LA NOSTRA BANDIERA E IL NOSTRO INNO – (OUR FLAG AND OUR ANTHEM)
Questa è la bandiera della NAZIONE VENETA e non di un partito politico italiano e tanto meno della regione veneto inventata dall’italia.
Al partito italiano della “lega” dico di usare la bandiera della vostra regione veneto italiana ma non la nostra bandiera perché così la disonorate e la infangate e questo vale anche per tutte le istituzioni italiane che illegalmente ne fanno uso ostentandola al fianco del loro tricolore.
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INNO NAZIONALE (NATIONAL ANTHEM)
INNO DEL MLNV (INNO OF MLNV)
This is the flag of the VENETIAN NATION and not of an Italian political party, much less of the Veneto region invented by Italy.To the Italian party of the “league” I say to use the flag of your Italian Veneto region but not our flag because that’s how you dishonored and muddied it and that goes for all Italian institutions that illegally use it by flaunting it alongside their tricolor.
This is the flag of the VENETIAN NATION and not of an Italian political party, much less of the Veneto region invented by Italy.To the Italian party of the “league” I say to use the flag of your Italian Veneto region but not our flag because that’s how you dishonored and muddied it and that goes for all Italian institutions that illegally use it by flaunting it alongside their tricolor.
Secondo la tradizione, fu l’Evangelista Marco ad iniziare la conversione al Cristianesimo delle città della X Regio Venetia et Histria nel primo secolo d.C., fondando quello che doveva divenire il Patriarcato di Aquileia.
Narra la leggenda che sulla via del ritorno da Aquileia, una violenta tempesta sospinse la sua nave nella Laguna Veneta, facendola incagliare sui lidi delle isole ancora disabitate di Rialto.
Scampato alla tempesta, l’evangelista scese a terra, si coricò presso la riva e si addormentò.
Gli apparve in sogno un angelo del Signore, che gli disse: “Pax Tibi, Marce, Evangelista Meus, hic requiescet corpus tuum …”.
Questa profezia si ritenne avverata quando nell’828, Bon da Malamocco e Rustego da Torcello riuscirono a trafugare il corpo del Santo sepolto ad Alessandrio d’Egitto, ormai terra d’infedeli.
Ebbe così inizio un legame fortissimo fra i veneti e San Marco, ancora oggi estremamente sentito.
Non appena il corpo dell’Evangelista giunse a Venezia, San Marco fu adottato come protettore della Repubblica Veneta che stava iniziando a far valere la propria autonomia rispetto all’Impero Bizantino; non è un caso che il nuovo protettore vada a sostituire quel San Teodoro, greco, che sarebbe stato imposto da Narsete, generale bizantino.
San Marco divenne non solo protettore ma anche sovrano della città e dello stato: il doge derivava la sua autorità direttamente da san Marco, rendendo superflua qualunque investitura imperiale.
L’evangelista comincia a comparire sui vessilli veneti a partire dal XII secolo (la prima citazione è del 1177), inizialmente riportando l’immagine del santo e quindi, a partire dal ‘300, sostituendolo con il suo simbolo, il Leone alato.
Questi veniva riportato in varie fogge, col tempo si impose la positura araldica del leone passante per la bandiera, mentre sugli stemmi e i sigilli compariva normalmente in posizione di fronte e accovacciato, tradizionalmente detto “in mołeca”, dal nome veneto del granchio nella fase in cui cambia il guscio.
Quanto ai colori, inizialmente sugli stendardi compariva il leone rosso in campo bianco, successivamnete si consolidò l’uso del leone d’oro in campo rosso (cremisi o rosso veneziano).
Per gli stemmi si utilizzava normalmente il campo d’azzurro.
Da notare che l’azzurro è da tempi antichissimi un colore associato ai veneti, tanto che in latino venetus era sinonimo di azzurro; azzurro era il colore delle fanterie venete.
