad esempio, prevede una paura indotta dal prepotente.
Ma oramai è “pizzo fiduciario” e si chiama “fiducia” nei mercati.
L’Italia, come tutte le nazioni vittime dell’euro o si prostrano a cedere parte della ricchezza che generano oppure devono vendersi quello che hanno per pagare questo pizzo fiduciario.
Cosa succede se non si paga la nuova Ici o le altre tasse?
Ti pignorano tutto.
Ci hanno tolto la dignità, ci hanno tolto il tempo, ci stanno togliendo anche la possibilità di vivere.
Il cittadino non può evolversi, perché la sua evoluzione è impedita dal fatto che sempre più tempo gli e sottratto per produrre denaro da versare a chi lo presta ed il tempo rimanente non deve servire ad evolvere il suo spirito e la sua cultura ma a divertirsi (a pagamento) nei centri commerciali comprando marchingegni e abbonamenti televisivi per mantenere il movimento consumo-produzione-consumo.
Chi scrive, nel 2007 elaborò un documento che si intitolava “Ipoteca sulla vita” e con il sottotitolo “Io sono la Tua Banca e non avrai altro debito all’infuori che con me”.
Su una trentina di editori contattati, due risposero ed uno era disposto a pubblicarlo in forma di libro ma cambiando il titolo…
Si trattava di un’analisi sociale e giuridica sullo stato della società.
Nel mondo c’è chi produce, costruisce, c’è chi non fa niente e poi c’è chi vive sulle spalle degli altri per professione: i “parassiti”.
Questi parassiti sono dei professionisti del “pizzo fiduciario” che avendo creato la degenerazione del sistema monetario (il denaro è un valore di scambio del lavoro, è di proprietà dell’uomo, ma, per essere divisibile e scambiabile, si deve trasferire su oggetto esterno all’uomo qual è la moneta) si sono indebitamente appropriati del comando e della proprietà di ogni forma di gestione monetaria.
Chiunque gestisce l’emissione monetaria di fatto sottomette gli altri al sistema da lui creato.
Il popolo italiano viene ogni secondo depredato così di un suo proprio bene dai potentati finanziari.
Con la complicità di vigliacchi di ogni colore politico tutti uniti e tutti proni (camerieri) all’unico padrone.
La misura è colma.
Cosa altro dovrà succedere per ribellarsi?
C’è qualcuno che riesce a pensare oltre?
Basta con i soliti “No euro”, “no debito”, blog e conventicole varie: qui dobbiamo costituire un tribunale internazionale di popolo per giudicare questo vero crimine contro l’umanità.
 
questo articolo è tratto da: clicca qui

2011.12.02 – DALLA LIBIA AL SUDAN UN UNICO OBIETTIVO: FERMARE LA CINA


Scritto il 28/9/11

 
Prima la Tunisia, frontiera ovest. Poi l’Egitto, frontiera est. Restava un ultimo ostacolo: Gheddafi.
Non solo per mettere le mani sul petrolio libico, ma anche e soprattutto per tagliare la strada alla Cina, che era riuscita a inserire nel proprio network energetico persino il poverissimo Ciad, ai confini meridionali della Libia, mentre appena più a ovest la secessione del Sud Sudan, preparata da Washington, ha sottratto al controllo africano, e quindi cinese, le maggiori risorse del sottosuolo sudanese.
L’analisi, dedicata agli entusiasti che in questi mesi hanno fatto il tifo per le “Twitter revolutions”, è firmata da William Engdahl del “Global Research Institute” canadese diretto da Michel Chossudovsky. Aprite gli occhi, avverte Engdahl: il regista del Risiko africano è il Pentagono.
Obiettivo dell’assalto strategico affidato alla Nato: porre sotto totale controllo quello che è il tallone d’Achille della Cina, e cioè la sua dipendenza strategica dalle enormi quantità di petrolio greggio e gas che vengono importate dall’estero.
Oggi la Cina è il secondo maggior importatore mondiale di petrolio dopo gli Stati Uniti e la distanza tra i due si sta rapidamente colmando.
