Abitato già nella preistoria, dapprima insediamento degli Euganei, fu in epoca protostorica occupato dal popolo dei Veneti.
Tito Livio, nativo di Padova, inizia la sua monumentale storia di Roma con il mito di Antenore che, fuggendo da Troia in fiamme e guidando un gruppo di Troiani e di Eneti, popolo alleato proveniente dalla Paflagonia, giunge nell'attuale Golfo di Venezia.Nella terra estesa tra le Alpi e il mare Adriatico, dopo aver scacciato gli Euganei, si insediano così queste genti che nel loro insieme si chiameranno Veneti.
Antenore stesso sarebbe stato il fondatore di Padova.
Secondo una leggenda analoga Diomede avrebbe fondato Adria mentre Clodio avrebbe fondato Chioggia.
Sono comunque di certa origine venetica molte importanti città, quali Concordia, Oderzo (fra le più antiche – IX-VIII sec. a.C.), Este, Treviso, Belluno, Altino, Vicenza e forse Verona.
La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione.
Le fonti antiche tramandano l'esistenza di vari filoni dell'etnìa veneta, dalla Bretagna, alla Lusazia, fra Germania e Polonia, all'Epiro in Grecia, all'Asia Minore.
Legati all'etnico veneto sarebbero diversi toponimi (ad es. la Vindelicia, regione corrispondente all'attuale Baviera, Vindebona – l'attuale Vienna) e i nomi attribuiti a popoli di origine slava in diverse lingue europee.
Secondo alcuni studiosi, sarebbero queste testimonianze di un'unica civiltà indoeuropea che si estendeva dal Baltico all'Adriatico, riconducibile ai cosiddetti popoli dei Campi delle Urne.
Il processo di romanizzazione della Venetia è avvenuto in maniera graduale e senza traumi o conquiste manu militari, dato che veneti e romani erano popoli alleati.
Le relazioni politico-militari con i romani iniziano nel III sec. a.C. : nel 225-222 veneti e cenomani stringono un'alleanza militare con Roma contro gli insubri, i boi e i gesati, fornendo secondo Polibio un contingente di 20.000 uomini.
I galli saranno battuti nella storica battaglia di Clastidium nel 222.
Nel 181 a.C. la deduzione della colonia latina di Aquileia comportò un rafforzamento dei tradizionali rapporti di collaborazione fra veneti e romani.
Aquileia sorse al limite del territorio dei Veneti; nessuna colonia infatti venne mai fondata sul territorio dell'alleato veneto.
Benché la regione fosse stata posta sotto il regime provinciale (provincia di Gallia Cisalpina), la romanizzazione delle élites locali continuò senza sosta.
Dopo la guerra sociale nell'89 a.C. Gneo Pompeo Strabone promosse la lex Pompeia de Transpadanis.
Tale legge concedeva lo Ius Latii, il diritto del latini ai centri indigeni veneti.
Tra le comunità che dovettero godere di questo privilegio fra ci furono, fra gli altri, Verona, Vicenza, Padova, Feltre e Belluno.
La completa integrazione delle comunità venete nell'orbe romano avvenne nel 49 a.C. con la concessione del plenum ius, cioè della piena cittadinanza romana, da parte di Giulio Cesare.
In epoca augustea il territorio dei veneti venne unificato e dotato di riconoscimento ufficiale con la creazione della Regio X Venetia et Histria.
La città maggiore era Aquileia, sebbene il concetto di 'capitale regionale' fosse estraneo alla pensiero istituzionale dell'Alto Impero.
Diocleziano la trasformò in Provincia Venetiae et Histriae, mantenendone i confini sostanzialmente inalterati.
Nei primi secoli d.C. iniziò il processo di Cristianizzazione del Veneto.
Centro di irradiamento della nuova religione fu Aquileia, metropoli della Venezia endolagunare, in cui il Cristianesimo era giunto probabilmente per mare.
Secondo la tradizione fu San Marco Evangelista a fondare la Chiesa di Aquileia, consacrandone vescovo Sant'Ermagora, martire sotto Nerone[1].
Egli avrebbe inoltre inviato il greco Prosdocimo ad evangelizzare Padova, Asolo, Vicenza, Treviso, Altino ed Este.
All'evangelizzazione di Verona avrebbe contribuito una comunità cristiana proveniente dall'Africa romana; africano è anche San Zeno, patrono della città.
Antenore stesso sarebbe stato il fondatore di Padova.
Secondo una leggenda analoga Diomede avrebbe fondato Adria mentre Clodio avrebbe fondato Chioggia.
