DALLA PAGINA FACEBOOK DELLO SCRITTORE RUSSO NICOLAI LILIN.
RICORDIAMO A CHI NON LO CONOSCESSE CHE LILIN E’ UN UOMO LIBERO, SPESSO IN DISACCORDO CON LA POLITICA DEL PRESIDENTE PUTIN.
CIO’ NON GLI IMPEDISCE, ADESSO, DI ESSERE AL FIANCO DEL SUO POPOLO CONTRO GLI INFAMI ATTACCHI PERPETRATI DALLE POLITICHE GUERRAFONDAIE DEGLI USA DELL’INFAME BARACK OBAMA
Spunta un altro sito con le liste nere del regime di Kiev
L’Ucraina post maidan, occupata da una giunta di terroristi messi al potere per fare il lavoro sporco per conto dello zio Sam, ci insegna, non senza stupore, che non c’è mai fine al peggio.
Quotidianamente vi raccontiamo della mentecatta follia che sta portando alla distruzione questo Paese: bombardamenti sui civili, persecuzioni politiche, disastro economico, liste nere con i nomi dei “cattivi” che il regime invita ad eliminare.
In questa ricchissima platea di mostruosità, vi proponiamo uno degli ultimi siti realizzati dagli sgherri della giunta golpista di Kiev.
Si tratta ancora una volta di un sito che propone una lista di persone che devono essere eliminate in quanto “nemiche dell’Ucraina” e, udite udite, “Agenti del Cremlino”.
Lo slogan del sito recita: “СПИСОК ВОРОГІВ УКРАЇНИ — НА ЇХ ЧЕКАЄ ТРИБУНАЛ!” – “ELENCO DEI NEMICI DELL’UCRAINA – IN ATTESA DEL LORO TRIBUNALE!”.
Vediamolo, questo elenco. Al loro interno troviamo i nomi di molti giornalisti ucraini che sono dovuti scappare dal Paese per mettere in salvo la propria vita.
UNA RAGAZZA UCRAINA RACCONTA LA VERITA’ SUL REGIME IMPOSTO DAGLI USA (VIDEO)
roviamo poi i nomi di Capi di Stato, uomini politici e giornalisti stranieri.
Al primo posto della classifica troviamo Marine Le Pen, leader del movimento politico francese Fronte Nazionale. Al secondo posto il Premier greco Alexis Tsipras. Addirittura al sesto posto il giornalista italiano GIULIETTO CHIESA, che precede di una posizione il Presidente cinese Xi Jiping. Al n°9 Donald Trump, al n°14 Silvio Berlusconi, al n°17 Matteo Salvini. Al n°18 Graham Phillips.
Sembrerebbe un’arlecchinata, ma questi miserabili fanno sul serio.
E così la pacifica italietta, in barba anche alla propria costituzione e alla volontà popolare, ha inviato alcuni caccia militari (aerei da guerra) "Typhoon" per contrastare le operazioni aeree che la Russia starebbe effettuando nei cieli del Baltico.
L'operazione è chiamata eufemisticamente BALTIC AIR POLICING ovvero POLIZIA AEREA SUL BALTICO.
Cioè ?
Con un abile giro di parole (è come dire che in italia la mafia non esiste) chi comanda in europa e nella nato ha deciso che dal 30 marzo 2004 le nazioni della nato gestiscono a rotazione la copertura aerea dello spazio aereo sul Baltico.
Come dice l’articolo di Aereonautica e Difesa nr.341 a pag.42, con l’acuirsi della tensione tra la Russia e la nato a causa del “capovolgimento politico” in Ucraina (altro strano eufemismo) e dell’ ”annessione” della Crimea alla Russia, (altro strano eufemismo), è importante un efficace controllo dello spazio aereo Baltico.
Ma chi ha deciso questo?
L’articolo prosegue asserendo che con la crisi in Crimea e in Ucraina il numero di voli russi che la nato considera “pirata” (attenzione è la nato che li considera in tale modo) è cresciuto in modo esponenziale.
Nel 2013 gli aerei della nato avrebbero eseguito una cinquantina di intercettazioni, salite a 150 nel 2014.
Se da un lato la Russia considera il Baltico come parte del proprio spazio aereo, come mai la nato è così premurosa nei confronti della popolazione delle tre repubbliche baltiche tanto da volerne “proteggere” (altro eufemismo) i territori che considera propri ? … l’alleanza atlantica farà tutto quanto è in suo potere per proteggere i propri territori da ogni possibile azione ostile …
Ancora una volta abbiamo la conferma che nato ed europa sono due facce della stessa medaglia e che le "premurose" mire espansionistiche dell’alleanza atlantica derubano anche al Popolo Veneto e agli altri Popoli sottomessi dallo stato straniero occupante italiano, milioni di euro per favorire la loro politica imperialista.
Continuare a mantenere questo stato parassita italiano che occupa la nostra Patria e che usa i soldi che ci ruba per assecondare mire espansionistiche della Nato e di questa maledetta europa, significa essere complici dei crimini che vengono commessi in nome della pace e di un falso servizio di air policing.
N.B.:
Costo unitario di ogni aereo 62,9 milioni di Euro (quanti miliardi di euro per l'acquisto dei 96 aerei ???)
Sommario produzione prevista per ogni cliente. Italia, Germania, Regno Unito e Spagna sono i produttori
Il Gruppo Bilderberg (detto anche conferenza Bilderberg o club Bilderberg) è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti in campo economico, politico e bancario. I partecipanti trattano una grande
Putin: «Non sono aggressore, patto con l’Europa e parità con gli Usa»
Il presidente russo al Corriere: «Svilupperemo il nostro potenziale offensivo e penseremo a sistemi in grado di superare la difesa antimissilistica degli Usa»
Sono quasi le 2 del mattino quando arriviamo alla fine dell’intervista.
Vladimir Putin ha risposto per poco meno di due ore alle nostre domande.
IL PRESIDENTE PUTIN AVEVA GIA’ SUONATO LA SVEGLIA AGLI EUROPEI POCO TEMPO FA (CLICCA QUI PER L’ARTICOLO)
«Signor Presidente – chiede il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana – c’è una cosa della quale si rammarica più di tutto nella sua vita, quella che lei considera un errore che non vorrebbe mai più ripetere?».
Il presidente russo si aggiusta sulla poltrona, gli occhi sembrano improvvisamente farsi più brillanti.
Resta per qualche secondo in silenzio, poi con la sua voce sottile e sempre a basso volume, dice: «Sarò assolutamente sincero con voi. Non posso adesso ricordare qualcosa. Evidentemente il Signore ha costruito la mia vita in modo tale che non ho niente da rimpiangere».
Dopo più di quindici anni al vertice della Russia da Presidente o primo ministro, dopo 5538 giorni al potere, Vladimir Putin non si pente di nulla.
Due ragazze dello staff presidenziale ci hanno accolti all’ingresso della Torre Spasskaya, di fronte alla cattedrale di San Basilio, scortandoci dentro le mura del Cremlino fino al Palazzo del Senato, dove Putin ha il suo ufficio.
Il luogo preparato per l’intervista era la Predstavitelskij Zal, la stessa sala di rappresentanza dove in marzo Putin ha ricevuto Matteo Renzi.
È uno spazio ovale, le pareti color verde pallido, la volta a cupola, le decorazioni in stucco bianco e oro.
Dalle nicchie poste agli angoli, le statue in bronzo di quattro imperatori russi dominano la scena: Pietro il Grande, Caterina II, Alessandro II e Nicola I.
Inizialmente previsto per le 19, l’inizio dell’intervista è scivolato di ora in ora.
Finalmente, alle 23:30, è arrivato il portavoce Dmitri Peshkov.
Si è scusato per il ritardo, che ha attribuito a impegni di governo e ci ha detto che il Presidente era pronto.
Vladimir Putin è entrato dalla porta in fondo.
Vestito di blu, camicia azzurra, cravatta blu con motivi stampati, fresco nonostante l’ora, il volto forse un po’ troppo levigato.
Ha salutato cortesemente.
Poi ci ha invitati a sedere.
Signor Presidente, la Russia ha avuto con l’Italia rapporti sempre intensi e privilegiati sia sul piano economico che politico.
La crisi ucraina e le sanzioni però hanno gettato un’ombra su queste relazioni.
La visita in Russia del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nonché quella sua prossima a Milano possono invertire in qualche modo questa tendenza e a quali condizioni?
«Non è stata colpa della Federazione Russa se i rapporti con i Paesi dell’Unione europea si sono deteriorati.
La scelta ci è stata imposta dai nostri partner.
Non siamo stati noi a introdurre certe limitazioni nel commercio e nell’attività economica.
È stato fatto contro di noi e siamo stati costretti ad adottare contromisure.
Però i rapporti tra Russia e Italia effettivamente hanno sempre avuto carattere privilegiato sia in politica che nell’economia.
Negli ultimi anni il volume dell’interscambio è cresciuto di 11 volte, toccando quasi 49 miliardi di dollari.
In Russia operano 400 aziende italiane.
Stiamo lavorando attivamente insieme nel settore dell’energia.
L’Italia è il terzo acquirente dei nostri prodotti energetici.
Ma cooperiamo anche nell’alta tecnologia, dallo spazio all’aeronautica.
Quasi 1 milione di turisti russi sono stati in Italia l’anno scorso e vi hanno speso circa 1 miliardo di euro.
Sul piano politico ci sono sempre stati rapporti di fiducia.
Fu un’idea dell’Italia, allora il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, la creazione del Consiglio Nato-Russia, un organo di consultazione che certamente è diventato fattore importante di garanzia della sicurezza in Europa.
In questo senso l’Italia ha dato e dà un contributo notevole allo sviluppo del dialogo tra la Russia e l’Europa e anche con la Nato in generale.