«Se diamo un’attenta occhiata ad una cartina dell’Africa e poi osserviamo l’organizzazione in Africa del nuovo African Command (Africom) del Pentagono, il quadro che ne emerge è quello di una strategia accuratamente predisposta per controllare una delle più importanti fonti strategiche della Cina per l’approvvigionamento di petrolio e materie prime». Sbarrare l’accesso cinese al petrolio, aggiunge Engdahl, significa controllare direttamente la Cina.
Secondo i dati del 2006, la Libia possedeva le più ampie riserve petrolifere accertate di tutta l’Africa, superiori di circa il 35% a quelle della stessa Nigeria.
In anni recenti, concessioni petrolifere erano state accordate a compagnie cinesi, russe e di altri paesi.
Non c’è da sorprendersi se ora i “ribelli” di Bengasi spalancano le porte alle compagnie occidentali ma frenano, avanzando «riserve politiche», su Russia, Cina e Brasile, cioè i paesi che all’Onu si sono opposti all’attacco della Nato.
E ora il passo successivo: la demonizzazione sistematica di Pechino.
«Nel giro di due o forse di cinque anni, a seconda di come il resto del mondo reagirà o giocherà le sue carte – scrive Engdahl – la Repubblica Popolare Cinese verrà dipinta dai media di regime dell’Occidente come una nuova “Germania hitleriana”.
Se questa sembra oggi una cosa difficile da credere, si pensi a come ciò è stato fatto con altri ex alleati di Washington quali l’Egitto di Mubarak o lo stesso Saddam Hussein».
Dipingere la Cina come il nuovo “nemico” è stato complicato, ammette l’analista di “Global Research”, visto che Washington dipende dalla Cina per l’acquisto della maggior parte del debito governativo americano, sotto forma di buoni del Tesoro.
Eppure il Pentagono ha già lanciato l’allarme ad agosto, spiegando che la potenza tecnologica cinese, ormai anche militare, sta crescendo fino a preoccupare la superpotenza americana.
«La stessa efficiente macchina di propaganda del Pentagono, guidata dalla Cnn, dalla Bbc, dal “New York Times” e dal “Guardian” londinese, riceverà da Washington l’ordine discreto di “dipingere a fosche tinte la Cina e i suoi leader”».
Pechino, aggiunge Engdahl, sta diventando troppo forte e troppo indipendente per i gusti di molte persone a Washington e a Wall Street.
Impressionante, del resto, la recente penetrazione cinese in Africa: da quando il suo futuro fabbisogno energetico è divenuto evidente, la Cina è diventata uno dei principali partner economici del continente nero, in un crescendo che ha raggiunto l’apice nel 2006, quando Pechino ha letteralmente srotolato il tappeto rosso ai capi di oltre 40 nazioni africane, discutendo con essi un ampio ventaglio di questioni economiche.
La Cina si è spostata in paesi che erano stati virtualmente abbandonati da ex potenze coloniali europee, quali Francia, Inghilterra e Portogallo.
Un caso emblematico è il Ciad, appena a sud della Libia, dove nel 2007 il gigante petrolifero cinese Cnpc progettò una raffineria e due anni dopo avviò la costruzione di un oleodotto lungo 300 chilometri.
Le attività petrolifere della Cina in Ciad sono straordinariamente simili ad un altro grande progetto petrolifero cinese, realizzato in quella che era all’epoca la zona sudanese del Darfur, ai confini col Ciad.
Nel 1998, continua Engdahl, la Cnpc iniziò a costruire un oleodotto di 1500 chilometri che andava dai giacimenti del Sudan meridionale fino a Port Sudan sul Mar Rosso, e allo stesso tempo iniziò a costruire una grande raffineria vicino Khartoum.
Il Sudan fu il primo, grande progetto petrolifero d’oltremare realizzato dalla Cina. All’inizio del 2011, il petrolio del Sudan, proveniente quasi tutto dal sud agitato dalle guerre, garantiva circa il 10% delle importazioni petrolifere cinesi e rappresentava oltre il 60% della produzione quotidiana di petrolio del Sudan (490.000 barili).
