2012.01.23 – PROSTITUZIONE DI STATO O STATO DI PROSTITUZIONE?


Lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione è un crimine, un delitto contro la persona.
Sotto il profilo etico, morale e giuridico, non può essere condivisa l'induzione, il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione.
Ogni relazione di natura sessuale, determinatasi liberamente fra persone mature e consenzienti, non può che conformarsi al reciproco rispetto per il diritto alla dignità, alla reputazione personale, all'igiene e alla salute nonché alla sicurezza individuale.
In nessun caso, la prostituzione in tutte le sue forme e manifestazioni, deve costituire limitazione ai diritti individuali e collettivi  relativi al contesto ambientale e sociale in cui viene ad esercitarsi.
Questa è la ferma posizione del MLNV. 

Fenomeno o piaga sociale che sia la prostituzione è una realtà che ci accompagna ovunque nel mondo… da sempre.

 

Ciò che è peggio però è lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, la condizione di schiavitù di persone umane lasciate in balia di aguzzini e organizzazioni criminali che lucrano di questo mercato.
Ogni giorno nelle strade d'italia la "macelleria umana" espone impunemente la propria merce, ne vende la carne e ne trae il profitto.
Impedire la prostituzione è probabilmente impraticabile per uno stato.
Impedire che il crimine ne tragga profitto questo invece è fattibile e dovrebbe essere un dovere per lo stato.
Legittimare la prostituzione e organizzarne il settore significa prima di tutto impedire che i proventi alimentino il crimine.
Se è poi legalizzata perchè non dovrebbe essere altrettanto equamente tassata???

Con il termine prostituzione si indica l'attività di chi offre prestazioni sessuali, dietro pagamento di un corrispettivo in denaro. L'attività, fornita da persone di qualsiasi orientamento sessuale, può avere carattere autonomo, professionale, abituale o saltuario.
Strettamente legato alla prostituzione è il suo sfruttamento, o lenocinio, praticato per trarre profitto dall'attività di chi offre il servizio, da parte di persone che generalmente si presentano come protettori, o "lenoni". 
Inoltre vi sono altre figure legate al fenomeno della prostituzione per cui può configurarsi, al posto dello sfruttamento vero e proprio, il reato di favoreggiamento.
La prostituzione nel mondo è regolamentata giuridicamente in modo estremamente variegato: passando da società che contemplano una legalizzazione completa, ad altre che ne reprimono lo svolgimento per mezzo della pena di morte.

La parola "prostituzione" deriva dal verbo latino prostituĕre (pro, "davanti", e statuere, "porre"), e indica la situazione della persona (in genere schiava) che non "si" prostituisce, ma che, come una merce, viene "posta (in vendita) davanti" alla bottega del suo padrone. Questa origine richiama quindi la condizione storicamente più abituale della prostituta, la quale non esercita autonomamente la sua professione, ma vi è in qualche modo indotta da soggetti che ne sfruttano il lavoro traendone un proprio guadagno (c.d. "protettori").
L'uso del termine non è univoco e a seconda del Paese, del periodo storico o del contesto socio-culturale può includere qualsiasi atto sessuale e qualsiasi tipo di compenso (anche non in denaro) o indicare coloro che svolgono atti sessuali fuori dal matrimonio, o uno stile di vita simile a coloro che offrono le prestazioni o chi intrattiene atti sessuali disapprovati. 
Può indicare anche un comportamento zelante più del dovuto nei confronti di un superiore, finalizzato all'ottenimento di gratifiche lavorative o economiche.
Niccolò Tommaseo fissò una distinzione fra meretrice e prostituta: 
la prima guadagna del corpo suo e qui l'illustre linguista richiama il termine latino mereo
mentre prostituta è legata a prostat cioè colei che per guadagno o per libidine, si mette in mostra, e provoca a sozzure.

 


IN ITALIA

 