Tutto ciò crea rapporti speciali tra i nostri due Paesi.
E la visita dell’attuale Presidente del Consiglio italiano in Russia è stato un segnale molto importante della disponibilità dell’Italia all’ulteriore sviluppo di questi rapporti.
Noi siamo pronti e disposti ad andare avanti tanto quanto lo saranno i partner italiani.
Spero che anche il mio viaggio a Milano serva a questi obiettivi».
Lei ha conosciuto molti premier italiani: Prodi, Berlusconi, D’Alema, Amato, Monti, Letta e ora Renzi. Con chi di loro c’è stata più comprensione reciproca?
E quanto incidono i rapporti personali nelle relazioni internazionali?
«Quale che sia la carica che ricopriamo, siamo prima di tutto esseri umani e la fiducia tra le persone è un fattore molto importante nel lavoro, nella costruzione dei rapporti al livello degli Stati.
Ma come mi ha detto una delle persone che lei ora ha menzionato, “lei probabilmente è l’unico ad avere rapporti di amicizia sia con Berlusconi che con Prodi”.
Per me non è stato e non è difficile.
Le spiego perché: tutti i miei partner italiani si lasciavano guidare dagli interessi dell’Italia e del popolo italiano e consideravano che per garantirli nel modo giusto bisogna mantenere buoni rapporti con la Russia.
Noi lo capivamo e sentivamo.
Era la cosa più importante.
Ho sempre avvertito il desiderio davvero sincero di costruire rapporti interstatali indipendentemente dalla congiuntura politica interna».
Vladimir Vladimirovic, il 10 giugno lei sarà a Milano in occasione della Giornata della Russia all’Expo 2015, il cui tema è «Nutrire il pianeta.
Energia per la vita».
Qual è il contributo della Russia a questa causa?
E quale significato ha il tema dell’Expo per i rapporti tra gli Stati?
È senza alcun dubbio una delle questioni chiave oggi davanti all’umanità e hanno fatto molto bene gli organizzatori a scegliere questo tema, attirando l’attenzione a ricercare i modi per risolverlo.
La popolazione del pianeta cresce, secondo gli esperti nel 2050 raggiungerà 9 miliardi.
Già oggi secondo i dati dell’Onu 850 milioni di persone nel mondo soffrono della mancanza di cibo, praticamente fanno la fame, fra queste 100 milioni di bambini.
Da come sarà risolta dipenderanno tante altre questioni, a prima vista non legate a questo problema. Intendo l’instabilità politica di intere regioni del mondo, il terrorismo e così via, tutto è interconnesso.
L’onda dei migranti illegali che sta investendo oggi l’Italia e tutta l’Europa è legata anch’essa a tutto questo.
Quanto al contributo della Russia, noi spendiamo oltre 200 milioni di dollari per i vari programmi alimentari dell’Onu.
Molti Paesi del mondo ottengono il sostegno e l`aiuto necessario usando risorse russe.
Dedichiamo grande attenzione allo sviluppo dell`agricoltura nel nostro Paese.
Nonostante tutte le difficoltà di oggi nell’economia russa, il nostro settore agricolo cresce a ritmi accelerati, l`anno scorso quasi del 3,4 -3.5% , lo stesso nel primo trimestre 2015.
La Russia è al terzo posto nel mondo per l`esportazione dei cereali.
E infine il suo potenziale in questo senso è colossale: abbiamo i campi arati più grandi del mondo e le più grandi riserve d`acqua dolce».
Circola l’opinione che la Russia si senta «tradita dall’Europa come da un’amante».
Cosa non va oggi in queste relazioni?
E cosa si aspetta dall`Europa sulle sanzioni?
«Se lei ha certi rapporti con una donna senza assumersi degli impegni, allora non ha nessun diritto di chiedere alla sua partner di assumersi a sua volta impegni nei suoi confronti.
Noi non abbiamo mai trattato l’Europa come un’amante.
Ora parlo molto seriamente.
Abbiamo sempre proposto rapporti seri.
Ma oggi ho l’impressione che fosse l’Europa a cercare di costruire con noi rapporti puramente su base materiale ed esclusivamente a proprio favore.
Parlo per esempio dell’energia, dell’accesso sui mercati europei negato alle nostre merci nel campo dell’energia nucleare nonostante i tanti accordi.
Oppure della riluttanza a riconoscere la legittimità delle nostre azioni e a collaborare con le unioni di integrazione nello spazio post-sovietico, mi riferisco all’Unione doganale che ora è diventata l`Unione economica euroasiatica.
Perché quando si integrano i Paesi europei è considerato normale, ma se noi nello spazio post-sovietico facciamo lo stesso si cerca di interpretarlo come il desiderio della Russia di ricostruire una specie di impero?
Non capisco questi approcci.
Tempo fa ho parlato della necessità di creare uno spazio economico unico da Lisbona a Vladivostok.
E in realtà molti anni prima di me anche il presidente francese De Gaulle aveva detto qualcosa di simile.
Nessuno pone obiezioni, tutti dicono: bisogna cercare di farlo.
Ma in realtà cosa succede?
Prendiamo ad esempio l’Ucraina. Nell’accordo di Associazione Ucraina-Ue non si richiede a Kiev di integrare i propri sistemi energetici all`Europa, ma questa possibilità per il futuro è prevista.
Se ciò dovesse succedere, saremmo costretti a spendere tra gli 8 e i 10 miliardi di euro per costruire nuove linee elettriche per garantire la fornitura interna alla Russia.
Ma perché farlo, se crediamo che sia giusto creare un unico spazio economico da Lisbona a Vladivostok?
Questo partenariato orientale dell`Ue vuole integrare tutto lo spazio post-sovietico nell`unico spazio economico con l’Europa, lo ripeto per la terza volta, da Lisbona a Vladivostok, oppure tagliare qualcosa e creare nuove frontiere tra la Russia di oggi e la restante parte occidentale, comprese Ucraina e Moldova?».
Ma le vostre azioni in Ucraina sono all’origine di tutta la crisi nei rapporti con l’Occidente.
«Quali sono le origini della crisi in Ucraina?
La ragione, come sembra, non è commensurabile alla tragedia di oggi con un gran numero di vittime nel Sud-Est.
Attorno a cosa è nata questa diatriba?
L’ex presidente Yanukovich disse che aveva bisogno di pensarci sulla firma dell’Accordo d’associazione Ucraina-Ue, forse ottenere dei cambiamenti e consultarsi con la Russia, il partner economico-commerciale principale dell’Ucraina.
Sotto questo pretesto sono cominciati i disordini a Kiev, appoggiati attivamente dai nostri partner sia europei che americani.
Dopo è venuto il colpo di Stato, un’azione assolutamente anticostituzionale.
Le nuove autorità hanno dichiarato di voler firmare l’accordo, rinviandone però l’applicazione al 1° gennaio 2016.
Facciamoci una domanda: a cosa sono serviti il colpo di Stato. la guerra civile, la disfatta economica se l’esito è stato lo stesso?
Non eravamo per niente contrari alla firma dell’accordo tra l’Ucraina e l’Ue.
Però, certo, volevamo partecipare all’elaborazione delle decisioni finali, considerando che l’Ucraina sia allora che adesso fa parte della zona di libero scambio della CSI e ci sono impegni reciprochi che ne derivano.
Com’è possibile ignorare questo fatto e non rispettarlo?
Non riesco a capirlo.
Lo chiedo a molti miei colleghi, inclusi europei e americani».
E che cosa le dicono?
«Che la situazione è uscita fuori controllo.
Il 21 febbraio 2014 è stato firmato un accordo tra il presidente Yanukovich e l’opposizione sul futuro del Paese, incluse le elezioni.
Si doveva ottenere l’attuazione di quest’accordo tanto più che tre ministri degli Esteri europei lo hanno firmato come garanti.
Se americani ed europei avessero detto a chi compiva azioni anticostituzionali, “non vi sosterremo in alcuna circostanza se andate al potere con un golpe, andate alle elezioni e vincetele”, la situazione si sarebbe sviluppata in modo assolutamente diverso.
Tanto più che tutti sanno che avrebbero vinto le elezioni al 100%.
Quindi io credo che la ragione di questa crisi sia completamente artificiale.
E l’accompagnamento di questo processo è inaccettabile.
Ripeto, non era nostra intenzione, noi siamo semplicemente costretti a reagire a quanto sta succedendo».
Non le sembra che in Ucraina sia giunto il momento per la Russia di prendere l’iniziativa nelle proprie mani, nella ricerca della risoluzione della crisi, facendo un gesto di disponibilità?
«Lo stiamo già facendo.
Considero il documento concordato a Minsk, il cosiddetto Minsk2, l’unica via verificata per la risoluzione del problema.
Non l’avremmo mai concordato se non lo considerassimo corretto, giusto, equo.
Certo, da parte nostra facciamo e continueremo a fare tutto quello che dipende da noi per influenzare le autorità delle Repubbliche autoproclamate – quelle di Donetsk e di Lugansk.
Ma non tutto dipende da noi.
Oggi i nostri partner sia in Europa sia negli Stati Uniti devono esercitare un’adeguata influenza sulle autorità di Kiev perché facciano tutto ciò che è stato concordato a Minsk.
Il punto chiave della soluzione politica è che certamente bisognava nella prima fase cessare le azioni militari in atto, ritirare le armi pesanti. In generale è stato fatto.
Ci sono scontri a fuoco, purtroppo, ci sono anche vittime, ma non ci sono grandi azioni militari, le parti sono separate.
Ora bisogna cominciare a realizzare gli accordi di Minsk.