Il Sudan è diventato un punto vitale per la sicurezza energetica nazionale della Cina: proprio per questo è stato spezzato in due con la secessione, sottraendo al controllo cinese il sud ricco di petrolio.
«Secondo le prospezioni geologiche, il sottosuolo che va dal Darfur (in quello che era un tempo il Sudan meridionale) fino al Camerun, passando per il Ciad, è un unico, immenso giacimento petrolifero, equiparabile forse per estensione alla stessa Arabia Saudita», spiega Engdahl.
«Controllare il Sudan meridionale, così come anche il Ciad e il Camerun, è vitale per la strategia del Pentagono di “impedimento strategico” ai futuri approvvigionamenti petroliferi cinesi». Finché a Tripoli fosse rimasto in carica un regime di Gheddafi stabile e forte, questo controllo sarebbe stato assai problematico.
Quindi: «La simultanea separazione della Repubblica del Sudan Meridionale da Khartoum e il rovesciamento di Gheddafi a favore di deboli bande ribelli sostenute dal Pentagono, era una priorità strategica per il “dominio ad ampio raggio” progettato dagli Usa».
La risposta americana non è fatta attendere e ha impiegato l’Africom, lo speciale comando militare creato da Bush nel 2008 per contrastare l’influenza cinese in Africa.
Già alla fine del 2007, ricorda Engdahl, il super-consigliere Peter Pham (Dipartimento di Stato e Difesa) aveva chiarito che l’obiettivo dell’Africom sarebbe stato quello di «proteggere l’accesso agli idrocarburi e ad altre risorse strategiche che l’Africa possiede in abbondanza».
In altre parole, si sarebbe trattato di «tutelarsi contro la vulnerabilità di queste ricchezze naturali e assicurarsi che nessuna terza parte interessata, come Cina, India, Giappone o Russia» ottenesse «il monopolio di esse o un trattamento preferenziale».
Visione confermata sempre nel 2007 al Congresso: «La Cina importa attualmente circa 2.6 milioni di barili di greggio al giorno, approssimativamente la metà di ciò che consuma; più di 765.000 di questi barili – quasi un terzo delle sue importazioni – provengono da fonti africane, in particolare dal Sudan, dall’Angola e dal Congo (Brazzaville)».
Per Pham, l’Africa è il cuore dello sviluppo strategico cinese.
Ed ecco allora il “domino” che ha investito la regione: prima Tunisi e poi il Cairo, quindi il Sudan, e soprattutto la Libia, crocevia nordafricano saldamente affacciato all’Europa grazie alle infrastrutture italiane dell’Eni.
Così meglio si spiegano le «“Twitter revolutions” finanziate da Washington, nel corso della cosiddetta “primavera araba”», fino alla secessione filo-americana del Sudan meridionale, che nel luglio 2011 «si è portata via il grosso delle ricchezze petrolifere conosciute del paese, cosa che non ha certo fatto piacere a Pechino».
Un coro statunitense: dall’ambasciatrice Susan Rice al presidente Obama, tutti in difesa del “popolo sudanese”, anche se in realtà «la separazione è stato un progetto guidato e finanziato da Washington fin da quando, nel 2004, l’amministrazione Bush decise di farne una priorità», come ricorda Rebecca Hamilton nel suo studio sulla crisi del Sudan citato dal centro del Premio Pulitzer.
Ora il Sudan ha improvvisamente perso la sua principale fonte di guadagno, quella dei profitti petroliferi, continua Engdahl.
La secessione del sud, dove vengono estratti i tre quarti dei 490.000 barili che costituiscono la produzione giornaliera del paese, ha aggravato le difficoltà economiche di Khartoum, eliminando il 37% dei suoi introiti complessivi.
Se le raffinerie sudanesi e l’unico itinerario per l’esportazione si trovano per ora nel nord, non c’è problema: l’ostacolo sarà aggirato.
Il Sudan Meridionale è stato ora incoraggiato da Washington a costruire un nuovo oleodotto per l’esportazione, indipendente da Khartoum, attraverso il Kenya, che resta una delle zone dell’Africa in cui è più forte l’influenza militare americana.
