CIMBRI – GENTI VENETE

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I Cimbri (in latino: Cimbri, in greco antico Κίμβριοι, Kimbrioi) erano una tribù germanica o celtica che assieme ai Teutoni ed agli Ambroni invasero il territorio della repubblica romana alla fine del II secolo a.C.
I Cimbri erano probabilmente popoli germanici, anche se alcuni ritengono che fossero di origine celtica.
Le fonti antiche indicano la loro sede originaria nel nord dello Jutland, nell'attuale Danimarca, che era chiamata penisola cimbra per tutta l'antichità (in greco: Κιμβρικὴ Χερσόνησος /Kimbrikē Chersonesos ).
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I Cimbri sono i membri di una minoranza etnica e linguistica attualmente stanziata in pochi centri sparsi nell'area montuosa compresa tra le provincie di Trento(Luserna), Vicenza (altopiano dei Sette Comuni, in particolare Roana), e Verona (Tredici Comuni, in particolare Giazza). Una minuscola isola cimbra, di origine più recente, si trova inoltre sull'altopiano del Cansiglio (provincie di Belluno e Treviso).
Benché il loro idioma distintivo, la lingua cimbra, sia ormai in forte regressione e parlato solo da una sparuta minoranza, i cimbri possono comunque essere considerati un gruppo etnico a sé stante con usanze e tradizioni derivate dalla loro ascendenza germanica.
Le origini del popolo cimbro si perdono nella leggenda. 
Una tradizione, infatti, la ritiene diretta discendente dell'omonimo popolo, proveniente dall'attuale Jutland, in Danimarca. I cimbri antichi invasero l'Italia sul finire del II secolo a.C. ma, sconfitti dall'esercito romano guidato da Gaio Mario e ridotti a pochi superstiti, si ritirarono attorno alle prealpi Venete mantenendo linguaggio e cultura.
Molti scrittori del passato, come il vicentino Natale Dalle Laste, ma anche studiosi non vicentini tra i quali il Salmon, il Tentori ed il Busching vedono negli abitanti dei Sette Comuni i discendenti dell'antico popolo dei cimbri. 
Lo stesso Busching scrive, ricordando l'episodio della visita sull'altopiano del re di Danimarca:
« Conservasi anche oggidì in questo Distretto l'antico Cimbrico linguaggio; o per meglio dire l'idioma Sassone moderno; ma con tanta perfezione che abboccatosi con alcuno di questi abitanti Federico IV Re di Danimarca, il quale trovandosi in Italia nel 1709 incredulo sì della loro origine, come del linguaggio, volle personalmente riconoscere la verità col visitare il Distretto, e protestò che nella sua Corte non si parlasse così forbitamente »
(Anton Friedrich Busching, Nuova Geografia, tomo XXII, p. 150.)
A tal proposito, sul finire del XVIII secolo lo storico Silvestro Castellini scriveva:
« È comune opinione, che quei pochi Cimbri, che vivi scamparono da tanta strage, si ridussero in questi nostri monti, ove ora sono li Sette Comuni; ed ivi nascondendosi, e salvandosi in quei valloni, e in quelle altissime selve, vi si fermarono, fatto disegno di non tornar più a casa; e talmente vi s'annidarono, che ancor oggidì vi son i loro posteri, i quali col linguaggio, che non è né italiano né tedesco, danno certo indizio della loro origine. 
E tanto più ci fa credere, e tener per certa questa opinione, quanto che fino al presente i detti abitatori conservarono il nome di Cimbria ad una contrada, la quale dissero che fosse la lor prima abitazione »
(Silvestro Castellini, Storia della città di Vicenza, tomo I, p. 64.)
Anche per lo storico veronese Scipione Maffei l'origine della lingua viene ricondotta ai cimbri dello Jutland:
« Abbiam quivi avvertito, come il linguaggio è tedesco, benché alquanto diverso dal più comune, e come vien pronunziato per ja, non per jo, e così in tutte le voci; con che si fa chiaro, non esser originato dalle provincie di Germania confinanti con questa parte, ma dalle remotissime, e adiacenti all'Oceano germanico »
(Scipione Maffei, Verona illustrata, vol. IV, p. 413.)
Ugualmente scriveva Marco Pezzo, in Dei Cimbri, veronesi e vicentini:
« E sapiamo noi, che nella Gozia, e nella Norvegia, e nella Svezia, e nella Danimarca (che dee chiamarsene il centro) e nei Bassi Paesi e nelle Isole Britanniche generalmente intendono questo nostro parlare, avegnacché abbian di lui un differente Dialetto »
(Marco Pezzo, Dei Cimbri, veronesi e vicentini, libro I, p. 60.)
