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FIGURE NECESSARIE IN AMBITI PROFESSIONALI

DIPARTIMENTO DI PRESIDENZA
SEGRETERIA DI STATO (Provveditorato Generale)
Divisioni specialistiche
  • CONSIGLIERE POLITICO (politologo e analista)
  • CERIMONIALE
  • ARCHIVIO DI STATO
  • CED (responsabile informatico, sicurezza informatica  e addetto alla gestione ed elaborazione dati)
  • STATISTICA
  • ADDETTO ALLA COMUNICAZIONE
  • ORGANIZZAZIONE
  • FORMATORE O RESPONSABILE DELLA FORMAZIONE
  • CORRISPONDENTE IN LINGUE ESTERE
  • REDATTORE EDITORIALE
  • RESPONSABILE DI TESORERIA
  • OPERATORE VIDEO E FOTOGRAFICO
per chi vuol collaborare in qualche Dipartimento
  • DIPARTIMENTO AGRICOLTURA
  • DIPARTIMENTO AMBIENTE E TERRITORIO
  • DIPARTIMENTO ANAGRAFE E PUBBLICO REGISTRO
  • DIPARTIMENTO COMUNICAZIONI
  • DIPARTIMENTO CULTURA E ISTRUZIONE
  • DIPARTIMENTO ECONOMICO
  • DIPARTIMENTO ENERGIA
  • DIPARTIMENTO ESTERI
  • DIPARTIMENTO FAMIGLIA E SOCIALE
  • DIPARTIMENTO GIUSTIZIA E POLIZIA GIUDIZIARIA (Ufficiali di Polisia Giudixiaria)
  • DIPARTIMENTO INTERNI E DIFESA
  • DIPARTIMENTO LAVORO E SVILUPPO
  • DIPARTIMENTO PATRIMONIO ARTISTICO
  • DIPARTIMENTO RICERCA E INNOVAZIONE
  • DIPARTIMENTO SALUTE PUBBLICA
  • DIPARTIMENTO TRASPORTI
  • DIPARTIMENTO SPORT
  • DIPARTIMENTO TURISMO

CONTATTACI

ANAGRAFE ECCO COS’E’

L’Anagrafe è il registro della popolazione della Repubblica Veneta.registro-elettronico
È amministrato dal Dipartimento attraverso il “Distretto Anagrafico” quale ufficio periferico istituito presso ogni Municipalità.
Il Distretto Anagrafico ha lo scopo di certificare tutto quello che è necessario in ordine ad ogni:
 
1) PERSONA FISICA (soggetto) attraverso i
– Registro dei Cittadini Veneti residenti
– Registro dei Cittadini Veneti residenti all’estero
– Registro degli Stranieri residenti (oltre i 30 giorni di permanenza)
– Registro dei Turisti (fino a 30 giorni di permanenza)
 
2) PERSONA GIURIDICA (o imprese) attraverso i
– Registro dei soggetti giuridici attivi
– Registro dei soggetti giuridici cessati
 
Il Distretto Anagrafico ha dunque il compito di certificare la registrazione dello “status giuridico” sia delle persone fisiche che dei soggetti giuridici presenti sul territorio di propria competenza.
 

RAPPORTO GIURIDICO

L’OGVP qualifica il “rapporto giuridico” come la relazione che intercorre tra soggetti giuridici (anche con beni giuridici) e disciplinata dall’ordinamento stesso.
I rapporti giuridici definiscono e regolano di fatto la posizione giuridica di ogni soggetto dotato di personalità giuridica che interagisce con le cose o gli altri soggetti di diritto.
Tutte le relazioni giuridiche sono disciplinate dalla legge e dal buon senso.

L’OGVP nel riconoscere l’attribuzione di personalità giuridica a tutti i soggetti titolari del diritto all’esercizio della capacità giuridica, ovvero l’effettuale idoneità ad essere titolare di diritti ne recepisce anche la contestuale, incondizionata idoneità e conformità ad essere titolare di doveri.
Tale peculiarità non può essere avulsa dalla capacità di beneficiare dei diritti e dalla responsabilità derivante dai doveri.

CAPACITA’ DI AGIRE

L’OGVP riconosce la “capacità di agire” come la facoltà di compiere atti e azioni destinati all’esercizio dei diritti spettanti o per l’adempimento dei doveri cui si è tenuti.
La capacità giuridica di agire si acquisisce con l’emancipazione che è attribuita in via generale al compimento del diciottesimo (18) anno di età

CAPACITA’ GIURIDICA

La capacità giuridica, nell'ordinamento giuridico, indica la suscettibilità di un soggetto ad essere titolare di diritti e doveri o più in generale di situazioni giuridiche soggettive.
Non va confusa con la capacità di agire, che è l'idoneità del soggetto a porre in essere atti giuridici validi, esercitando in questo modo i suoi diritti e adempiendo ai suoi doveri. La capacità giuridica, in quanto modo d'essere del soggetto giuridico, rientra tra le qualità giuridiche.

POPOLO VENETO

Il “Popolo Veneto” esiste e si identifica come comunità di “Genti Venete” ovvero come pluralità di Persone sovrane del proprio corpo fisico, della propria sfera intellettuale e della propria sfera spirituale e Venete per diritto naturale, libere e sovrane sulle proprie terre d’origine.
I Veneti sono Persone accomunate dalla specificità della propria cultura, della propria storia, delle tradizioni e delle proprie origini etniche e come tali affermano la propria Nazione.
Il Popolo Veneto si identifica in quanto tale a prescindere da qualsiasi vincolo di patrimonio genetico attribuibile a specifici tratti razziali.
Millenari eventi della storia attribuiscono inequivocabilmente la qualifica di Popolo e Nazione alle Genti stanziate nel territorio delle Venetie, che condividono la stessa lingua con varianti locali più o meno marcate, parlata da cinque milioni di veneti stanziali e da almeno altrettanti emigrati nel mondo, che condividono la stessa storia, le stesse tradizioni e la stessa cultura.
I Veneti hanno costituito fino al 1797 la Repubblica Serenissima, dalla storia millenaria, occupata militarmente e annessa al regno italico per una congiura della massoneria internazionale.

La parola popolo nel suo significato più specifico è un termine giuridico che indica l'insieme delle persone fisiche che sono in rapporto di cittadinanza con uno Stato tali da essere titolari della sovranità che il più delle volte non viene esercitata in maniera diretta, ma delegata a uno o a più rappresentanti.

"Popolo" non è da confondere con la parola "popolazione", che indica genericamente l'insieme degli individui che abitano uno stesso territorio.

« Ogni collettività umana avente un riferimento comune ad una propria cultura e una propria tradizione storica, sviluppate su un territorio geograficamente determinato (…) costituisce un popolo. Ogni popolo ha il diritto di identificarsi in quanto tale. Ogni popolo ha il diritto ad affermarsi come nazione. »

ETICA E LAICITA’ … DELLO STATO

Per laicismo si identifica prevalentemente la tendenza a conferire al pensiero e all'agire sociale autonomia dal corollario di precetti religiosi, cercando dunque di limitare l'intromissione dell'autorità religiosa. Il linguaggio comune e l'uso improprio del termine l'ha portato ad essere usato erroneamente come sinonimo di ateismo. Un religioso può infatti essere laico allo stesso tempo.