Sono comunque di certa origine venetica molte importanti città, quali Concordia, Oderzo (fra le più antiche – IX-VIII sec. a.C.), Este, Treviso, Belluno, Altino, Vicenza e forse Verona.
La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione.
Le fonti antiche tramandano l'esistenza di vari filoni dell'etnìa veneta, dalla Bretagna, alla Lusazia, fra Germania e Polonia, all'Epiro in Grecia, all'Asia Minore.
Legati all'etnico veneto sarebbero diversi toponimi (ad es. la Vindelicia, regione corrispondente all'attuale Baviera, Vindebona – l'attuale Vienna) e i nomi attribuiti a popoli di origine slava in diverse lingue europee.
Secondo alcuni studiosi, sarebbero queste testimonianze di un'unica civiltà indoeuropea che si estendeva dal Baltico all'Adriatico, riconducibile ai cosiddetti popoli dei Campi delle Urne.
Il processo di romanizzazione della Venetia è avvenuto in maniera graduale e senza traumi o conquiste manu militari, dato che veneti e romani erano popoli alleati.
Le relazioni politico-militari con i romani iniziano nel III sec. a.C. : nel 225-222 veneti e cenomani stringono un'alleanza militare con Roma contro gli insubri, i boi e i gesati, fornendo secondo Polibio un contingente di 20.000 uomini.
I galli saranno battuti nella storica battaglia di Clastidium nel 222.
Nel 181 a.C. la deduzione della colonia latina di Aquileia comportò un rafforzamento dei tradizionali rapporti di collaborazione fra veneti e romani.
Aquileia sorse al limite del territorio dei Veneti; nessuna colonia infatti venne mai fondata sul territorio dell'alleato veneto.
Benché la regione fosse stata posta sotto il regime provinciale (provincia di Gallia Cisalpina), la romanizzazione delle élites locali continuò senza sosta.
Dopo la guerra sociale nell'89 a.C. Gneo Pompeo Strabone promosse la lex Pompeia de Transpadanis.
Tale legge concedeva lo Ius Latii, il diritto del latini ai centri indigeni veneti.
Tra le comunità che dovettero godere di questo privilegio fra ci furono, fra gli altri, Verona, Vicenza, Padova, Feltre e Belluno.
La completa integrazione delle comunità venete nell'orbe romano avvenne nel 49 a.C. con la concessione del plenum ius, cioè della piena cittadinanza romana, da parte di Giulio Cesare.
In epoca augustea il territorio dei veneti venne unificato e dotato di riconoscimento ufficiale con la creazione della Regio X Venetia et Histria.
La città maggiore era Aquileia, sebbene il concetto di 'capitale regionale' fosse estraneo alla pensiero istituzionale dell'Alto Impero.
Diocleziano la trasformò in Provincia Venetiae et Histriae, mantenendone i confini sostanzialmente inalterati.
Nei primi secoli d.C. iniziò il processo di Cristianizzazione del Veneto.
Centro di irradiamento della nuova religione fu Aquileia, metropoli della Venezia endolagunare, in cui il Cristianesimo era giunto probabilmente per mare.
Secondo la tradizione fu San Marco Evangelista a fondare la Chiesa di Aquileia, consacrandone vescovo Sant'Ermagora, martire sotto Nerone[1].
Egli avrebbe inoltre inviato il greco Prosdocimo ad evangelizzare Padova, Asolo, Vicenza, Treviso, Altino ed Este.
All'evangelizzazione di Verona avrebbe contribuito una comunità cristiana proveniente dall'Africa romana; africano è anche San Zeno, patrono della città.
La società degli antichi Veneti conosceva delle differenze anche notevoli tra individuo ed individuo, tra classe e classe.
La classe più modesta era quella dei servi, collocata al gradino più basso della scala sociale e rappresentata da individui scalzi con vesti semplicissime.
La fascia centrale era composta da lavoratori che, in varie forme, potevano dirsi autonomi: artigiani, mercanti, agricoltori, cacciatori e pescatori; ad essi si aggiungevano i guerrieri.
Al vertice della scala sociale stavano quelli che possiamo definire i “SIGNORI”, i più ricchi tra i lavoratori o coloro che, nell’occasione di qualche guerra, avevano modo di salire ai massimi onori.
Sempre alla classe superiore appartenevano i sacerdoti, i quali indossavano ricche vesti, forniti di copricapo e calzature.
Anche i cavalieri occupavano una posizione importante.
E’ probabile che i lavoratori fossero riuniti in associazioni ( corporazioni ), per i tipi di attività che richiedevano una più alta specializzazione.
