In passato, le campagne di ribellione politica contro dittature, sono sempre cominciate in modo e per cause scatenanti diverse:
– inasprimento di misure restrittive;
– arresto o uccisione di personalità di spicco;
– penuria di scorte alimentari e di beni di prima necessità;
– mancanza di rispetto verso il credo religioso della comunità;
– mancanza di rispetto verso un anniversario o un evento importante per la comunità;
– azioni coraggiose anche di un piccolo gruppo che ha saputo suscitare il consenso popolare;
– solidarietà verso Cittadini che subiscono un torto da parte delle autorità d’occupazione.
La spontanea deflagrazione di una campagna di ribellione presenta certamente qualità positive ma è spesso connotata da svantaggi quali l’incapacità di prevedere e attenuare una reazione brutale da parte del regime dominante che spesso provoca gravi conseguenze e può portate al collasso il movimento di resistenza stesso.
Molto spesso l’assenza di una pianificata strategia da parte della resistenza rischia di lasciare al caso decisioni cruciali con esiti disastrosi anche in caso di crollo del regime dominante col rischio di contribuire all’emergere di una nuova dittatura.
LA NECESSITA’ DI UNA PIANIFICAZIONE REALISTICA
Se si desidera raggiungere un’ obiettivo, bisogna pianificare le proprie azioni.
Più l’obbiettivo è importante più gravi saranno le conseguenze in caso di fallimento.
Per un movimento democratico, (che dispone di risorse limitate e i cui membri sono costantemente in pericolo), la pianificazione strategica aumenta la probabilità che tutte le risorse disponibili siano mobilitate e impiegate nel modo più efficace per abbattere un regime dominante iniziando:
- dal contribuire e determinare la maturazione di una sconveniente situazione politica percepita dalla popolazione;
- scegliere il momento opportuno per iniziare la campagna di resistenza;
L’esigenza di una pianificazione strategica ci deve trovare “allenati” o quanto meno predisposti a pensare in modo strategico.
Tutti i membri del MLNV, seriamente animati dall’idea di liberare il Popolo Veneto dalla dominazione straniera italiana, devono essere consapevoli che il percorso intrapreso si snoda in un’unica direzione che, come per una tratta ferroviaria, è tracciata e vincolata da due binari paralleli:
- la condizione di forzata sudditanza da parte della dittatura dominante;
- le responsabilità inderogabili nei confronti della Patria da liberare.
Proprio per questo il MLNV non deve incorrere in alcuni errori:
- ingenuità nel limitarsi ad abbracciare la causa con convinzione e costanza illudendosi di riuscire in qualche modo ad imporla;
- dare per scontato che vivere ed agire in base ai propri principi nonostante le difficoltà sia tutto ciò che si può fare;
- ingenuità circa l’uso della violenza per l’ottenimento della libertà … (la violenza non è mai garanzia di successo).
- agire sulla base di una leader-ship individualistica ed egocentrica, perché non porterebbe a niente;
- creatività e idee brillanti devono convergere in una strategia e non favorire l’irrazionale istinto ad agire disordinatamente e contemporaneamente a qualsiasi costo o per visibilità … (non bisogna trascurare di considerare la posizione di “debolezza” con cui inizia la lotta il MLNV rispetto alle autorità d’occupazione straniere italiane) … un miscuglio di azioni avventate non giova allo sviluppo di una resistenza efficace;
- evitare di adottare una strategia di lotta determinata dalla reazione alle iniziative delle autorità d’occupazione straniere italiane, ma pianificare e perseguire la strategia programmando proprie iniziative;
- basare la propria strategia concentrando la propria attenzione su motivi validi e condivisibili ma non prevalenti alla causa … non si può considerare il ripristino di sovranità del Popolo Veneto una romantica perdita di tempo.
QUALE PIANIFICAZIONE STRATEGICA PER IL MLNV
Considerando che il MLNV, volente o nolente ha intrapreso un “conflitto” con le autorità d’occupazione straniere italiane, vi sono quattro concetti fondamentali che deve prendere seriamente in considerazione per ragionare in modo strategico:
– il disegno complessivo;
– la strategia;
– la tattica;
– il metodo.
IL DISEGNO COMPLESSIVO (mappa strategica)
è la mappa generale, il quadro della situazione, il tracciato dell’itinerario dal suo punto di partenza a quello di arrivo, in sostanza la pianificazione strategica.