L’etica per la quale si è costituito il MLNV e il GVP suggerisce che debba esserci assonanza fra l’azione politica e l’azione moralmente giusta.
Una valida politica, intesa come azione politicamente efficace, non può essere avulsa dal suo concretarsi in un’azione umana riconosciuta moralmente giusta.
E’ necessario che l’azione politica si realizzi con un uso del potere improntato a criteri e principi riconosciuti eticamente giusti, inspirandosi e fondandosi, prima di tutto, sulla priorità della libertà e dei diritti naturali e fondamentali della persona umana.
Sulla base di questo principio cardine l’OGVP non può violare i diritti naturali di alcun individuo e l’apparato istituzionale provvisorio istituito non può porsi in una condizione assolutista o considerarsi al di sopra della stessa legge.
L’OGVP riconosce l’inviolabilità di diritti che ogni essere umano possiede dalla nascita:

  • Libertà;
  • Uguaglianza;
  • Proprietà.
Pur conciliando il principio per cui il Popolo Veneto e la Serenissima Repubblica Veneta fondano le proprie radici storiche, culturali ed etiche sulle proprie origini cristiane, l’OGVP garantisce incondizionatamente in ambito politico la libertà di scelta, partecipazione e di azione, a prescindere da qualsiasi ideologia o credo religioso comunemente e normalmente condivisibile.
 

TRANSIZIONE … FASE DI

E’ il periodo temporale che ha inizio col formale riconoscimento del MLNV e del GVP fino al completo e definitivo ripristino della Nazione Veneta anche attraverso l’insediamento del suo apparato istituzionale.
La conclusione della fase di transizione è determinata dall’instaurazione delle nuove Istituzioni previste dall’Ordinamento Giuridico che il Popolo Veneto avrà deciso di darsi secondo i tempi e modi che riterrà di porre in essere.
Sarà decisa con la proclamazione (anche unilaterale) dell’incondizionato e totale ripristino di sovranità del Popolo Veneto sulle proprie terre.

PRINCIPIO DI LEGALITA’

Il principio di legalità afferma che tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire secondo la legge in modo formale e sostanziale.
Tale principio ammette che il potere venga esercitato in modo discrezionale, ma non in modo arbitrario.
Sotto il profilo formale, il principio di legalità conferisce alla pubblica amministrazione la giurisdizione e i soli poteri conferiti dalla legge.
Sotto il profilo sostanziale, il principio di legalità conferisce alla pubblica amministrazione sia la giurisdizione che la facoltà di esercizio dei loro poteri in conformità con i contenuti prescritti dalla legge.
L’amministrazione è tenuta non solo a perseguire i fini determinati dalla legge (legalità-indirizzo), ma anche a operare in conformità alle disposizioni normative stesse (legalità-garanzia).
L’Amministrazione del Governo Veneto Provvisorio (GVP), agisce in tutte le sue espressioni ed articolazioni attraverso l’emanazione, l’applicazione e il potere di far osservare le norme emanate.

Il principio di legalità si afferma dopo la Rivoluzione francese del 1789. Sorge come risposta al potere e all'oppressione dell'Ancien Régime, come rigetto della funzione giurisdizionale come concepita nell'idea del tempo.
Il magistrato, funzionario del Re, diceva la legge, e la legge promanava dal re.
Il rifiuto di questa idea si traduceva nella dottrina di chi credeva che il giudice dovesse essere la "bocca della legge" e di chi riteneva di ricacciare nell'oblìo di costumi medievali la "legge dei tribunali".
Nell'idea giacobina del tempo, si afferma l'idea che la legge non possa essere interpretata dunque, se non rigidamente e in maniera letterale.
La concezione del giudice come mero tramite della regola è sopravvissuta fino ai giorni nostri, perdendosi però il significato partigiano e giacobino della funzione giurisdizionale, e affermandosi un significato universale: il principio di legalità esprime oggi una scelta politica in base alla quale la libertà viene limitata nella misura essenziale per assicurare la pace.
Storicamente, limiti rigidi sono stati imposti alla funzione giurisdizionale, a vantaggio del legislatore, rappresentante del popolo, che non può nuocere a sé stesso.
La fiducia illuministica nella ragione dell'uomo si concretizza poi nel pensiero che la legge, in quanto traduzione materiale di principi naturali, è cosa intrinsecamente giusta, e che la certezza dello strumento-legge deve essere massima.

LA RESISTENZA NON VIOLENTA

La resistenza nonviolenta (o azione nonviolenta) è una pratica per raggiungere degli obiettivi senza l'uso della violenza.
È diffusamente assimilata alla resistenza civile, sebbene i due concetti abbiano meriti distinti e connotazioni leggermente differenti.
La forma moderna di resistenza nonviolenta è stata resa popolare, nonché collaudata per la sua efficacia, dal leader indiano Gandhi nei suoi sforzi per ottenere l'indipendenza dagli inglesi.
Tra i sostenitori della resistenza nonviolenta, occorre menzionare Lev Tolstoj, Mohandas Gandhi, Andrej Sacharov, Martin Luther King, Václav Havel, Gene Sharp e Lech Wałęsa.
Nel 2006 la biologa evoluzionista Judith Hand ha presentato un metodo per abolire la guerra fondato sulla resistenza nonviolenta.
Molti movimenti che promuovono la filosofia nonviolenta o quella pacifista hanno adottato dei metodi d'azione nonviolenta per perseguire efficacemente obiettivi sociali o politici.
L'azione nonviolenta si discosta dal pacifismo poiché essa è potenzialmente proattiva e interventista, e nasce da un rifiuto radicale della violenza.

DIGIUNI

Il digiuno è uno stato di privazione degli alimenti, volontaria o imposta.
Come forma di protesta, il digiuno venne utilizzato già nell'antichità.
Nei primi anni del XX secolo lo riscoprirono le suffragette inglesi incarcerate e gli irredentisti irlandesi; a rendere nota in tutto il mondo la pratica dello sciopero della fame fu però Gandhi che ne teorizzò le ragioni ed i metodi, incardinandolo nel pensiero nonviolento.

BOICOTTAGGIO

Il boicottaggio è un'azione individuale o collettiva coordinata avente lo scopo di isolare, ostacolare e/o modificare l'attività di una persona, o quella di un gruppo di persone, una azienda o un ente o anche di uno stato, in quanto ritenuta non conforme a principio o ai diritti universali o a convenzioni sociali.
Oltre che a tali fini moralizzatori l'azione di boicottaggio può essere posta in essere anche a scopi economici.
Vi sono almeno tre tipi di boicottaggio: di "coscienza", "strategico" ed uno "etico-strategico".
Il boicottaggio di coscienza risponde allo scopo di compiere azioni volte a correggere un'attività considerata contraria ai principi morali o dannosa. Un esempio in questo senso è il boicottaggio degli OGM o di prodotti e servizi di una società che adotta comportamenti ritenuti scorretti.
Il boicottaggio strategico ha invece finalità politiche o economiche e viene intrapreso da gruppi organizzati o anche da stati o organizzazioni internazionali al fine di modificare comportamenti in atto presso altri gruppi o stati usando ritorsioni economiche e commerciali sugli stessi.    Un esempio in tal senso è il boicottaggio statunitense dei prodotti cubani.
"il boicottaggio definito come "etico-strategico", condivide in qualche maniera entrambe le posizioni.    Consiste in una forma di ribellione e rifiuto di quei prodotti "eticamente scorretti", ma in maniera "strategica", vale a dire un boicottaggio che porti dei danni economici alle aziende incriminate.   Con tale espressione si intende il modo che molte persone hanno per evitare di comperare (e quindi sostenere) prodotti derivanti dall'inaccettabile sfruttamento umano o del pianeta: prodotti direttamente fabbricati da persone (spesso bambini) in condizioni di lavoro estremamente disumane e, spesso, indotte dal sistema economico; marche che, pur di raggiungere il maggior profitto, non rispettano la dignità umana ed il valore del lavoro; prodotti altamente inquinanti, pericolosi per la saluta del pianeta o per la salute umana, creati nel nome del "libero mercato" e del "massimo profitto" che, pur essendo lesivi ed in più difficilmente degradabili, vengono comunque commerciati.
Questo modo di boicottare è la maniera che ogni singolo soggetto possiede per ribellarsi al contingente sistema economico ed è la maniera che ogni singolo soggetto possiede per non sovvenzionare marche o prodotti derivanti da tale logica di mercato.
In taluni casi si può verificare il caso in cui il boicottaggio di coscienza assume una espansione tale da poter organizzarsi in movimento in grado di espandersi e trovare sostenitori rapidamente.
Una delle vittorie più significative ottenute mediante il boicottaggio fu l'abolizione del regime dell'apartheid in Sudafrica.
In questo caso si potrebbe benissimo parlare di coscienza presa!
Il successo di un boicottaggio, come movimento non strutturato, dipende dalla sua capacità di diffondere il messaggio.
Grazie all'avvento di internet con i siti web, i blog ed i forum la capacità di comunicazione dei movimenti di boicottaggio è aumentata consentendo di raggiungere un numero maggiore di potenziali aderenti.
 

