RUSSIA

ECCO PERCHÉ LA RUSSIA HA DECISO DI DIRE SÌ ALLA VITA

Che sembrino lontani o meno i tempi della Guerra fredda, il confronto tra Occidente e Russia è ora più che mai attuale, ma cambia totalmente la prospettiva: in questa intervista ad Alexey Komov (ambasciatore presso le Nazioni Unite del Congresso mondiale delle Famiglie) sono i veri valori umani che emergono, non la sete di potere.
I “senza Dio” di un tempo varano la costruzione di migliaia di chiese, monasteri e luoghi di culto, difendono la sacralità della famiglia e non si nascondono dietro il "politicamente corretto": si deve fare quello che serve ed è giusto, senza preoccuparsi di strumentalizzazioni.
Questo è l’atteggiamento di chi vuole guidare un popolo, una nazione e, se dovesse servire, essere modello per altri.
Forse il regime sovietico, da cui sono fuori usciti i Russi, può insegnare e dare conferma che ad un passo dal baratro tutti cambiamo.
WSM
Venetia, 31 Marzo 2014
Enrico Pillon, Delegato del MLNV e Provveditore Generale – Segretario di Stato del GVP

Alexey Komov (Congresso mondiale Famiglie): «La svolta “life-friendly” di Mosca?

Putin asseconda solo la rinascita del nostro popolo dopo il regime sovietico.
E pazienza se voi europei non capite»
«Noi russi abbiamo vissuto sulla nostra pelle le conseguenze di un’ideologia che ci aveva fatto credere che saremmo stati felici senza Dio.
Siamo arrivati a un centimetro dal suicidio umano e demografico. Adesso vogliamo tornare indietro».
Alexey Komov è l’ambasciatore presso le Nazioni Unite del Congresso mondiale delle Famiglie, la più grande piattaforma internazionale per la difesa della famiglia naturale.
In Italia per un convegno su Russia ed Europa organizzato a Rovereto dalla rivista Notizie Pro Vita, ha accettato di spiegare a Tempi le ragioni della svolta “life-friendly” di Mosca dopo il crollo del comunismo.
In effetti negli anni Novanta, dopo settant’anni di regime, la Russia aveva indici di sviluppo umano da agonia.
Fino alla vigilia della Rivoluzione bolscevica del 1917 il cristianesimo ortodosso era il fulcro della società russa.
Nell’Ottocento l’ideologia marxista, partorita in Occidente, fece breccia nel cuore di alcuni intellettuali e borghesi russi.
Secondo il materialismo comunista la scienza sarebbe riuscita a rendere l’uomo padrone di tutto.
Non c’era più posto per la Chiesa che ricorda la dipendenza da Dio e dalle leggi naturali per la realizzazione dell’uomo e del bene comune.
Perché la Russia ora guarda a queste idee con grande sospetto?
Perché fummo i primi a conoscerle.
Dopo la Rivoluzione d’ottobre fu legalizzato l’aborto, il divorzio, la famiglia come “affare” di Stato.
Sull’orlo del precipizio ci siamo voluti fermare.
Però la svolta “confessionale” di Putin e l’idea di fare della Russia una sorta di baluardo della cristianità non gode di buona stampa in Occidente.
Senta, innanzitutto il governo sta approvando leggi che proteggono l’essere umano, cosa che si dovrebbe pretendere da ogni sovrano.
Poi la valorizzazione del cristianesimo deriva dal fatto che Putin si è accorto che nel degrado assoluto l’unica cosa che ha resistito è stata la Chiesa ortodossa.
La Russia ha provato il dolore di vivere senza Dio, per questo non crede più al comunismo e rigetta l’ateismo.
Non a caso oggi il 77 per cento dei russi dichiara di credere in Dio e il 69 per cento è battezzato.
Negli ultimi vent’anni sono state ricostruite trentamila chiese, seicento monasteri e altre duecento chiese sorgeranno presto a Mosca.
Capisco che l’Occidente non capisca, visto quello che succede da voi.
Però è così, il governo non sta imponendo nulla.
E Putin sta solo prendendo atto del sentimento religioso riemergente nel popolo russo.
In Russia vige ancora un sistema autoritario che ha ben poco di compatibile con la nostra democrazia.
La “vostra” democrazia?
In Occidente siete arrivati al punto di vedervi costretti per legge, e senza che nessuno abbia chiesto il vostro parere, a insegnare ai vostri figli che secondo questa “teoria del gender” non esistono “la mamma” e “il papà”, ma solo genitori A e B, che possono essere anche dello stesso sesso, e che si deve “scegliere” se essere “bambini” o “bambine”.
Però senza discriminazioni, perché tutti devono essere uguali…
Ecco, quando sento queste cose, quando sento che questa sarebbe “democrazia”, ripenso a me bambino.
Ricordo che camminando per strada vedevo gli edifici progettati dalla nostra “grande democrazia socialista”, ed erano tutti brutti, tutti grigi, tutti uguali.
Poi da qualche parte spuntava ancora qualche chiesa, bellissima, e subito sorgeva in me il desiderio di entrarci, di andare a rifugiarmi lì.
Oggi le parti si sono invertite.
Il popolo russo non cede all’ideologia Lgbt perché è molto meno ingenuo di quello europeo.
La gente sa bene come gli intellettuali possono arrivare a imporre ideologie disumane.
È sufficiente legiferare secondo il diritto naturale per cambiare un paese?
Tuttora in Russia c’è una grande crisi demografica.
Vent’anni fa siamo arrivati a quattro milioni di bambini abortiti ogni anno.
Ora siamo scesi a circa due milioni.
La politica da sola non basterà mai.
Ma per fermare l’ingiustizia è necessario vietarla per legge.
E comunque a ridurre i numeri dell’aborto sono stati anche il divieto del governo di pubblicizzarlo, il fatto che le leggi prevedano il finanziamento dei Centri di aiuto alla vita, lo stanziamento di una somma pari a dieci mila euro per il secondo figlio e concessioni demaniali a chi ne ha più di tre.
Per il resto è compito dei cristiani e degli uomini di buona volontà ricostruire il tessuto sociale.
Qual è la situazione della famiglia oggi in Russia?
La situazione sta migliorando, ma ancora la metà dei matrimoni finisce in divorzi. La cultura di massa che passa attraverso la televisione, i film americani, le riviste e i media digitali condizionano le nuove generazioni.
Anche in Russia i media restano i principali educatori…
La Russia rischia sanzioni per le sue leggi “contro la propaganda e il proselitismo gay”.
Non teme il suo isolamento a livello internazionale?
No, perché la maggioranza dei russi la pensa esattamente come Putin.
Il quale non ha nulla da temere perché il nostro paese dispone di un importante deterrente nucleare ed è lo snodo fra l’Europa e l’Asia.
La nostra forza è sotto gli occhi di tutti.
Basti pensare che insieme a papa Francesco siamo riusciti a frenare la guerra in Siria e a bloccare il piano di Obama di bombardare Damasco.
E mi lasci dire che noi russi abbiamo anche un senso messianico della nostra presenza nel mondo.
Messianismo che può essere pericoloso, come quando volevamo esportare ovunque il comunismo, ma che ritorna utile ora che vogliamo ritrovare le nostre radici cristiane.
E degli arresti delle Pussy Riot o degli attivisti di Greenpeace che dice?
Non sono sintomi di un “regime”?
Le persone pensano anche che noi russi non abbiamo l’acqua, che viviamo in povertà e che c’è corruzione ovunque.
Invece in Russia la qualità dei servizi è ottima, la tassazione è al 40 per cento, la popolazione sta mediamente bene, costruiamo molto, importiamo e la materia prima è sfruttata con intelligenza.
C’è libertà di impresa e anche di espressione.
Mentre in Occidente in certi ambienti non potete neppure indossare una croce.

TRATTO DA QUI

 

ATTENZIONE! GLI STATI UNITI STANNO PROGRAMMANDO UNA “FALSE FLAG” IN CRIMEA (EMAIL INTERCETTATE)

AWACS e F16 distribuiti sul confine russo.

E-mail intercettate dimostrano l’intenzione di un attacco sotto forma di False Flag per incolpare Putin.

UPDATE: “L’america è pronta per una risposta Militare in Ucraina” dichiara il Presidente del Joint Chiefs of Staff“
Se questa frase fosse vera (e lo è), unita a quanto riporta il gruppo di hacker Anonymous nei documenti di alto livello acquisti tramite e-mail, saremmo di fronte all’ennesima provocazione americana.
Le E-mail intercettata al alcuni Hacker (Servizi Segreti Russi come per la telefonata della Nuland?) tra l’assistente della US Army, Jason Gresh e il membro dello staff Ucraino Igor Protsyk, mettono in evidenza i piani per organizzare un attacco massiccio sui nodi del trasporto pubblico e sulle basi militari ucraine, al fine di “incastrare la Russia e Putin” e “creare le condizioni favorevoli per cui il Pentagono possa agire.”
Le e-mail da Igor sono in russo,a questo link sono a disposizioni le email per tutti coloro che leggono la lingua russa , ma l’e-mail da parte di Gresh sono in lingua inglese e le ramificazioni e le implicazioni contenute nelle sue parole sono enormi.
Ecco il testo:
“Le manifestazioni si stanno muovendo sempre più rapidamente in Crimea.
I nostri amici a Washington si aspettano un’azione più decise dalla vostra rete.
Penso che sia arrivato il momento buono per attuare il piano che abbiamo discusso ultimamente.
Il vostro compito è quello di causare alcuni problemi ai nodi del trasporto nel sud-est del paese, al fine di incastrare i vostri “vicini”.
“Questa azione creerà le condizioni favorevoli per il Pentagono e per convincere la Società civile che è arrivato il tempo di agire in difesa dell’Ucraina.
Non perdere tempo, amico mio”.
Rispettosamente,
JP
Jason P. Gresh
tenente colonnello, US Army
Assistente Army Attaché
US Ambasciata, Kyiv
Tankova 4, Kiev, Ucraina 04112
(380-44) 521-5444 | Fax (380-44) 521-5636

http://ukraine.usembassy.gov/
http://usembassykyiv.wordpress.com/
http://www.facebook.com/usdos.ukraine
http://www.youtube.com/user/USEmbassyKyiv
http://www.flickr.com/photos/usembassykyiv
Quindi si profila un evento sotto “false flag” (provocazioni) contro l’Ucraina, accusandone  la Russia di essere il mandante, verrebbe salutato pubblicamente come un attacco da parte della Russia contro l’Ucraina e Obama utilizzerebbe questo pretesto per un intervento delle Forze armate statunitensi al fianco di quelle Ucraine. Il rischio ciò porti ad un conflitto mondiale sarebbe elevatissime.
http://beforeitsnews.com/military/2014/03/us-ready-for-military-response-in-ukraine-declares-chairman-of-joint-chiefs-2459554.html
http://beforeitsnews.com/war-and-conflict/2014/03/proof-us-staging-false-flag-for-ww3-kickoff-with-russia-video-2451078.html
Reloaded by SFP Network on 13 March 2014
http://syrianfreepress.wordpress.com/2014/03/13/red-allert-false-flag….
Tratto da: http://terrarealtime.blogspot.it/2014/03/attenzione-gli-stati-uniti-stanno.html 

Tratto da (CLICCA QUI)

USCIAMO DA QUESTA EUROPA E RIPRISTINIAMO LA REPUBBLICA VENETA … O CI TRASCINERANNO ALLA GUERRA!