Narra la leggenda che sulla via del ritorno da Aquileia, una violenta tempesta sospinse la sua nave nella Laguna Veneta, facendola incagliare sui lidi delle isole ancora disabitate di Rialto.
Scampato alla tempesta, l’evangelista scese a terra, si coricò presso la riva e si addormentò.
Gli apparve in sogno un angelo del Signore, che gli disse: “Pax Tibi, Marce, Evangelista Meus, hic requiescet corpus tuum …”.
Questa profezia si ritenne avverata quando nell’828, Bon da Malamocco e Rustego da Torcello riuscirono a trafugare il corpo del Santo sepolto ad Alessandrio d’Egitto, ormai terra d’infedeli.
Ebbe così inizio un legame fortissimo fra i veneti e San Marco, ancora oggi estremamente sentito.
Non appena il corpo dell’Evangelista giunse a Venezia, San Marco fu adottato come protettore della Repubblica Veneta che stava iniziando a far valere la propria autonomia rispetto all’Impero Bizantino; non è un caso che il nuovo protettore vada a sostituire quel San Teodoro, greco, che sarebbe stato imposto da Narsete, generale bizantino.
San Marco divenne non solo protettore ma anche sovrano della città e dello stato: il doge derivava la sua autorità direttamente da san Marco, rendendo superflua qualunque investitura imperiale.
L’evangelista comincia a comparire sui vessilli veneti a partire dal XII secolo (la prima citazione è del 1177), inizialmente riportando l’immagine del santo e quindi, a partire dal ‘300, sostituendolo con il suo simbolo, il Leone alato.
Questi veniva riportato in varie fogge, col tempo si impose la positura araldica del leone passante per la bandiera, mentre sugli stemmi e i sigilli compariva normalmente in posizione di fronte e accovacciato, tradizionalmente detto “in mołeca”, dal nome veneto del granchio nella fase in cui cambia il guscio.
Quanto ai colori, inizialmente sugli stendardi compariva il leone rosso in campo bianco, successivamnete si consolidò l’uso del leone d’oro in campo rosso (cremisi o rosso veneziano).
Per gli stemmi si utilizzava normalmente il campo d’azzurro.
Da notare che l’azzurro è da tempi antichissimi un colore associato ai veneti, tanto che in latino venetus era sinonimo di azzurro; azzurro era il colore delle fanterie venete.
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2011.04.07 – IL GONFALONE DI SAN MARCO NON E’ UN SIMBOLO POLITICO MA LA BANDIERA DELLA NAZIONE VENETA… NON LO SCORDI NEPPURE LA CHIESA!
Porta a questi squallidi risultati lo sfruttamento politico da parte della Lega Nord, della Bandiera della Nazione Veneta che è il Gonfalone di San Marco.
C’è però di che indignarsi di questi preti che ignorano e non rispettano la Nostra Bandiera..
La volontà di quell’uomo non ha offeso nessuno, anzi ha onorato tutti i Veneti, (anche se io non sono leghista)… invece, il disprezzo di quel prete e l’opportunitistica diplomazia delle gerarchie ecclesiastiche offendono il Popolo Veneto e l’intera Nazione Veneta.
E’ strano come nel Veneto occupato e colonizzato dallo stato straniero italiano la chiesa ignori i suoi doveri rispetto alla Repubblica di Venezia che ha dato tantissimo per la difesa della Cristianità.
Finirà presto però anche questa deriva e l’ingerenza di una chiesa che con il ripristino della Repubblica di Venezia dovrà sicuramente rivedere le proprie pretese e imparare a stare al proprio posto, essere meno istituzione, fare meno politica, meno investimenti immobiliari o bancari e magari un pò più di carità.
Si vergogni patriarca, quanta ipocrisia … chissà come mai nessuno dei prelati o Lei si è indignato o ha vietato di portare in chiesa il tricolore italico in occasione di altre esequie.
Il Presidente del MLNV Sergio Bortotto.