RESISTENZA FISCALE

« Se mille uomini non pagassero quest'anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle. »
(Henry David Thoreau, Disobbedienza civile)
« Rifiutarsi di pagare le tasse è uno dei metodi più rapidi per sconfiggere un governo[senza fonte]. »
(Mahatma Gandhi)
La resistenza fiscale, protesta fiscale o sciopero fiscale è un gesto di ribellione consistente nel rifiuto di pagare le tasse allo Stato.
Tale gesto è spesso dovuto ad una forte opposizione a determinate politiche del governo, sia da un punto di vista civile che economico, oppure un'opposizione allo Stato in quanto istituzione in sé (gesto spesso attuato da movimenti anarchici).
Molti resistenti fiscali storici sono stati dei pacifisti, oppure particolari movimenti religiosi, come i quaccheri.
Questa "tecnica" è stata spesso usata anche da movimenti e personaggi nonviolenti, come ad esempio Mahatma Gandhi e Martin Luther King.

SATYAGRAHA OVVERO “FERMEZZA IN UNA BUONA CAUSA”.

Durante la prima campagna che ebbe inizio in Sudafrica l'11 settembre 1906, la stampa internazionale, ma anche lo stesso Gandhi, solevano indicare le azioni e lotte organizzate da Gandhi coi termini 'resistenza passiva' o "disobbedienza civile".
Gandhi, nel corso del 1907, avviò una riflessione volta a discutere criticamente l'uso di questi termini.
Solo alcuni anni dopo (attorno al 1913) Gandhi iniziò a rifarsi al termine "ahimsa" = nonviolenza / innocenza (letteralmente: "assenza della volontà di nuocere").
Peraltro Gandhi stesso diverrà consapevole assai presto che l'ahimsa è da intendersi in senso positivo, e non semplicemente negativo, come pura "assenza di violenza".Ahimsa significa l'appello ad una "forza altra", distinta dalla violenza e ad essa opposta, e la definirà "forza che dà vita".

Così Gandhi il 18 dicembre 1907 indisse, dalle colonne del settimanale degli indiani del Sudafrica "Indian Opinion", un concorso per trovare un nome più appropriato e che sapesse cogliere a pieno lo spirito del metodo.
La proposta vincente fu suggerita da shri Maganlal Gandhi: sadagraha, cioè “fermezza in una buona causa”.
A Gandhi la parola piacque, ma – dice lui stesso nella sua autobiografia – “affinché fosse più comprensibile io poi la cambiai in satyagraha, che da allora in poi è diventata comune in lingua gujarati per definire la nostra lotta”.
Il 10 gennaio 1908 Indian Opinion pubblica per la prima volta la parola Satyagraha, che da allora divenne il nome ufficiale del movimento e del metodo di lotta promosso da M. K. Gandhi: la forza che nasce dalla verità e dall’amore.
Il satyagrahi (colui che pratica il satyagraha) aderisce a undici principi che osserva in spirito di umiltà: non violenza, verità, non rubare, castità, rinuncia ai beni materiali, lavoro manuale, moderazione nel mangiare e nel bere, impavidità, rispetto per tutte le religioni, swadeshi (uso dei prodotti fatti a mano), sradicamento dell'intoccabilità.
Il satyagraha può anche essere definito una forma di lotta politica e sociale (per Gandhi vi è una forte identità tra i due termini), dotata della massima efficacia se utilizzata per fini nobili e degni; risulta, invece, inutile o dannosa per chi lo pratica per egoismo o brama.
Nel pensiero satyagraha vi è identità tra fine e mezzo, a dispetto di ogni concezione "machiavelliana": per raggiungere una meta giusta l'unico modo è quello di usare metodi pacifici e nonviolenti, con amore verso il "nemico" contro cui è diretto.
Esso distingue il peccato dal peccatore e, mentre verso il primo si scaglia con tutta la sua forza, verso il secondo si comporta fraternamente: il suo obiettivo non è la distruzione dell'avversario, ma la sua convinzione (con-vincere, vincere con), e la pacifica convivenza di entrambi.
Chi pratica il Satyagraha intende dare forza all'avversario che usando motodi violenti è in realtà debole e per questo necessita della forza spirituale che si sprigiona durante un'azione nonviolenta.
Nel satyagraha vi è una forte tensione morale: i valori sono una componente fondamentale del pensiero e dell'azione, in ogni campo (sociale, politico, religioso, economico, culturale, ecc.).
Il satyagraha è anche il servizio dell'altro: nella disputa è còmpito del satyagrahi mostrare la via giusta, aderirvi e accettare a cuor sereno tutte le conseguenze.
La disobbedienza civile potrebbe rendere necessario infrangere una legge ingiusta: in tal caso il cittadino, rispettoso di tutte le altre leggi, moderato dall'auto-disciplina, obbedirà alla superiore legge morale e trasgredirà quella dello stato accettando senza rimorso la pena corrispondente.
Il fondamento di ciò è la superiorità della purezza dello spirito (derivante dall'obbedienza alla legge morale) rispetto alla sofferenza del corpo che potrebbe essere causata dal danno economico ricevuto o dalla permanenza in prigione.
Nel concreto il satyagraha si traduce in molteplici forme, alcune delle quali storicamente sperimentate, altre sono ancora da ideare.
Esse sono: la non collaborazione nonviolenta, il boicottaggio, la disobbedienza civile, l'obiezione di coscienza alle spese militari, l'azione diretta nonviolenta, il digiuno, ecc., nonché, in termini più generali, il pacifismo.