Concretamente, bisogna fare una riforma costituzionale garantendo i diritti d’autonomia ai rispettivi territori delle Repubbliche non riconosciute.
Poi bisogna votare una legge per le elezioni municipali e una per l’amnistia.
E tutto questo, com’è scritto negli accordi, in coordinazione con la Repubblica Popolare di Donetsk e di Lugansk.
Il problema è che le autorità di Kiev non vogliono nemmeno sedersi allo stesso tavolo negoziale con loro.
E su questo non abbiamo influenza, solo i nostri partner europei e americani ce l’hanno.
Non c’è bisogno di impaurirci con le sanzioni.
Bisogna iniziare la riabilitazione economica e sociale di questi territori, dov’è in corso una catastrofe umanitaria e tutti fanno finta che non succede nulla.
La Russia è interessata e cercherà di ottenere una realizzazione completa e incondizionata di tutti gli accordi di Minsk, non esiste un’altra strada.
Ricordo anche che i leader delle Repubbliche autoproclamate hanno dichiarato pubblicamente che a certe condizioni, cioè la realizzazione degli accordi di Minsk, sono pronti a esaminare la possibilità di considerarsi parte dello Stato ucraino. Ritengo che questa posizione debba essere accolta come condizione preliminare buona per l’inizio di serie trattative».
Ci sta dicendo che nei territori dell’Est dell’Ucraina non preparate uno scenario di annessione come in Crimea?
«Lo scenario di Crimea non è legato alla posizione della Russia ma a quella della gente che ci abita.
Tutte le nostre azioni, incluse quelle di forza, non avevano come obiettivo di alienare la Crimea dall’Ucraina, ma avevano il fine di dare alla gente che vive lì la possibilità di esprimere la propria opinione su come vogliono organizzare la propria vita.
Se questo è stato permesso agli albanesi del Kosovo ed ai kosovari perché vietarlo ai russi, ucraini e tartari che vivono in Crimea?
Credo che un osservatore in buonafede non possa non vedere che la gente ha votato quasi all’unanimità a favore della riunificazione con la Russia.
La soluzione alla questione della Crimea è fondata sulla volontà del popolo.
A Donetsk e a Lugansk la gente ha votato per l’indipendenza e lì la situazione è diversa.
Ma la cosa più importante è rispettare umori e scelte della gente.
E se qualcuno vuole che questi territori restino all’interno dell’Ucraina, bisogna dimostrare a questa gente che in uno Stato unito la vita sarà migliore, più comoda e sicura, che sarà garantito il futuro dei suoi bambini.
Ma persuaderli con le armi è impossibile.
Sono questioni che si possono risolvere solo in modo pacifico».
Parlando di pace signor Presidente, i Paesi dell’ex Patto di Varsavia che oggi sono membri della Nato, come i baltici e la Polonia, si sentono minacciati dalla Russia.
L’Alleanza ha deciso di creare una forza dissuasiva di pronto intervento per venire incontro a queste preoccupazioni.
Ha ragione l’Occidente a temere di nuovo l’«orso russo»?
E perché la Russia assume toni così conflittuali?
«La Russia non parla in tono conflittuale con nessuno e in queste questioni, come diceva Otto von Bismarck, “non sono importanti i discorsi, ma il potenziale”.
Cosa dicono i potenziali reali?
Le spese militari degli Stati Uniti sono superiori alle spese militari di tutti i Paesi del mondo messi insieme.
Quelle complessive della Nato sono 10 volte superiori a quelle della Federazione Russa.
La Russia praticamente non ha più basi militari all’estero.
La nostra politica non ha un carattere globale, offensivo o aggressivo.
Pubblicate sul vostro giornale la mappa del mondo, indicando tutte le basi militari americane e vedrete la differenza.
Le faccio degli esempi. A volte mi fanno osservare che i nostri aerei volano fin sopra l’Oceano Atlantico.
Il pattugliamento con aerei strategici di zone lontane lo facevano solamente l’URSS e gli USA all’epoca della “guerra fredda”.
Ma la nuova Russia, all’inizio degli anni Novanta, lo ha abolito, mentre i nostri amici americani hanno continuato a volare lungo i nostri confini.
Per quale ragione?
Così alcuni anni fa abbiamo ripristinato questi sorvoli: ci siamo comportati aggressivamente?
Vicino alle coste della Norvegia ci sono i sommergibili americani in servizio permanente.
Il tempo che ci mette un missile a raggiungere Mosca da questi sottomarini è di 17 minuti.
E volete dire che ci comportiamo in modo aggressivo?
Lei ha menzionato l’allargamento della Nato a Est.
Ma noi non ci muoviamo da nessuna parte, è l’infrastruttura della Nato che si avvicina alle nostre frontiere.
E’ la dimostrazione della nostra aggressività?
Infine gli Stati Uniti sono unilateralmente usciti dall’Accordo sulla difesa antimissile, l’Abm, la pietra angolare su cui si basava gran parte del sistema di sicurezza internazionale. Un’altra prova della nostra aggressività?
Tutto quello che noi facciamo è semplicemente rispondere alle minacce nei nostri confronti.
E lo facciamo in misura limitata, ma tale da garantire la sicurezza della Russia.
O qualcuno forse si aspettava un nostro disarmo unilaterale?
Un tempo avevo proposto ai nostri partner americani di costruirlo insieme in tre il sistema di difesa anti-missile: Russia, Stati Uniti, Europa.
Questa proposta è stata rifiutata.
Allora ci siamo detti, questo è un sistema costoso e ancora non ne conosciamo l’efficacia.
Ma naturalmente per garantire l’equilibrio strategico, svilupperemo il nostro potenziale offensivo strategico e penseremo a sistemi in grado di superare la difesa antimissilistica. E vi devo dire che abbiamo fatto notevoli progressi in questa direzione».
Nega le minacce alla Nato?
«Solo una persona non sana di mente o in sogno può immaginare che la Russia possa un giorno attaccare la Nato.
Sostenere quest’idea non ha senso, è del tutto infondata.
Forse qualcuno può essere interessato ad alimentare queste paure.
Io posso solo supporlo.
Ad esempio gli americani non vogliono tanto il ravvicinamento tra la Russia e l’Europa.
Non lo affermo, lo dico solo come ipotesi.
Supponiamo che gli USA vogliano mantenere la propria leadership nella comunità atlantica.
Hanno bisogno di una minaccia esterna, di un nemico per garantirla.
E l’Iran chiaramente non è una minaccia in grado di intimidire abbastanza.
Con chi mettere paura?
Improvvisamente sopraggiunge la crisi ucraina.
La Russia è costretta a reagire.
Forse tutto è fatto apposta, non lo so.
Ma non siamo noi a farlo.
Voglio dirvi: non bisogna aver paura della Russia.
Il mondo è talmente cambiato, che oggi le persone ragionevoli non possono immaginare un conflitto militare su scala così vasta.
Noi abbiamo altre cose da fare, ve lo posso assicurare».
Sull’Iran però voi collaborate con gli USA.
La visita di John Kerry a Sochi in questo senso è stata un segnale di svolta, o ci sbagliamo?
«No, non vi sbagliate, avete ragione.
Noi collaboriamo con gli USA non solo sul programma nucleare iraniano, ma anche in altri settori molto importanti.
Nonostante il fatto che gli americani siano usciti dall’Abm, noi continuiamo il dialogo per il controllo degli armamenti.
Siamo non solo partner, ma direi alleati nelle questioni della non-proliferazione delle armi di distruzione di massa e senza dubbio nella lotta contro il terrorismo.
Ci sono poi altri settori di cooperazione.
Ecco, il tema al quale è dedicata l’Expo di Milano è un altro esempio del nostro lavoro comune».
Vladimir Vladimirovich, il 9 maggio la Russia ha celebrato i 70 anni della vittoria nella Grande Guerra Patriottica, che liberò il Paese e l’Europa dal nazismo.
Nessun altro Paese ha pagato il prezzo di sangue pagato dalla Russia.
Ma sulla Piazza Rossa insieme a lei non c’erano i leader occidentali.
Ha considerato questa assenza come una mancanza di rispetto verso il popolo russo?
E cosa significa oggi per l’identità russa quella memoria?
«La guerra rappresenta una delle pagine tragiche della nostra storia.
Noi nel commemorare tali giornate festive e tristi ovviamente pensiamo alla generazione che ci ha garantito libertà ed indipendenza, sconfiggendo il nazismo.
Pensiamo anche che nessuno abbia il diritto di dimenticare questa tragedia, in primo luogo perché dobbiamo assicurare che non si ripeta più niente di simile.
E non sono parole vuote, non è un timore fondato sul nulla.
Oggi per esempio c’è chi nega l’Olocausto.
Si cerca di eroicizzare nazisti o collaborazionisti.
Il terrorismo di oggi in molte sue manifestazioni è simile al nazismo, non c’è in sostanza alcuna differenza.
I colleghi dei quali lei ha parlato semplicemente non hanno visto dietro la corrente difficile congiuntura delle relazioni internazionali, cose molto più serie collegate non solo col passato, ma anche con la necessità di lottare per il nostro futuro comune.
E’ stata una loro scelta.
Ma la festa era soprattutto nostra.
Capisce?
Abbiamo ricordato in quei giorni non solo chi ha lottato contro il fascismo nell’Unione Sovietica, ma anche tutti i nostri alleati, i partecipanti alla Resistenza nella Germania stessa, in Francia e in Italia.
Rendiamo merito a tutta la gente che non s’è risparmiata nella lotta al nazismo.
Certo noi sappiamo che è stata l’Unione Sovietica a dare il contributo decisivo a questa vittoria, sacrificando più vite umane.
Per noi non è semplicemente una vittoria militare ma anche morale e poi quasi ogni nostra famiglia ha perso i propri cari.