Sbrighiamoci ad uscire da questa europa fatta di burocrati, corrotti, delinquenti e affaristi, con le mani sporche di sangue e che, complici dell'amministrazione americana, sono pronti a trascinsarci tutti in una guerra per giustificare e mantenere la loro supremazia, i loro privilegi, la loro casta immonda.
Sembra sia proprio questo il messaggio che l'articolo che segue ci vuole proporre ed è sempre più difficile discostarsi dall'analisi fatta alla luce degli eventi che ci stanno coinvolngendo.
Cosa aspettiamo ad aprire gli occhi???
Cerchiamo di dare una sterzata alla traiettoria di questa ecatombe e che ci vogliono imporre a tutti i costi.
Svegliamoci dal torpore … basta stare a guardare … non pensiamo che succeda solo agli altri, Grecia, Ucraina, Libia, Egitto e tanti altri luoghi nel mondo.
Riprendiamo in mano le redini del nostro futuro, della nostra società, ripristiniamo la Repubblica Veneta su tutti i propri territori e usciamo da questa europa corotta che ci sta portano alla rovina … e come sembra, anche alla guerra.
WSM
Venetia 9 marzo 2014
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.

«C’è l’intento del Pentagono di colpire la Russia prima del collasso planetario del dollaro».
In questa chiave Carlo Tia inquadra i drammatici sviluppi che oppongono Mosca e Washington in Ucraina.
«Gli scambi tra la Cina e la Russia sono ormai in yuan, fra la Cina e l’Iran in oro», scrive Tia su “Megachip”.
«La stessa Cina si sta liberando di circa 50 miliardi di dollari al mese – trasformati in obbligazioni “ricomprate” forzosamente dal Belgio, non si sa esattamente da chi – per sostenere il dollaro (più esattamente, i petrodollari).
Lo stesso George Soros sta pesantemente speculando al ribasso a Wall Street.
Sono tutti segni di una prossima depressione mondiale, da cui forse gli Stati Uniti potrebbero uscire solo con una prolungata guerra in Europa».

VITTIME DEI CECCHINI

A conferma del “pilotaggio” della crisi esplosa a Kiev, lo scoop del “Giornale”: in una telefonata alla “ambasciatrice” dell’Ue, Catherine Ashton, il ministro degli esteri dell’Estonia, Urmas Paet, dice che i cecchini che hanno sparato sulla folla di piazza Maidan non erano uomini di Yanukovich ma probabilmente «della coalizione appoggiata dall’Occidente».
Resta la domanda: perché gli europei non si sono resi conto della trappola mortale tesa a loro dagli Usa?
E’ ormai chiaro, sostiene Tia, che secondo i piani dei registi delle Ong operanti in Ucraina (gente del calibro di George Soros e Zbign
iew Brzezinski) è contemplata una guerra civile fra i russofoni dell’est e gli ucraini dell’ovest.
«Pochissimi media occidentali – continua Tia – hanno trasmesso la registrazione trapelata del colloquio di Victoria Nuland, incaricata Usa della cura dei rapporti diplomatici con Europa ed Eurasia, con l’ambasciatore statunitense in Ucraina».
La Nuland disponeva e comandava la composizione del nuovo governo di Kiev dopo aver cacciato Yanukovich, presidente pessimo ma regolarmente eletto.
La “strategia della tensione” innescata a Kiev darebbe agli Usa e alla Nato «il pretesto di intervenire per “pacificare” l’Ucraina, stabilirsi minacciosamente nel Mar Nero e proiettarsi sempre di più nel Caucaso e verso il Mar Caspio, ricchissimo di risorse petrolifere e di gas».
Grazie alle nuove tecnologie di “fracking”, aggiunge Tia, la stessa Ucraina è diventata nel giro di pochi anni un campo d’interesse primario per esplorazioni e sfruttamento di nuove aree.
Lo sviluppo di simili giacimenti (specie da parte di compagnie nordamericane) insidia direttamente la posizione dominante russa di Gazprom.
Molto evidente anche la volontà di colpire la Cina, che in questa crisi è schierata con Putin: «I cinesi – rivela l’analista di Megachip – hanno di recente acquistato diritti di sfruttamento agricolo su circa 6 milioni di ettari di terre ucraine coltivabili.
Cosa che ha fatto venire il sangue alla testa alla Monsanto e affini.
Dico “aveva”, perché il governo fantoccio messo su dagli americani ha revocato subito i diritti concessi l’anno scorso ai cinesi».
Per Carlo Tia, il rischio concreto è drammatico: «I meccanismi della guerra sono innescati.
 La-fregata-Uss-Taylor-entrata-nel-Mar-NeroSe dovesse fare finoLa fregata Uss Taylor, entrata nel Mar Nero in fondo la sua corsa il gioco automatico delle alleanze, fra non molti giorni ci troveremo in guerra».
Nel piano bellico, secondo Tia, si collocano anche le dotazioni del Muos in Sicilia, l’installazione di scudi antimissile in Polonia, l’apertura di basi americane in Romania e Bulgaria, senza contare la Turchia, membro della Nato, che controlla gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli.
Il governo di Ankara ha appena concesso a una grande nave da guerra Usa di entrare nel Mar Nero, in violazione della Convenzione di Montreaux, mentre ad Atene c’è una presenza navale ancora più pesante, la portaerei “George Bush”.
Secondo la Russia, la convenzione che vieta l’ingresso nel Mar Nero di navi da guerra non appartenenti a paesi affacciati su quel mare, è già avvenuta in questi giorni con la comparsa della fregata statunitense “Taylor” e della “Mount Whitney”, nave-comando della Sesta Flotta».
Da questa crisi, è evidente, l’Europa ha tutto da perdere.
Perché allora asseconda l’offensiva statunitense alla frontiera russa?
«La Germania – scrive Tia – ha abboccato all’amo di una espansione verso un mercato ucraino di 46 milioni e mezzo di abitanti, previa distruzione del modello di economia sociale di mercato dell’Ucraina, e della sua industria, soprattutto all’est del Paese».
E la Francia di François Hollande «è stata pesantemente minacciata a partire dal dossier iraniano nel corso del recente viaggio del presidente francese a Washington».
Bocciata, di fatto, la missione a Teheran condotta da 140 grandi industriali francesi, «che avevano creduto al clima (fasullo) di buoni nuovi rapporti con l’Iran».
Motivo: «Obama ha detto senza peli sulla lingua che tutte le relazioni della Francia (e dell’Europa) devono rispettare Abitanti della Crimea fraternizzano col contingente russo non solo le sanzioni che non sono ancora state tolte, ma anche quelle, soprattutto commerciali e finanziarie, che gli Usa dettano unilateralmente».
Un gioco pericoloso, che potrebbe chiamarsi Terza Guerra Mondiale, se gli Usa faranno precipitare la situazione con l’adesione dell’Ucraina all’Ue, spingendo i missili della Nato fino ai confini con la Russia.
«La Cina, da parte sua, ben sapendo di essere il prossimo obiettivo, ha dichiarato di sostenere la Russia, ed è comunque sotto attacco, sia finanziariamente sia economicamente: il piano americano attuale consiste nel far deragliare l’economia cinese e poi destabilizzarla nelle regioni occidentali, che saranno, per la Cina, l’equivalente dell’Ucraina per la Russia».
Di fatto, aggiunge Tia, il mondo si sta avviando ad una bipolarizzazione molto pericolosa: Cina e Russia da un lato, Stati Uniti e Europa al suo guinzaglio dall’altro lato.
«È questa una tappa del disegno di dominio planetario degli Usa: ricreare un clima di tensione continua, di fronte alla quale gli europei non potranno che compattarsi attorno allo Zio Sam, per non buttarsi nelle braccia dell’altro blocco».
Fonte libreidee.org

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DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA RUSSIA VLADIMIR PUTIN SU FAMIGLIA, MATERNITA’ E INFANZIA DEL 17 FEBBRAIO 2014


41d4c08e38c33ca70d08A proposito di valori, etica, famiglia naturale e responsabilità politica dei governi … 
Vladimir Putin ha tenuto una riunione Presidium del Consiglio di Stato sulla famiglia, la maternità e la politica dell'infanzia, in particolare per quanto riguarda l'attuazione delle Maggio 2012 – ordini esecutivi presidenziali.
Prima dell'inizio della riunione, il Presidente Putin ha visitato la Cherepovets Steel Mill (Severstal), dove ha discusso il sostegno per la maternità con i lavoratori dello stabilimento.

Discorso il Stato Consiglio Presidio riunione sulla famiglia la maternità l'infanzia della politica