In India si ricorda la storica marcia del sale del 1930.
Il governo inglese aveva imposto una tassa sul sale che, essendo questo una materia prima di fondamentale importanza, andava a colpire pesantemente tutta la popolazione indiana con particolare danno dei più poveri.
Gandhi e i suoi collaboratori (o meglio amici, compagni, familiari) partirono dalla loro fattoria che erano in 78: i loro nomi vennero pubblicati sui giornali perché la polizia ne fosse informata.
Percorsero a piedi le duecento miglia che separano Ahmedabad da Dandi, nello stato del Gujarat, marciando per 24 giorni, e quando arrivarono alle saline erano diverse migliaia.
Alla fine il Mahatma raccolse un pugno di sale.
Disarmati, ordinatamente e col sorriso sulle labbra, i manifestanti andavano incontro alla polizia, sul luogo per sedare la rivolta.
Nonostante i duri colpi di sfollagente, i numerosi feriti e la violenza delle autorità, i cittadini continuavano ad avanzare silenziosi, a subire il trattamento senza reagire in alcun modo, senza neanche difendersi.
Dopo un po' la polizia si arrese di fronte ad una fiumana di gente che continuava ad avanzare senza paura.
Fu lo stesso comandante ad ammettere, a posteriori, il senso di impotenza di fronte a quella moltitudine, che coglieva impreparati gli agenti generalmente avvezzi a ben altro tipo di proteste popolari.

Martin Luther King praticò il satyagraha ispirandosi direttamente alle gesta nonviolente di Gesù e di Gandhi.
Negli Stati Uniti d'America del Sud organizzò un boicottaggio agli autobus, poiché vigevano delle norme che imponevano discriminazioni razziali nei posti a sedere.
Altri esempi di Martin Luther King sono la marcia su Washington per la conquista dei diritti civili e i numerosi sit-in.

DISOBBEDIENZA CIVILE

La disobbedienza civile è una forma di lotta politica, attuata da un singolo individuo o più spesso da un gruppo di persone, che comporta la consapevole violazione di una precisa norma di legge, considerata particolarmente ingiusta, violazione che però si svolge pubblicamente, in modo da rendere evidenti a tutti e immediatamente operative le sanzioni previste dalla legge stessa.
L'obiettivo di chi attua questa strategia di lotta è quello di evidenziare, mediante la propria disobbedienza, l'ingiustizia, a suo avviso palese, della norma di legge e le conseguenze che essa comporta.
In seguito a un atto di disobbedienza civile, come per ogni violazione di legge, segue il relativo accertamento in sede penale; nell'ambito del processo, gli esponenti di questo tipo di lotta possono perciò proseguire la propria azione politica, denunciando pubblicamente i motivi per cui ritengono errata la legge che contestano.
Se invece si parte dal presupposto che lo Stato è una costruzione umana, che non è infallibile, e che è diritto dovere dei cittadini di vigilare affinché esso non abusi del suo potere, allora, in questa prospettiva la disobbedienza civile appare salvifica e meritoria.

PARTITI POLITICI

Un partito politico è un'associazione tra persone accomunate da una medesima finalità politica ovvero da una comune visione su questioni fondamentali della gestione dello Stato e della società o anche solo su temi specifici e particolari.
L'attività del partito politico è volta ad operare per l'interesse nazionale, si esplica nello spazio della vita pubblica e, nelle attuali democrazie rappresentative, ha per "ambito prevalente" quello elettorale.

Secondo Max Weber, «per partiti si debbono intendere le associazioni costituite al fine di attribuire ai propri capi una posizione di potenza all’interno di un gruppo sociale e ai propri militanti attivi possibilità per il perseguimento di fini oggettivi e/o per il perseguimento di vantaggi personali».
Nella definizione del politologo americano Anthony Downs il partito politico è «una compagine di persone che cercano di ottenere il controllo dell’apparato governativo a seguito di regolari elezioni».
Gli elementi centrali delle definizioni sono dunque:
  •     Il partito è un'associazione;
  •     Il fine del partito è influenzare le decisioni pubbliche;
  •     Gli scopi del partito sono ottenuti principalmente attraverso la partecipazione alle elezioni;
  •     La strategia principale è l'occupazione di cariche elettive.
I partiti sono mediatori tra lo Stato e i cittadini. I partiti svolgono infatti la funzione di controllo dei governati sui governanti: poiché infatti i candidati si presentano all'interno di liste di partito, è più facilmente punibile un'eventuale rottura del patto di fiducia tra il candidato eletto e gli elettori che lo hanno votato (non votando più il partito di cui fa parte).
Ipartiti strutturano il voto: questo perché i candidati alle elezioni sono prevalentemente membri di un partito, e perché il partito è l'entità con cui gli elettori si identificano.
Esso svolge una funzione di socializzazione politica, poiché attraverso la loro azione i partiti educano gli elettori alla democrazia. Infine, mentre i gruppi di interesse articolano gli interessi dei cittadini, i partiti si occupano di aggregare questi interessi.

Noi del MLNV, ovviamente, non crediamo nella “strategia” dei partiti politici e anche laddove un partito così detto indipendentista riuscisse a controllare l’apparato governativo, anche solo di una parte del territorio, avrebbe raggiunto tale posizione di potere con le regole dettate dallo stato straniero occupante e ad esse sarebbe pertanto assoggettato.
In virtù di quelle stesse regole, per le quali il partito politico ha accettato la competezione elettorale, non può poi violarne i principi costituzionali… e nello stato straniero occupante italiano non vi sono norme che prevedono alcuna possibilità di dichiarare indipendente una parte di territorio.
Vale anche la pena ricordare che un partito indipendentista è costretto suo malgrado a competere ad elezioni amministrative in un ambito territoriale che solo parzialmente corrisponde ai territori della Repubblica Veneta.
Il territorio del Veneto, quale espressione dell’ente regione veneto dello stato straniero italiano, nulla ha a che fare con i territori della nostra Patria. Noi del MLNV non crediamo pertanto attuabile o appropriato affidare le proprie istanze d’indipendenza ad un partito politico.
Queste sono le menzogne dei “caregari” e “poltronai” di turno che con il pretesto indipendentista aspirano a posizioni di potere nell’ambito di istituzioni straniere italiane.
NON CREDETE AI PARTITI POLITICI, NEPPURE A QUELLI CHE SI DICHIARANO INDIPENDENTISTI.

Non c’è alcuna differenza morale o istituzionale nel presentarsi come candidato ad elezioni comunali, provinciali, regionali piuttosto che nazionali italiane.
Nessuna.
In tutti i casi sei sempre parte dell’apparato politico-amministrativo dello stato di riferimento.
La Costituzione Italiana parla chiaro.
In tutti i casi ti presenti con liste che sono partiti italiani.
In tutti i casi prendi lo stipendio dallo stato italiano.
In tutti i casi presti giuramento alla bandiera e al Popolo italiano.
In tutti i casi rispondi per ogni azione ai tuoi elettori italiani e per ogni atto illegale alla magistratura italiana.
Chi dice che resta a candidarsi nel proprio comune, provincia o regione per motivi patriottici veneti aborrando Senato o Parlamento italiani dice una tristissima boiata a cui ci possono credere solo coloro i quali non conoscono la costituzione italiana.
Chi resta qui invece di andare a Roma non fa nulla di diverso o di moralmente elevato o supremamente eroico per la causa libertaria del Popolo Veneto contribuisce in egual misura all’allontanamento dal vero obiettivo finale che resta la liberazione della nostra terra e non la partecipazione alla vita politica di chi ti occupa illegalmente da 146 anni.
L’Italia vuole tanti Veneto Stato e tanti Indipendenza Veneta.
Chi non sa guardare al passato non sa leggere il futuro.
Vico docet.