«L’obiettivo del cambiamento di regime orchestrato dagli Usa in Libia, così come quello dell’intero progetto per un Grande Medio Oriente che si cela dietro la Primavera Araba – scrive l’analista di “Global Research” – è quello di assicurarsi il controllo assoluto sui maggiori giacimenti petroliferi conosciuti al mondo, allo scopo di controllare le future politiche di altri paesi, in particolare quella della Cina».
Si dice che, negli anni ’70, l’allora Segretario di Stato Henry Kissinger che all’epoca era probabilmente più potente dello stesso presidente degli Stati Uniti, abbia affermato: «Se si controlla il petrolio, si controllano intere nazioni o gruppi di nazioni».
Per la sua futura sicurezza energetica, la Cina dovrà trovare riserve sicure in casa propria: fortunatamente, conclude Engdahl, esistono nuovi metodi per rilevare e mappare la presenza di petrolio e gas: «E’ forse questo l’unico modo per uscire dalla trappola in cui la Cina è stata attirata».
(William Engdahl è autore di libri come “The Energy Wars” e “Spectrum Dominance: Totalitarian Democracy in the New World Order”. L’intervento integrale “Libia: le vere ragioni della guerra”, è stato tradotto in italiano da Gianluca Freda e pubblicato da “Megachip”).
 

2011.12.02 – GHEDDAFI GIUSTIZIATO SENZA PROCESSO: TUTTO COME PREVISTO


Scritto il 21/10/11

Quello che resta di quarant’anni di potere è un corpo, ferito e rivoltato nella polvere: Muhammar Gheddafi macellato sul posto, il 20 ottobre, lungo la strada tra Sirte e Misurata, dopo un raid Nato che ha probabilmente messo in fuga il dittatore, costringendolo a lasciare l’ultima roccaforte dopo quasi otto mesi di resistenza.
Facendo il verso alle didascalie con cui tutti i media hanno presentato il tremendo video di Al-Jazeera sugli ultimi istanti del Colonnello, il sito “Megachip” avverte: “Attenzione, segue una serie di immagini shock su Gheddafi che possono urtare la vostra suscettibilità”.
La drammatica sequenza che il 20 ottobre ha fatto il giro del mondo – il dittatore ferito e insanguinato, strattonato dai miliziani e poi giustiziato – ricorda le immagini di piazzale Loreto, la fine di Mussolini: fino all’ultimo, la sorte del leader libico richiama ancora una volta l’Italia, già padrona della Libia e sterminatrice coloniale della resistenza araba, della cui memoria lo stesso Gheddafi nutrì la propria mitologia personale: dalla devastazione dei cimiteri italiani fino alla foto dell’eroe nazionale Omar Al-Mukhtar appuntata sul petto durante la prima, storica visita a Roma, sotto la protezione dell’amico fraterno Silvio Berlusconi, dopo che nel 1987 un altro premier italiano, Bettino Craxi, aveva salvato la vita al Colonnello permettendogli di sfuggire al sanguinoso raid aereo su Tripoli ordinato da Ronald Reagan.
Dopo il lancio di due missili Scud finiti nel mare davanti a Lampedusa, al selvaggio bombardamento americano sulla capitale libica (che fece strage di civili) Gheddafi reagì con analoga azione terroristica, facendo esplodere in volo l’aereo di linea precipitato a Lockerbie in Scozia: episodio che gli costò un embargo infinito, interrotto poi da Bush che nel 2003 lo arruolò tra gli alleati della “guerra al terrorismo” di Al Qaeda, convinto che il Colonnello si sarebbe rassegnato a porre anche la Libia sotto il controllo militare americano attraverso il network strategico che oggi si chiama Africom.
Proprio il rifiuto di Gheddafi a sottomettersi fino ad entrare nei ranghi della “Nato africana” avrebbe provocato l’ultima, fatale crisi, risolta oggi dalla Nato atlantica, nuova padrona della Libia. 
Come Mussolini, Gheddafi il 20 ottobre 2011 sarebbe stato raggiunto durante la fuga e ferito nel corso della cattura, scrive Christian Elia su “PeaceReporter”: «Avrebbe implorato pietà, morendo poco dopo per le ferite riportate.
