2025.01.01 – SONO A CAPO DEL MLNV NON IL SUO CAPO … MA SONO ANCORA QUI’ !

Dalla riacquistata libertà, seguita al ricovero forzato presso l’ospedale di Vicenza e successivamente a Villa Margherita, sui Colli Berici, per la riabilitazione, non sono più riuscito a recuperare pienamente la mia integrità fisica.
Questo evento ha rappresentato una cesura profonda nella mia vita, evidenziando elementi che ritengo necessari analizzare con attenzione.
Durante il ricovero, sono state scattate e pubblicate sui social alcune foto che mi ritraggono in stato di incoscienza – o apparente tale, dato che ero sottoposto a sedazione.
Questa ostentazione dolosa e indotta da parte di alcuni attivisti del MLNV ha rafforzato i miei sospetti iniziali su un disegno più ampio volto a minare la mia persona e il mio ruolo.
La vicenda si complica ulteriormente se si considera l’approssimazione di precedenti interventi medici che mi furono caldamente consigliati, sostenuti e incoraggiati da alcuni ex membri del MLNV.
La concatenazione di questi eventi alimenta il sospetto che tutto sia stato orchestrato ad arte per indebolirmi fisicamente e moralmente.
Il ricovero, resosi necessario per il grave sfinimento fisico cui ero stato portato, ha segnato anche la scomparsa improvvisa di coloro che, fino a quel momento, si erano mostrati così attenti e solerti nei miei confronti, (rifatti successivamente presenti non essendo probabilmente riusciti nell’intento).
Questa repentina assenza non può che apparire sospetta, soprattutto alla luce delle indagini in corso.
Ad oggi, ulteriori accertamenti stanno approfondendo le responsabilità sia dell’autorità giudiziaria a Treviso che del sistema sanitario pubblico di Vicenza e Treviso.
Un aspetto cruciale di quanto accaduto durante il mio ricovero a Villa Margherita riguarda l’isolamento forzato cui sono stato sottoposto.
In quel periodo, mi fu reso impossibile mettermi in contatto con alcuni membri fidati del MLNV.
Ero confinato in una stanza singola, con sbarre alle finestre e privato del mio telefono, che risultava successivamente danneggiato e privato della scheda SIM.
Inoltre, la porta del reparto era stata dotata di una serratura blindata, accessibile solo tramite un codice che mi era sconosciuto.
Questa situazione di isolamento era ulteriormente aggravata da eventi insoliti.
Strane figure si alternavano nella mia stanza in orari atipici, presentandosi come “manutentori”.
Questi episodi, in un contesto già altamente anomalo, sollevano molteplici interrogativi, sia per la natura dei soggetti coinvolti che per i loro reali intenti.
L’insieme di queste circostanze evidenzia una strategia deliberata per impedire qualsiasi comunicazione con l’esterno, accentuando il senso di segregazione e la percezione di trovarmi in una condizione controllata e manipolata.
Se confermate, queste connessioni avvalorerebbero l’ipotesi di un preciso intento: fermare la mia attività con il MLNV, rendendomi fisicamente e psicologicamente inadeguato alla mia missione.
Non posso ignorare i ripetuti tentativi messi in atto dai fuoriusciti dal MLNV per accelerare la mia esclusione dalla carica apicale.
Essi sostenevano con insistenza che, anche qualora fossi tornato operativo, le mie condizioni psicofisiche sarebbero state comunque compromesse, rendendomi inadeguato al mio ruolo.
Tra le azioni intraprese, spiccano riunioni organizzate e caldeggiate da questi individui, durante le quali veniva promossa la candidatura di un nuovo leader.
Per sostenere questa posizione, vennero persino fatte ascoltare a tutti i partecipanti alcune telefonate, registrate a sua insaputa, tra mia sorella e l’allora Vice Presidente, che riferiva sulle mie condizioni ipotizzando una futura incapacità cognitiva, riferita dalle  strutture sanitarie.
Tale modus operandi richiama in modo inquietante quanto accaduto nei miei precedenti ricoveri negli ospedali militari di Verona e Udine, eventi fortemente strumentalizzati per giustificare, con l’inganno e la frode, la mia destituzione dalla Polizia di Stato italiana.
Il quadro diventa ancora più chiaro — e ancor più sospetto — alla luce di quanto avvenuto una volta che sono riuscito a liberarmi dalla detenzione ospedaliera e ho ripreso la mia attività apicale nel MLNV.
A quel punto, il gruppo di ex attivisti, non essendo riuscito a impossessarsi del Movimento, si è palesato per ciò che realmente era: un insieme di persone contrarie agli obiettivi perseguiti dal MLNV, alcune delle quali risultano ora coinvolte in nuovi gruppi indipendentisti.
Degna di nota è anche la figura dell’ex vice presidente del MLNV, uno dei più attivi promotori delle manovre contro di me.
Egli morì improvvisamente pochi giorni dopo la mia liberazione dalla detenzione ospedaliera, a seguito di un ricovero in ospedale.
Questo evento, sebbene singolare, contribuisce a delineare un quadro complesso e inquietante che merita ulteriori approfondimenti.
Vedremo il proseguo delle indagini.