La Costituzione Italiana riconosce esplicitamente il ruolo dei Partiti Politici quando scrive, all’art. 49, che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale”.
Mi sembra assolutamente chiaro che un partito politico italiano che si presenta apertamente come indipendentista sia anti-Costituzionale e quindi legalmente irricevibile per qualsiasi tornata elettorale italiana.
Cambia invece se un partito si dichiara autonomista o federalista perché vuole cambiare la forma di stato che è legalmente possibile modificando le leggi costituzionali senza intaccare la conformazione geo-politica dello stato stesso sancita proprio dalla Costituzione stessa.
Quindi VENETO STATO e INDIPENDENZA VENETA non possono essersi dichiarati formalmente come partiti indipendentisti.

DECOLONIZZAZIONE

La decolonizzazione è il processo politico, raramente pacifico e spesso conflittuale, attraverso il quale una nazione, precedentemente sottoposta a un regime coloniale , ottiene la propria indipendenza.
La decolonizzazione politica ebbe inizio nel secondo dopoguerra, con l'indipendenza dell'India nel 1947, e si concluse nel 1999, con la restituzione di Macao (ultimo dominio coloniale portoghese e europeo in Asia) alla Cina.

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Committee of 24 (Special Committee on Decolonization)
The Special Committee on the Situation with regard to the Implementation of the Declaration on the Granting of Independence of Colonial Countries and Peoples (also known as the Special Committee on decolonization or C-24), the United Nations entity exclusively devoted to the issue of decolonization, was established in 1961 by the General Assembly with the purpose of monitoring the implementation of the Declaration (General Assembly Resolution 1514 (XV) of 14 December 1960).
The Special Committee annually reviews the list of Territories to which the Declaration is applicable and makes recommendations as to its implementation. It also hears statements from NSGTs representatives, dispatches visiting missions, and organizes seminars on the political, social and economic situation in the Territories. Further, the Special Committee annually makes recommendations concerning the dissemination of information to mobilize public opinion in support of the decolonization process, and observes the Week of Solidarity with the Peoples of Non-Self-Governing Territories.

NEOCOLONIALISMO

Per neocolonialismo si intende la politica adottata da una ex potenza coloniale, o in generale da un paese sviluppato, per controllare le proprie ex colonie, o più in generale paesi sottosviluppati, usando strumenti economici e culturali anziché la forza militare.
Il termine fu coniato da Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana indipendente, ed è in seguito stato adottato da autori come Jean-Paul Sartre e Noam Chomsky con una connotazione esplicita di critica nei confronti delle politiche Occidentali verso il Terzo Mondo, per esempio con riferimento allo sfruttamento dei paesi poveri da parte delle grandi multinazionali.
Secondo Peccia, il neocolonialismo vive anche in nuove dimensioni, che Kwame Nkrumah non poteva immaginare, come i Social Network.
Non è un caso che infatti paesi geograficamente distanti tra di loro, come Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti, abbiano l'abitudine di condividere sui Social Media la stessa tipologia d'informazioni, contrariamente all'europea Bielorussia che condivide i Social Network russi, ricordando e preservando la stesse sfere d'influenze in vita durante la Guerra Fredda.

IMPERIALISMO CULTURALE

Con imperialismo culturale si intende l'imposizione di una lingua e conseguentemente di una cultura da parte di una nazione (o gruppo etnico) nei confronti di un'altra.
Strumenti dell'imperialismo culturale sono il potere economico, politico e militare.
Queste tre forme di potere possono essere impiegate dalla nazione dominante a seconda dei casi singolarmente o contemporaneamente.
Gli esempi di imperialismo culturale sono numerosi.
Uno dei primi è quello della Grecia del periodo ellenistico.
Alla dominazione militare romana dell'intero bacino del Mediterraneo seguirono anche forme di imperialismo culturale sebbene generalmente i romani tollerassero lingue e culture differenti.
Più recentemente con imperialismo culturale è stata definita la politica statunitense nei confronti dei paesi latinoamericani nonché dei nativi americani, quella sovietica nei confronti dei paesi del blocco orientale comunista, quella cinese nei confronti del Tibet e quella turca nei confronti dei curdi.

IMPERIALISMO

L'imperialismo si sviluppa come nuovo colonialismo tra il 1870 e il 1914, e consiste nell'azione da parte dei governi ad imporre la propria egemonia su altri paesi per sfruttarli dal punto di vista economico assumendone il pieno controllo monopolistico delle fonti energetiche ed esportazione soprattutto di capitali.
Il termine "Imperialismo" fu coniato in Francia nel primo Ottocento per definire il regime instaurato da Napoleone III.
In seguito fu usato in Inghilterra, associato all'idea di dispotismo, per indicare il regime di Napoleone III.
Infine il termine assunse il suo significato più noto: la tendenza di una nazione ad imporre il suo dominio economico e ad influenzare la politica interna di altri paesi con l'obiettivo di avviare la costruzione di imponenti imperi economici.
Per i paesi dominanti uno degli obiettivi principali di questo sistema era quello di ricavare dai paesi occupati una grande quantità di materie prime a costi bassi.
Il termine è usato talvolta per descrivere la politica estera di uno Stato tesa al mantenimento di colonie e domini in terre lontane, anche se lo Stato stesso non si considera un impero.
Inoltre, il termine imperialismo può indicare una posizione intellettuale, che implicherebbe la convinzione che la conquista e il mantenimento degli imperi abbiano una valenza positiva; tale punto di vista è spesso unito al presupposto di una superiorità culturale o di altro tipo intrinseca al potere imperiale.

COLONIALISMO

Il colonialismo è definito come l'espansione di una nazione su territori e popoli all'esterno dei suoi confini, spesso per facilitare il dominio economico sulle risorse, il lavoro e il commercio di questi ultimi.
Il termine indica anche, in senso stretto, il dominio coloniale mantenuto da diversi Stati europei su altri territori extraeuropei lungo l'età moderna e indica quindi il corrispettivo periodo storico, cominciato nel XVI secolo, contemporaneamente alle esplorazioni geografiche europee, assumendo nel XIX secolo il termine di imperialismo, e formalmente conclusosi nella seconda metà del XX secolo, con la vittoria dei movimenti anti-coloniali.
Il termine indica anche l'insieme di convinzioni usate per legittimare o promuovere questo sistema, in particolare il credo che i valori etici e culturali dei colonizzatori siano superiori a quelli dei colonizzati.

AUTODETERMINAZIONE… DIRITTO DI

Il principio di autodeterminazione dei popoli sancisce l'obbligo, in capo alla comunità degli stati, a consentire che un popolo sottoposto a dominazione straniera (colonizzazione o occupazione straniera con la forza), o facente parte di uno stato che pratica l'apartheid, possa determinare il proprio destino in uno dei seguenti modi: ottenere l'indipendenza, associarsi o integrarsi a un altro stato già in essere, o, comunque, a poter scegliere autonomamente il proprio regime politico (c.d.: «autodeterminazione esterna»).
Il principio, nell'ambito del diritto internazionale, esplica i suoi effetti solo sui rapporti tra gli stati e non sancisce alcun diritto all'autodeterminazione in capo a un popolo: quest'ultimo, infatti, non è titolare di un diritto ad autodeterminare il proprio destino ma è solo il materiale beneficiario di tale principio di diritto internazionale, i cui effetti, invece, si ripercuotono solo sui rapporti tra stati: questi, se ne ricorrono le anzidette condizioni, sono tenuti ad acconsentire all'autodeterminazione.
Il principio non è applicabile ai paesi sottoposti a occupazione straniera prima della fine della seconda guerra mondiale (irretroattività), a meno che non si tratti di paesi coloniali.
Tale principio costituisce una norma di diritto internazionale generale, cioè una norma che produce effetti giuridici (diritti e obblighi) per tutta la Comunità degli Stati.
Inoltre, questo principio è anche una norma di ius cogens, cioè diritto inderogabile, un principio supremo e irrinunciabile del diritto internazionale, per cui non può essere derogato mediante convenzione internazionale.
Come tutto il diritto internazionale, il principio di autodeterminazione viene ratificato da leggi interne: per esempio, in Italia, vi è la L. n. 881/1977; nell'ordinamento italiano il principio vale come legge dello Stato che prevale sul diritto interno (Cass. pen. 21-3 1975).
 