È impossibile scordarsene».
Lei è un leader molto popolare in Russia, ma spesso all’estero e anche nel suo Paese viene accusato di essere autoritario.
Perché è cosi difficile in Russia fare l’opposizione?
«Che c’è di difficile?
Se l’opposizione prova che può risolvere i problemi di un distretto, una regione oppure del Paese penso che la gente lo vedrà sempre.
Il numero dei partiti politici da noi è aumentato di parecchie volte, negli anni precedenti abbiamo liberalizzato le regole per la loro costituzione e il loro avanzamento sulla scena politica regionale e nazionale.
Si deve solo essere validi e sapere lavorare con l’elettorato, con i cittadini».
Ma perché i principali canali TV russi non fanno quasi mai interviste con i rappresentati dell’opposizione?
«Se sapranno attirare interesse, penso che saranno intervistati di più.
A proposito della lotta politica posso dire che come sappiamo nella lotta con gli avversari politici si ricorre a diversi mezzi.
Basta ricordare la recente storia dell’Italia».
Signor Presidente, la Grecia oggi ha dei rapporti molto difficili con l’Europa.
Se la Grecia uscisse dalla zona euro, la Russia sarebbe pronta a darle appoggio politico nonché prestarle assistenza economica?
«Noi sviluppiamo le relazioni con la Grecia indipendentemente dal fatto che sia membro dell’Unione Europea e della Nato o si trovi nella zona euro.
Abbiamo con questo Paese rapporti storici, molto vicini e di buon partenariato, ma è una scelta sovrana del popolo greco di stare in certe unioni o zone.
Non conosciamo cosa succederà in futuro, ecco perché tirare ad indovinare adesso sarebbe errato ed anche controproducente sia per l’economia europea sia per quella greca».
In questa stanza quattro imperatori russi ci guardano.
Quale figura storica, quale personaggio la ispira più di tutti?
Vladimir Putin sorride.
Sa che la domanda è a tesi.
Più volte ha detto che il suo Zar preferito è Alessandro III, l’imperatore secondo il quale «la Russia ha due soli alleati: il suo esercito e la sua flotta».
Ma questa volta sta in guardia: «Quando mi fanno questa domanda preferisco dribblarla perché poi si fanno diverse interpretazioni.
Perciò preferisco rispondere che cerco di non avere degli idoli.
Mi attengo nel mio lavoro agli interessi del popolo russo, basandomi su tutto ciò che è stato accumulato nel tempo passato, ma avendo presente le condizioni della vita ai giorni nostri.
Sia nella nostra Storia, che in quella europea e mondiale ci sono stati molti degni esempi di leadership.
Ma tutte queste persone vivevano e lavoravano in certe condizioni.
La cosa principale è essere onesto con se stesso e con le persone che ti hanno affidato questo lavoro».
TRIESTE, UN TERRITORIO LIBERO, OCCUPATO DALL'ITALIA.
per NON DIMENTICARE MAI e COMPRENDERE com'è iniziata la distruzione dell'Italia per Trieste!!
Di Davide Tonchella.
L' "OTTOBRE NERO" DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE 8 OTTOBRE 1953. – NOTA BIPARTITA con la quale gli angloamericani dichiaravano di voler affidare l'amministrazione della zona A all'Italia, che provoco' l'esodo in massa di decine di migliaia di istriani dalla Zona B a Trieste, e di decine di migliaia di cittadini, da Trieste e Zona A in Australia, che fino allora avevano fiduciosamente atteso sulla loro terra l'attuazione pratica dello Statuto Permanente del Territorio Libero di Trieste.
Lo slogan in voga in quell'epoca era — come ben ricorderete –: "la madre ritorna i figli partono"
5 OTTOBRE 1954. – MEMORANDUM D'INTESA
siglato a Londra dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti, dalla Jugoslavia e dall'Italia, con il quale veniva affidata all'amministrazione civile e provvisoria della Zona A, all'Italia e della Zona B alla Jugoslavia.
26 OTTOBRE 1954. – RITORNO DELL'AMMINISTRAZIONE ITALIANA A TRIESTE
con il suo ordinamento, le sue leggi ed i suoi funzionari, e purtroppo, con i piani di smantellamento della nostra economia.
7 OTTOBRE 1966. – PIANO CIPE
che con una presunta ristrutturazione cantieristica in campo nazionale infierisce un colpo mortale al glorioso cantiere San Marco e liquida la non meno rinomata Fabbrica Macchine di Sant'Andrea.
8 OTTOBRE 1966. – INSURREZIONE POPOLARE
contro il famigerato piano CIPE e l'amministrazone italiana.
I dimostranti gridavano alla polizia confluita da tutte le parti d'Italia: "Andate a casa vostra!" "Lasciateci lavorare", ed altri ancora inneggiavano al Territorio Libero di Trieste. Vi furono oltre mille fermi fra gli "insorti" e pesanti condanne nel processo che segui'.
l'italia e le sue forze dell' (dis)ordine sono complici
non ci sono rifugiati e povera gente che scappa da guerre e carestie, ma giovani maschi, nutriti e ben messi.
Quando il numero sufficiente sarà raggiunto (ed è tempo ormai) si infiammerà il saccheggio e la depredazione, una vera e propria guerra senza quartiere, casa per casa.
Come mai questa gente riesce a raggiungere le nostre Terre Marciane e nonostante vengano intercettati poi riescono a fuggire al controllo delle forze dell’ordine straniere italiane ?
Come fanno a scappare ?
Riescono a dileguarsi perché è loro permesso, anzi vengono aiutati in questo e il sistema straniero italiano è COMPLICE di questo programma di aggressione anche contro il nostro Popolo.
È urgente che costituiamo le CERNIDE con i Gruppi Civili di Autodifesa in ogni Municipalità e con essi dare l’avvio alla costituzione della Polizia Nazionale Veneta con almeno una Brigata Federale per i controlli dei confini della nostra Patria.
Gli appartenenti alle forze dell’ordine straniere italiane prendano seriamente in considerazione la possibilità di chiedere di partecipare a questo programma sotto l’egida del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio … fra un po’ sarà tardi anche per loro.
WSM
Con onore e rispetto
Venetia, 17 luglio 2015
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio
—
Kalergi, sconosciuto all'opinione pubblica, nelle classi di storia e tra i deputati è considerato come il padre di Maastricht e del multiculturalismo.
"La novità del suo piano non è che accetta il genocidio come mezzo per raggiungere il potere, ma che pretende creare dei subumani, i quali grazie alle loro caratteristiche negative come l'incapacità e l'instabilità, garantiscano la tolleranza e l'accettazione di quella "razza nobile".
Honsik, op.cit. I sostenitori della Globalizzazione si sforzano di convincerci che rinunciare alla nostra identità è un atto progressista e umanitario, che il "razzismo" è sbagliato, ma solo perché vorrebbero farci diventare tutti come ciechi consumatori.
Il piano Kalergi:
il genocidio dei popoli europei
di Riccardo Percivaldi
—
L’immigrazione di massa è un fenomeno le cui cause sono tutt’oggi abilmente celate dal Sistema e che la propaganda multietnica si sforza falsamente di rappresentare come inevitabile. Con questo articolo intendiamo dimostrare una volta per tutte che non si tratta di un fenomeno spontaneo. Ciò che si vorrebbe far apparire come un frutto ineluttabile della storia è in realtà un piano studiato a tavolino e preparato da decenni per distruggere completamente il volto del Vecchio continente.
LA PANEUROPA
Pochi sanno che uno dei principali ideatori del processo d’integrazione europea fu anche colui che pianificò il genocidio programmato dei popoli europei. Si tratta di un oscuro personaggio di cui la massa ignora l’esistenza, ma che i potenti considerano come il padre fondatore dell’Unione Europea. Il suo nome è Richard Coudenhove Kalergi. Egli muovendosi dietro le quinte, lontano dai riflettori, riuscì ad attrarre nelle sue trame i più importanti capi di stato, che si fecero sostenitori e promotori del suo progetto di unificazione europea.[1]
Nel 1922 fonda a Vienna il movimento “Paneuropa” che mira all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale basato su una Federazione di Nazioni guidata dagli Stati Uniti. L’unificazione europea avrebbe costituito il primo passo verso un unico Governo Mondiale.
Con l’ascesa dei fascismi in Europa, il Piano subisce una battuta d’arresto, e l’unione Paneuropea è costretta a sciogliersi, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale Kalergi, grazie ad una frenetica e instancabile attività, nonché all’appoggio di Winston Churchill, della loggia massonica B’nai B’rith e di importanti quotidiani come il New York Times, riesce a far accettare il suo progetto al Governo degli Stati Uniti.
L’ESSENZA DEL PIANO KALERGI
Nel suo libro «Praktischer Idealismus», Kalergi dichiara che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’elite al potere.
«L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità. [2]
Ecco come Gerd Honsik descrive l’essenza del Piano Kalergi
Kalergi proclama l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente, l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa. Affinchè l’Europa sia dominabile dall‘elite, pretende di trasformare i popoli omogenei in una razza mescolata di bianchi, negri e asiatici. A questi meticci egli attribuisce crudeltà, infedeltà e altre caratteristiche che, secondo lui, devono essere create coscientemente perché sono indispensabili per conseguire la superiorità dell‘elite.
Eliminando per prima la democrazia, ossia il governo del popolo, e poi il popolo medesimo attraverso la mescolanza razziale, la razza bianca deve essere sostituita da una razza meticcia facilmente dominabile. Abolendo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge e evitando qualunque critica alle minoranze con leggi straordinarie che le proteggano, si riuscirà a reprimere la massa.