Il disegno complessivo serve a coordinare e dirigere tutte le risorse disponibili:
– economiche;
– umane;
– morali;
– politiche;
– organizzative;
– …
Il disegno complessivo si concentra sugli obbiettivi e le risorse del MLNV determinando l’azione più efficace (come per esempio è stata fatta con la scelta di non intraprendere la c.d. guerra di liberazione ma la lotta non violenta e diplomatica attraverso l’istituzione del Governo Veneto Provvisorio ai sensi dell’art.96.3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977).
Attraverso il disegno complessivo il direttivo del MLNV valuta e pianifica le pressioni e le influenze da esercitare contro lo stato straniero occupante italiano.
Il disegno complessivo consente di calcolare le condizioni e i momenti opportuni per attuare la campagne di resistenza.
Il disegno complessivo deve costituire il sistema di riferimento attraverso il quale operano singole strategie di lotta, stabilisce compiti specifici e distribuisce le risorse.
LA STRATEGIA (scelta politica di azioni strategiche)
Attraverso la strategia di stabilisce il modo migliore per raggiungere specifici obbiettivi (la guerra è seguita nel disegno complessivo, le battaglie si vincono, o si perdono, attuando una strategia).
La strategia serve innanzitutto a determinare se, quando e come combattere una battaglia pianificata nel disegno complessivo e nel cui contesto generale deve essere attuata con efficacia e deve essere utile alla lotta.
Con la strategia si stabilisce il fine raggiungibile con una determinazione azione.
LA TATTICA (attuazione di azioni strategiche)
La tattica sono i metodi di azioni stabiliti per mettere in pratica la strategia.
Con la tattica si utilizzano sapientemente le forze disponibili al fine di trarre il massimo vantaggio nel contesto in cui si opera.
IL METODO (strumenti di lotta)
Nella lotta non violenta sono comprese molte forme di azioni particolari
– scioperi;
– boicottaggi;
– non collaborazione;
– rifiuto di pagamento delle tasse;
– disconoscimento delle autorità d’occupazione straniere
– …
IL DISEGNO COMPLESSIVO
Come abbiamo avuto modo di precisare il disegno complessivo è la mappa generale, il quadro della situazione, il tracciato dell’itinerario dal suo punto di partenza a quello di arrivo, in sostanza la pianificazione strategica attraverso la quale ci si concentra sugli obbiettivi e le risorse del MLNV determinando l’azione più efficace.
Attraverso il disegno complessivo il direttivo del MLNV valuta e pianifica le pressioni e le influenze da esercitare contro lo stato straniero occupante italiano.
Il disegno complessivo consente di calcolare le condizioni e i momenti opportuni per attuare la campagne di resistenza.
Il disegno complessivo deve costituire il sistema di riferimento attraverso il quale operano singole strategie di lotta, vengono stabiliti compiti specifici e la distribuzione delle risorse.
Attraverso il disegno complessivo il direttivo del MLNV valuta e pianifica le pressioni e le influenze da esercitare contro lo stato straniero occupante italiano.
Il disegno complessivo consente di calcolare le condizioni e i momenti opportuni per attuare la campagne di resistenza.
Il disegno complessivo deve costituire il sistema di riferimento attraverso il quale operano singole strategie di lotta, vengono stabiliti compiti specifici e la distribuzione delle risorse.
1) – IL CONTESTO STORICO (punto di partenza)
E’ importante conoscere il motivo per cui si rivendica il ripristino incondizionato della sovranità del Popolo Veneto sulle proprie terre d’origine, col ripristino della Nazione del Popolo Veneto che ancora oggi è la Serenissima Repubblica Veneta.
Dopo gli sconvolgimenti della rivoluzione francese e le campagne d’invasione napoleoniche, con il Congresso di Vienna (1º novembre 1814 / 9 giugno 1815) venne rivendicato e applicato il principio di legittimità riassegnando il trono ai legittimi sovrani dei loro Stati, come ad esempio accadde nella Francia post-rivoluzionaria, a capo della quale venne nominato sovrano Luigi XVIII, successore di Luigi XVI; in questo modo veniva ripristinata la monarchia, anche se in questo caso si trattava di una monarchia costituzionale.
Questo principio tuttavia non venne rispettato per le Repubbliche di Venezia e di Genova che non vennero ricostituite.
Infatti, dopo il congresso di Vienna la penisola italica fu divisa in una decina di stati (che si ridussero ad otto, entro una trentina di anni dal Congresso, a causa di alcune annessioni di stati minori ad entità più vaste): il Regno di Sardegna, governato dai Savoia, riottenne il Piemonte e la Savoia e venne ulteriormente ingrandito con i territori della ex Repubblica di Genova, senza alcun diritto di opposizione da parte di quest’ultima e senza plebiscito.