 

INSORTI

Sfondi 058Gli "insorti" sono considerati uno dei tre soggetti attori nella comunità intenazionale, (stati, insorti e movimenti di liberazione nazionale).

Di solito gli insorti sono gruppi militarmente organizzati di una popolazione o parte di essa che ha deciso di rivoltarsi contro il proprio stato perchè è un tiranno.

Gli insorti danno vita ad un processo interno ad una nazione che si realizza spesso con la rivolta e la conquista della territorialità strappata al controllo dominante.
 

REFERENDUM

Il referendum (gerundivo del verbo latino refērre «riferisco», dalla locuzione ad referendum «[convocazione] per riferire») è un istituto giuridico elettorale.
In virtù di esso si può richiedere ad un corpo elettorale il consenso o dissenso rispetto a una decisione riguardante singole questioni; si tratta dunque di uno strumento di democrazia diretta, che consente agli elettori di pronunciarsi senza intermediario alcuno su un tema specifico oggetto di discussione.
I requisiti, la disciplina e le caratteristiche sono variamente disciplinati nei vari ordinamenti giuridici.

Il tranello italiano del referendum.
Il referendum per l’indipedenza è una menzogna perché per fare un referendum bisgona dichiarararsi italiani e noi VENETI non siamo MAI diventati italiani.
Dire ai Veneti di fare un referendum per ottenere ciò che è gia previsto per legge (autodeterminazione) è un controsenso non solo giuridico ma un tradimento nei confronti della Patria che, essendo occupata dallo stato straniero italiano, viene vilipesa da questi sciacalli che pretendono che i Veneti si dichiarino italiani.
Ma se voi aveste uno straniero che con la violenza e abusivamente si è insediato in casa vostra, pretende che lo manteniate e vi impedisce di riconoscervi per quello che siete, vi depreda delle vostre risorse e fa di tutto per cancellare la vostra identità … cosa fate chiedete a questo delinquente se potete fare un referendum fra i vostri familiari per decidere se chiedergli di andarsene ??? …  o applicate la legge (autodeterminazione), denunciate il delinquente e chiedete aiuto ai vicini e agli amci per buttarlo fuori di casa ???
Un referendum per l’indipendenza è un tipo di referendum in cui i cittadini di un territorio, decidono se il territorio deve diventare uno Stato indipendente.
Il referendum sull’indipendenza è considerato positivo se i cittadini approvano l’indipendenza o esito negativo, se non lo fanno.
Il successo di un referendum per l’indipendenza può o non può comportare l’indipendenza, a seconda della decisione degli altri Stati sovrani.
Lo stato straniero occupante italiano non prevede questo tipo di “istituto” per cui anche fosse positivo l’esito di un referendum, non verrebe meno la dominazione italiana che non prevede neppure costituzionalmente una simile possibilità.
Ma c’è di più.
Il percorso referendario proposto da taluni partiti politici indipendentisti contrasta con la condizione giuridica attuale in cui versa la nostra Patria.
Come abbiamo già detto, il Popolo Veneto ha perso la propria sovranità a causa di una ripetuta occupazione straniera a seguito di un’invasione e quindi a causa di una forza maggiore.
Sul piano del diritto internazionale, l’avvenuta invasione e la conseguente dominazione di uno stato straniero non trova giustificazione alcuna per legittimare anche la presenza odierna dello stato occupante italiano.
E inoltre… in virtù di quale principio giurisprudenziale e del diritto il Popolo Veneto dovrebbe chiedere allo stato straniero italiano di concedergli una sovranità che è già sua?
 

AUTONOMISMO

Un fenomeno meno radicale negli scopi dell'indipendentismo e in genere fondato su considerazioni di diversa natura, è l'autonomismo, che si prefigge come scopo l'ottenimento di maggiori poteri nell'amministrazione di una località che rimane comunque sottoposta alla sovranità dello Stato.
L'autonomismo è il fenomeno politico caratterizzato dalla rivendicazione, da parte degli abitanti di una data località, ad ottenere maggiore potere decisionale rispetto alla sovranità statale, cui comunque rimane sottoposto il territorio; è anche la tendenza di uno Stato a realizzare il decentramento o l'autonomia amministrativa.
L'ideologia viene spesso correlata col federalismo oppure si riferisce a una forma di auto-governo delle regioni o delle entità amministrative minori rispetto al potere dello Stato centrale.
Un fenomeno pur analogo, l'indipendentismo, è da ritenere distinto per volontà politica.

RIVOLUZIONE

Il termine rivoluzione (dal latino revolutio -onis, "rivolgimento, ritorno", derivato dal verbo revolvĕre "rovesciare") nel suo significato più ampio indica qualsiasi cambiamento radicale nelle strutture sociali come quello operato ad esempio dalla rivoluzione industriale, da quella tecnologica o in particolare da quella culturale come auspicavano gli illuministi nel secolo XVIII con la redazione dell'Encyclopédie: Quest'opera produrrà certamente, col tempo, una rivoluzione negli animi ed io spero che i tiranni, gli oppressori, i fanatici e gli intolleranti non abbiano a trarne vantaggio.
Avremo reso un servigio all'umanità.
Nella filosofia politica è l'ideale della realizzazione storica di un radicale cambiamento, ispirato da motivazioni ideologiche, nella forma di governo di un paese con trasformazioni profonde di tutta la struttura sociale, economica e politica.
La rivoluzione come fenomeno storico è un processo rapido o di lunga durata, non sempre violento, con il quale classi o gruppi sociali, più o meno ampi, si ribellano alle istituzioni al potere per modificarle e determinare un nuovo ordinamento politico.
(vedi anche SECESSIONEINSURREZIONE)

INSURREZIONE

imagesCAZU1STXSollevamento collettivo, violento e improvviso, di sudditi o di cittadini contro l'ordine costituito.

L'insurrezione è un tipo di conflitto armato appartenente alla tipologie delle guerriglie e deriva da oppressione dura e insopportabile di un popolo sopra un altro, o di un governo sul suo stesso popolo.

In quest'ultimo caso l'insurrezione può essere considerata essenzialmente la fase culminante del processo rivoluzionario.

SECESSIONE

La SECESSIONE (dal latino secessio) è il distacco di un gruppo di persone dalla collettività.
Secessione significa letteralmente divisione, separazione, ma il Popolo Veneto non ha bisogno di dividersi dallo stato straniero occupante italiano perchè è quest'ultimo che deve andarsene, con le buone o con le cattive.
Il processo secessionista è tipico degli "insorti" laddove una popolazione si rivolta contro il proprio stato perchè è un tiranno… è quindi un processo interno ad una nazione e si realizza spesso con la rivolta e conquista della territorialità strappata al controllo dominante da parte della popolazione o una parte di essa.
Appare fin troppo evidente che questa opzione non è quella giuridicamente necessaria al Popolo Veneto che di fatto non è italiano.
 