I politici del suo tempo diedero ascolto a Kalergi, le potenze occidentali si basarono sul suo piano e le banche, la stampa e i servizi segreti americani finanziarono i suoi progetti. I capi della politica europea sanno bene che è lui l’autore di questa Europa che si dirige a Bruxelles e a Maastricht. Kalergi, sconosciuto all’opinione pubblica, nelle classi di storia e tra i deputati è considerato come il padre di Maastricht e del multiculturalismo.
La novità del suo piano non è che accetta il genocidio come mezzo per raggiungere il potere, ma che pretende creare dei subumani, i quali grazie alle loro caratteristiche negative come l’incapacità e l’instabilità, garantiscano la tolleranza e l’accettazione di quella “razza nobile”. [3]
DA KALERGI AI NOSTRI GIORNI
Benché nessun libro di scuola parli di Kalergi, le sue idee sono rimaste i principi ispiratori dell’odierna Unione Europea. La convinzione che i popoli d’Europa debbano essere mescolati con negri e asiatici per distruggerne l’identità e creare un’unica razza meticcia, sta alla base di tutte le politiche comunitarie volte all’integrazione e alla tutela delle minoranze. Non si tratta di principi umanitari, ma di direttive emanate con spietata determinazione per realizzare il più grande genocidio della storia.
In suo onore è stato istituito il premio europeo Coudenhove-Kalergi che ogni due anni premia gli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo piano criminale. Tra di loro troviamo nomi del calibro di Angela Merkel o Herman Van Rompuy.
La Società Europea Coudenhove-Kalergi
ha assegnato alla Cancelliera Federale Angela Merkel il Premio europeo nel 2010
Il 16 novembre 2012 è stato conferito al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy il premio europeo Coudenhove-Kalergi 2012 durante un convegno speciale svoltosi a Vienna per celebrare i novant’anni del movimento paneuropeo. Alla sue spalle compare il simbolo dell’unione paneuropea: una croce rossa che sovrasta il sole dorato, simbolo che era stato l’insegna dei Rosacroce.
L’incitamento al genocidio è anche alla base dei costanti inviti dell’ONU ad accogliere milioni di immigrati per compensare la bassa natalità europea. Secondo un rapporto diffuso all’inizio del nuovo millennio, gennaio 2000, nel rapporto della “Population division” (Divisione per la popolazione) delle Nazioni Unite a New York, intitolato: “Migrazioni di ricambio: una soluzione per le popolazioni in declino e invecchiamento, l’Europa avrebbe bisogno entro il 2025 di 159 milioni di immigrati. Ci si chiede come sarebbe possibile fare stime così precise se l’immigrazione non fosse un piano studiato a tavolino. È certo infatti che la bassa natalità di per sé potrebbe essere facilmente invertita con idonei provvedimenti di sostegno alle famiglie. È altrettanto evidente che non è attraverso l’apporto di un patrimonio genetico diverso che si protegge il patrimonio genetico europeo, ma che così facendo se ne accelera la scomparsa. L’unico scopo di queste misure è dunque quello di snaturare completamente un popolo, trasformarlo in un insieme di individui senza più alcuna coesione etnica, storica e culturale. In breve, le tesi del Piano Kalergi hanno costituito e costituiscono tutt’oggi il fondamento delle politiche ufficiali dei governi volte al genocidio dei popoli europei attraverso l‘immigrazione di massa. G. Brock Chisholm, ex direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dimosta di avere imparato bene la lezione di Kalergi quando afferma:
«Ciò che in tutti i luoghi la gente deve fare è praticare la limitazione delle nascite e i matrimoni misti (tra razze differenti), e ciò in vista di creare una sola razza in un mondo unico dipendente da un’autorità centrale» [4]
CONCLUSIONE
Se ci guardiamo attorno il piano Kalergi sembra essersi pienamente realizzato. Siamo di fronte ad una vera terzomondializzazione dell’Europa. L’assioma portante della “Nuova civiltà” sostenuta dagli evangelizzatori del Verbo multiculturale, è l’adesione all’incrocio etnico forzato. Gli europei sono naufragati nel meticciato, sommersi da orde di immigrati afro-asiatici. La piaga dei matrimoni misti produce ogni anno migliaia di nuovi individui di razza mista: i “figli di Kalergi”. Sotto la duplice spinta della disinformazione e del rimbecillimento umanitario operato dai mezzi di comunicazione di massa si è insegnato agli europei a rinnegare le proprie origini, a disconoscere la propria identità etnica.
I sostenitori della Globalizzazione si sforzano di convincerci che rinunciare alla nostra identità è un atto progressista e umanitario, che il “razzismo” è sbagliato, ma solo perché vorrebbero farci diventare tutti come ciechi consumatori. È più che mai necessario in questi tempi reagire alle menzogne del Sistema, ridestare lo spirito di ribellione negli europei. Occorre mettere sotto gli occhi di tutti il fatto che l’integrazione equivale a un genocidio. Non abbiamo altra scelta, l’alternativa è il suicidio etnico.
Russia, parla Dugin, il guru di Putin: "Isis strumento degli Usa, stiamo andando verso il disastro"
Pubblicato su 25 Giugno 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI – CM in POLITICA
Già professore all’Università di Mosca, Alexander Dugin è politologo e filosofo russo tra i più vicini al Cremlino. Lo abbiamo intervistato in occasione della presentazione svoltasi ieri a Milano del libro Rinascita di un Impero. La Russia di Vladimir Putin (Circolo Proudhon Edizioni) organizzata dal quotidiano online L’Intellettuale Dissidente e dall’Associazione Culturale Lombardia-Russia presidiata da Gianluca Savoini.
In questo momento storico si parla molto di sanzioni alla Russia. Lei le vive sulla sua pelle perché ha delle difficoltà a viaggiare nei Paesi alleati degli Stati Uniti. Per quale motivo?
«Le sanzioni contro di me sono in vigore negli Stati Uniti ma non ancora in Europa. Vedremo col passare …
Già professore all’Università di Mosca, Alexander Dugin è politologo e filosofo russo tra i più vicini al Cremlino. Lo abbiamo intervistato in occasione della presentazione svoltasi ieri a Milano del libro Rinascita di un Impero. La Russia di Vladimir Putin (Circolo Proudhon Edizioni) organizzata dal quotidiano online L’Intellettuale Dissidente e dall’Associazione Culturale Lombardia-Russia presidiata da Gianluca Savoini.
In questo momento storico si parla molto di sanzioni alla Russia. Lei le vive sulla sua pelle perché ha delle difficoltà a viaggiare nei Paesi alleati degli Stati Uniti. Per quale motivo?
«Le sanzioni contro di me sono in vigore negli Stati Uniti ma non ancora in Europa. Vedremo col passare dei mesi o degli anni cosa succederà. È importante perché io sono il primo uomo che è stato sanzionato dagli americani per le sue idee: per i miei pensieri, per le mie dichiarazioni. Io non faccio parte di nessun gruppo terroristico, sono un intellettuale. Questo è emblematico. La democrazia liberale arriva in un momento di contraddizione: nel nome della libertà di espressione si sanzionano le personalità che esprimono opinioni diverse dal Pensiero unico. L’Occidente condanna i totalitarismi, eccetto il terzo totalitarismo, che è quello liberale che censura nel nome della libertà di pensiero e di espressione. La nostra è una realtà orwelliana, o peggio, viviamo nel “migliore dei mondi” di Huxley: il nostro è un totalitarismo soft».
Dall’altra parte, anche Vladimir Putin ha stilato una lista di personalità non gradite. Tra queste vi è anche un intellettuale, se così possiamo chiamarlo: Bernard-Henry Levy…
«Si tratta di una provocazione. Bernard-Henri Levy è un mio nemico diretto. Ha fatto una lezione intera a Kiev contro il mio libro La quarta teoria politica. Ha criticato le mie idee, è a favore del governo golpista ucraino, appoggia il nazionalismo e il liberalismo russofobo. Le sanzioni non sono solo contro di lui, ma anche contro altri personaggi come il leader dei Verdi francesi Daniel Cohn Bendit. Putin ha quindi ricambiato, si tratta di una risposta alle sanzioni. In più i nomi nella lista non sono intellettuali ma vere e proprie spie…».
Vladimir Putin è stato tagliato fuori dall’ultimo G7, ma in compenso Matteo Renzi lo ha accolto festosamente a Milano quando è venuto a visitare l’Expo. Non c’è una schizofrenia in questo atteggiamento?
«La volontà di escludere la Russia dal G7 è stata puramente simbolica. Pensate che il summit divenne G8 dopo il crollo del muro di Berlino con la presa del potere di Boris Elstin, il quale ha tradito allora la Russia. Il suo invito è legato alla perdita di sovranità del nostro Paese. Quando la Russia con Putin ha riacquistato maggiore sovranità è stata tagliata fuori. Per i russi questa non è di un’umiliazione ma un premio».
E riguardo alle sanzioni economiche europee che opinione si è fatto?
«Credo i Paesi europei abbiano tutte le ragioni per continuare a cooperare con la Russia. Per motivi economici, energetici, finanziari, industriali e commerciali, le sanzioni non giovano ai loro interessi. Le società europee non possono comprendere il perché di queste sanzioni, non ci sono basi economiche. Eppure i vertici di Bruxelles, tutti i capi europei, sono schizofrenici. Da una parte hanno interesse a cooperare con i russi, dall’altro invece non sono liberi per colpa della volontà statunitense per cui c’è una situazione di equilibrismo. Il mondo unipolare diretto da Washington ci porta al disastro e Matteo Renzi è ostaggio di queste relazioni internazionali».
Quali sono le conseguenze per noi italiani, un Paese storicamente legato alla Russia?