Nel resto del nord venne costituito il Regno Lombardo-Veneto sotto il controllo dell’Austria, comprendente i territori di terraferma della Repubblica di Venezia (Veneto, Friuli e Lombardia orientale), che contrariamente ai principi-guida del Congresso non venne ricostituita, uniti alla parte rimanente della Lombardia.
Ad esso fu annessa la Valtellina, per la quale furono respinte le richieste svizzere, che questa valle – appartenente alla Svizzera dal 1512 al 1797 – ritornasse alCanton Grigioni o fosse unita alla Confederazione, come cantone autonomo.
Nel Lombardo-Veneto inoltre fu inserita anche la Transpadana ferrarese, un territorio appartenente allo Stato Pontificio, un lembo di terra a nord del fiume Po, storicamente e culturalmente associato all’Emilia.
« Gli abusi del potere generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso.
La prima frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli. »
(Klemens von Metternich)
Dopo gli sconvolgimenti della rivoluzione francese e le campagne d’invasione napoleoniche, con il Congresso di Vienna (1º novembre 1814 / 9 giugno 1815) venne rivendicato e applicato il principio di legittimità riassegnando il trono ai legittimi sovrani dei loro Stati, come ad esempio accadde nella Francia post-rivoluzionaria, a capo della quale venne nominato sovrano Luigi XVIII, successore di Luigi XVI; in questo modo veniva ripristinata la monarchia, anche se in questo caso si trattava di una monarchia costituzionale.
Questo principio tuttavia non venne rispettato per le Repubbliche di Venezia e di Genova che non vennero ricostituite.
Infatti, dopo il congresso di Vienna la penisola italica fu divisa in una decina di stati (che si ridussero ad otto, entro una trentina di anni dal Congresso, a causa di alcune annessioni di stati minori ad entità più vaste): il Regno di Sardegna, governato dai Savoia, riottenne il Piemonte e la Savoia e venne ulteriormente ingrandito con i territori della ex Repubblica di Genova, senza alcun diritto di opposizione da parte di quest’ultima e senza plebiscito.
Nel resto del nord venne costituito il Regno Lombardo-Veneto sotto il controllo dell’Austria, comprendente i territori di terraferma della Repubblica di Venezia (Veneto, Friuli e Lombardia orientale), che contrariamente ai principi-guida del Congresso non venne ricostituita, uniti alla parte rimanente della Lombardia.
Ad esso fu annessa la Valtellina, per la quale furono respinte le richieste svizzere, che questa valle – appartenente alla Svizzera dal 1512 al 1797 – ritornasse alCanton Grigioni o fosse unita alla Confederazione, come cantone autonomo.
Nel Lombardo-Veneto inoltre fu inserita anche la Transpadana ferrarese, un territorio appartenente allo Stato Pontificio, un lembo di terra a nord del fiume Po, storicamente e culturalmente associato all’Emilia.
« Gli abusi del potere generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso.
La prima frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli. »
(Klemens von Metternich)
2) – IL CONTESTO ATTUALE E IL MOTIVO PER CUI SI AGISCE
I territori della Nazione Veneta sono ancora oggi di fatto occupati dallo stato straniero italiano.
“Territori occupati” è un termine specifico del diritto internazionale.
In conformità con l’articolo 42 della Laws and Customs of War on Land (Quarta Convenzione dell’Aja del 18 ottobre 1907, è considerato territorio occupato un terreno che è effettivamente posto sotto l’autorità di un esercito ostile.
L’occupazione si estende solo al territorio in cui tale autorità è stata stabilita e può essere esercitata.
Il patto Kellogg-Briand del 1928 ha stabilito che la minaccia e l’utilizzo di forze militari contravvengano il diritto internazionale, e allo stesso modo che le acquisizioni territoriali che ne risultano siano illegali.
Sebbene quel patto non sia stato universalmente sottoscritto, e sia stato in verità infranto anche dai suoi firmatari, la Carta delle Nazioni Unite redatta a San Francisco nel 1945, alla quale aderiscono quasi tutte le nazioni, contiene propositi simili.
—
Il principio di autodeterminazione dei popoli si è sviluppato compiutamente a partire dalla seconda metà del Novecento, nel 1945 alla fine della Seconda guerra mondiale.
