IL PLEBISCITO TRUFFA DEL 1866

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ALTRO CHE LIBERAZIONE DEL VENETO
così come ce la raccontano:
La liberazione del Veneto dal dominio austriaco venne nel 1866 con la terza guerra di indipendenza quando la Prussia, d'intesa con il regno italiano, dichiarò guerra all'Austria.
Le truppe del generale Cialdini furono sconfitte a Custoza, una settimana dopo, ma le formazioni di Garibaldi scompigliarono le difese austriache nel Trentino e cominciarono ad avanzare.
I prussiani, nel frattempo, battevano le truppe imperiali a Sadowa, in Boemia.
Nella battaglia navale di Lissa, la flotta italiana perdette due navi e subì una sconfitta.
Nel Veneto e nel Trentino, tuttavia, la guerra non era ancora conclusa.
Mentre le truppe regolari italiane sembravano decise a riprendere l'iniziativa, Garibaldi sconfisse gli austriaci a Bezzecca e una colonna comandata da Giacomo Medici si spinse sino a pochi chilometri da Trento.
Austria e Prussia firmarono accordi di pace, e costrinsero in tal modo gli italiani, isolati, a interrompere le operazioni militari e ad accettare un armistizio.
Nelle settimane seguenti fu deciso che l'Italia avrebbe avuto il Veneto, ma l'Austria non volle consegnarlo direttamente a un Paese da cui non si considerava sconfitta.
Lo cedette quindi alla Francia nell'intesa che Napoleone III lo avrebbe consegnato a Vittorio Emanuele previa organizzazione di un plebiscito.
Il plebiscito ebbe luogo il 21 ottobre.
Su una popolazione di 2.603.009 persone i votanti furono 647.426 e i voti contrari 69.
Alcuni contestano l'imparzialità di quel plescito imputando ai Savoia una forte pressione politica, una serie di brogli e un non corretto svolgimento delle votazioni.
Altri controbattono ricordando il trionfale ingresso di Vittorio Emanuele II a Venezia dopo il voto popolare e ribadendo che la società veneta ottocentesca era prevalentemente rurale con un tasso di analfabetismo ancora elevato e larghi strati della popolazione erano pronti ad accettare le indicazioni dei «ceti superiori».
Sia le Venezie che la Provincia di Mantova furono annesse al Regno d'Italia con Regio Decreto n.3300 del 4 novembre 1866 e con la Legge n.3841 del 18 luglio 1867, tra l'altro recentemente abrogato dalla stessa italia.

IL VENETO E' SOVRANO, ILLEGALE E NON LEGITTIMA LA CESSIONE DEL VENETO NUOVA PROVA .
E così avvenne.
La cessione del 19 ottobre venne proclamata con questa formula, pronunciata dal commissario Leboeuf: “A nome di Sua Maestà l'Imperatore dei Francesi ed in virtù dei pieni poteri e mandato che ha voluto conferirmi […] dichiariamo di rimettere la Venezia a sé stessa, affinché le popolazioni padrone dei loro destini, possano esprimere liberamente, con suffragio universale, il loro volere a riguardo dell'annessione della Venezia al Regno d'Italia”.
Ma Revel ci descrive anche gli interessanti momenti successivi: “Ciò detto, il conte Michiel a nome della Commissione diede atto al generale Leboeuf della rimessione della Venezia a sé stessa.
Firmarono il processo verbale in duplice copia: Leboeuf – Luigi Conte Michiel – Edoardo Cav. De Betta – Emi-Kelder dott. Achille [sic]”.
Come avrete notato dalle rimostranze del commissario francese, dalle paure e dalle ammissioni del commissario italiano, dalla formula di cessione utilizzata e dalle firme delle 4 persone che hanno sottoscritto l'atto di cessione, i personaggi coinvolti in quel 19 ottobre sono il commissario francese Leboeuf, a rappresentare la Francia, e i tre notabili, a rappresentare il Veneto: la Francia, insomma, ha ceduto il Veneto a sé stesso, cioè, come prevedeva l'accordo internazionale, gli ha concesso di autodeterminarsi con una consultazione popolare autogestita.
Ecco dunque, che il Plebiscito avrebbe dovuto essere liberamente organizzato dai 3 rappresentanti delle libere popolazioni venete, cui era riconosciuto uno status internazionale particolare, con la piena possibilità dell'opzione “indipendenza”, temuta fortemente dal Governo italiano (cit. “si creava un'autorità speciale sul Veneto, che poteva dar luogo a qualche aspirazione autonoma od anche repubblicana per Venezia”), che approntò i metodi mafiosi e liberticidi che ormai tutti conosciamo proprio per negare ai Veneti il diritto di autodeterminarsi come riconosciuto, garantito e sancito dalla Pace di Vienna del 3 ottobre 1866: la sovranità dei Veneti riconosciuta con un trattato internazionale dai due Stati più potenti dell'Europa continentale (l'Impero Austriaco e l'Impero Francese), dal Regno d'Italia stesso, e col benestare del Regno di Prussia (alleato dell'Italia nella guerra del 1866).
A riprova di questa ricostruzione, poi, c'è il fatto che i 3 notabili “rappresentanti” del territorio veneto si sono recati dal Re d'Italia Vittorio Emanuele II il 4 novembre 1866 a consegnare i risultati ufficiali del plebiscito veneto del 21-22 ottobre, che essi stessi notabili avrebbero dovuto organizzare in tutto il Veneto che rappresentavano per investitura internazionale.
La rappresentanza è tale che sono quei 3 notabili che consegnano il Veneto nelle mani, letteralmente, del Re d'Italia.
Non è un caso, si osservi, che il Regio Decreto di annessione delle “provincie [sic] della Venezia e di quella di Mantova” possa essere promulgato proprio con data “Torino, 4 novembre 1866” (RD n. 3300 del 4.11.1866, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno successivo).
Perciò, se qualcuno ancora si chiedesse “Ma allora, se non fossimo in Italia, saremmo tornati con l'Austria?”, sappia che storicamente la vera alternativa per i Veneti nel 1866 non era tra un Veneto italiano o un Veneto austriaco (né un Veneto francese, come ha ipotizzato qualcuno), ma tra un Veneto italiano, o un Veneto indipendente.


1866 – LA GRANDE TRUFFA ITALIANA