E sollevando insorti e alleati Nato dalla gestione di un prigioniero scomodo, che avrebbe fatto del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja che lo attendeva una tribuna politica molto scomoda per tutti coloro che in questi quarant’anni lo hanno sostenuto e finanziato», in prima linea le potenze occidentali, per conto delle quali Gheddafi ha combattuto guerre sanguinose.
Il Colonnello è anche accusato di aver organizzato con la Francia e la Cia l’omicidio di Thomas Sankara, il temibile leader rivoluzionario del Burkina Faso che, dalla conferenza panafricana di Addis Abeba nel 1987, aveva avvertito l’Occidente: l’Africa è stanca di essere sfruttata e non pagherà più il debito-capestro contratto con la finanza internazionale.
«Gheddafi è morto, dunque – scrive Elia – ma sono tante le questioni che la sua scomparsa non risolve, in primo luogo quello della guerra nel Paese nord africano».
La più semplice interpretazione, aggiunge “PeaceReporter”, sarebbe quella di immaginare un pugno di lealisti, irriducibili e fedeli fino alla morte al Colonnello, che adesso deporranno le armi.
«Non è così.
Le tribù di Sirte, città natale di Gheddafi, non sono state fedeli tanto alla persona del Colonnello, quanto al potere che per mezzo di lui hanno esercitato per anni».
Grazie ai proventi del petrolio «come un bancomat», migliaia di notabili «hanno cogestito il potere con il Colonnello e hanno combattuto, e combatteranno ancora, per difendere la loro vita.
Non è prevista, nella Libia di oggi, una via di mezzo.
Chi vince non farà prigionieri e chi perde non si aspetta un finale differente dalla lotta fino all’ultimo sangue».
Difficile stabilire quanto tutto questo possa andare avanti: le riserve di denaro contante e di armi che Gheddafi ha portato con sé a Sirte non sono quantificabili.
Di sicuro si chiude la fase ufficiale del conflitto, ma le divisioni tra gli insorti si riveleranno in tutta la loro complessità, avverte ancora Elia: «Un esempio è proprio il fatto che il corpo del raìs viene portato a Misurata, città martire di questo conflitto.
I suoi combattenti si sono guadagnati un posto di rilievo in questa rivoluzione e non hanno alcuna voglia di cedere il passo – senza una succosa contropartita di potere – al gruppo di potere di Bengasi.
Il tutto condito dalla presenza di armi ovunque, nel Paese».
Altro aspetto che la morte di Gheddafi non chiarisce: il ruolo della rivolta in Libia all’interno della “primavera araba”.
«Sarebbe un grave errore ritenere quello che è accaduto in Libia simile alle rivolte popolari in Egitto e Tunisia», scrive “PeaceReporter”: «Mubarak e Ben Alì non sarebbero mai finiti come Gheddafi, per il semplice motivo che i movimenti egiziani e tunisini sono legati al ruolo svolto dalla forze armate.
Che, ritenuti ormai indifendibili i dittatori, di fronte alla pressione popolare spontanea e appoggiata dall’estero, li hanno messi da parte.
Nessuno, però, avrebbe accettato che Mubarak e Ben Alì finissero così».
La guerra in Libia, invece, «dal primo momento, è stata una guerra decisa altrove».
Una guerra «finanziata attraverso la fornitura di armi ai ribelli, preparata con l’acquisto del voltafaccia di una serie di ex sodali di Gheddafi».
E quando il Colonnello, «faticosamente rientrato nel novero degli amici dell’Occidente, ha ancora una volta cambiato opinione rispetto ai rapporti con Europa e Nord America, è stato deposto».
Gheddafi l’aveva promesso: il più longevo leader arabo della storia non sarebbe mai scappato.
E infatti è stato preso, armi in pugno, nella città dov’era nato nel 1942.
Figlio di beduini, cresciuto nel mito panarabista dell’egiziano Nasser, fu allevato dall’esercito britannico e rientrò in Libia nel 1966 come ufficiale.
Tre anni dopo guidò il golpe anti-occidentale che portò alla caduta della monarchia e riaprì il contenzioso con l’Italia, fino ad ottenere il recente, storico maxi-indennizzo per i danni coloniali.