PRESIDENTE della Russia Vladimir Putin:
Buon pomeriggio, colleghi.
Prima di tutto, permettetemi di ringraziare il Consiglio di Stato Presidio per affrontare questo tema di sostegno statale per le famiglie, la maternità e l'infanzia. Il miglioramento della situazione demografica negli ultimi anni rende questa una questione fondamentale e qualcosa su cui stiamo lavorando, e quindi è sempre importante tenerlo al centro della nostra attenzione.
Ho visitato l'acciaieria poco prima di questo incontro e ha parlato con i dipendenti lì. Nel complesso sono positivi nelle loro valutazioni, ma hanno comunque alcune domande e preoccupazioni particolari, e vorrebbero vedere alcune modifiche o integrazioni. Spero che avremo la possibilità di discutere tutte queste cose oggi.
Mettere in atto le giuste condizioni per un aumento delle nascite, la protezione della maternità e dell'infanzia, e rafforzare la famiglia come istituzione sociale sono compiti prioritari per la Russia. Essi sono di cruciale importanza per il presente e il futuro del nostro Paese e richiedono un lavoro sistemico e coordinato da parte delle autorità a tutti i livelli, così come dal pubblico, dai nostri cittadini. Questo lavoro deve avere obiettivi chiari e comuni e una chiara comprensione di come noi li raggiungeremo.
E 'opportuno che il Consiglio di Stato Presidio sta discutendo questi temi, tempestivo anche perché il governo è attualmente in fase di stesura di un documento concetto di politica familiare.
"Mettere in atto le giuste condizioni per un aumento delle nascite, la protezione della maternità e dell'infanzia, e rafforzare la famiglia come istituzione sociale sono compiti prioritari per la Russia."
Il compito principale per lo Stato in questo settore è quello di creare le condizioni per il benessere stabile di famiglie. Diversi fattori sono coinvolti: in primo luogo si tratta del reddito familiare, l'alloggio, l'accessibilità e la qualità dell'istruzione e della sanità, la salute fisica e spirituale dei bambini e degli adulti, e molte altre cose.
Questo principio dovrebbe costituire il fondamento del concetto e la politica statale sulle famiglie. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno di cambiare in modo significativo gli obiettivi della politica della famiglia nel suo complesso. Fino ad ora, è stato diretto principalmente a coloro che si sono trovati in una situazione difficile e hanno bisogno di sicurezza sociale.
Questo è senza dubbio un aspetto molto importante del nostro lavoro che deve essere continuata, e sarà continuata. Tuttavia, lo Stato deve creare le condizioni per elevare gli standard di vita e la qualità della vita per le normali famiglie russe, per aumentare il loro prestigio nella società, tenendo presente che, da parte dello stato, è soprattutto la famiglia che dovrebbe essere responsabile per i bambini di vive.
Vorrei mettere a fuoco una serie di questioni che richiedono la nostra attenzione e discussione. Molto è stato fatto ultimamente per aumentare l'importanza della famiglia, per stabilire il suo ruolo guida nel portare i figli. Abbiamo istituito premi statali e regionali speciali per le famiglie numerose.
Siamo particolarmente felici di notare che il tasso di natalità continua a crescere. L'anno scorso – abbiamo citato questi numeri in numerose occasioni – 1,9 milioni di bambini sono nati, quasi 5.000 in più rispetto al 2012. Per la prima volta dal 1991, la Russia ha visto una crescita naturale della popolazione. Questo è il risultato sia di un calo del tasso di mortalità e un aumento del tasso di natalità.
Ovviamente è meraviglioso quando nascono i bambini, ed è importante per loro di essere circondati da amore.Essi dovrebbero crescere sani e di ricevere una formazione solida in modo che possano applicare i loro talenti e capacità che entrano nell'età adulta e iniziare una famiglia propria.
I media, i partiti politici e le organizzazioni pubbliche dovrebbero prendere parte attiva nella promozione dei valori della genitorialità responsabile e vita sana. C'è un enorme campo di applicazione del lavoro per loro qui.Suggerisco di discutere oggi gli sforzi necessari per sviluppare tale informazione orientato alla famiglia e la politica dell'istruzione.
La questione chiave è quello di aumentare i redditi delle famiglie con bambini. Questo è direttamente collegato allo sviluppo economico e la creazione di nuovi impianti di produzione e, di conseguenza, posti di lavoro di alta qualità.Questa è la nostra priorità a lungo termine che dobbiamo concentrarci ora.
In primo luogo abbiamo bisogno di creare le condizioni per i genitori avere una carriera attiva. Dobbiamo propagare gli sforzi di quei datori di lavoro che forniscono posti di lavoro le donne che hanno figli e ai genitori di bambini disabili.
Questo non è solo il supporto alle famiglie con bambini, ma è anche un investimento: la reputazione di un'azienda dipende in gran estendere la sua attenzione alle esigenze dei dipendenti. Tra l'altro, qui in Regione di Vologda, a Cherepovets, famiglie con figli ricevono diversi tipi di sostegno.
Così, a Severstal, che abbiamo visitato in precedenza, le donne incinte sia sono alleviati o vengono reindirizzati al lavoro luce, mentre il loro stipendio medio viene mantenuto. Le stesse donne erano felici di segnalare questa di oggi. PhosAgro esegue un programma simile.
"Il compito principale dello Stato in questo settore è quello di creare le condizioni per il benessere stabile di famiglie".
Un altro grave problema è la mancanza di scuole. Così, oggi meno della metà di tutte le scuole materne del paese dispongono di servizi per i bambini di età inferiore ai tre anni.Sappiamo ciò che questo comporta: facciamo di tutto per aiutare le madri con formazione continua o di formazione lavoro, adottare misure per aiutare nel loro lavoro, e tutti questi sforzi vada sprecato perché non riescono a trovare strutture per l'infanzia. Forse, dovremo considerare di estendere i benefici sociali per le donne dai 18 mesi ai 3 anni dopo il parto.
E 'sempre meglio creare le condizioni adeguate, ma devono essere tali che le persone possono ottenere buoni posti di lavoro e di ricevere una retribuzione più elevata, piuttosto che dipendere dai sussidi sociali. Tuttavia, questo dovrebbe essere fatto correttamente, in modo che le persone hanno una vera sicurezza sociale. Se, tuttavia, non siamo in grado di organizzare correttamente il loro occupazione e fornire servizi prescolari, dovremmo considerare aumentare le prestazioni sociali. Scuole materne e asili non sono attualmente disponibili per oltre 1,5 milioni di bambini. Dobbiamo sviluppare il sistema di assistenza all'infanzia per i bambini di età inferiore ai tre anni.Ciò richiede il sostegno di progetti di business rilevanti e aiutare i gruppi di volontariato di partecipare a questi sforzi.
Ora, oltre a scuole materne per i bambini 3-7 anni. Questo era uno dei nostri problemi più acuti, e non è stato ancora completamente risolto, anche se stiamo lavorando su di esso. Complessivamente, dal 1 ° gennaio 2014, 425.000 bambini a livello nazionale erano in lista d'attesa per la scuola materna di assistenza all'infanzia. La lista d'attesa è sempre più breve, anche se non così velocemente come vorremmo a. Tuttavia, stiamo facendo qualche progresso.
Tuttavia, il problema rimane in un numero di regioni. Vorrei chiedere ai capi di quelle regioni a prestare particolare attenzione a questo problema. La situazione è particolarmente difficile in 17 regioni della Federazione russa, dove il numero di bambini in lista d'attesa per la custodia dei bambini in età prescolare supera il 10% del numero complessivo di bambini dai 3 ai 7. Io non nomino queste regioni ora, come sono sicuro che la loro leadership è consapevole della situazione.
Abbiamo anche bisogno di analizzare l'efficacia delle prestazioni sociali per le famiglie con bambini. Come ho già detto, questi benefici sono principalmente sotto forma di assegni, che sono di solito molto modesta e hanno poco impatto sul bilancio familiare.
Credo che dovremmo prendere in considerazione la proposta del gruppo di lavoro del Consiglio di Stato di aumentare le indennità per le famiglie con bambini sulla base di un contratto sociale. Per essere precisi, vorrei davvero suggerisco di ampliare le fasce di popolazione che possono beneficiare di tali prestazioni, piuttosto che aumentare le quote stesse.
Un altro problema è l'assistenza alle famiglie numerose. L'anno scorso 65 regioni della Federazione Russa ha lanciato una misura assolutamente nuovo a fianco del programma di capitale di maternità. Così, per la nascita del loro terzo e ogni bambino consecutivo, una famiglia riceve un assegno di circa 7.000 rubli al mese fino a quel bambino raggiunge l'età di 3.
In 50 regioni della Federazione Russa che hanno una situazione demografica sfavorevole, le quote sono co-finanziati dal bilancio federale. Intanto i criteri per tali indennità differiscono: in alcune regioni, si basano su reddito pro capite della famiglia, in altri – il tasso di sussistenza di un bambino in una determinata regione. Abbiamo bisogno di discutere quale di questi approcci è più giustificato e aiutare le famiglie a fare un uso migliore degli aiuti governativi.
Ancora un altro problema è l'instabilità familiare. Ogni anno circa 51.000 genitori in Russia sono limitati nei loro diritti parentali, o sono completamente spogliati di tali diritti. Come risultato, circa 62.000 bambini sono orfani mentre i genitori sono ancora vivi – che noi chiamiamo questi bambini orfani sociali.
Abbiamo fatto tanto l'anno scorso per risolvere questo, di mettere i bambini in affidamento o in famiglie sostitutive.Tuttavia, il nostro compito principale – e sono certo che sarete d'accordo – è quello di riunire i bambini con i loro genitori naturali. Questo non è un lavoro facile. A volte è più facile per i servizi sociali per isolare questi bambini dalle loro famiglie disfunzionali. Tuttavia, dobbiamo fare tutto il possibile per aiutare la famiglia, per aiutare le persone che si sono trovati in una situazione difficile tornare alla vita normale.
Uno speciale fondazione federale è in funzione dal 2008, che fornisce il supporto per i bambini che si sono trovati in situazioni difficili. Vorrei sentire quello che le regioni ei comuni stanno facendo a questo proposito.
Vorrei dire qualche parola sulle organizzazioni non commerciali che supportano le famiglie con bambini. Essi assistono nella formazione dei genitori e l'occupazione; aiutano le famiglie numerose e prendere parte a risolvere i problemi affrontati dai bambini con disabilità. Queste persone meritano ogni rispetto per il loro impegno disinteressato, e il governo dovrebbe certamente sostenerli nel loro lavoro onorevole. Consideriamo quello che le autorità locali, regionali e federali possono fare qui.
Infine, vi è un certo numero di argomenti sul nostro ordine del giorno che si occupano di alloggio per orfani e sostegno ai genitori di bambini disabili. Dobbiamo considerare tutti questi problemi oggi – questo è qualcosa che i nostri cittadini hanno a che fare con praticamente su base giornaliera.
"La questione fondamentale è quello di aumentare i redditi delle famiglie con figli. Ciò è direttamente collegato allo sviluppo economico e la creazione di nuovi impianti di produzione e, di conseguenza, posti di lavoro di alta qualità. Questa è la nostra priorità a lungo termine che abbiamo bisogno di concentrarsi su oggi . "
<…>
VLADIMIR PUTIN : Thank you very much.
C'è una buona ragione per cui stiamo tenendo questo incontro qui a Cherepovets, in Regione di Vologda: Governatore Regione di Vologda sig Kuvshinnikov è il capo del gruppo di lavoro del Consiglio di Stato su questa particolare questione.
Vorrei ringraziare lui e tutti coloro che hanno preso parte a questo lavoro. Ho visto i documenti preparati: si avvicina il lavoro con grande cura, considerata la situazione attuale in ogni dettaglio e si avvicinò con proposte interessanti. Oggi abbiamo raccolto a considerare tutte queste proposte, che abbiamo toccato nel corso del nostro lavoro. Tutto ciò che parliamo oggi è stato discusso durante i preparativi per questo incontro.
Non ho intenzione di passare attraverso tutto ciò di cui abbiamo parlato ancora una volta. Vorrei solo notare che i nostri sforzi comuni per risolvere i problemi demografici, per rafforzare le famiglie, per sostenere la maternità e l'infanzia non finiscono qui con questo incontro. Signor Savchenko [Belgorod Regione Governatore] ci ha appena detto perché.
Siamo in alcuni momenti difficili considerando il fatto che la percentuale di saggio, il numero di russi che saranno presto entrare nell'età adulta e le famiglie della propria partenza sarà minore rispetto al periodo precedente. Meno persone sono nate nel 1990 e questo crea alcuni problemi.
Di conseguenza, alcuni anni fa, abbiamo iniziato a formulare la nostra politica, suggerendo vari modi per stimolare il tasso di natalità. Il nostro compito è quello di trovare nuove soluzioni a questo problema, perché è sicuramente non è stato ancora risolto.
Prendiamo, per esempio, la situazione con asili. Dobbiamo assolutamente sostenere quelle famiglie e quelle donne che vogliono sia allevare i figli e portare avanti le loro carriere. Un certo numero di fattori che li motivano: i giovani non vogliono perdere le loro competenze, vogliono mantenere il loro posto sul mercato del lavoro e di progredire nella loro carriera.
Tuttavia, ci sono altri problemi qui che non dovremmo ignorare. Purtroppo, nonostante tutti i nostri sforzi per incoraggiare le famiglie ad avere figli, la nascita di un bambino è un pesante onere finanziario per una famiglia.Sono sicuro che tutti voi siete consapevoli di questo.
Circa il 20% dei bambini vive in famiglie che hanno regolarmente per superare tali problemi come l'acquisto di nuovi vestiti e calzature, ottenere l'accesso ai servizi medici e pagare per le medicine. Il 16% dei bambini vive in famiglie che lottano anche con soddisfare le loro esigenze nutrizionali, e un gran numero di bambini ora vivono in famiglie che hanno problemi abitativi. Queste sono tutte le condizioni fondamentali per il normale sviluppo della società e della famiglia, e dei bambini in particolare. Dobbiamo tenere questo in mente.
Questo non significa, naturalmente, che tutti dobbiamo fare è prendere i soldi dal bilancio federale e allocare alla cieca per risolvere questi problemi. Perché no? Poiché questo non è spesso la soluzione più efficiente. Dobbiamo unire gli sforzi di comuni, autorità regionali e federali, così come la comunità imprenditoriale, il modo in cui viene fatto qui a Severstal e in altre aziende.
Dobbiamo coordinare i nostri sforzi per cercare soluzioni efficienti, in modo che il pubblico possa essere coinvolto in questo lavoro pure. Ho tutte le ragioni per credere che ce la possiamo fare, come abbiamo dimostrato in passato. Come ho già detto, circa sette o otto anni fa nessun tipo di progresso in questo campo sembrava impossibile.
Tuttavia, la situazione è cambiata, e stiamo facendo progressi, anche se può essere lento. Non dobbiamo cessare i nostri sforzi, dobbiamo considerare tutte le proposte fatte oggi e quelli che i governatori si avvicinò con quanto hanno preparato per questo incontro, e andare avanti.
Grazie.

Tratto da (CLICCA QUI)

NOI STIAMO CON PUTIN E LA RUSSIA!


La Russia ha il sacrosanto diritto di difendersi dalle rivoluzioni pilotate occidentali. 
E mentre noi diciamo no alle nuove strategie della tensione internazionale, anche in Europa si preparano a reprimere con la forza le rivolte popolari.

