Il Re d’Italia mi ha dichiarato la guerra.
Una fellonia quale la storia non conosce eguale, venne perpetrata dal regno d'Italia verso i suoi due alleati.
Dopo un'alleanza di più di trent'anni, durante la quale essa poté aumentare il proprio possesso territoriale e assorgere a insperata prosperità, l'Italia Ci abbandonò nell’ora del pericolo e passò a bandiere spiegate nel campo dei Nostri nemici.
Dopo un'alleanza di più di trent'anni, durante la quale essa poté aumentare il proprio possesso territoriale e assorgere a insperata prosperità, l'Italia Ci abbandonò nell’ora del pericolo e passò a bandiere spiegate nel campo dei Nostri nemici.
Noi non minacciammo l'Italia, non diminuimmo il di lei prestigio; non toccammo il suo onore né i suoi interessi.
Noi adempimmo sempre fedelmente i Nostri doveri quali alleati e le fummo di scudo quando essa entrò in campo.
Facemmo di più: Quando l'Italia rivolse i suoi cupidi sguardi oltre i Nostri confini eravamo decisi, nell'intento di conservare l'alleanza e la pace a gravi e dolorosi sacrifici, sacrifici questi quali particolarmente affliggevano il Nostro cuore paterno.
Ma la cupidigia dell'Italia la quale credeva di dover sfruttare il momento era insaziabile.
E così la sorte deve compirsi.
Contro il possente nemico al Nord la Mia armata fece vittoriosa difesa in una gigantesca lotta di dieci mesi, stretta in fedele fratellanza d'armi con gli eserciti del Mio augusto alleato.
Il nuovo perfido nemico al sud non è per essa un nuovo avversario.
Le grandi memorie di Novara, Mortara, Custoza e Lissa che formano l'orgoglio della mia gioventù e lo spirito di Radetzky, dell’Arciduca Alberto e di Tegetthoff, il quale continua a vivere nella Mia armata di terra e di mare, mi danno sicuro affidamento che difenderemo anche i confini meridionali della Monarchia.
Io saluto le mie truppe ferme nella lotta, abituate alla vittoria; confido in loro e nei loro duci.
Io saluto le mie truppe ferme nella lotta, abituate alla vittoria; confido in loro e nei loro duci.
Confido nei miei popoli, al cui spirito di sacrificio senza pari vanno i Miei più sentiti ringraziamenti.
All’Altissimo rivolgo la preghiera, che Egli benedica le Nostre bandiere e prenda la Nostra giusta causa sotto la Sua clemente custodia.
Vienna, 23 maggio 1915
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