Ancora recentemente Mario Rigoni Stern si riallaccia a tale filone ricordando come la toponomastica storica dell'altopiano dei Sette Comuni sia legata alla mitologia scandinava. 
Nella narrativa e nel folklore altopianese vengono inoltre spesso citate figure appartenenti alla mitologia norrena, e, come ricordato da Rigoni Stern, ancor oggi la maggior parte dei toponimi locali ha un significato etimologico legato alla mitologia vichinga.
In realtà uno studio genetico ha mostrato delle differenze significative tra gli attuali cimbri qui stanziati e le popolazioni della regione danese dell'Himmerland. 
Va comunque ricordato che un forte melting pot ha interessato ambedue le popolazioni nel corso dei secoli, inoltre l'analisi ha interessato solo un esiguo campione della popolazione (alcuni abitanti di Roana da parte Veneta). 
Ancora, non è chiara l'ascendenza dei cimbri antichi, se celtica o germanica.
È probabile che la tendenza di origine romantica abbia portato a cercare un'eredità remota non dimostrabile, fenomeno presente nell'Ottocento europeo ed ampiamente studiato per altre popolazioni.
Un'ipotesi sull'origine longobarda dei cimbri moderni venne avanzata nel 1948 da Bruno Schweizer e ripresa nel 1974 da Alfonso Bellotto e nel 2004 dal linguista cimbro Ermenegildo Bidese.
Tuttavia la maggioranza dei linguisti resta legata alla teoria della migrazione medievale.
La lingua cimbra (Zimbar) è un idioma di origine germanica diffuso in alcune zone del Veneto e del Trentino.
Alcuni sostengono che il nome della lingua derivi dagli antichi antenati degli attuali parlanti, cioè quei Cimbri sconfitti dai Romani nel II secolo a.C. 
Si tratta tuttavia probabilmente di un caso di omonimia, nonostante diversi storici antichi (fino allo scrittore contemporaneo Mario Rigoni Stern) vi facciano riferimento.
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I cimbri nella Serenissima
In seguito le migrazioni si fecero sempre più consistenti, anche da zone più vicine, come la Val Venosta.
Ancora sotto la Serenissima (la zona passò sotto Venezia nel 1405) il governo richiamò un gran numero di esperti minerari tedeschi che finirono per fondersi con i cimbri preesistenti. 
Invero, il termine "cimbro" compare solo nel XIV secolo, mentre prima di allora erano definiti genericamente "todeschi" e "teutonici".
La minoranza dei Sette Comuni conobbe per tutto il periodo veneziano un periodo di fioritura, essendo stata riconfermata larga autonomia alla Federazione. 
Per quanto riguarda i cimbri della Lessinia, nel 1403 venne inoltre istituito il Vicariato della Montagna dei Tedeschi detto anche della Montagna Alta del Carbon e, dal 1616 XIII Comuni Veronesi. 
Ebbero tuttavia minore autonomia rispetto ai Sette Comuni.
Nell'epoca d'oro, tra il Cinquecento e il Settecento, la popolazione cimbra contava circa 20.000 persone, con istituzioni che godevano di una certa autonomia amministrativa.
In questa epoca di massima estensione, erano totalmente o in maggioranza cimbre, le aree coperte dagli odierni comuni:
Provincia di Vicenza: Asiago (Slege), Roana (Robaan), Rotzo (Rotz), Gallio (Ghèl), Enego (Ghenebe), Foza (Vüsche), Lusiana (Lusaan), Conco (Kunken), Laghi, Posina (Posen), Valstagna, Valli del Pasubio, Recoaro Terme (Recobör, Rocabör o Ricaber) Altissimo, Crespadoro.
Provincia di Trento: Folgaria (Folgrait), Lavarone (Lavròu), Luserna (Lusern), Terragnolo (Leimtal), Trambileno (Trumelays), Vallarsa (Brandtal), Centa San Nicolò (Tschint, la toponomastica farebbe pensare piuttosto ad un'appartenenza all'area mochena), parte di Ala (la Val di Ronchi-Reuttal)
Provincia di Verona: Selva di Progno (Brunghe), Badia Calavena (kam' Abato), Velo Veronese (Veljie), Roverè Veronese (Roveràit), Bosco Chiesanuova (Nuagankirchen), Erbezzo (Bisan), San Mauro di Saline (San Moritz, Salain), Cerro Veronese (kame Cire), parte di Sant'Anna d'Alfaedo.
Provincia di Mantova: Insediamenti di Cimbri provenienti dalla Lessinia sono documentate nella frazione di Malavicina nel comune di Roverbella. I migranti provenienti da queste zone del Veneto del Cinquecento fondarono la frazione stessa e si stabilirono anche in altre zone della provincia tra cui Roverbella, Marmirolo, Goito e Castelbelforte.

 

 

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