Ugualmente uniti tra loro da interessi comuni erano i commercianti, che traevano forti guadagni dalla vendita di materiali e prodotti che godevano di maggiore apprezzamento da parte di altre popolazioni.
I guerrieri veneti erano armati in modo simile a quello dei guerrieri greci e troiani.
Il capo era protetto dall’elmo a calotta bassa, il busto era rivestito da una corazza di cuoio irrobustito con lamine bronzee.
Ogni villaggio era indipendente.
Il popolo veneto si univa mettendo insieme tutte le forze disponibili in caso di minaccia dall’esterno, di guerra.
In queste occasioni i vari villaggi erano collegati da un patto di reciproco aiuto che durava fino al cessare del pericolo.
In questi casi gli abitanti maggiori ( Este, Padova ,Vicenza, Oderzo, Montebelluna ) facevano da centro di riferimento e di guida per i villaggi di minori dimensioni.
Concludendo, anche per una popolazione tendenzialmente pacifica come quella veneta, la guerra e i guerrieri avevano ugualmente un posto centrale nell’organizzazione sociale.
Ad essi era affidato un compito soprattutto difensivo, la protezione della vita e dei beni delle comunità confederate, la garanzia di sicurezza delle vie di comunicazione, il mantenimento delle condizioni di pace.
La classe più modesta era quella dei servi, collocata al gradino più basso della scala sociale e rappresentata da individui scalzi con vesti semplicissime.
La fascia centrale era composta da lavoratori che, in varie forme, potevano dirsi autonomi: artigiani, mercanti, agricoltori, cacciatori e pescatori; ad essi si aggiungevano i guerrieri.
Al vertice della scala sociale stavano quelli che possiamo definire i “SIGNORI”, i più ricchi tra i lavoratori o coloro che, nell’occasione di qualche guerra, avevano modo di salire ai massimi onori.
Sempre alla classe superiore appartenevano i sacerdoti, i quali indossavano ricche vesti, forniti di copricapo e calzature.
Anche i cavalieri occupavano una posizione importante.
E’ probabile che i lavoratori fossero riuniti in associazioni ( corporazioni ), per i tipi di attività che richiedevano una più alta specializzazione.
Ugualmente uniti tra loro da interessi comuni erano i commercianti, che traevano forti guadagni dalla vendita di materiali e prodotti che godevano di maggiore apprezzamento da parte di altre popolazioni.
I guerrieri veneti erano armati in modo simile a quello dei guerrieri greci e troiani.
Il capo era protetto dall’elmo a calotta bassa, il busto era rivestito da una corazza di cuoio irrobustito con lamine bronzee.
Ogni villaggio era indipendente.
Il popolo veneto si univa mettendo insieme tutte le forze disponibili in caso di minaccia dall’esterno, di guerra.
In queste occasioni i vari villaggi erano collegati da un patto di reciproco aiuto che durava fino al cessare del pericolo.
In questi casi gli abitanti maggiori ( Este, Padova ,Vicenza, Oderzo, Montebelluna ) facevano da centro di riferimento e di guida per i villaggi di minori dimensioni.
Concludendo, anche per una popolazione tendenzialmente pacifica come quella veneta, la guerra e i guerrieri avevano ugualmente un posto centrale nell’organizzazione sociale.
Ad essi era affidato un compito soprattutto difensivo, la protezione della vita e dei beni delle comunità confederate, la garanzia di sicurezza delle vie di comunicazione, il mantenimento delle condizioni di pace.
questo paragrafo è tratto da una ricerca degli alunni della classe V della scuola primaria di Altivole (Tv) : CLICCA QUI
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Altro sito interessante sulla storia dei Veneti: VENETIA VICTRIX
La leggenda: "Antenore, con un gran numero di Eneti, che scacciati per una ribellione dalla Paflagonia e perso il loro re Pilemene presso Troia, cercavano una sede ed un capo, arrivó nella parte piú interna del Mare Adriatico. Dopo aver cacciato gli Euganei, i quali abitavano tra il mare e le Alpi, Eneti e Troiani occuparono quel territorio…l'insieme del popolo ricevette il nome di Veneti…" Tito Livio, I, 1,1-3
I Veneti erano una popolazione indoeuropea stanziata nell'odierna Italia nord-orientale, che sviluppò una propria originale civiltà durante il I millennio a.C..
Caso unico tra i popoli a loro contemporanei nell'Italia settentrionale, si può stabilire l'identità tra la popolazione e la cultura veneta, ovvero ai Paleoveneti è attribuito quanto realizzato sul piano materiale e spirituale nel territorio veneto. Questa forte identità si crea durante un lungo periodo, lungo tutto il I millennio a.C., anche se nel tempo subì diverse influenze.