«È il Nord dell’Italia che paga soprattutto questa politica delle sanzioni. Di meno, invece, la Russia che ha rapporti commerciali anche con il mercato asiatico. Penso all’export italiano legato all’agricoltura, all’artigianato, ai prodotti industriali».
Parliamo di politica internazionale. Lei sembra convinto che ci sia un collegamento tra gli Stati Uniti e l’Isis.
«È evidente che il fondamentalismo islamico è stato manipolato fin dall’inizio dagli americani. Inizialmente è stato lo strumento per la lotta ai movimenti islamici filo-sovietici, poi è stato il pretesto e il nemico perfetto per le battaglie degli Stati Uniti in Medio Oriente, così dalla guerra in Afghanistan in poi. Credo che l’Isis non sia una realtà omogenea, all’interno ci sono diverse correnti, e una di queste è legata a doppio filo con gli Stati Uniti, ci sono documenti che lo dimostrano tra questi anche quelli di Edward Snowden. La politica estera americana tradizionalmente governa attraverso il caos e l’Isis fomenta questo caos».
Il fondamentalismo islamico è stato affrontato dal governo russo negli anni della guerra in Cecenia. In che modo? Come possiamo noi europei sconfiggere l’Isis?
«La Russia ha utilizzato una strategia delle divisioni tra un Islam tradizionale, euroasiatico, un islam politico, artificiale e antitradizionale, antisufista. Facendo questa divisione noi siamo riusciti a separare due rappresentazioni appoggiando l’islam tradizionale, garantendo molte libertà ai capi tradizionali. Detto ciò, i musulmani tradizionali hanno ricevuto più di quello che immaginassero. Anche il potere, la libertà di introdurre le leggi islamiche nella società, come nella Cecenia; ma il prezzo era quello di lasciare l’islam radicale, politico, atlantista. Questa è la doppia anima dell’islam, esistono correnti tradizionalisti e correnti pro-americane e pro-saudite che sono pericolose».
Nel Caucaso fa presa l’Isis sui musulmani?
«Al Nord del Caucaso ci sono piccoli gruppi legati all’Isis, ma non i numero tale da mettere in pericolo la nostra sicurezza. L’Islam tradizionale riconosciuto in Russia fa la guerra a queste frange».
Recentemente nei Paesi Baltici c’è un dispiegamento delle forze militari della Nato. Sempre al Nord dell’Europa, nei Paesi Scandinavi, la Russia ha ammonito il governo svedese qualora dovesse entrare nella Nato. Cosa sta succedendo da quelle parti?
«Gli americani spingono l’Europa alla guerra con la Russia. Giocano sui rancori e i risentimenti storici tra il nostro Paese e i Paesi dell’Est europeo. La Russia non ha interesse in questo conflitto e vuole evitarlo a tutti i costi».
SABATO 12 SETTEMBRE 2015 – NUOVA MARCIA A POTENZA Sono un attivista di NAZIONE NAPOLITANA INDIPENDENTE (NNI), movimento culturale/politico/sociale per l'autodeterminazione popolare della nazione dell'ex regno di Napoli (1282-1816), già repubblica nel 1799.
Con i fondatori di NNI (Ciro Borrelli e Pasquale Aurilia) abbiamo deciso di organizzare una super-marcia (multi-popolare) su Potenza (PZ), entro il secondo sabato di settembre.
A Potenza abbiamo già un amico, indipendentista napolitano pure lui, che ci procurerà il permesso per poter marciare nella città.
Il percorso avrà la partenza dallo stadio comunale Alfredo Viviani, e il capolinea al centro commerciale le piramidi, in modo tale da fare sosta e ristorazione prima di lasciare la città.
Pubblichiamo questo post che, anche se realizzato in ambito politico italiano (di cui noi non riconosciamo legittimità perché di uno stato straniero occupante i nostri territori), apre gli occhi sulla realtà odierna dell'immigrazione.
WSM
Venetia, 25 giugno 2015
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio
—
PER FERMARE LA “FUGA DALL’INFERNO” AFRICANO
Ascoltate questa lezione di storia, legalità, economia e vita di un immigrato africano in Italia.
Dura solo pochi secondi, ascoltatelo bene,senza presunzione e preconcetto.
Se lo farete capirete perché come M5S insistiamo tantissimo sul fermare le cause delle migrazioni prima ancora che discutere della gestione dei migranti (nonostante le nostre siano le uniche proposte in tal senso in Parlamento).
Coi miei occhi, quando con AMKA Onlus facevo il volontario in Repubblica Democratica del Congo, ho visto centinaia di villaggi senza corrente elettrica, quindi senza presidio medico, sovrastati da immensi tralicci che portavano la corrente in Europa. E questo è solo un esempio…
Per fermare la fuga dall’inferno africano, come qualcuno lo chiama, non dobbiamo dare all'Africa di più, dobbiamo togliergli di meno.
Credetemi, nessun essere umano sceglie liberamente di lasciare casa sua se ha una sola possibilità di sopravvivere, se lo fa c’è sempre un motivo serio.
Petrolio, armi, coltan, diamanti, oro, pellicce, ebano…tutte cause delle migrazioni di massa.
Quando la smetteremo di sfruttare queste risorse senza un briciolo di etica allora sì, avremo cambiato il mondo senza bisogno nemmeno di sederci ai tavoli del G7 o dei 28 di Bruxelles.
L’emergenza suicidi va avanti (mai interrotta) nel TOTALE SILENZIO mediatico e politico!
Nel 2012, pochi mesi dopo l’insediamento al governo del membro Bilderberg Mario Monti, in Italia ha avuto luogo un’impressionante catena di suicidi, senza precedenti nella storia. Nemmeno durante le due guerre mondiali, quando intere famiglie erano costrette a periodi di digiuno, o avevano perso la casa e spesso dei familiari in guerra o nei bombardamenti, era accaduto qualcosa del genere.
La stangata IMU, “necessaria” per risolvere la questione allucinante del “Caso Montepaschi”, indusse al suicidio decine di persone che già erano allo stremo, e si sono viste recapitare l’ennesimo balzello da pagare.
Molti hanno dovuto chiedere prestiti alle banche (pagando interessi) per pagare le tasse!
Siamo alla follia, alla devastazione sociale ed economica, fare impresa in Italia ormai è cosa da multinazionali: chiudono i negozi e aprono nuovi centri commerciali, negozi del brand, che commerciano prodotti realizzati a migliaia di km da qui, nel terzo mondo, sfruttando manovalanza low cost.
E in questo modo, lasciano senza lavoro le nostre aziende, che già a livello di costo del lavoro non possono competere con gli schiavisti, a questo aggiungiamo le tasse, ed ecco spiegata la moria di aziende!
Tornando alla questione dei sucidi, non ne parla più nessuno, e l’impressione è quella di essere tornati alla “normalità”, quando in Italia nessuno si uccideva per problemi economici.
In realtà, la mattanza va avanti: con cadenza quasi quotidiana qualcuno decide di farla finita, e in una piccola percentuale dei casi, chi si suicida decide di “portare con sé” i propri cari, commettendo omicidi.
Le notizie di questo tipo, rimangono confinate alla stampa locale; in questo modo non si ha la reale percezione di quanto stia accadendo a livello nazionale.
Media e politici tacciono, e in questo modo è come se il problema non esistesse!
Perché in questo paese la gente si scandalizza e si indigna solo quando a “comandarlo” è la televisione; spesso è la pressione mediatica a indurre i politici a prendere decisioni, per placare gli animi o con scopi propagandistici, ma quanto ai suicidi, il problema viene semplicemente ignorato, è come se non esistessero i disperati, che di fatto sono e restano abbandonati a loro stessi.
Per quanto riguarda il governo, puoi finire pure sotto un ponte, sono affari tuoi.
Italiani, non vi suicidate, la vita è troppo preziosa, tenete duro e impegnatevi per cambiare le cose… per fare aprire gli occhi alle persone, perché SOLO ATTRAVERSO LA CONSAPEVOLEZZA ci sarà reale cambiamento.
Fino a quando il 90% degli italiani saranno burattini nelle mani dei media, non ci sarà cambiamento, al massimo potremo passare da un padrone all’altro, come una prostituta sfruttata che decide da quale magnaccia farsi sfruttare…
PUTIN ALL’EUROPA: “NON SIETE STANCHI DI ESSERE SERVI ECONOMICI DEGLI USA?”- LE SANZIONI STANNO AMMAZZANDO NOI E VOI: FATEVI FURBI! ECCO LA CLAMOROSA PROPOSTA DEL LEADER RUSSO
La “sorprendente” proposta della Russia all’Ue: stracciate il TTIP e unitevi all’Unione Eurasiatica
Deciderà l’Europa di averne avuto abbastanza dell’eutanasia economica imposta dalle sanzioni a Mosca volute dagli Usa?
Appare sempre più evidente come le sanzioni decise dall’UE e dagli Usa alla Russia in seguito alla crisi ucraina e più in generale il blocco finanziario contro Mosca abbiano prodotto le sue conseguenze più nefaste contro i paesi membri dell’Ue.
La Germania è stata la prima ad ammetterlo alla fine del 2014 con la sua economia ormai sull’orlo della recessione.
Ma si tratta di una considerazione ormai di uso comune all’interno dell’Ue.
L’ex primo ministro italiano Romano Prodi, ad esempio, ha scritto sul Messaggero che un’economia russa debole non è desiderabile e profittevole per l’Italia. Secondo Prodi le sanzioni alla Russia per la crisi ucraina e l’abbassamento dei prezzi del petrolio e del gas faranno crollare il Pil russo del 5% annuo, determinando, a sua volta, un crollo delle esportazioni italiane del 50% nel paese.