Non possiamo più far finta di niente e credere che i problemi tocchino solo agli altri, il rischio di una deflagrante rivoluzione popolare è altissimo in europa e soprattutto qui nei territori occupati della nostra Patria, la Serenissima Repubblica Veneta, in Sicilia, in Sardegna, a Trieste …
E l'italia cosa fà ???
Si è appella al Cremlino definendo «inaccettabile» la violazione della sovranità ucraina.
Ma da che pulpito arriva la predica … da uno stato straniero razzista, colonialista che occupa illegalmente e illecitamente anche i territori della Repubblica Veneta.
Siamo al grottesco di una farsa che ci porterà tutti dritti ad una guerra per difendere i nostri sacrosanti diritti e liberarci una volta per tutte da questi parassiti italiani.
WSM
Venetia, 6 marzo 2014
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del GVP

1958331_610987965648212_275061943_nObama telefona e intima ritiro a Putin, lui tira dritto.
Gli Usa invitano la Russia a far rientrare le proprie truppe nelle basi in Crimea in modo da fermare ogni loro interferenza in qualsiasi altro luogo all’interno dell’Ucraina. 
Lo ha detto Barack Obama a Vladimir Putin nel corso di una telefonata nella quale ha aggiunto che gli Usa non parteciperanno alle prossime riunioni preparatorie per il G8. 
Violazioni continue da parte della Russia del diritto internazionale porteranno per Obama a un maggiore isolamento politico e economico di Mosca. 
L’Impero non ammette concorrenza.
La telefonata è avvenuta su richiesta americana. 
In risposta alla preoccupazione di Obama sulla possibilità di utilizzo delle forze armate russe sul territorio dell’Ucraina, Vladimir Putin ha risposto denunciando le azioni provocatorie e da parte degli ultranazionalisti ucraini che di fatto sono stati sostenuti dalle attuali autorità di Kiev.
Il presidente russo ha parlato di una vera e propria minaccia per la vita e la salute dei cittadini russi e i tanti connazionali che si trovano attualmente in territorio ucraino. 
Vladimir Putin ha sottolineato che in caso di ulteriore diffusione della violenza in Ucraina orientale e Crimea, la Russia si riserva il diritto di tutelare i propri interessi e la popolazione di lingua russa di quelle aree.
Forse, Obama, credeva di essere al telefono con Napolitano o Renzi.
Tratto da (CLICCA QUI)


Alcune considerazioni che spopolano su Facebook:

Usa: un miliardo e mezzo di dollari e un mazzo di rose rosse in piazza a Kiev per comprare il consenso ucraino…
La rosa rossa è il simbolo di un potente e diabolico ordine massonico ramificato a livello mondiale.
Quindi potrebbe leggersi come un avvertimento/minaccia di morte

Ucraina, commissario Ue intercettato: ‘Cecchini che sparavano su folla a Kiev erano dell’opposizione’
Clamorosa rivelazione. I cecchini che venivano ripresi dalle televisioni mentre sparavano contro i manifestanti e la polizia a Kiev sarebbero stati assunti dai leader degli stessi manifestanti di piazzaMaidan, lo si apprende in base a una conversazione telefonica trapelata tra il capo della politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton, e il ministro degli esteri estone.
Il commissario Ue non ha voluto fare commenti, quando avvicinata da Bruno Waterfield, corrispondente a Bruxelles del Telegraph.
“Vi è ora la comprensione più forte che dietro i cecchini, non era Yanukovich, ma era una persona dalla nuova coalizione al governo”, dice il ministro estone Urmas Paet durante la conversazione.
Scioccante. 
Assunti per creare un incidente mediatico che portasse alla caduta del governo eletto.
La telefonata è stata intercettata da ufficiali del servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU) fedeli al deposto presidente Viktor Yanukovich che hanno violato i telefoni del ministro degli Esteri estone Urmas Paet e l’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton. 
La loro conversazione è stata diffusa sul web.
I funzionari discutono le loro impressioni su ciò che sta accadendo nel paese dopo la rivoluzione.
La spiegazione su youtube: Pubblicato in 05/mar/2014 – Ufficiali di servizio di sicurezza dell'Ucraina (SBU) fedeli al deposto presidente Viktor Yanukovich hanno violato i telefoni di estone ministro degli Esteri Urmas Paet e Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton e trapelato loro conversazione al web. I funzionari discutono le loro impressioni su ciò che sta accadendo nel paese dopo la rivoluzione. Il succo del discorso è che le persone ucraine non hanno fiducia in nessuno dei leader di Maidan. 
Ma la cosa più sorprendente di tutte è il fatto che riguarda l'uso della forza durante la rivoluzione, in particolare i cecchini hanno ucciso due manifestanti e agenti della polizia antisommossa. Mr. Paet rivela informazioni sorprendente che conferma le voci che i cecchini sono stati impiegati dai dirigenti della Maidan.
Tratto da (CLICCA QUI)

Una riflessione tratta da (CLICCA QUI)

Che cosa avete capito della crisi ucraina?
Verosimilmente che il popolo ucraino si è ribellato contro un presidente arrogante e autoritario, Viktor Yanukovich, il quale ha cercato di reprimere la protesta, uccidendo decine di persone, ma che alla fine è stato destituito.
La Russia si è arrabbiata e per ripicca ha invaso la Crimea.
Confusamente tu, lettore, avrai capito che il popolo vuole entrare nell’Unione europea, mentre Yanukovich e, soprattutto, Mosca si oppongono.
Fine.

000 - russia-ukraine-war-sevastopol-crimea-georgiaLa realtà, però, è un po’ diversa e assai più interessante.
Per capire cosa stia succedendo davvero occorre partire da un po’ più lontano, da una ventina d’anni fa, quando una delle menti più raffinate dell’Amministrazione Usa, Zbigniew Brzezinski – ancora oggi molto influente – indicò nell’Ucraina un Paese fondamentale nei nuovi equilibri geostrategici; da sottrarre alla Russia e portare nell’orbita della Nato e dell’America.
Allora iniziò una grande partita a scacchi tra Washington e Mosca.
Anzi, una lunga guerra, combattuta con armi non convenzionali.
Ad esempio usando le “rivoluzioni pacifiste”.
Il metodo si ispira alle teorie dell’americano Gene Sharp e fu applicato per la prima volta in Serbia nel 2000 in occasione della caduta dell’allora presidente Slobodan Milosevic.
Funziona così: proteste di piazza in apparenza spontanee sono in realtà pianificate con cura e guidate per il tramite di Organizzazioni non governative, Associazioni umanitarie e partiti politici; in un crescendo di operazioni pubbliche amplificate dai media internazionali e con appoggi all’interno delle istituzioni, in particolare dell’esercito, che finiscono per provocare la caduta del “tiranno”.
L’esperimento serbo piacque molto al Dipartimento di Stato che decise di sostenerlo altrove: nel 2003 in Georgia (Rivoluzione delle Rose) e l’anno dopo in Ucraina, quando, a Natale, il candidato progressista Viktor Juschenko (ricodate? Quello col viso butterato) sconfisse in piazza proprio Yanukovich, durante la Rivoluzione arancione.
Un capolavoro, che però, risvegliò Putin, il quale si accorse di tali metodi e, ossessionato dal timore che potessero essere usati nelle strade di Mosca contro di lui, avviò la “nuova guerra fredda” con gli Stati Uniti.
I rapporti da cordiali divennero glaciali.
E i suoi servizi pianificarono la riconquista dell’Ucraina, usando, a loro volta, strumenti non convenzionali quali ricatto del gas, sabotaggio dell’economia, disagi sociali, tecniche spin per demotivare e indebolire i partiti della coalizione arancione.
Risultato: nel 2010 Yanukovich fu eletto presidente e l’Ucraina lasciò l’orbita americana per tornare in quella russa.
Arriviamo così ai giorni nostri, con l’emergere di un’ulteriore, sorprendente variante.
La protesta da pacifica, diventa, almeno in parte, violenta.
Per opera di chi?
Non certo direttamente di soldati stranieri sul campo, bensì di estremisti.
E che estremisti!
Come ormai noto, ad assaltare i ministeri di Kiev non sono stati i pensionati ucraini, bensì milizie paramilitari neonaziste, ben istruite e ben armate.
I pacifisti sono serviti da corollario, soprattutto mediatico, ma a rovesciare Yanukovich sono stati guerriglieri antisemiti, fanatici e ultraviolenti.
Autentiche canaglie, il cui tempismo è stato perfetto: la sommossa ha raggiunto il suo apice durante i Giochi di Sochi ovvero nell’unico momento in cui la Russia non poteva permettersi rovinare il ritorno di immagine delle Olimpiadi.
Kiev bruciava ma il Cremlino era costretto a tacere.
Operazione sofisticata e magistrale, ufficialmente senza paternità, che però – ammainate le bandiere olimpiche – ha innescato la risposta del Cremlino, meno raffinata ma altrettanto spregiudicata.
Obama non immaginava che Putin potesse occupare la Crimea, così come il Cremlino non si aspettava la guerriglia filoamericana di Kiev.
Si sono sorpresi a vicenda.
E non finisce qui.
La guerra, sporca e asimmetrica, durerà a lungo sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale che assisterà a tutto senza capire, ancora una volta, nulla.
FONTE
http://blog.ilgiornale.it/foa/2014/03/04/ucraina-il-segreto-che-nessuno-spiega-e-che-dovreste-sapere/
Pubblicato da  Giacomo Gabellini     a  4.3.14