In particolare è stata l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) a promuoverne lo sviluppo all’interno della Comunità degli Stati.
La Carta delle Nazioni Unite, infatti, al Capitolo I (dedicato ai fini e principi dell’Organizzazione), all’articolo 1, paragrafo 2, individua come fine delle Nazioni Unite: “Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-determinazione dei popoli…”
Un’altra delle principali convenzioni internazionali che sanciscono il diritto di autodeterminazione dei popoli è il Patto internazionale sui diritti civili e politici, stipulato nell’ambito dell’ONU nel 1966.
L’Italia ha recepito questa convenzione con la legge n.881 del 1977.
Altro passo fondamentale è stata la “Dichiarazione relativa alle relazioni amichevoli ed alla cooperazione fra stati” del 1970, in cui si sancì il divieto di ricorrere a qualsiasi misura coercitiva suscettibile di privare i popoli del loro diritto all’autodeterminazione.
Ancora più chiaramente si è espressa la “Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa” (CSCE) nell’Atto Finale di Helsinki del 1975, in cui si afferma il diritto per tutti i popoli di stabilire in piena libertà, quando e come lo desiderano, il loro regime politico senza ingerenza esterna e di perseguire come desiderano il loro sviluppo economico, sociale e culturale.
Il contenuto del principio di autodeterminazione dei popoli consiste in obblighi per gli Stati della Comunità internazionale di non impedire o anche intralciare l’autodeterminazione dei popoli, intesa come libertà degli stessi di autodeterminare il proprio assetto costituzionale.
—
Anche se l’analisi dell’attuale contesto storico/sociale in cui è costretto a sopravviere il Popolo Veneto causa l’occupazione straniera italiana, dimostrasse che l’italia fosse il migliore stato al mondo non farebbe alcuna differenza… si lotta per il ripristino incondizionato della sovranità del Popolo Veneto su tutte le proprie terre d’orgine.
“Territori occupati” è un termine specifico del diritto internazionale.
In conformità con l’articolo 42 della Laws and Customs of War on Land (Quarta Convenzione dell’Aja del 18 ottobre 1907, è considerato territorio occupato un terreno che è effettivamente posto sotto l’autorità di un esercito ostile.
L’occupazione si estende solo al territorio in cui tale autorità è stata stabilita e può essere esercitata.
Il patto Kellogg-Briand del 1928 ha stabilito che la minaccia e l’utilizzo di forze militari contravvengano il diritto internazionale, e allo stesso modo che le acquisizioni territoriali che ne risultano siano illegali.
Sebbene quel patto non sia stato universalmente sottoscritto, e sia stato in verità infranto anche dai suoi firmatari, la Carta delle Nazioni Unite redatta a San Francisco nel 1945, alla quale aderiscono quasi tutte le nazioni, contiene propositi simili.
—
Il principio di autodeterminazione dei popoli si è sviluppato compiutamente a partire dalla seconda metà del Novecento, nel 1945 alla fine della Seconda guerra mondiale.
In particolare è stata l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) a promuoverne lo sviluppo all’interno della Comunità degli Stati.
La Carta delle Nazioni Unite, infatti, al Capitolo I (dedicato ai fini e principi dell’Organizzazione), all’articolo 1, paragrafo 2, individua come fine delle Nazioni Unite: “Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-determinazione dei popoli…”
Un’altra delle principali convenzioni internazionali che sanciscono il diritto di autodeterminazione dei popoli è il Patto internazionale sui diritti civili e politici, stipulato nell’ambito dell’ONU nel 1966.
L’Italia ha recepito questa convenzione con la legge n.881 del 1977.
Altro passo fondamentale è stata la “Dichiarazione relativa alle relazioni amichevoli ed alla cooperazione fra stati” del 1970, in cui si sancì il divieto di ricorrere a qualsiasi misura coercitiva suscettibile di privare i popoli del loro diritto all’autodeterminazione.
Ancora più chiaramente si è espressa la “Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa” (CSCE) nell’Atto Finale di Helsinki del 1975, in cui si afferma il diritto per tutti i popoli di stabilire in piena libertà, quando e come lo desiderano, il loro regime politico senza ingerenza esterna e di perseguire come desiderano il loro sviluppo economico, sociale e culturale.
Il contenuto del principio di autodeterminazione dei popoli consiste in obblighi per gli Stati della Comunità internazionale di non impedire o anche intralciare l’autodeterminazione dei popoli, intesa come libertà degli stessi di autodeterminare il proprio assetto costituzionale.