È con un decreto del 1859, voluto da Camillo Benso conte di Cavour per favorire l'esercito francese che appoggiava i piemontesi contro l'Austria, che si autorizza l'apertura di case controllate dallo Stato per l'esercizio della prostituzione in Lombardia. 
Il 15 febbraio 1860 il decreto fu trasformato in legge con l'emanazione del "Regolamento del servizio di sorveglianza sulla prostituzione".
Nascono le cosiddette "case di tolleranza", perché tollerate dallo Stato. 
Ne esistono di tre categorie: prima, seconda e terza. 
La legge fissava le tariffe, dalle 5 lire per le case di lusso alle 2 lire per quelle popolari, e altre norme come la necessità di una licenza per aprire una casa e di pagare le tasse per i tenutari, controlli medici da effettuare sulle prostitute per contenere le malattie veneree.
Ancora, il testo definitivo della legge Crispi, approvato il 29 marzo 1888 vietava di vendere cibo e bevande, e feste, balli e canti all'interno delle case di tolleranza e l'apertura di case in prossimità di luoghi di culto, asili e scuole. 
Le persiane sarebbero dovute restare sempre chiuse. 
Da qui i bordelli presero il nome di "case chiuse". Giovanni Nicotera, ministro degli Interni, nel 1891, deciderà di ridurre le tariffe per limitare la prostituzione libera, che non subiva il controllo sanitario.
Nel 1900 si leva qualche voce per la chiusura delle case di tolleranza a seguito dell'attentato dell'anarchico Bresci a re Umberto I.
Bresci avrebbe trascorso alcuni giorni a meditare in un bordello prima dell'attentato, ma le minacce di chiusura pronunciate dal Presidente del Consiglio Saracco rientrano. 
Sarà Filippo Turati, nel 1919 a riaprire la querelle, ma per tutto il fascismo non si registrarono variazioni di merito nella legislazione sulla prostituzione se non una disposizione di Benito Mussolini degli anni trenta che imponeva ai tenutari di isolare le case con muri detti "del pudore" alti almeno dieci metri.
Il 20 settembre 1958, a seguito di un lungo dibattito nel Paese, è stato introdotto il reato di sfruttamento della prostituzione e le case di tolleranza sono state chiuse con la cosiddetta legge Merlin di Angelina Merlin del Partito Socialista. 
La legge punisce lo sfruttamento della prostituzione o lenocinio. 
L'art. 3, n. 8), della legge n. 75/1958 equipara il favoreggiamento allo sfruttamento: infatti punisce "chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui" (art. 3, n. 8, l. 75/1958).
Da allora numerosi sono stati i tentativi di modificare la legge. 
Nel 2003 un disegno di legge di Umberto Bossi e Stefania Prestigiacomo varato dal Consiglio dei ministri vietava la prostituzione nelle strade, ma la ammetteva nelle case private e al chiuso e non avrebbe ripristinato le case di tolleranza. 
Nella Legislatura passata, l'8 febbraio 2007, l'onorevole Franco Grillini ha presentato una proposta di legge, tesa a disciplinare l'esercizio della prostituzione e ad affermare la dignità e il diritto alla sicurezza e salute delle persone che si prostituiscono.

Sono quattro i modelli giuridici, con sfumature dalle più tolleranti alle più repressive, adottati per regolare la prostituzione.

 

Sistema proibizionista o criminalizzante
Consiste nel vietare la prostituzione e nell'applicare – alla prostituta, al cliente o ad entrambi – pene pecuniarie o detentive.
Il sistema è sostenuto da teorie che rivendicano la necessità di tutelare in tal modo la morale pubblica o la dignità della donna.
Sistema abolizionista
Il sistema chiama lo Stato fuori dalla disputa, senza proibire o regolamentare l'esercizio della prostituzione. La prostituzione in questo sistema è scoraggiata.
Sistema regolamentarista
È un sistema teso alla legalizzazione e regolamentazione della prostituzione che può avvenire con modalità differenti (come la statalizzazione dei bordelli, i quartieri a luci rosse, ecc).
La legalizzazione sovente include l'imposizione di tasse e restrizioni, più o meno ampie, nell'esercizio della prostituzione anche con l'individuazione di luoghi preposti all'esercizio dell'attività e la prescrizione di controlli sanitari obbligatori per prostitute e prostituti per la prevenzione e il contenimento delle malattie veneree e l'obbligo di segnalare attività e residenza.
Sistema neo-regolamentarista/decriminalizzante
È teso alla rimozione di leggi al fine di depenalizzare l'attività sessuale fra adulti consenzienti nei contesti commerciali.
Secondo la commissione Affari sociali della Camera, le prostitute sarebbero in Italia dalle 50 000 alle 70 000. 
Almeno 25 000 sarebbero immigrate, 2 000 minorenni e più di 2 000 le donne e le ragazze ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. 
Il 65% delle prostitute lavora in strada, il 29,1% in albergo, il resto in case private. 
Il 94,2% delle prostitute sarebbero donne, il 5% transessuali e lo 0,8% travestiti.
L'indagine non calcola il numero di prostituti maschi o escort. 
I sondaggi dimostrano anche che la maggiore concentrazione di prostitute è nell'area di Milano con il 40% e di seguito Torino con il 21%.
Per quanto riguarda i clienti, uno studio commissionato nel 2007 dal Dipartimento Pari Opportunità ha rilevato che sono circa nove milioni gli italiani che, con motivazioni e cadenze diverse, frequentano prostitute.
In Italia sono operative diverse associazioni di prostitute che offrono aiuto, sostegno e consulenza a coloro che esercitano la prostituzione. 
Tra queste il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute (CDCP) nato nel 1982.