CRISI UCRAINA-RUSSIA: MOTIVI CULTURALI E LA CRIMEA

di Matteo Boldrini
Crisi Ucraina Russia: motivi culturali e la Crimea
Il famoso scienziato politico statunitense Samuel P. Huntington, nel suo libro del 1996 “Lo scontro di civiltà e il nuovo ordine mondiale”, sosteneva che i conflitti del XXI secolo sarebbero stati combattuti non per semplici motivi ideologici o economici, ma per motivi culturali ed etnici, e suggeriva che per evitarli sarebbe stato meglio che i Paesi abitati da popolazioni di culture diverse si scindessero in due entità statuali diverse; come esempio di questa politica di divisione, il politologo prendeva, tra gli altri, anche l’Ucraina.
Indipendentemente dalle tesi dello studioso americano, in molte parti anche discutibili, il fattore culturale resta fondamentale per capire come si è sviluppata l’attuale crisi in Ucraina e quali esiti potrà essa avere. Infatti, anche se nell’iniziale protesta di piazza sono convissuti elementi di tipo diverso, molti dei quali appena considerati dai giornalisti italiani, sembra proprio il fattore culturale quello che ha portato all’innesco della miccia.
L’Ucraina è da sempre un paese a metà tra occidente ed oriente, tra Unione Europea e Russia.
Dei suoi 45 milioni di abitanti, quasi il 20% è di origine russa e parla abitualmente russo, oltre che ucraino.
La percentuale di russi è più bassa nelle regioni occidentali e più alta in quelle orientali e sud-orientali, raggiungendo il suo massimo nella penisola della Crimea, vero pomo della discordia della vicenda.
Lo stesso sistema politico e partitico ucraino ha risentito fortemente di questa divisione etnica, che ha tagliato l’asse di competizione tradizionale sinistra-destra non tanto in partiti russi ed in partiti ucraini, quanto piuttosto in partiti filo-russi, favorevoli ad un ritorno della Repubblica nella sfera di influenza di Mosca, e partiti filo-occidentali, che guardano principalmente all’Unione Europea e alla Nato come partner della propria collocazione internazionale.
Così, in seguito alle proteste di queste ultime settimane, il governo del presidente Janukovic, considerato filorusso, è stato costretto alla fuga dai manifestanti ed è stato sostituito da uno di solidarietà nazionale considerato più filo-occidentale; questo passaggio di potere ha portato a rafforzare ulteriormente la frattura creatasi all’interno del Paese, tanto che alcune regioni hanno cominciato a parlare più o meno apertamente di secessione.
Poiché la crisi si basa su fattori culturali e relativi alla collocazione internazionale, per cercare di capire quale sarà l’esito del conflitto diviene fondamentale analizzare il comportamento dei principali attori internazionali.
Un comportamento che tuttavia si è caratterizzato per posizioni confusionarie e a tratti contraddittorie.
Da una parte vi sono l’UE e gli Usa, ovviamente favorevoli ad un governo filo-occidentale in Ucraina, ma anche dubbiose verso certi elementi che lo compongono e preoccupate dalla possibile eccessiva destabilizzazione dell’area; dall’altra vi è la Russia, con Putin che si è sempre dichiarato sostenitore di Janukovic, ma che sembra assecondare gli intenti separatisti della Crimea.
Quest’ultima rappresenta il nodo cruciale della questione.
A lungo amministrata da Mosca e ceduta all’Ucraina in base ad un accordo tra Chruschev e la Repubblica Socialista di Ucraina nel 1954, nella regione la presenza di cittadini di origine russa è estremamente forte.
Quasi il 60% della popolazione è infatti di origine russa mentre i due terzi di essa parla abitualmente il russo, lingua ufficiale nella zona, e la ritiene la propria lingua madre.
Nella penisola sono molto forti gli interessi del governo di Mosca.
In base ad un accordo ventennale da poco rinnovato, i governi di Kiev e di Sinferopoli (la capitale della Repubblica Autonoma di Crimea) concedono alla Russia l’utilizzo di numerosi basi militari, in particolare quella navale di Sebastopoli che stanzia la maggior parte della flotta russa ed è il centro nevralgico degli interessi russi nel mediterraneo ed in medio oriente.
Per Putin potrebbe dunque essere troppo forte la tentazione di lasciar perdere il sostegno al governo ucraino (Janukovic si è sempre pronunciato contro la secessione) e fare in Crimea ciò che è stato fatto in altre regioni come l’Abcasia e l’Ossezia del Sud: supportarne l’indipendenza e la secessione per annetterle o consolidare la loro presenza nella sfera di influenza russa.
Potrebbe quindi sostenere le posizioni indipendentiste del nuovo governo della Crimea anche a costo di incorrere in uno scontro armato con l’Ucraina e nella reazione delle potenze occidentali.
È difficile capire in maniera chiara quali saranno gli sviluppi; l’Ucraina, in profonda crisi politica, finanziaria ed economica, difficilmente avrà la forza di sostenere un conflitto armato con la Russia, se non adeguatamente supportata, e l’atteggiamento ambiguo tenuto dalle forze occidentali sembra indicare la disponibilità di queste ad accettare la divisione del paese in due entità, collocate in due sfere di influenza distinte, una ad occidente ed una ad oriente.
La palla della partita resta per ora in mano alla Russia: da ciò che deciderà di fare dipenderà molto del futuro dell’Ucraina.
E visto l’ampio stanziamento di truppe in Crimea, sembra che Putin abbia già preso la sua decisione.

LA VOCE DELLA RUSSIA PUBBLICA UN ATTACCO ALLA CASTA POLITICA ITALIANA E …


LA VOCE DELLA RUSSIA PUBBLICA UN ATTACCO SENZA PRECEDENTI ALLA CASTA POLITICA ITALIANA! E SPAPPOLA RENZI

 
lunedì 13 gennaio 2014
 
MOSCA
La legge di Murphy potrebbe finalmente trovare la definitiva consacrazione empirica in Italia. 
Uno dei principi dispensati dall’intramontabile ingegnere statunitense enuncia: Non è vero che non tutto il male viene per nuocere; non solo, ma anche il bene, qualora si manifestasse, viene per nuocere.
Ed è proprio così nel Belpaese, che salutava il 2013 politico con un’unica speranza, l’affermarsi di una “nuova e rampante generazione” di politici: quella degli enfant prodige (seppure ultraquarantenni) a lungo tempo tenuti in naftalina dai “padri, padroni e padrini” dei maggiori partiti italici, i quali da sempre non vedono di buon occhio il ricambio generazionale. 
Uno fra tutti, e più di tutti, incarnava la rottamazione di un vecchio modo di pensare la politica: il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. 
La sua affermazione a leader del partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, pareva aver dato ossigeno fresco all’asfittico panorama politico nostrano, e sembrava aver regalato nuova linfa a un governo, come quello di Enrico Letta, che pare da sempre “in cerca d’autore”. 
E invece, in questo primo scorcio di 2014, stiamo constatando come Murphy abbia ragione ancora una volta: anche il bene, qualora si manifestasse, viene per nuocere.
È pur vero che il dibattito politico, grazie all’avvento di Renzi, si è rivitalizzato. 
Occorre però comprendere se sia davvero benefica per l’organismo Italia questa defibrillazione di un morto che cammina. 
Fino ad oggi i segnali non sono per nulla confortanti: se da una lato è vero che la verve indomabile dell’ultimo arrivato abbia costretto i politici a parlare di riforme, dall’altro è vero anche come la modalità proposta risulti realmente inaccettabile. 
Renzi cala dall’alto qualsiasi progetto o pensiero quasi emanasse una bolla pontificia; si tratta di un continuo prendere o lasciare (dove il lasciare significa nuove elezioni) tipico di quello snobismo salottiero, da radical chic, che da anni ammorba il Paese e che impedisce una larga intesa degna di questo nome. 
È un modo di proporsi che non passa dalla forza delle idee, ma solo dal merito di averle pronunciate e rese pubbliche.
Il dramma è che questa presunta superiorità etica e morale sta diventando pericolosamente sistemica e viene elargita con grande generosità anche nel commentare le proposte altrui. 
Le dimissioni del vice ministro dell’Economia Stefano Fassina, uomo del Partito Democratico, non sono infatti state rassegnate a casaccio. 
Come si può accettare che il segretario di un partito sbeffeggi impunemente un proprio esponente tra più autorevoli, di fronte ai media e all’opinione pubblica? 
Nella chiosa Stefano Fassina? 
Chi? 
troviamo tutta quella mancanza di rispetto di una generazione perduta di giovani e meno giovani, i quali gradiscono di più il bullismo di strada e la chiacchiera da bar rispetto a un confronto serio sui problemi. 
Una modalità d’azione che rischia di far chiudere a riccio ancora di più la politica italiana. 
Altro che pacificazione…l’Italia che vorrebbe il sindaco di Firenze è quella della caccia alle streghe, nella quale vengono maltrattati coloro che non la pensano come lui e come il suo entourage, fatto di salottieri e di lobbisti.
D’altra parte, il comportamento di Renzi era prevedibile, guardando alle esternazioni negli ultimi mesi del suo portavoce Francesco Nicodemo. Giudizio sull’esecutivo di Enrico Letta: Un governaccio, e cari compagni (che lo difendete) siete messi malissimo. 
E i suoi ministri? 
Zanonato, un disastro di sindaco, un disastro di ministro. 
Il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina? 
Un cretino, davvero un cretino. 
Se non ci fosse di mezzo l’interesse alla vita dignitosa degli italiani ci si potrebbe anche far sopra una bella risata. 
Peraltro, la parlata toscana regala sempre i ilarità per la giovialità che l’accompagna: peccato che nel mezzo si consumi il dramma di una popolo che soffre per davvero e che non ce la fa più. 
Mentre qualcuno gioca a fare il leader (e Renzi è solo uno degli esempi nel panorama politico) c’è chi non arriva a fine mese e chi non riesce più a garantire gli studi ai propri figli, chi perde la dignità elemosinando un lavoro e un pasto caldo alla mensa dei poveri, e chi si suicida. 
Ci vorrebbe una grosso bagno di umiltà per tutta la classe politica, che dovrebbe capire che oggi è il momento di ricostruire sulle macerie, non quello di sganciare altre bombe su un Paese semidistrutto da decenni di farse. 
C’è infine da chiedersi se la riforma elettorale e il ritocco (per la quarta volta in pochi anni) delle regole sul lavoro – proposto da Renzi – rappresentino veramente nel merito una via di uscita per un Paese che muore di tasse. 
Ma questa è un’altra storia…
Tratto da 
LA VOCE DELLA RUSSIA (CLICCA QUI)
 
 
VALIDIMIR PUTIN

2013.12.04 – INCHIESTA / LA VERITA’ SULL’UCRAINA: COSA STA ACCADENDO, CHI AGISCE E PERCHE’ (LA STORIA DI KIEV, CULLA DELLA RUSSIA)