Di questa popolazione e identità la documentazione archeologica è particolarmente ricca.
I Veneti si stanziarono inizialmente nell'area tra il Lago di Garda ed i Colli Euganei, allargandosi successivamente fino a raggiungere confini simili a quelli del Veneto attuale, anche se bisogna tenere conto del fatto che la linea di costa del Mar Adriatico è più arretrata rispetto ad oggi… per continuare vai qui
I Veneti si stanziarono inizialmente nell'area tra il Lago di Garda ed i Colli Euganei, allargandosi successivamente fino a raggiungere confini simili a quelli del Veneto attuale, anche se bisogna tenere conto del fatto che la linea di costa del Mar Adriatico è più arretrata rispetto ad oggi… per continuare vai qui
Valide critiche ricevute via e-mail:
UNA DOVEROSA PRECISAZIONE SULLE ORIGINI DEI VENETI
Oggetto: origine dei Veneti
Ciao a tutti, stavo leggendo il vostro sito quando, per l'ennesima volta, ho letto la storia della presunta provenienza dei Veneti dalla Turchia.
Addirittura scrivete che commerciarono con il medio oriente per un richiamo genetico…
Io sono Veneta, non mi basta leggere quello che trovo scritto in uno o più siti internet, ho indagato, contattato archeologi venetologi che mi hanno assicurato che gli antichi veneti provenivano dall'Europa centrale, che non è MAI stata trovata NESSUNA prova scientifica di una loro provenienza dalla Turchia (solo prove di scambi commerciali), nonostante siano stati fatti scavi su scavi per trovare qualcosa, che c'erano TANTISSIMI popoli dal nome Veneti, perfino in Bretagna, nel mar Baltico, ma molti di voi vogliono scrivere che siamo di origine turca.
Pur non essendo stata comprovata questa teoria, ci sono MOLTE, ma MOLTE più prove di una loro provenienza dalla Slovenia.
Mi domando: quali prove avete a sostegno, oltre a ''Omero ha menzionato gli Eneti nel suo libro, Tito Livio ha confermato''?
Se parliamo di scrittori, anche Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico ha menzionato una tribù chiamata Veneti.
Un conto è dire ''potrebbero essere arrivati anche da là'', un conto è dire che è approvato che fosse la Turchia la loro provenienza e che vi è un richiamo genetico.
Se avete delle prove, potete inviarmele?
Sono certa che riceverò in cambio solo il silenzio, come tutti gli altri Veneti di ogni sito ai quali ho scritto, perché di prove scientifiche non ne avete.
E-mail pervenuta via modulo dal sito del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (MLNV)
Ciao a tutti, stavo leggendo il vostro sito quando, per l'ennesima volta, ho letto la storia della presunta provenienza dei Veneti dalla Turchia.
Addirittura scrivete che commerciarono con il medio oriente per un richiamo genetico…
Io sono Veneta, non mi basta leggere quello che trovo scritto in uno o più siti internet, ho indagato, contattato archeologi venetologi che mi hanno assicurato che gli antichi veneti provenivano dall'Europa centrale, che non è MAI stata trovata NESSUNA prova scientifica di una loro provenienza dalla Turchia (solo prove di scambi commerciali), nonostante siano stati fatti scavi su scavi per trovare qualcosa, che c'erano TANTISSIMI popoli dal nome Veneti, perfino in Bretagna, nel mar Baltico, ma molti di voi vogliono scrivere che siamo di origine turca.
Pur non essendo stata comprovata questa teoria, ci sono MOLTE, ma MOLTE più prove di una loro provenienza dalla Slovenia.
Mi domando: quali prove avete a sostegno, oltre a ''Omero ha menzionato gli Eneti nel suo libro, Tito Livio ha confermato''?
Se parliamo di scrittori, anche Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico ha menzionato una tribù chiamata Veneti.
Un conto è dire ''potrebbero essere arrivati anche da là'', un conto è dire che è approvato che fosse la Turchia la loro provenienza e che vi è un richiamo genetico.
Se avete delle prove, potete inviarmele?
Sono certa che riceverò in cambio solo il silenzio, come tutti gli altri Veneti di ogni sito ai quali ho scritto, perché di prove scientifiche non ne avete.
E-mail pervenuta via modulo dal sito del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (MLNV)
Questo è un frammento di un'e- mail privata che ho ricevuto da un archeologo:
Le cose dovrebbero essere andate più o meno in questo modo, secondo Villar: Un gruppo di indoeuropei che definiamo "occidentali" si sposta da est-nordest verso il centro dell'Europa.