In altre parole, scrive Zero Hedge, il mondo sta iniziando ad avvicinarsi ad un periocoloso punto di rottura: non è tanto l’esposizione finanziaria alla Russia, o la minaccia di un contagio finanziario che Mosca potrebbe soffrire.
Ma, peggio, è una questione molto più semplice che condurrà ad un’atroce sofferenza per i paesi europei: la mancanza di commercio con un partner strategico fondamentale in una fase di crisi già drammatica.
Mentre le Banche centrali possono continuare a monetizzare e ritardare il punto di rottura, creando bolle azionarie senza precedenti per gonfiare la fiducia di investitori e consumatori nel breve periodo, non possono “stampare commercio”, che resta il più importante veicolo di crescita nel sistema globalizzato attuale. In questo contesto un articolo della Deutsche Wirtschafts Nachrichten va controcorrente ma nella giusta direzione nello scrivere come la Russia ha una proposta “sorprendente” verso l’Europa che questa dovrebbe prendere in considerazione, vale a dire rinunciare all’area di libero mercato con l’Usa – che impone la perdita di commercio con la Russia e quindi l’ennesimo anno di crollo economico – e unirsi all’Unione economica euroasiatica. Dall’articolo si legge: “La Russia ha presentato una proposta sorprendente per superare le tensioni con l’Unione Europea: l’Ue dovrebbe rinunciare all’accordo di area di libero scambio con gli Stati Uniti, il TTIP, ed entrare come partner nella nuova Unione Economica Euroasiatica. Un’area di libero scambio con i vicini che avrebbe sicuramente più senso che un accordo con gli Usa. Sicuramente lo avrebbe ma poi come come potrà l’Europa fingere indignazione quando la NSA si trova ad aver spiato ancora una volta uno dei sui “partner commerciali più stretti?” Vladimir Chizhov, l’ambasciatore russo presso l’Unione Europea, ad Euobserver ha dichiarato: “La nostra idea è quella di iniziare contatti ufficiali tra l’Ue e l’EAEU il prima possibile.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha parlato di questo non tanto tempo fa.
Le sanzioni dell’UE alla Russia non sono un ostacolo.
Credo che il senso comune ci consigli di esplorare la possibilità di stabilire uno spazio comune economico nella regione euro-asiatica, incluso il focus nei paesi dell’Eastern Partnership [una politica Ue con legami più stretti con Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Georgia, Moldovae Ucraina]”.
E ancora: “Potremmo pensare ad una zona di area di libero scambio che inglobi tutte le parti interessate in Eurasia”. Chizhov descrive la possibilità come un’opportunità molto migliore per i paesi dell’Unione Europea: “Pensate saggio spendere così tante energie politiche per un’area con gli Usa mentre avete partner naturali così vicini da casa?”, ha dichiarato l’ambasciatore. E quindi la palla è oggi nelle mani dell’Europa: con la sua recessione che da triple-dip sta per divenire quadrupla e con l’unica risposta che resta una spinta monetaria da una Banca centrale controllata da Goldman Sachs finalizzata a distruggere ulteriormente la classe media a favore di pochi fortunati, deciderà l’Europa di averne avuta abbastanza e spostare i suoi obiettivi strategici e di commercio dall’occidente – parlando del TTIP, il ministro dell’agricoltura tedesco ha recentemente dichiarato: “Non possiamo proteggere ogni slasiccia” –verso oriente? Considerando che gli interessi delle corporazioni multinazionali e finanziarie che spingono verso il TTIP sono oggi dominanti attraverso le burocrazie non elette di Bruxelles, conclude Zero Hedge, la risposta è negativa.
E considerando che sono Renzi, Gentiloni e Mogherini a dover rappresentare gli interessi strategici nazionali, dall’Italia non possiamo attenderci altro che cieco servilismo all’”alleato” americano.
Il tricolore tanto osannato dai media e vilipeso dalla gente, oppure il vessillo dei sardi tanto ignorato dai media del potere, ma tanto amato dalla gente?
MLNS
Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu.
Chi siamo.
Siamo tutto il popolo sardo, anche chi non si riconosce ANCORA nel movimento, ma che ne è rappresentato, in sintesi, dal suo gruppo dirigente.
Chi sono?
No, niente nomi, intendo spiegare cosa siamo, cosa ci proponiamo, quali strategie adottiamo, cosa chiederemo ai sardi, cosa chiederemo a noi stessi.
Già lo facciamo, ma da questa estate il nostro impegno per la sardegna sarà H24.
Ricordatecelo con forza se vedrete che per un momento avremo fatto una pausa, H24 e boh !
Però il nostro impegno deve essere assecondato, appoggiato.
Senza di voi non potremmo fare NIENTE.
Come non avremmo potuto fare niente se la gestione fosse ancora quella precedente.
Quella della fatidica data del 6 dicembre, giorno che ci ha visti confrontarci in una incredibilmente accesa riunione, con la parte ormai ininfluente e sostanzialmente immobilista del movimento.
Quella dell’ex presidente.
I proclami guerreschi e inutili, se non dannosi, contro la posatezza di ragionamenti logici, la forza del confronto pacato, le blindature contrapposte alla trasparenza.
Per nostra iniziativa a quella riunione di governo, parteciparono semplici appartenenti al popolo sardo, loro hanno visto tutto.
NOI siamo noi e la precedente gestione è fuori come un balcone.
Per il bene dei sardi.
Quella data ha certificato il nuovo corso del movimento.
E nessuno, nessuno ci può dire che non abbiamo fatto di tutto per appianare i contrasti, abbiamo dovuto constatare di essere di fronte ad un muro di gomma.
E infatti, da quella data in poi, ma questo, per ora, lo sappiamo solo noi, abbiamo lavorato duramente, quasi H24, portando a casa significativi risultati, i sardi ne verranno messi a conoscenza tra non molto tempo, ogni mela va colta al giusto punto di maturazione, frase sentita da qualche parte, ma la faccio finalmente mia.
Il fine è nobile, è la libertà di questa terra, ma dovremo essere convinti che i sardi la vogliono senza se e senza ma, Libertà e boh!
Non fateci pensare che a voi non interessi, non smussate la nostra determinazione.
Non distruggete il sogno della nuova gestione !
Vi vogliamo tutti intorno a noi, e non solo la gente, ma TUTTE le sigle indipendentiste, con le quali abbiamo intenzione di relazionarci con pari dignità.
Siamo nati per unire un popolo intorno ad un sogno.
Vorremmo un segno da parte vostra, ogni paese o città, dovrà avere un gruppo operativo, costante, non importa che si riconosca o meno nel movimento, serve che certifichi che in ogni dove dell’isola, ci siano patrioti che sposino i fini per i quali il movimento è nato.
Siamo alla ricerca “disperata” di menti pensanti e carismatiche, se tu pensi di esserlo, esci allo scoperto, se pensi di avere idee valide ed originali, ti vogliamo con noi.
Se pensi di avere ottime competenze, in qualsiasi settore, se vuoi, sei già al nostro fianco.
Siamo in una situazione che non consente più a nessuno l’ignavia, e se ti blocca il pensiero che esponendoti troppo, potresti generare guai per i tuoi cari, per la tua famiglia, sappi che con il tuo colpevole immobilismo già lo stai facendo.
E non accusare il movimento delle parole che seguiranno, sono espresse a titolo personale, le dice mariano abis.
Sono convinto che acquistare la libertà sia immensamente più semplice che esprimere una rappresentatività adeguata.
Perchè abbiamo sempre sbagliato nello scegliere.
Perchè ci hanno sempre rappresentato i peggiori, e la colpa è . u n i c a m e n t e . NOSTRA!
Non diamo, per carità, la colpa ad altri, loro, secondo il loro modo di pensare, hanno fatto bene, siamo noi che ci siamo sempre fatti impollare, con promesse e lusinghe fallaci.
Ma ciascuno di noi NON deve sentirsi rappresentato, ciascuno di noi deve essere il cambiamento.
Ciascuno di noi DEVE sacrificarsi per esso, prima il popolo , poi gli affetti, i nostri cari fanno parte del popolo, non è una contraddizione, se pensi che i tuoi cari possano star bene, in confronto agli altri, in un ambiente negativo, di sofferenza generale, stai sbagliando di grosso.
Come stai sbagliando, se pensi che il raggiungimento della nostra libertà sia il termine delle nostre lotte, no, sbagli, non possiamo star bene se intorno a noi esistono troppi fattori da cambiare, fattori mondialisti che ormai inglobano tutto il pianeta.
Noi sardi dovremmo essere il cambiamento globale, smettiamo di ragionare in termini locali, abbiamo il dna giusto per fare grandi cose a livello planetario.
CREDIAMOCI !
Se voglio arrivare a 100, a 100 devo mirare, se non a 120, poi il risultato dipenderà dalle nostre capacità e dalla nostra intelligenza, ma soprattutto dall’impegno che metteremo, H24, appunto.
Pensi di essere un gherreru balente? Coraggioso? Bene, non è certo un difetto, ma noi siamo pacifici, arriveremo alla libertà senza armi fisiche, ma con le armi della ragione e della passione.
Anche con le armi dell’esempio, a breve ne riparleremo.
Pensi di possedere un cervello realmente pensante? Una buona dose di carisma? Ecco, di te abbiamo bisogno.
DI TE ABBIAMO BISOGNO.
Di te che anteponi il benessere della tua gente ai tuoi interessi personali, di te che hai le capacità di relazionarti con il nostro progetto, di te che hai capito che ci stanno portando ad una disonorevole schiavitù.
Disonorevole perchè se non abbiamo combattuto per contrastarla, ce la saremo meritata.