NEL RESTO DEL MONDO

 

Nei casi estremi, secondo alcuni codici in particolare di paesi musulmani, la prostituzione è sanzionata con la "pena di morte"; in altri paesi avviene il fenomeno diametralmente opposto, in quanto le prostitute pagano regolarmente le tasse e sono sindacalizzate, ad esempio nei Paesi Bassi, e in questi paesi i bordelli possono farsi pubblicità.
La situazione legale in Germania, in Svizzera (dove la discussione sull'età minima per prostituirsi è al centro di uno scontro vivace tra chi sostiene che la soglia debba essere abbassata a 16 anni e chi sostiene debba essere mantenuta a 18, e in Nuova Zelanda è simile a quella dell'Olanda. 
Nello Stato australiano del Nuovo Galles del Sud, qualsiasi persona di età superiore ai 18 anni può offrire prestazioni sessuali in cambio di denaro.
In un altro Stato australiano, Victoria, una persona che desideri svolgere l'attività di prostituta può richiedere una regolare licenza. 
Le prostitute che lavorano in una propria attività o in attività altrui devono essere registrate. 
Le "sex-workers" individuali non necessitano di alcuna registrazione o licenza.
In alcuni paesi, lo statuto legale della prostituzione può variare in base all'attività: in Giappone, per esempio, la prostituzione "vaginale" è contro la legge, mentre il sesso orale a pagamento è legale e chi lo compie non esercita la prostituzione. 
In Turchia la prostituzione di strada è legale, così come la prostituzione nei bordelli regolati dal governo. 
Tutti i bordelli devono avere una licenza così come la devono avere le lavoratrici.
Nel Regno Unito la prostituzione non è formalmente illegale ma diverse attività di contorno lo sono. 
In Inghilterra e in Galles sono illegali:
per una prostituta attirare clienti in strada o in un luogo pubblico, mettendo così di fatto fuori legge la prostituzione,
per un potenziale cliente richiedere persistentemente, anche se da un veicolo motorizzato,
possedere o dirigere un bordello,
la prostituzione minorile, per il cliente (dove il minore è definito tale in quanto più giovane di 18 anni)
infine è illegale il controllo della prostituzione (lenocinio).
Una situazione simile si verifica in Scozia, dove la prostituzione in sé non è illegale bensì le attività associate. 
Un progetto di legge che istituisse delle zone di tolleranza per la prostituzione era stato promosso nel Parlamento Scozzese, ma non è riuscito a diventare legge.
In solo uno Stato degli Stati Uniti, ovvero il Nevada, è considerato legale comprare e vendere prestazioni sessuali. 
Bordelli legali sono presenti in diverse contee del Nevada. 
In Canada, la prostituzione in sé è legale, ma anche in questo caso la maggior parte delle attività collaterali non lo sono. 
Non è legale ad esempio vivere esclusivamente di prostituzione senza essere di alcuna utilità alla società (strumento questo per ostacolare il fenomeno del lenocinio) ed è illegale inoltre (per ambo le parti) negoziare in un luogo pubblico, (incluso nei bar). 
Per mantenere una parvenza di legalità, le agenzie di accompagnamento organizzano un incontro tra l'accompagnatrice (o accompagnatore) e il cliente. 
La Corte Suprema Canadese ha stabilito nel 1978 che, per essere condannati per adescamento, l'atto deve essere “pressante e persistente”. 
Allo stesso modo in Bulgaria la prostituzione in sé è legale, ma la maggior parte delle attività collegate (come il lenocinio) sono fuorilegge.
In Svezia, Norvegia e Islanda è illegale comprare servizi sessuali, ma è legale vendere servizi sessuali. 
La ragione di questa legge è nella protezione delle prostitute, poiché molte di loro sono state forzate a prostituirsi da qualcuno o dalle necessità economiche. 
Chi si prostituisce generalmente è visto dai governi come persona oppressa, mentre i loro clienti sono visti come oppressori. 
La Svezia è stata il primo paese a introdurre questo tipo di legislazione nel 1999. 
Nel caso di prostituzione minorile, in Olanda essere clienti (a meno che il cliente sia egli stesso minore di 16 anni) o protettori è illegale, ma in tal caso non è illegale prostituirsi. 
Nella maggior parte dei paesi dove la prostituzione è criminalizzata, chi si prostituisce viene arrestato e perseguitato più dei clienti.
In Brasile e Costa Rica, la prostituzione in proprio è legale, ma guadagnare dalla prostituzione altrui è illegale. 
La prostituzione è legale per i cittadini in Danimarca, ma è illegale trarne profitto. 
In questo paese la prostituzione non è regolata come nei Paesi Bassi, bensì il governo cerca attraverso interventi sociali di portare le persone fuori da essa indirizzandole verso altri mestieri, e cerca di ridurre al contempo l'introito delle attività criminali e altri effetti collaterali negativi derivanti dalla prostituzione.
In Thailandia la prostituzione è illegale così come stabilito dal Prevention and Suppression Act, B.E. 2539 del 1996.
Nel 1949, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la “Convenzione per la soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione altrui”, affermando che la prostituzione forzata è incompatibile con la dignità umana, richiedendo a tutte le parti coinvolte di punire i protettori e i proprietari dei bordelli e gli operatori e di abolire tutti i trattamenti speciali o la registrazione delle prostitute. 
La convenzione fu ratificata da 89 paesi ma la Germania, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti non parteciparono.

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