martedì 3 dicembre 2013
In seguito ai mancati accordi con l’UE al vertice di Vilnius, l’Ucraina e Kiev sono tornate al centro della scena internazionale con nuove grosse manifestazioni di piazza, dopo i tumulti e le tensioni seguite alle elezioni presidenziali del 2004.
Ma cosa si cela dietro queste manifestazioni, raduni e tumulti di massa?
Sotto la coltre di menzogna che traspare dell’informazione “ufficiale”, si agitano in queste ore in Ucraina forze sinistre e potenti che, come i fantasmi peggiori dei nostri incubi, talora emergono appena percettibili e poi subitamente scompaiono nel buio senza lasciare traccia.
Per quanto arduo, si può provare a delinearne alcune scie, partendo dal loro punto iniziale.
L’Ucraina è stata per lungo tempo la culla della nazione russa (per intenderci, quello che il Kosovo è per la Serbia): la Rus’ trae le proprie radici storiche, culturali e spirituali dall’antica Rus’ Kijevskaja. L’Ucraina è stata inoltre inglobata per più di 300 anni nell’impero zarista e per un’ottantina in quello sovietico.
Per renderci conto di quanto siano permeate e intricate le due identità, quella russa e quella ucraina, basta pensare alla letteratura: Gogol e Bulgakov (per citare i più noti scrittori ucraini) hanno descritto così meravigliosamente il loro Paese, vera frontiera tra l’Europa e l’infinita Asia delle steppe, eppure la loro fama è legata indissolubilmente alla letteratura russa; questo perché essi pensavano, parlavano e scrivevano in russo! Allo stesso modo, ma in senso opposto, la letteratura russa è piena di riferimenti a vocaboli e topos prettamente ucraini. Inoltre è giusto ricordare che la maggioranza degli uomini ai vertici della nomenklatura sovietica fu composta di ucraini: Khrushjov, Breznev, Cernenko, Andropov e lo stesso Gorbacjov.
È però vero che dal ‘700 si è sviluppato nel Paese un crescente sentimento di appartenenza all’identità nazionale ucraina (il culmine di questo processo ha coinciso proprio con l’indipendenza del Paese dopo la fine dell’URSS) e, con esso, la voglia di smarcarsi dal potente e ingombrante vicino (questo sentimento nazionalista anti-russo, si badi bene, è limitato però nelle zone occidentali del Paese e alla città di Kiev, capitale culturale del nuovo stato).
Questo è lo scenario nel quale i fantasmi di Kiev si stanno muovendo torbidamente da diverso tempo en el quale ora sono tornati ad agitarsi in modo assai frenetico.
Certamente alla base di questa “lotta sotterranea” vi sono interessi materiali ed economici che poi vedremo, ma la reazione da essa provocata sarebbe assai più velleitaria senza un retroterra storico e culturale che ne amplifichi gli effetti: un concime per le piante carnivore!  
Fin dalla caduta dell’Urss il potere rimase nelle mani della grigia ma potente nomenclatura che aveva fin lì retto lo stato.
Dopo una prima fase di entusiastico fervore e di proclami libertari, i reali protagonisti della lotta contro il comunismo furono messi da parte e consegnati ai libri di storia.
Il presidente in carica, Leonid Kuchma, era un politico poco appariscente ma assai scaltro e opportunista; gestì lo stato in modo clientelare, ma fu altresì abile a destreggiarsi tra i voraci piranha occidentali e il gigantesco orso russo ferito, ma ancor pericoloso.
Quando cadde il suo ultimo mandato e venne il momento dell’inevitabile successione, accadde qualcosa che non s’era mai verificato nella storia del paese.
A pochi mesi dalla “rivoluzione delle rose” in Georgia, che sancì l’ascesa al potere di Mikheil Sahakasvili a spese di Eduard Shevarnadze (guarda caso un’altra vecchia volpe dell’entourage sovietico), si presentò sulla scena politica ucraina uno sconosciuto Victor Yushenko (che doveva la sua ascesa al mondo delle banche e da lì proveniva) che, con una campagna politica massiccia e con parole nuove che parevano uscite dalle presidenziali americane, mise in pericolo la quasi scontata elezione del delfino designato Victor Yanukovic.
La contesa elettorale passò alle cronache occidentali con il titolo un po’ bizzarro di “la guerra dei due Victor” o, più enfaticamente, di “rivoluzione arancione”.
Non sapremo mai (credo) se l’intossicazione da diossina di cui fu vittima Yushenko fosse opera dell’FSB (i servizi segreti russi) o un semplice incidente che fu “adoperato” astutamente come mossa politica. Di certo si può però asserire che il famigerato “laboratorio dei veleni” di Mosca, esistente fin dai tempi dell’URSS, è una macchina così collaudata che non lascia scampo alcuno alla vittima predestinata, come testimonia peraltro la lunga scia di omicidi politici avvenuti nel periodo di operatività del “laboratorio” (da Lenin a Putin), portati a termine con l’uso di veleni e agenti chimici o batteriologici.
Ad ogni modo, Yushchenko vinse quelle strane consultazioni elettorali (furono prima invalidate e poi fatte ripetere dalla magistratura) e, finalmente, fu decretato vincitore il 26 dicembre con il 51.99 % dei voti. Quale Primo Ministro fu incaricata l’eroina dalla bionda treccia “all’ucraina” – di etnia tatara e dai capelli pigmentati – Yulija Tymoshenko.
I due Victor rappresentavano due interessi diversi o, per meglio dire, due diversi destini del paese, Se Yanukovich incarnava la continuità col passato e la vicinanza agli interessi di Mosca cosa rappresentava l’altro Victor?
Ce lo rivela il rapporto (reso oggi accessibile a seguito dalle rivelazioni di Julian Assange ed archiviato col codice RL32845) intitolato “Rivoluzione Arancione in Ucraina e la politica degli Stati Uniti”.
In estrema sintesi, nel rapporto firmato da Steven Woehrel (delegato per gli affari europei) e inviato al Congresso Americano nel luglio 2005, si ricorda che Victor Yanukovic ha promesso riforme liberiste, legami più stretti con Unione europea, NATO, e USA; di sostituire gli interessi dell’occidente a quelli russi, già esistenti, attraverso le privatizzazioni dei grandi complessi industriali del distretto carbonifero Donbass, come le grandi acciaierie Kryvrizhstal (quando l’URSS cadde, è bene ricordarlo, non lasciò dietro di sé un deserto, semmai un orto mal governato e non sfruttato nelle sue potenzialità).
Man mano si scorre il documento scopriamo che gli impegni del neo eletto Yushenko si fanno più pesanti: l’Ucraina deve, come primo passo, avviarsi sulla strada di un'economia di mercato che porti a una zona di libero scambio con l'UE e nel WTO e a colloqui sull'adesione all'Unione Europea e deve, infine, deve aderire alla NATO. Insomma: libero mercato, privatizzazioni, riforme istituzionali ed economiche. che per il paese avrebbero significato “strada aperta al FMI” e ai suoi prestiti, e cedimento della sovranità nazionale a favore di organismi autoreferenziali. Non vi ricorda qualcosa tutto questo?
Ma, come riportato nel rapporto, al raggiungimento degli obiettivi vi sono frapposti una serie di ostacoli di natura economica, militare e demografico: la Russia rappresentava (e tuttora lo è) il più grande mercato per l’export ucraino, tale da non poteva esser così facilmente sostituita; l’Ucraina era (ed è) totalmente dipendente da Mosca per il rifornimento energetico, gas e petrolio ed, inoltre, vi transita tutto il gas russo per l’Europa; in Crimea (lembo di terra russa donata da Khrushev all’Ucraina) era (ed è) stanziata la più importante flotta navale russa sul Mar Nero; e infine, nelle zone orientali e meridionali del Paese (più ricche di materie prime, più fertili e più industrializzate) il sentimento della popolazione era (ed ora lo è forse di più) filo-russo e ostile alle ingerenze occidentali.
Ora, non credo sia più così difficile spiegare la natura delle frequenti interruzioni di gas russo in Europa qualche inverno fa.
E nemmeno capire che, se non vi fossero stati questi fattori, ora l’Ucraina, al pari di Romania Polonia e repubbliche baltiche, sarebbe un membro a tutti gli effetti della UE.
La Russia era ancora in una fase di convalescenza politica.
Perché l’Ucraina è divenuta così importante da scatenare una specie di “guerra tiepida” tra “occidente” e Russia? Qualche anno fa (1997) usci un libro di Zbigniew Brzezinski intitolato “La grande scacchiera”; quello che l’ex consigliere alla Casa Bianca e fondatore della Commissione Trilaterale vi descrive è un vero e proprio piano strategico, sia pure abbozzato, di dominio su scala mondiale. Nel libro è spiegato puntigliosamente come il cardine del potere globale stia nel controllo complessivo dell’Eurasia e che la “chiave per controllare l’Eurasia è il controllo delle repubbliche dell’Asia Centrale“. Bisognava, in altre parole, colmare il gran vuoto di potere che si era venuto a verificare dal fallimento sovietico in Asia Centrale, teatro della partita per la conquista del mondo, ma anche nelle aree che circoscrivono la Russia.
Ciò significava, e significa ancora, controllare anche militarmente le cerniere strategiche che, secondo l’analista, sono l’Ucraina, l’Azerbaijan e l’Uzbekistan.
Tutto ciò nel libro è scritto a chiare lettere: ”Tra il 2005 e il 2010, l'Ucraina dovrà essere pronta per un serio confronto con la NATO.
Dopo il 2010, il principale nucleo della sicurezza in Europa consisterà in Francia, Germania, Polonia e Ucraina”. Faccio notare, di sfuggita, che V. Yushenko fu presidente dell’Ucraina dal 2005 al 2010!
Se Brzezinski ha fornito la strategia, le Organizzazioni internazionali che fanno capo al Nuovo Ordine finanziario e politico offrono i mezzi e le opportunità operative.
È a questo punto che entra in scena il miliardario filantropo George Soros che, in modo nemmeno del tutto nascosto, finanzia da anni tutti i gruppi non governativi di opposizione sociale e politica (i motivi e le ideologie qui non hanno nessuna importanza) con l’unico fine di scardinare, attraverso manifestazione pseudo-pacifiche strutturate e organizzate in modo scrupoloso sul piano della image-promotion, gli ordinamenti istituzionali e politici dei paesi “non allineati” nelle aree strategiche.
È attraverso i suoi cospicui fondi che si sono rese possibili tutte le cosiddette “rivoluzioni colorate” della prima decade del 2000: la “rivoluzione delle rose” (Georgia 2003), le rivoluzione arancione (Ucraina, 2004-2005), quella “dei tulipani” (Kirghizistan 2005), quella “verde” in Iran e altre ancora fino a quelle della cosiddetta “primavera araba”.
Tutte fanno parte di un’unica strategia di egemonia planetaria per la quale i Paesi, i popoli e gli stati sovrani sono solo pedine da controllare o distruggere.
I fantasmi a volte ritornano, o meglio, non se ne sono mai andati, e il vertice di Vilnius è stato per loro il segnale di tornare alla carica in Ucraina.
Quale sarà l’alto rischio per il Paese non è difficile da prevedere: comunque vada la perdita della sovranità.  
Autore: Corrado Facchinetti

2013.08.24 – SIRIA – PUTIN SMASCHERA IL PIANO DEL NWO


SIRIA – PUTIN SMASCHERA IL PIANO DEL NWO
Sabato, Agosto 24th/ 2013
– Redazione Qui Europa – 
Siria – Putin Smaschera il Piano del NWO
Siria – I satelliti Russi forniscono la prova definitiva 
all'ONU sull'innocenza di Assad e le responsabilità
di USA e Arabia Saudita
I RAZZI DELLA STRAGE?
Cosa dei "Ribelli Salafiti"
Damasco, Mosca, New York
Vladimir Putin ancora una volta fa centro, e sbugiarda i signori del Nuovo Ordine Mondiale: la strage in Siria?
Non è stato Assad, ma i ribelli Salafiti, appoggiati dal governo Saudita e dagli USA con i suoi alleati.
La prova "finale" è stata fornita nelle ultime ore dal Cremlino al Palazzo di Vetro dell'ONU.
Si tratta di video e foto che illustrano come i satelliti russi abbiano fatto luce sul fatto che i razzi che hanno causato l'ultima strage in Siria (1300 morti) non sono partiti da Damasco o dalla Siria, ma da territori di pertinenza di gruppi Salafiti: ovvero dei cosiddetti "ribelli-mercenari" al soldo di Arabia Saudita e USA. 
Washington?
Non poteva non sapere!
Secondo Mosca, Washington non poteva non sapere, visto che i satelliti USA sono efficienti quanto quelli russi.
E allora perchè tutte queste menzogne?
Beh, dinnanzi a quest'ennesima prova regina, l'ONU e lo stesso Ban-Ki Moon dovranno prendere atto della situazione e smentire, zittire, tutti i media di regime che da giorni danno adito a queste diaboliche falsità!
Ma con che faccia – ci chiediamo – andranno in giro per la penisola italiana i vari direttori dei TG di regime?
Con che faccia si guarderanno allo specchio?
per non parlare dei "politici", ovviamente!
politici impegnati a parlare del caso "Berlusconi", come se il resto fossero bazzecole.
Ma i maestri della distrazione di massa, si sa, sono sempre all'opera!
OBIETTIVO? GUERRA MONDIALE PER UN NUOVO ORDINE
Tra i dati più palesi, sicuramente il fatto che le milizie ribelli in Siria – ora è ufficiale – sono armate e manovrate da Arabia Saudita ed alleati, che mirano ad innescare una nuova Guerra Mondiale.
Tali prove, tra l'altro coincidono perfettamente con le testimonianze raccontate in questi mesi, e con l'ultima drammatica tstimonianza di Padre Daniel Maes, cui passaggi più delicati vi riproponiamo di seguito: 