INDIPENDENZA

L'indipendenza è la situazione in cui un Paese non è sottomesso all'autorità di un altro.
Si distingue dall'autonomia, nella quale continuano a esistere dei vincoli istituzionali tra i due territori, tramite i quali uno può avere potere decisionale su determinate materie (competenza) e il centralismo, in cui il potere centrale possiede tutte le competenze.
L'indipendenza può essere lo status iniziale di una nazione emergente (spesso riempiendo un vuoto politico), ma è spesso un'emancipazione da un potere come ad esempio il colonialismo o l'imperialismo.
L'indipendenza può essere ottenuta per decolonizzazione, o per separazione o smembramento.
È da notare che i fenomeni di indipendentismo spesso si basano sulla rivendicazione del principio di autodeterminazione dei popoli, così com'è riconosciuto nel diritto internazionale, e fondano la legittimità di tali rivendicazioni sulla storicità di una passata indipendenza del territorio o su una specificità culturale del popolo che lo abita.
Talvolta si fa ricorso al principio e all'idea dello stato-nazione, rivendicando l'esistenza uno Stato sovrano per una diversa nazionalità del popolo che abita un territorio compreso all'interno di uno Stato che lo contiene.

La Repubblica Veneta oggi è di fatto occupata territorialmente, militarmente e amministrativamente da uno stato straniero che è l'italia.
Il Popolo Veneto "condivide" questa condizione di forzata sudditanza con la quasi totalità delle Nazioni degli altri Popoli presenti nella penisola italica ben prima dell'occupazione da parte dello stato straniero italiano.
La nauseante menzogna sul risorgimento italiano è ancora oggi frutto di una mistificazione mirata a controllare le verità storiche da parte della casta politica e massonica… si pensi ad esempio alla contraddizione sui festeggiamenti per i 150 dell'unità d'italia 1861/2011 quando a quella data la stessa Roma non ne faceva ancora parte e le battaglie della terza guerra d'indipendenza vennero combattute nel 1866…. ben cinque anni dopo.
La Repubblica Veneta di fatto non ha mai cessato di esistere e il Popolo Veneto ha perso la propria sovranità  causa il susseguirsi di occupazioni militari da parte di potenze straniere, nonostante la propria rivendicata neutralità ai conflitti in corso all'epoca dei fatti.
Considerato pertanto che non esiste norma del diritto internazionale  che prevede l'annessione violenta, militare o colonizzatrice di territori di una nazione da parte di una potenza straniera è diritto del Popolo Veneto tornare LIBERO e SOVRANO sui propri territori. Il bottino di una rapina è sempre un provento illecito anche a distanza di anni…e questa realtà è inconfutabile.

MOVIMENTI DI LIBERAZIONE NAZIONALE

Sono soggetti di diritto internazionale, qualificati dalla loro LEGITTIMAZIONE INTERNAZIONALE BASATA SUL DIRITTO ALL’ AUTODETERMINAZIONE.
FRATELLI D'ITALIA - FOTO DI STATO VENETO NEDERLANDVengono pertanto riconosciuti a motivo dei loro scopi, quali:
– la lotta per liberarsi dalla dominazione coloniale;
– la lotta per liberarsi da un regime razzista;
– la lotta per liberarsi da un’occupazione straniera.
Il compito di procedere al riconoscimento dei Movimenti di Liberazione Nazionale spetta in via generale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il Movimento di Liberazione Nazionale agisce in nome di un intero popolo; come aggregato ORGANIZZATO di individui diviene destinatario legittimo delle norme del diritto internazionale; il più delle volte trattasi di un gruppo di esseri umani uniti da vincoli:
– etnici;
– religiosi;
– culturali;
– storici.
Al Movimento di Liberazione Nazionale viene riconosciuto – tra gli altri – il diritto di usare la forza contro l’oppressore, e di fare la cd guerra di liberazione per l’ottenimento dell’indipendenza.
cropped-LOGO1.pngIl Movimento di Liberazione Nazionale necessita di una qualche forma di organizzazione, ovvero di una qualsiasi struttura: questa è legittimata ad agire a suo nome sul piano internazionale.
L’articolo 96.3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977 dispone infatti che i popoli, come tutti i soggetti di diritto internazionale (ivi compreso il Movimento di Liberazione Nazionale), devono disporre di un apparato istituzionale che possa gestire le loro relazioni internazionali.
Il principio di autodeterminazione dei popoli ha definitivamente soppiantato l'ottica tradizionale della sovranità statale, poiché in questo modo uno dei principali parametri di autorità degli Stati era la soddisfazione dei bisogni e l'accettazione da parte della popolazione.
È palese che tale principio sta alla base della democrazia e ha dato il colpo di grazia agli Stati multinazionali e coloniali.
Per approfondire (CLICCA QUI)

CODICE ETICO

Il codice etico è uno dei principali documenti che rappresentano il MLNV.
Con esso viene stabilito il principio etico generale a cui devono ispirarsi tutti i membri del MLNV.
Orientati dalla tipicità culturale, dalle tradizioni e dalla fede cristiana del Popolo Veneto, tutti i membri devono adottare criteri di trasparenza, correttezza, efficienza, spirito di servizio, collaborazione e reciproca valorizzazione.
Con la carta dei valori il MLNV adotta indicatori morali inalienabili e coerenti col fine che si è preposto cioè il ripristino di sovranità per il Popolo Veneto.
Alla luce di tali principi coniamo la “carta dei valori”, per attribuire ai nostri comportamenti un compatibile status deontologico.

codice-etico
Dal momento che l'etica (dal greco antico ἔθος – o ήθος -, "èthos", comportamento, costume, consuetudine) è quella branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati, il termine codice etico definisce quell'insieme di principi di condotta che rispecchia particolari criteri di adeguatezza e opportunità, in riferimento a un determinato contesto culturale, sociale o professionale.
La definizione di "codice etico" rimanda quindi all'antica e complessa problematica della morale ovvero dell'esistenza, o meno, di principi universali ai quali dovrebbero ispirarsi le azioni dell'uomo. In particolare, il termine "codice etico" acquisisce un suo valore specifico nella contemporaneità, proprio quando, parallelamente all'indebolimento dei cosiddetti "pensieri forti" tradizionali (le ideologie politiche, filosofiche e religiose che dettavano in modo rigido le norme della convivenza sociale), si assiste alla crescente domanda di regole di deontologia capaci di determinare i limiti e le condizioni della prassi umana in particolari contesti.
Fra questi contesti, possiamo citare ad es. i media, in particolare la televisione: in questo caso il termine "codice etico" viene a identificare quell'insieme di regole, peraltro di incerta determinazione oggettiva, atte a identificare la liceità, o meno, della trasmissione pubblica di determinati fatti e contenuti. In casi come questi il codice etico, più o meno esplicito, è di fatto esposto all'obiezione di un potenziale controllo preventivo di tipo censorio, sui contenuti stessi; in realtà, obiettano a loro volta i fautori di strumenti di auto-disciplina quali il codice etico, è proprio attraverso questo intervento auto-regolativo che può essere evitato l'applicazione di strumenti più drastici con i relativi interventi sanzionatori (ad es. da parte della pubblica autorità, attraverso la magistratura etc.).
Il problema del codice etico trova poi un campo di applicazione molto importante nell'ambito medico.
In questo caso il tema del codice etico finisce per confrontarsi, necessariamente, con la tematica, sempre più diffusa e problematica, della bioetica, ovvero di quel campo della filosofia morale che si occupa specificamente delle questioni riguardanti la vita umana nella sua effettività biologica (principalmente in riferimento alle situazioni-limite della vita nascente, sofferente e morente).