—
Anche se l’analisi dell’attuale contesto storico/sociale in cui è costretto a sopravviere il Popolo Veneto causa l’occupazione straniera italiana, dimostrasse che l’italia fosse il migliore stato al mondo non farebbe alcuna differenza… si lotta per il ripristino incondizionato della sovranità del Popolo Veneto su tutte le proprie terre d’orgine.
3) – LE FASI DEL PERCORSO DI LIBERAZIONE (cammino di liberazione)
fase di rivendicazione;
fase di opposizione e/o rigetto alle rivendicazioni (rappresaglia italiana);
fase di liberazione c.d. di transizione.
fase di opposizione e/o rigetto alle rivendicazioni (rappresaglia italiana);
fase di liberazione c.d. di transizione.
4) – METODO E STRATEGIA DI LOTTA
in linea generale è stato scelto di non intraprendere (per ora) la c.d. guerra di liberazione ma una lotta non violenta e diplomatica attraverso l’istituzione del Governo Veneto Provvisorio ai sensi dell’art.96.3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977).
In tale contesto vanno presi in considerazione fattori di riferimento quali:
In tale contesto vanno presi in considerazione fattori di riferimento quali:
-
gli ostacoli principali da superare;
-
le concause e i fattori che facilitano l’obbiettivo finale (crisi economica…);
-
i punti di forza dello stato straniero occupante italiano;
-
i punti deboli dello stato staniero occupante italiano e azioni di indebolimento (Quando il nemico è troppo fronte per essere attaccato direttamente, allora attacca qualcosa a lui caro. Sappi che non può essere invincibile. Da qualche parte deve avere un punto debole che può essere attaccato).
-
influenza dei fattori psicologici e ideologici sui collaborazionisti (i fattori intangibili) … minare la loro motivazione anche attraverso l’isolamento (Attacca usando la forza di un altro. Spingi un alleato ad attaccare il nemico, corrompi un ufficiale o usa la forza del nemico contro di esso);
-
la vulnerabilità delle fonti di poetere dello stato straniero occupante italiano (È vantaggioso scegliere il momento e il luogo della battaglia. In questo modo sai quando la battaglia avrà luogo, mentre il tuo nemico no. Incoraggia il nemico a spendere le sue energie in ricerche inutili mentre tu conservi la tua forza. Quando è esausto e confuso, attacca energicamente e di proposito);
-
i punti di forza del MLNV e della Popolazione (In ogni battaglia l’elemento sorpresa può fornire un vantaggio schiacciante. Attacca il nemico dove meno se lo aspetti. Usa un diversivo per creare un’aspettativa nella sua mente);
-
capacità organizzativa del MLNV e sua capillarizzazione;
-
addestramento dei partecipanti alle strategie di lotta non-violenta;
-
richiami simbolici per la Popolazione;
-
ordinamento giuridico provvisorio e sua diffusione ad ampio raggio;
-
mantenimento dell’ordine sociale anche durante la lotta di liberazione;
-
il sentimento e il risentimento nazionale della Popolazione Veneta;
-
consolidamento della determinazione popolare nella sfida alle autorità d’occupazione … basta avere paura;
-
diffusione e coinvolgimento della responsabilità collettiva;
-
diffusione dell’idea di non collaborazione con le autorità d’occupazione straniere italiane;
-
indebolire o annullare il controllo delle risorse materiali, finanziarie e speculative da parte dello stato straniero italiano (basta pagare tasse);
-
contromisure adeguate e anche plateali contro le azioni di repressione dello stato straniero italiano;
-
istituzioni civili e militari che potrebbero essere sottratte al controllo dello stato straniero italiano;
-
i punti deboli del MLNV e come possono essere rinforzati;
-
parti terze all’interno dei territori e che possono schierarsi o con il MLNV o con lo stato straniero occupante italiano;
-
parti terze estere, diplomazia e rapporti bilaterali e aiuti internazionali;
-
scelta dei mezzi di lotta, percentuale di successo del loro utilizzo e loro efficacia;
-
le sfide simboliche a portata limitata;
-
resistenza selettiva attraverso campagne di lotta e di resistenza specifica;
-
massima aderenza alla strategia stabilita;
-
prevenire l’ascesa di dittature e di politicanti che tentano di aprofittare della lotta di liberazione;
5) – L’OBBIETTIVO DEL MLNV (punto di arrivo)
La restaurazione della Repubblica Veneta … alla quale il MLNV concorre in progettazione e cooperazione.