Finanziatore dell’Olp di Yasser Arafat, la sua ideologia anti-israeliana e anti-americana lo portò a sostenere gruppi terroristici, dall’Ira irlandese al Settembre Nero palestinese.
Negli anni ‘90 condannò l’invasione dell’Iraq ai danni del Kuwait, ma poi si oppose alla guerra contro Saddam.
Recente il suo riavvicinamento problematico all’Occidente, favorito dall’Italia con cui Gheddafi ha sempre intrecciato relazioni strategiche, dalla cessione privilegiata del petrolio all’Eni all’ingresso del capitale libico nella Fiat.
«Oggi inizia la nuova Libia?», si domanda Christian Elia.
«No, oggi potrebbe essere il giorno nel quale nasce la Libia, che fino a oggi non è mai esistita.
Una colonia per secoli, dagli antichi romani ai turchi, fino alla conquista degli italiani.
Un gruppo di tribù senza legami, uniti a forza sotto una bandiera.
Poi la guerra e la monarchia fantoccio, rovesciata dal golpe di Gheddafi nel 1969.
Ecco che per la prima volta il popolo che abita quella terra, senza una società civile (altro elemento di fondamentale differenza da Egitto e Tunisia) dovrà essere capace di gestire il proprio futuro.
Come insegnano l’Iraq e l’Afghanistan, però, l’aiuto occidentale non è mai a costo zero», aggiunge “PeaceReporter”.
«Proprio nei giorni che hanno preceduto la morte di Gheddafi, senza che se ne parlasse troppo, il Cnt si è diviso e infiammato in una polemica rovente, sulla questione dei contractors.
Veniva chiesto loro, infatti, di ratificare accordi con le compagnie di sicurezza privata, ma alcuni esponenti del Cnt hanno rifiutato.
Gesto interessante, ma che rende l’idea di come la Nato va via per lasciare il posto a una serie di interessi che adesso sono tutti da valutare».
Resta un rapporto speciale con l’Italia: dall’espulsione degli ex coloni italiani nel 1970 al ruolo (passivo) nella strage di Ustica, fino ai migranti usati come un’arma, per volontà di un ferreo regime autocratico che non ha esitato a sterminare oppositori inermi senza per questo imbarazzare i partner italiani, interessati più che altro ai «patti di amicizia firmati da governi di centrodestra e centrosinistra, senza differenze e senza dignità».
“Sic transit gloria mundi”, ha commentato Berlusconi, interrogato sulla morte del vecchio amico.
«Purtroppo, oltre alla gloria, in Italia passa in fretta anche la memoria», conclude Christian Elia.
E i dubbi di “PeaceReporter” diventano certezze nell’analisi che Giulietto Chiesa affida allo spazio web di “Megachip”: «L’Impero non perdona. Crea i diavoli e poi li uccide, inesorabilmente. Chi disobbedisce, chi si oppone, chi semplicemente si trova nel crocevia sbagliato – a prescindere dalle sue colpe – deve essere punito».
Ex Jugoslavia, Iraq, Afghanistan e Libia: «A chi tocca un processo, a chi un linciaggio, a chi tocca semplicemente di sparire.
La nostra epoca attuale – epoca che precede una nuova guerra, che minaccia di essere grande e terribile, più delle precedenti – è puntellata di dittatori da eliminare.
Prima di liquidarli – aggiunge Chiesa – li si trasforma in mostri, secondo la neolingua dell’Impero: satana, hitler, affinché le folle impaurite applaudano, liberate per un attimo dal terrore.
Che però un attimo dopo viene ricreato, per non dare tregua alla paura, perché i consumatori possano tornare, inquieti ma sazi, a comprare nella discarica in cui vivono».
E’ toccato a Slobodan Milošević, poi a Saddam Hussein, poi a Osama bin Laden, adesso a Muhammar Gheddafi.
«Morti diverse, significato unico: chi osa resistere sarà annientato.
Non c’è eccezione a questa regola.
È la regola non degli imperi che nascono, ma di quelli che muoiono».