Da qui si dividono tre ulteriori gruppi: quello che poi chiameremo "germanico" migra verso nord e occupa l'area del baltico spingendosi fino alla penisola scandinava e vi rimane sino alla nostra epoca.
Un secondo gruppo migra verso sud e occupa, in momenti differenti (probabilmente più di due ma certamente almeno due) la penisola italica (in sequenza Siculi e Osco-Umbri in un primo momento e poi Latini e Veneti, probabilmente i Veneti per ultimi), mentre un terzo (Celti) si colloca nell'area centrale tra l'area orientale francese e le pianure ad est dell'Austria.
Questi movimenti dureranno quasi un paio di millenni e iniziano nel III millennio e queste sono le posizioni che occupano quando storicamente si cristallizzano le rispettive culture e che mantengono, in linea di massima, in età storica.
Quando, ad esempio, si comincia a riconoscere un'identità "protoceltica", "protogermanica" o "protoitalica" siamo giunti al II millennio pev, ma la cronologia della lingua celtica, secondo le analisi delle componenti interne e dell'evoluzione morfologica indicano che questo idioma sorge, come differenziato dall'europeo comune, intorno al 2400 pev., quella germanica probabilmente un secolo prima, quella italica nello stesso periodo circa o poco dopo.
Che i Veneti arrivino dall'Anatolia (che non era affatto "Turchia" ma un coacervo di popolazioni indoeuropee come Elleni (Eolici e Ionico-Attici), Lidi, Luvi, Ittiti, ecc. da una parte e non indoeuropee delle quali abbiamo tracce nel sostrato greco ma di cui non conosciamo chiaramente l'identità dall'altra (dialetti egei pregreci, lingua minoica e suoi dialetti, ecc.) dipende dalla considerazione che in epoca rinascimentale si è data al mito di Enea attraverso i testi di Virgilio e dalla citazione di Omero di un popolo chiamato "Enetoi" (nella traslitterazione greca, ovviamente) e residente in Paflagonia da cui il primo prende spunto per definire l'origine dei Veneti dall'area anatolica.
Ma si tratta di una sciocchezza dovuta alla presunzione che l'etnonimico abbia valore esclusivo: "si chiamano Veneti, esistevano dei Veneti in un certo luogo, quindi arrivano da lì".
Nulla di più stupido: la radice indoeuropea *uin- ("chiaro, bianco" ma anche e di conseguenza "eroico, valoroso" con una sequenza etimologica assolutamente normale che accade in altri casi come "illustre", ad esempio) è alla base di moltissimi etnonimici (spesso endoetnonimici, cioè dati dal gruppo a sé stesso, varie volte esoendoetnonimici ovvero, indicanti un popolo da parte di un altro) in quasi tutte le lingue indoeuropee anche in aree laterali: germanico, celtico, illirico, slavo, baltico, indoiranico, ecc.
Significa che è del tutto normale che un popolo chiami sé stesso usando un nome derivato da tale radice e altrettanto che altri popoli lo chiamino in tal modo per varie ragioni.
E infatti è questa il motivo per cui abbiamo tribu celtiche (Veneti dell'Armorica, Feni irlandesi), slave (Vendi della Lusazia), germaniche (Vindelici, ecc) e degli altri gruppi citati che portano nomi simili: "simili" perché mai uguali (e vale anche per i Veneti italici), trattandosi di similitudini dovute banalmente alla trascrizione in greco o latino di nomi diversi nelle rispettive lingue ma derivanti da una stessa radice indoeuropea. Nulla di più probabile che, nel corso della storia, vi siano stati innumerevoli gruppi umani di cultura indoeuropea che abbiano adottato tale banale radice come appellativo comune di sé, in ogni area interessata dall'espansione culturale indoeuropea, Anatolia compresa e Paflagonia inclusa (ammesso che Omero, in questo caso, ci riporti cose reali).
Quindi, anche tutte le castronerie che accomunano "Veneti" sul Baltico a quelli armoricani e ai "nostri" italiani sono solo il risultato di una diffusa ma catastrofica ignoranza.
C'è una Veneta archeologa che lavora in un museo ad Este, queste cose le sa, trovarla non sarebbe difficile per voi.
Io sono VENETA e non ho nessun interesse a nascondere le origini dei miei avi.
Non capisco cosa ci guadagnerebbero gli altri, l'indipendenza non la otterrete mentendo su false origini etniche, e magari sembrerò razzista, ma non voglio saperne di avere origini turche…sapendo poi che i paleoveneti non lo erano, poi…
Vi autorizzo a pubblicare le mie critiche (che ho scritto nell'altra e-mail) e vi ringrazio molto per avermi risposto.