ASSEMBLEA COSTITUENTE

L’Ordinamento Giuricio Provvisorio prevede l’istituzione dell’Assemblea Costituente (AC) e al riguardo agisce al fine di:

  • assicurare la sua istituzione;
  • salvaguardare la sua sicurezza, in tutti i suoi aspetti;
  • assicurare i lavori;
  • garantire la completa autogestione e autonomia decisionale.
All'Assemblea Costituente possono chiedere di partecipare i Delegati che non abbiano mai concorso o ricoperto cariche istituzionali e o rappresentative di partiti e/o organizzazioni politiche e/o amministrative di qualsivoglia ragione e/o colore politico in ambito straniero italiano e che non ricoprano cariche istituzionali nell’ambito del Governo Federale Provvisorio.
Appena insediata l’Assemblea Costituente deve provvedere alla nomina di un Presidente di Assemblea scelto a maggioranza assoluta fra tutti i Delegati e provvedere alla stesura e all’approvazione di un proprio e autonomo “regolamento” (RAC) che ne disciplini il funzionamento e che diverrà parte integrante dello stesso Ordinamento Giuridico Provvisorio.
L’Assemblea Costituente fruisce di personalità giuridica originaria, quale estrinsecazione delle finalità per le quali è costituita.
Un'assemblea costituente è un'assemblea eletta e costituita con lo scopo di scrivere e/o adottare una Costituzione, assumendo così il cosiddetto potere costituente.
IL POTERE COSTITUENTE
È un potere libero, anzi l’unico potere libero nel diritto costituzionale (v. problematicamente al riguardo gli scritti di Ernst-Wolfgang Böckenförde, Mario Dogliani, Peter Haberle, Gustavo Zagrebelsky).
Infatti nessuna regola preesistente lo vincola. In questa ottica, l’emanazione della Costituzione segna il passaggio tra due fasi storico-giuridiche diverse. Con la Costituzione, infatti, si esaurisce il potere costituente (prima del quale vi è il caos) ed inizia il potere costituito (v. Paolo Barile, Vezio Crisafulli, Giovanni Arangio-Ruiz, Gianpietro Calabrò, Giovanni Bianco).
Il suo esercizio può, in linea teorica, coincidere con la volontà di un'Assemblea Costituente democraticamente eletta, oppure derivare da eventi storici di carattere rivoluzionario che determinano il sorgere di un nuovo regime politico, cioè di una nuova forma di Stato, o, anche, da un colpo di Stato.
Peraltro, il problema del potere costituente ha costituito uno dei temi centrali della riflessione costituzionalistica.
Nella dottrina giuridica è possibile individuare schematicamente due diverse letture di questo concetto.
Secondo un primo filone, di matrice gius-positivistica il problema della definizione e del significato del potere costituente è un falso problema, non è un problema giuridico: esso concerne i meri fatti umani e non è qualificabile quale un fatto normativo.
In altre parole, il potere costituente, in quanto non costituito, in quanto assoluto e illimitato, non è giuridico.
Esso è invece un fatto unico e irripetibile, che sta all’origine del nuovo ordinamento.
E come noto, nell’ambito della concezione positivista, il mondo dei fatti è nettamente distinto dal mondo del diritto.
Quanto al secondo filone, questo è riconducibile al pensiero di Costantino Mortati, il teorico della dottrina della "Costituzione materiale".
Secondo Mortati il potere costituente è espressione di un insieme di forze che mirano all’ordine (v. anche sul tema i contributi di Pietro Giuseppe Grasso).
Esso non è un mero potere di fatto, ma è l’inizio di un processo che conduce all’ordine, alla Costituzione (Carl Schmitt sul punto parlava di "forma originaria del potere politico"; Paolo Barile ha scritto che "il potere costituente rientra nelle fonti di produzione del diritto obiettivo, in quanto fonte di produzione delle norme costituzionali").
Nell’ambito di questa concezione, “costituente” non è più semplicemente il contrario di “costituito”, ma è anche, e forse soprattutto, l’inizio di ciò che si costituisce.
Il potere costituente è così inteso come lo Stato nascente della normatività. Mortati – che a differenza della dottrina positivistica rigetta l'idea di una rigida separazione tra fatto e diritto – si pone pertanto il problema della permanenza all'interno della sfera giuridica del potere costituente.
 

CONTEE O STATI FEDERATI

Ogni Stato federato nell'ambito della Serenissima Repubblica di Venezia costituisce una Contea (ex Provincia), ovvero la suddivisione amministrativa sui cui ha competenza diretta.
L'insieme dei Reggenti eletti a turno annuale nelle Municipalità della Contea costituiscono il Consiglio di Stato, Organo collegiale con competenze legislative afferenti la politica attuativa del territorio.
Il Governatore della Contea rappresenta lo stato federato ed è Capo del Governo Statale.
Il Governatore è nominato a rotazione quinquennale fra tutti i Reggenti al Consiglio di Stato.
 
Le Nazioni libere e sovrane sulle proprie terre e che compongono la Federazione della Repubblica Veneta sono:
01 BELLUNO
02 BERGAMO
03 BRESCIA000 - VENETIA
04 CREMA (CREMONA)
05 GORIZIA
06 MANTOVA
07 PADOVA
08 PORDENONE
09 ROVIGO
11 TREVISO
13 UDINE
14 VENEZIA
15 VERONA
16 VICENZA
Le Nazioni vicine che potrebbero inizialmente confluire per poi raggiungere il proprio totale ripristino di sovranità sono:
10 TRENTINO e SUD TIROLO
12 TRIESTE
 

CREDITI SOCIALI

Il credito sociale è una rendita mensile non cumulabile a limitata spendibilità.
L’avente diritto può usufruire di tale rendita per il pagamento di prescritti beni e servizi nell’ambito del territorio nazionale.
L’utilizzo dei crediti sociali sarà usufruibile solo attraverso il proprio codice unico perché accreditati ed estinguibili mensilmente sul c/c personale della Cassa Nazionale.
 

REDDITO DI CITTADINANZA

La Nazione, consapevole che la propria forza e onorabilità si commisura al benessere dei più deboli dei propri membri, promuove e concorre a garantire per tutti i cittadini pari dignità sociale e lo fa anche attraverso il reddito di cittadinanza erogato mensilmente per mezzo di crediti sociali.
La rendita mensile è erogata in pari misura a tutti i Cittadini residenti (ovvero non espatriati in via permanente) e si estingue e si rinnova alla scadenza di ogni mese.
Ad ogni membro della Comunità, fin dalla sua nascita e fino alla sua emancipazione, (acquisizione di cittadinanza e al compimento del 18° anno d’età), è riconosciuta la contribuzione pari alla metà di quella prevista mensilmente per i Cittadini residenti.
Il reddito di cittadinanza è un diritto ed è quindi cumulabile con gli altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita …) ma è usufruibile, secondo le modalità e priorità che si andranno a stabilire, solo nel corso del mese per il quale è erogato.
La revoca, la sospensione o la parziale erogazione del reddito di cittadinanza sarà regolamentata esclusivamente in base alle priorità determinate dal prevalente interesse nazionale.
Vedi anche CREDITI SOCIALI