DAMASCO LA TESTIMONIANZA DI PADRE MAES
"Qualche anno fa, quando siamo venuti qui in Siria, non abbiamo incontrato una società politica perfetta, ma abbiamo incontrato  una società prospera e sicura e abbiamo anche esperimentato l’uguaglianza tra tutti i gruppi religiosi.
C’era anche la libertà di religione, l’ospitalità e c’era anche una sana vita di famiglia.
Nella vita pubblica, discriminazione, furto e criminalità non erano noti. 
All’improvviso sono apparse le più orribili atrocità.
Si massacrava, si saccheggiava e c’erano attentati in tutto il Paese.
La società abbastanza armonica si trasformava in un incubo".
LO ZAMPINO DEI SIGNORI DEL MALE E LE RIVELAZIONI DEL GENERALE CLARK
La “primavera” diventava un “caos”.
La stampa informava che c’era una rivolta spontanea di un popolo da tanto tempo oppresso.
Chi aveva una profondità più spirituale, aveva già notato dall’inizio che questa era una menzogna.
I nemici avevano già da qualche tempo seminato questa zizzania, che adesso si manifestava chiaramente.
Wesley Clark, un generale Americano, ha ammesso che la guerra in Siria era già stata progettata– insieme con quattro altri paesi – subito dopo gli attentati alle ”Twin Towers” a New York.
Nel frattempo hanno distrutto l'Iraq sotto il motto di “Libertà per Iraq”! 
E' uno dei più grandi crimini  contro l’umanità nella storia recente.
Rimarranno ancora  cristiani  in Iraq, a fronte dei 1,3 milioni di cristiani nel 2003?
Una cosa simile è successa anche in Libia, che oggi fa pure parte della “collezione primaverile araba ” dell’Occidente.
E che pensate dei cristiani in Egitto, Afghanistan e Siria?
CRIMINI CONTRO L'UKMANITA': AFFARONI PER L'INDUSTRIA BELLICA OCCIDENTALE.
Intanto, tutti questi paesi sono una miniera inesauribile di oro per l’industria di armi.
"I poveri sono venduti", dice il profeta Amos più di ventisette secoli fa, "per servire il potere e la ricchezza delle grandi nazioni e dei dominatori mondiali".
E mentre l’Islam ha sempre più libertà e supporto nell’Occidente, i cristiani  – gli abitanti originari –  invece, sono perseguitati, scacciati e massacrati nei paesi musulmani.
Costantemente in Trincea
Intorno a noi sentiamo incessantemente i rumori sordi delle esplosioni.
Ci troviamo comunque ancora in un posto molto pericoloso.
Cosi restiamo a mangiare nel refettorio con sacchi di sabbia davanti alle finestre come nelle trincee di lusso della Prima Guerra Mondiale.
La sera siamo costretti a ritirarci presto, sedendoci o rimanendo sdraiati, nei nostri rifugi.
Questa settimana hanno trovato ragni velenosi nel rifugio delle suore.
Chi ha detto che le donne hanno sempre bisogno di tanto tempo per imballare?
Non è per niente vero.
In poco tempo tutti i materassi e le altre cose erano traslocati in un nuovo posto.
Hanno fatto tutto in modo velocissimo.
Non c’è stato neanche tempo di prendere una foto di questa fuga.
Così usciamo del solito tran tran e  c’è un pò di distrazione.
FRAMMENTI DI NUOVO ORDINE MONDIALE IN SIRIA
Parliamo del nuovo rifugio: già prima il refettorio era un posto dove si facevano tante cose e adesso non è più un luogo ”polivalente” ma è diventato uno spazio  “omnivalente”, cioè un tipo di ripostiglio simpatico che è stato riorganizzato in modo ordinato in vari spazi separati.
Nel frattempo viviamo e soffriamo insieme la miseria del popolo Siriano e del suo Paese.
Ci sono già 100.000 morti  su cui piangiamo.
Fabbriche, scuole, ospedali e istituzioni pubbliche sono stati distrutti.
Milioni di persone sono profughi in un paese che prima offriva rifugio in modo ospitale a tanti profughi soprattutto di Iraq e Libano.
Tanti soffrono la fame e sono senza tetto.
Mercoledì sera vediamo sulla televisione Siriana Al Akhbaria un’ampia intervista con Madre Agnes-Mariam sulla situazione in Siria e soprattutto sul modo concreto della Musalaha,  il movimento più importante della riconciliazione.
C’è tanto bisogno di dare al popolo il necessario cibo, cura, alloggio, scuola e ri-educazione.
Il perdono reciproco e la riconciliazione hanno un effetto di guarigione.
Secondo la Madre anche  i terroristi hanno il diritto di esprimersi  per scegliere un nuovo e buon orientamento di vita.
Uno dei progetti concreti è un’iniziativa spettacolare olandese di una macchina ospedale polivalente con tante attrezzature (prezzo mezzo milione) per Homs e speriamo dopo anche una per Aleppo.
(Vedi:  http://helphoms.org).

IL VOLTO DEL MALE IN SIRIA
Una Guerra contro la Siria taciuta dall'Occidente.
Fino a quando?    
E’ possibile che la miseria senza fine abbia un effetto demoralizzante.
Dall’altra parte invece questa situazione implica anche la speranza di una purificazione profonda.
Questa sofferenza offre anche la possibilità di una crescita più forte dopo. 
La verità su quanto succede qui si rivela poco a poco e vien accettata sempre di più, anche se la Francia la nega in modo ossessivo.
LA VERITA', QUANDO SARA' CONOSCIUTA, CIO' CAMBIERA' IL MONDO!
Quando la realtà di questa guerra contro la Siria sarà riconosciuta,  potrebbe causare una svolta nelle relazioni politiche nel mondo intero. 
Monsignor Francis A. Chullikat, rappresentante permanente della Santa Sede all’ONU ha parlato il 23 luglio 2013 della pace in Siria, in cui tutti saranno vincitori al contrario di una guerra dove tutti perdono.
Il 25 luglio il Patriarca Cirillo di Mosca con rappresentanti di tutte le chiese ortodosse mondiali, insieme a Putin hanno espresso loro preoccupazione per la tragedia in Siria, dove i cristiani sono minacciati di sparire.
IL CRISTIANESIMO E' NATO IN SIRIA
Essi hanno dichiarato: “Sarebbe una catastrofe per l’intera civilizzazione.
L’origine della nostra religione si trova qui in Siria!”.
Forse la vera storia è costituita da santi e martiri, come Padre Francois Mourad.
Lui viveva l’esempio di Charles de Foucauld e ha fondato il monastero di San Simeone, lo stilita, a Ghassanieh (Nord Ovest di  Aleppo).
Le chiese sono state distrutte ed i cristiani sono stati rapiti e assassinati.

LO STRAORDINARIO ESEMPIO DI PADRE FRANCOIS MOURAD – OLTRE LA MORTE.
Quando la situazione cominciava ad essere pericolosa anche per lui, egli ha scritto al suo vescovo: “L’amore ha un sinonimo, cioè la sofferenza…e sono pronto a morire per la pace e che la Chiesa si ricordi che io do la mia vita con gioia per tutti i cristiani in questo beneamato Paese”.
La sua chiesa è stata distrutta e lui è stato assassinato domenica 23 giugno 2013.
Padre Francois Mourad aveva solo quarantanove anni".
Redazione QE
 
Tratto da (CLICCA QUI)
 

 

 

2011.12.02 – LA RUSSIA: MISSILI CONTRO L’EUROPA SE ISRAELE MINACCIA L’IRAN


Dopo la vistosa operazione di difesa preventiva della Siria, la Russia rilancia: Mosca è pronta a dislocare sistemi missilistici “Iskander” nell’enclave baltica di Kaliningrad, se la Nato insisterà nel voler dispiegare – stavolta contro l’Iran – lo scudo anti-missile che da anni preme per installare ai confini dell’ex Unione Sovietica. Complice anche la campagna elettorale moscovita, si riaccendono toni da guerra fredda attorno allo scenario sempre più instabile che minaccia il Medio Oriente, dove una potenza nucleare come Israele ha annunciato un possibile attacco a Teheran: la reazione missilistica dell’Iran potrebbe coinvolgere forze Usa nel Golfo o nel Mediterraneo, con conseguenze apocalittiche.
La situazione è serissima, avverte Giulietto Chiesa dal forum internazionale di Montpellier sulla crisi della regione islamica, rilanciando l’allarme confermato da Mikhail Gorbaciov. La Russia ormai teme il rischio di un conflitto nucleare: «Non appena Teheran dovesse raggiungere la possibilità teorica di costruire armi atomiche, sarebbe sicuramente bombardata da Israele, forse anche con testate nucleari: Mosca non vuole che Teheran si doti di bombe atomiche, ma non può tollerare il rischio di una minaccia nucleare occidentale ai suoi confini». La situazione, spiega Chisa ai microfoni di “Radio Città Fujiko”, potrebbe letteralmente diventare esplosiva: nessuno sa dove si abbatterebbe la reazione dell’Iran, se fosse colpito, ma è evidente che obiettivi occidentali, anche americani, sono alla portata dei missili iraniani.
«Un attacco israeliano scatenerebbe uno scenario ben più vasto e molto peggiore della stessa guerra contro l’Iraq», secondo Giulietto Chiesa. A quel punto, coi propri confini “circondati” dallo scudo anti-missile americano, la Russia rischierebbe di essere travolta dall’emergenza e, di fatto, assediata. L’avvertimento del presidente Dmitrij Medvedev, pronto a dispiegare i missili “Iskander” a Kaliningrad nel cuore del sistema difensivo orientale della Nato, è una mossa tattica: una forma estrema di pressione per indurre Washington a frenare Israele, dopo che dell’attacco contro l’Iran ha ormai parlato apertamente lo stesso Shimon Peres. Ancora una volta, gli occhi del mondo sono puntati su Tel Aviv.
«L’Iran è nel mirino occidentale da anni», ricorda Chiesa: «L’attacco contro Teheran è stato già minuziosamente progettato: non solo da Israele, ma anche da Washington. Ai tempi di Bush fu più volte sul tavolo, ma venne sempre rinviato per evidenti divergenze interne tra Pentagono e Dipartimento di Stato». Oggi l’attacco a Teheran torna in agenda, in una regione sconvolta dai cambiamenti politici in corso, anche violenti, nei quali emerge sullo sfondo la rinnovata egemonia della Nato nel Mediterraneo. Se l’Occidente alle prese con la più grave crisi della sua storia decide di presidiare a mano armata le risorse strategiche che fanno gola alla Cina e continua a premere sull’Iran anche attraverso la Siria, stavolta è Mosca a mettersi di traverso. Messaggio esplicito: la Russia non resterà più alla finestra.
 
 
 

2011.12.02 – TERZA GUERRA MONDIALE? BENVENUTI NELL’INCUBO.