Il momento è topico, rendiamocene conto, ciascuno dovrà fare la propria parte, secondo le sue capacità e attitudini, tu che militi in una formazione indipendentista, non ti chiediamo di abbandonare i tuoi compagni, convincili che stare ANCHE col movimento, porterà giovamento a tutti.
Abbandoniamo gretti atteggiamenti che ci vedono (no, che VI vedono) osannare partiti italiani in terra sarda, loro dipendono da roma, anzi no, sto sbagliando, dato che roma non conta un beato piffero di niente, loro dipendono dai biechi finanzieri speculatori che stanno distruggendo il pianeta.
NOI SIAMO SARDI !!!
Riacquistiamo il nostro orgoglio di popolo, noi siamo noi, e dobbiamo lottare unicamente per il benessere della nostra gente, non vorrei vergognarmi di voi, una volta raggiunta la libertà, perchè la raggiungeremo, di vedervi, ancora una volta, scegliere gente che si vende al mondialismo più sfrenato, VIVIAMO E AGIAMO DA SARDI, solo questo vi chiediamo, e soprattutto scegliamo il cambiamento, non bisogna aver paura di cambiare, la realtà è sotto i nostri occhi, siamo alle soglie di una disumana schiavitù !
Tu che pensi di avere carisma e determinazione, che conosci le regole basilari del diritto internazionale, mettiti in contatto con noi, costruiremo nel tuo ambito locale, nel tuo paese, un gruppo che divulghi le tematiche care al nuovo corso del movimento.
Tu che sei esperto di coltivazioni, di progresso rurale, di te abbiamo bisogno !
Tu che sei esperto di informatica, di te abbiamo bisogno, estremo bisogno, in un ambito che riconosce il potere della rete come rilevantissimo, e chissà che non ti assegneremo dei grandi compiti, ai quali potrai essere orgoglioso di lavorare.
Tu che hai competenze nella difesa fisica di persone e valori, tu che sei stato barracellu, o guardia giurata, delle tue competenze abbiamo bisogno.
Abbiamo bisogno di azzerare le inique aste giudiziarie, gli sfratti e i pignoramenti.
Anche tu, artista della penna, del pennello o del pentagramma, collabora con noi, abbiamo bisogno di comunicatori validi.
Tu che hai esperienze dirigenziali, noi le valorizzeremo.
Tu che sogni di costruire una comunità a impatto ambientale zero, tu che riconosci i valori della civiltà contadina e le aberrazioni del consumismo, ti metteremo nelle migliori condizioni di realizzare il tuo sogno, che sarà un esempio che certificherà che si può vivere felici senza le logiche che finora ci hanno imposto.
E tu che finora hai salvato famiglie e aziende dalla piovra bancaria ed equitaliana, dalla piovra italiana, sarai il benvenuto se deciderai di mettere al servizio dei sardi le tue competenze.
Hai un progetto innovativo?
Esponicelo.
Ci servono ingegneri, scienziati, comunicatori, esperti di istruzione e formazione, personalità introdotte in vari settori, storici, appassionati di archeologia, di tematiche energetiche, ci servono sardi motivati.
Ci servono costruttori.
Costruttori di libertà.
Ci servono sardi motivati.tutto questo solo a titolo personale, ma non solo, senza falsa modestia, o supponente e falsa umiltà, la teoria dulles (minuscolo, come minuscolo è il personaggio ) ci fa un baffo.
di Mariano Abis – ilsovranista.it Ecco (CVD), come vi dominano, con la informazione fasulla, con messaggi subliminali ( tanto per non alzare troppo il tiro ), con le fasullerie della storia di regime, con l’archeologia ad uso e consumo del potere, ( un popolo come il sardo, con la sua storia splendida, vi fa paura), con la beffa della scuola, fabbrica di soldatini ubbidienti, con la mancanza di cultura, sostituita (quella buona, personale, ancestrale, quella che ciascuno di noi ha dentro, la naturalità del vivere e del raziocinio) dalla loro cultura a beneficio degli imbecilli creduloni, con la creazione di miti e misticismi, col ricorso al paradossale, con la imposizione costante di assurdità, che alla fine passano per verità assolute, con le ideologie, che grande fregatura. Con la truffa globale più nascosta, ma facilmente smascherabile in presenza di logica, ah già la logica ! Tarpata dalla scuola, no, non parlo degli insegnanti, parlo della sua struttura costruttiva, tarpata dalle vibrazioni ( o su di lì ) dei supermercati, parlo del tempo perso a leggere contratti chilometrici, parlo del tempo prezioso che volutamente vi fanno perdere alle casse ed alla posta, parlo dello scippo più ignobile mai attuato, la ruberia del nostro preziosissimo tempo, certo la teoria dulles ha quantificato tutto questo, ad uso e consumo delle elite, non ci vogliono lasciare il tempo per informarci, per costruire la nostra cultura, la nostra, non la loro, per la loro vi obbligano a disperdere la quasi totalità del vostro tempo. E quando vi devono concedere qualche privilegio temporale, preferiscono incanalarvi verso un cinema, uno stadio o una palestra, piuttosto che verso una biblioteca. Centri di aggregazione sociale e culturale? Giammai ! Da evitare accuratamente! Da non pubblicizzare in tv, non sia mai che la gente ne tragga beneficio! Raccomandate invece sono le sedi di partito, le associazioni umanitarie, ecologiste, caritatevoli in cerca di alibi esistenziali, loro si che svegliano coscienze rattrappite! La politica o si fa, o la si subisce, mi chiedo cosa pretendete ancora da questa democraticità monca, cieca e claudicante, questa non è politica, è plagio. Noi, il gruppo al quale appartengo, preferisce fare la storia, non la politica. Il qui e ora, bella invenzione spirituale, peccato che abbiano fatto di tutto per assecondarla, promuoverla, gestirla, inficiarla; in se e per se, sarebbe cosa buona e giusta, in un ambito frizzante e confacente alla naturalità umana, non in ambiti inquinati da concetti cavernisti, autoescludenti, e sostanzialmente dissocianti, le sue positività concettuali in questi ambiti, scemano verso lo zero. Le bacchettate sulle manine sinistre degli scolari, di novecentesca memoria , ora vengono sostituite con strategie più sofisticate, eh… beh….ne ho da dire sul sistema scuola, che ha creato vittime dietro e davanti alle cattedre, vittime nelle segreterie scolastiche, vittime tra i consigli di classe, impregnati da vuoti luoghi comuni. Comode poltrone dirigenziali, piazzate là per verificare che tutto vada a buon fine, come programmato, proprio vero, più sono i peggiori, più si adagiano i loro sederi nella morbidezza di poltrone soffici, comode, ed altolocate, l’eterna demeritocrazia che certifica che solo i peggiori possono ambire a posizioni di privilegio, solita vostra storia di costume italico, purtroppo. Purtroppo (per voi) , io non sono italiano, io non mi riconosco nel vostro popolo, artefattamente costruito, io mi illudo di ragionare ancora col lobo destro del cervello, lasciatemi almeno questa mia pia, personalissima illusione. Se mi considerassi italiano, mi sarei già nascosto nel più profondo dei cunicoli, per evitare le ditate sarcastiche di tutto il resto del mondo. Tutto da voi è irrazionale, referenziale, aleatorio, il razzismo al contrario, le comode poltrone dei centri di potere occupate da malefici imbecilli, servi per loro comodità di criminali speculatori finanziari, gente che compra popoli pagando i politici di turno, e la gente che applaude perchè escono alla televisione imbellettati e indossanti l’abito firmato, in ossequio alla pratica più ambita dall’italiano, quella dell’apparire. Ma mi dite a cosa applaudite? Alla vostra dabbenaggine che certifica che sono eleggibili solo i peggiori? I più opportunisti? Quelli che godono quando vi edono farvi la guerra tra voi? Poveri contro disagiati. Destroidi contro sinistroidi. Omo contro etero. L’eterna strategia di creare classi sociali, disparità economiche e finanziarie, il mondo malefico del consumo programmato dei neuroni proggressiti contrapposti a quelli radicali e conservatori, smettetela di fare politica, vi disunisce, scrivete la storia di popoli, scrivete le vostre storie. Scrivete la storia del vostro popolo. E sia ben chiaro, NOI porteremo la sardegna alla libertà, e non lo faremo uscendo dall’italia, no, lo faremo cacciandola in mare, tipologia di comportamento sostanzialmente ben diverso da quello che gli indipendentisti “nella norma” pensano di attuare, noi siamo noi, ragioniamo diversamente, cerchiamo almeno di non subire i loro condizionamenti, stiamo compiendo il nostro cammino de programmante, rifiutiamo i vostri idoli fasulli, rifiutiamo il fatto che pertini sia una icona, ma si, ve lo accetto, diciamo che è una icona, ma una ingombrante icona di italianità, contenti voi, contenti tutti. Se sono questi i personaggi di cui vi gloriate, fate pure, italici, e continuate a vivere felici e soddisfatti, anzi, no continuate a dormire. ************************* Sento una vocina in sottofondo che mi sussurra: ma chi sei tu per dirci queste amenità? Cosa hai da insegnarci? Appartieni ad un popolo che notoriamente è sempre stato tenuto ai margini, della cultura e dell’italianità! ************************** Oh bella! E’ proprio questo che ci salva, noi non siamo italiani, come non sono italiani i veneti, i siciliani o i campani, dalle nazioni che hanno una lingua, tradizioni, storia nazionale, nascerà il riscatto dell’italia, di tutto lo stivale, e finalmente non si sentirà più parlare di italia, di un unico popolo italico che popolo non è, perchè disomogeneo e sostanzialmente in dissidio tra le sue componenti. Dai movimenti di liberazione dall’Italia, costruzione fittizia, nascerà il riscatto di tutti i popoli italiani, che potranno, per la prima volta nella storia, collaborare tra loro.