Scritto il 27/8/10
 
Quando ci sveglieremo potrebbe essere tardi: saremo prigionieri di un incubo. All’inizio sembrerà un’operazione militare come tante altre, un semplice raid aereo punitivo sull’Iran ribelle. Sarà invece l’inizio della Terza Guerra Mondiale. Non ci credete? Meglio dare un’occhiata, allora, all’ultimo sconvolgente studio prodotto dall’istituto canadese “Global Research” diretto da Michel Chossudovsky, professore emerito di economia all’università di Ottawa, autore di saggi come “La globalizzazione della povertà e il nuovo ordine mondiale”. L’umanità è a un bivio pericoloso, avverte Choussudovsky: dall’atomica di Hiroshima, mai s’era visto un simile dispiegamento mondiale di armi pronte all’uso.
Uno scenario da fine del mondo: prima mossa, l’Iran. Poi, le reazioni a catena e i veri obiettivi: fermare la Cina neutralizzando la Russia. Il capitalismo imperiale, in crisi, pensa di non avere più altri mezzi per garantirsi l’accesso privilegiato alle risorse vitali: acqua, petrolio e gas naturale. Se fallisse la politica non resterebbe che la guerra, il conflitto totale su scala mondiale. E anche se nessuno se n’è accorto, avvertono gli osservatori canadesi, l’opzione militare è «in stato di avanzata preparazione». Sistemi di armi hi-tech, tra cui testate nucleari, sono già completamente schierati: gli “obiettivi” sono pressoché accerchiati. «Questa avventura militare», spiega Choussudovsky, «è sul tavolo da disegno del Pentagono» addirittura dal 1990. «Prima l’Iraq, poi l’Iran», stando a un documento del comando centrale Usa del 1995.
L’escalation è già parte dell’agenda militare: mentre l’Iran è il prossimo obiettivo, insieme con Siria e Libano, il nuovo dispiegamento militare strategico minaccia anche Corea del Nord, Cina e Russia. Segnali inequivocabili: a giugno, l’Egitto ha autorizzato il transito di navi da guerra israeliane e statunitensi nel canale di Suez (evidente “segnale” rivolto a Teheran), mentre l’Arabia Saudita ha concesso a Israele il diritto di sorvolo e, nel Mar della Cina, le manovre congiunte con la Corea del Sud hanno irritato Pechino. «Gli Stati Uniti ed i loro alleati stanno “battendo i tamburi di guerra” – scrive Choussudovsky – al culmine di una depressione economica in tutto il mondo», per non parlare della più grave catastrofe ambientale nella storia, il collasso della piattaforma Bp nel Golfo del Messico.
Media completamente accecati, depistati quando non disinformatori: «La “crisi reale” che minaccia l’umanità, secondo i media e i governi, non è la guerra ma il riscaldamento globale». Il vero pericolo non viene percepito: «Nessuno sembra temere una guerra nucleare sponsorizzata dall’America. La guerra contro l’Iran è presentata all’opinione pubblica come un problema tra gli altri», da vivere con l’indifferenza alla quale ormai si è abituati. Del resto, «la macchina di uccisione globale è sostenuta anche da un culto insito di morte e distruzione che pervade i film di Hollywood, per non parlare delle serie Tv di guerra e criminalità in prime time sulle reti televisive». Culto di morte «approvato dalla Cia e dal Pentagono, che supportano anche finanziariamente le produzioni di Hollywood come strumento di propaganda di guerra».
Se l’Iran dovesse essere oggetto di un attacco aereo “preventivo” da parte delle forze alleate, l’intera regione – dal Mediterraneo orientale alla frontiera occidentale della Cina con l’Afghanistan e il Pakistan – si infiammerebbe, conducendoci potenzialmente in uno scenario da Terza Guerra Mondiale, sostiene Choussudovsky. Il conflitto si estenderebbe subito a Libano e Siria ed è «altamente improbabile» che gli eventuali bombardamenti sull’Iran sarebbero circoscritti agli impianti nucleari: pressoché scontato, invece, «un attacco aereo su infrastrutture militari e civili, sistemi di trasporto, fabbriche, edifici pubblici».
Perché proprio l’Iran? Presto detto: col suo 10% di riserve mondiali di petrolio e gas, il paese degli ayatollah si colloca al terzo posto dopo l’Arabia Saudita (25%) e l’Iraq (11%) per la dimensione delle sue scorte. In confronto, gli Stati Uniti possiedono meno del 2,8% delle riserve di petrolio a livello mondiale. Mentre le scorte petrolifere Usa non raggiungono i 20 miliardi di barili, la vasta regione che va dal Medio Oriente all’Asia centrale dispone di riserve enormi, più di 30 volte quelle degli Stati Uniti, pari ad oltre il 60% della riserva totale del mondo. «Colpire l’Iran – sottolinea Choussudovsky – significa non solo recuperare il controllo anglo-americano sull’economia di petrolio e gas iraniani, compresi i percorsi delle condutture, ma anche contestare la presenza e l’influenza della Cina e della Russia nella regione».
Il previsto attacco contro Teheran fa parte di una coordinata “road map” militare globale. E’ la cosiddetta “guerra lunga” del Pentagono: un conflitto senza frontiere guidato dal profitto, un progetto di dominazione mondiale, una sequenza di operazioni militari. I pianificatori militari della Nato, aggiunge Choussudovsky, hanno previsto vari scenari di escalation militare, con relative implicazioni geopolitiche: mentre Iran, Siria e Libano sono gli obiettivi immediati, Cina, Russia e Corea del Nord, per non parlare di Venezuela e Cuba, sono anch’esse oggetto di minacce da parte degli Stati Uniti. Obiettivo strategico nella corsa alle risorse: sconfiggere il gigantesco competitor cinese e annullare la capacità militare della difesa russa.
Uno sguardo all’attualità recente non fa che moltiplicare timori e sospetti: le manovre navali al largo della Corea del Nord, la distribuzione di missili Patriot in Polonia, il centro di allarme missilissico anti-Russia installato nella Repubblica Ceca, dispiegamenti navali in Bulgaria, Romania e Mar Nero sempre in chiave anti-Mosca così come il dispiegamento di truppe Usa e Nato in Georgia e il formidabile dispiegamento navale nel Golfo Persico, compresi sottomarini israeliani pronti a colpire l’Iran. Contemporaneamente, sono ormai «aree in corso di militarizzazione» il Mediterraneo orientale, l’intero Mar Nero, la regione andina del Sudamerica, i Caraibi e l’America centrale, dove le minacce sono dirette contro Cuba e Venezuela.
Una escalation silenziosa e costante, protetta dalla formula dell’aiuto militare: trasferimenti di armi su larga scala, di proporzioni inaudite come l’affare da 5 miliardi di dollari con l’India, che mira a rafforzare gli indiani in funzione anti-cinese. Stessa tecnica in Medio Oriente, in vista del possibile attacco all’Iran: gli Stati Uniti, spiega il “Global Research Institute”, stanno armando gli Stati del Golfo (Bahrain, Kuwait, Qatar ed Emirati Arabi Uniti) con missili intercettori a terra, missili Patriot ad avanzata funzionalità, sistemi speciali per la difesa ad alta quota e missili intercettori Standard-3 sul mare, installati su navi da guerra già ora dispiegate nel Golfo Persico.
«Un disegno militare globale attentamente coordinato e controllato dal Pentagono», rileva Choussudovsky, che coinvolge le forze armate unite di più di 40 paesi. «Questo dispiegamento militare globale multinazionale è di gran lunga la più grande esibizione di sistemi avanzati di armi nella storia del mondo». La struttura di comando unificato, suddivisa in comandi combattenti geografici, si basa su una strategia di militarizzazione a livello globale. L’esercito degli Stati Uniti ha basi in 63 paesi. Nuovissime basi militari sono state costruite dopo l’11 settembre 2001, in sette paesi. In totale, ci sono 255.065 unità di personale militare statunitense distribuite nel mondo.
Una geografia militare, quella del Pentagono, che rivela il vero obiettivo finale dell’opzione bellica del terzo millennio: la conquista del mondo. «Ad eccezione di Hiroshima e Nagasaki, la seconda guerra mondiale è stata caratterizzata dall’uso di armi convenzionali», mentre ora la pianificazione di una guerra globale «si basa sulla militarizzazione dello spazio». Se fosse avviata una guerra contro l’Iran, aggiunge Choussudovsky, non verrebbero impiegate solo armi nucleari, ma sarebbe utilizzata «anche l’intera gamma di nuovi sistemi di armi avanzate, tra cui armi elettrometriche e tecniche di modificazione dell’ambiente», le famose “armi climatiche” per il cambiamento forzato del clima: secondo alcuni analisti, il sistema Haarp installato in Alaska sarebbe in grado di provocare a distanza cataclismi come siccità, terremoti e inondazioni.
Il pericolo, avverte Choussudovsky, è tanto più reale se si considera l’assoluta indifferenza dei mezzi di informazione: «In coro, i media occidentali hanno bollato l’Iran come una minaccia alla sicurezza globale in vista del suo programma di presunte armi nucleari (inesistente). Riecheggiando dichiarazioni ufficiali, i media ora chiedono l’attuazione di bombardamenti punitivi nei confronti dell’Iran in modo da salvaguardare la sicurezza di Israele». Anziché constatare che l’unica, vera minaccia alla pace nel mondo proviene dall’asse che collega Stati Uniti, Nato e Israele, secondo Choussudovsky si preferisce «instillare tacitamente», nell’inconscio popolare, «la nozione che la minaccia iraniana è reale e che la Repubblica islamica dovrebbe essere “conquistata”».
La costruzione del consenso di massa, aggiunge lo studioso canadese, ricorda i metodi della famigerata Inquisizione spagnola: si esige «l’accettazione dell’idea che la guerra è un impegno umanitario». E così, anche se è a tutti noto che sono Washington e Tel Aviv a mettere in pericolo la pace nel mondo, «in un ambiente inquisitorio la realtà viene capovolta: i guerrafondai sono impegnati per la pace, le vittime sono presentate come i protagonisti della guerra». Una mistificazione che ha successo, ora che negli Usa il movimento pacifista si è indebolito: con l’ascesa di Obama, gli americani contro la guerra si concentrano su Afghanistan e Iraq, trascurando «le guerre che sono in preparazione, già sul tavolo del Pentagono».
Niente è ancora deciso, ma tutto è pronto: al momento opportuno, se prevarrà l’opzione bellica, il più colossale dispiegamento di armi iper-tecnologiche della storia dell’umanità potrebbe far saltare in aria mezzo pianeta. «Questa guerra è pura follia», protesta il professor Choussudovsky, concludendo il suo report con un appello drammatico: «Ci rivolgiamo alle persone su tutta la terra, in America, Europa, Israele, Turchia e in tutto il mondo perchè si ribellino contro questo progetto militare, contro i loro governi che sono a favore di un’azione militare contro l’Iran e contro i mass media che servono a camuffare le conseguenze devastanti di una guerra contro l’Iran».
Se la guerra è un crimine, l’assassino in questo caso ha un movente formidabile: il denaro. «L’agenda militare – spiega il direttore del “Global Research Insitute – supporta un profitto guidato da un distruttivo sistema economico globale che impoverisce ampi settori della popolazione mondiale». Doppia follia, dunque, visto che la Terza Guerra Mondiale sarebbe una catastrofe «terminale». Albert Einstein aveva intuito i pericoli dell’ecatombe nucleare e dell’estinzione della vita sulla terra: «Non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale – disse – ma la Quarta sarà combattuta con clave e pietre». Oggi, purtroppo, gli arsenenali dell’ipotetico terzo conflitto mondiale cominciamo a conoscerli.
Secondo Choussudovsky, i colpevoli sono tantissimi: media, intellettuali, scienziati e politici che, in coro, «offuscano la verità indicibile», quella di Einstein: la guerra nucleare distrugge l’umanità e il processo graduale di distruzione è già cominciato. «Quando la menzogna diventa verità non c’è più modo di tornare indietro», insiste Choussudovsky: «Quando la guerra viene accolta come un impegno umanitario, la giustizia e l’intero sistema giuridico internazionale sono stravolti: il pacifismo e il movimento anti-guerra vengono criminalizzati. Essere contro la guerra diventa un atto criminale».
Guardiamola in faccia, la guerra: sanziona l’abbattimento indiscriminato di uomini, donne e bambini, distrugge le famiglie e le persone, annienta l’impegno delle persone verso gli altri esseri umani, impedisce alle persone di essere vicine a chi soffre. La grande menzogna, dice Choussudovsky, sostiene la guerra e lo stato di polizia come l’unica linea di approccio, distrugge nazioni e solidarietà internazionali. «Rompere la menzogna significa rompere un progetto criminale di distruzione globale, in cui la ricerca del profitto è la forza prevalente. Questo profitto guidato dall’agenda militare distrugge i valori umani e trasforma le persone in zombie inconscienti».
E allora quello che dobbiamo fare è «invertire la marea, sfidare i criminali di guerra in alte cariche e i potenti gruppi di pressione corporativi che li supportano, rompere l’Inquisizione americana, minare la crociata militare Usa-Nato-Israele, chiudere le fabbriche di armi e basi militari, riportare a casa le truppe: i membri delle forze armate dovrebbero disobbedire agli ordini e rifiutarsi di partecipare ad una guerra criminale». Esagerazioni? No, purtroppo. Perché, insiste lo studioso canadese, il conto alla rovescia è già cominciato: siamo circondati. Il potere che vuole la guerra è fortissimo, racconta ogni giorno il contrario della verità, pretende per sé le risorse vitali del mondo. Ed è armato fino ai denti.
(L’intervento di Michel Chossudovsky, “Scenario di Terza Guerra Mondiale”, è stato tradotto e diffuso da “Megachip”, www.megachipdue.info).