2013.08.30 – FIBRILLAZIONE ALL’ELISEO

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Immagine1di Mario Corato


Si racconta che un giorno, in cui Napoleone Bonaparte era irritato perché non trovava la sua tabacchiera preziosa (forse fu in quel di Venezia) si fosse lasciato sfuggire una imprecazione nei riguardi degli italiani: – Italiani ladri! -.

Un tizio che lo udì pare rispondesse a tono:- Non tutti, bona-parte sì!-[1]

Viene opportuno l'aneddoto nei giorni in cui all'Eliseo serpeggia una febbricola che non fa star bene da quando vi giunse da parte di sedicente Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto la richiesta di restituzione di 3000 miliardi di euro, quale calcolo al ribasso di quanto fu rubato alla Repubblica Veneta dai francesi al seguito dell'imperatore.

Si dice che ogni soldato dell'esercito imperiale teneva nello zaino il personale bastone di comando perché l'esuberanza del Capo poteva in giornata, sul campo, nominarlo maresciallo.

Sicuramente nello zaino di ogni militare c'era un bottino in beni facilmente monetizzabili una volta tornato in patria.

Il calcolo, al ribasso, fatto da un personaggio veneto vivente, degno di rispetto, affidabile per la puntigliosità della sua documentazione storica, ferma la cifra del maltolto, rivalutandola all'oggi, a 3000 miliardi di euro.

Il turbamento dell'Eliseo, giunto ai media veneti quali La Tribuna di Treviso o a TVA Vicenza si stempera in 3 miliardi di euro: non si sa se per dire a quei quattro gatti del MLNV:- Volete farvi una piattaforma di partenza?- o per addomesticare la storia con l'ironia sul presente.

Fatto è che qualche gallicano non ha preso sotto gamba la richiesta del MLNV, consapevole che la Storia restituisce anche i torti fatti nel passato.

museo_louvre_parigiRicordo che accompagnando i miei familiari in visita al museo del Louvre, nella sala dedicata ai capolavori italiani del rinascimento, con voce stentorea mi impalcai a cicerone – la sala era zeppa di visitatori, per lo più assiepati attorno alla Gioconda, ricoperta di una cassaforte di plessiglas spessa dieci centimetri – Il tenore delle mie spiegazioni fu questo:- Questi ladri di francesi, dopo aver rubato i capolavori che ci circondano, conoscendo la esperti del mestiere che altri ladri potevano rubare, hanno messo in cassaforte l'unico dono di Leonardo da Vinci lasciato in eredità a Francesco I;-.

Mia madre mi supplicava perché tacessi o abbassassi la voce per non essere arrestato- Ed io serenamente le rispondevo che era risaputo che quel sacrario dell'arte ridondava di sottrazioni illecite per compensare le tante sale zeppe di tele del David, artista di regime il più delle volte glaciale come la dea ragione.

Perfino i quattro cavalli di San Marco erano giunti in Francia al galoppo dietro gli eserciti imperiali, abituati al furto da Pidna (Grecia) dove erano nati, sottratti da Mario per trasferirli a Roma, da Roma a Costantinopoli (portati si s da chi), da Costantinopoli a Venezia (frutto delle crociate della Serenissima) e poi in Francia e di nuovo a Venezia.

Il risultato delle galoppate dei nostri quattro fu la perdita della lamina d'oro che li ricopriva completamente e degli otto smeraldi che ne illuminavano gli occhi.

Napoleone passò e si sa come da Waterloo a sant'Elena.

Fece vibrare la Francia al passaggio della sua bara che esaltava l'univa parola NAPOLEON.

Fu tumulato e vigilato nel Pantheon agli Invalidi dove quella sola parola NAPOLEON metteva in fibrillazione le teste coronate…

Ma i fiumi di ricchezze inoltrate nel paese d'oltralpe furono bel filtrati prima che le loro acque lavassero Les Invalides.

Solo dalla Repubblica Veneta il calcolo, in difetto, ammonta a 3000 miliardi di euro e il topolino che si erge di fronte ai potenti invia formale richiesta di restituzione.

All'Eliseo qualcuno freme,

I media veneti si affidano al sarcasmo.

Ma si tratta dell'inanis mus di Ovidio, quell'insignificante topo che esce dal parto della montagna?

A presto.

 


[1]Quando, godendosi le terme di Aquisgrana, quarant'anni dopo la morte di Napoleone, Vittorio Emanuele II e Napoleone III patteggiarono una profonda miopia francese nei riguardi dello scorrazzamento armato dei savoia sulle terre dello stato pontificio trasmigrarono in Francia Nizza, Savoia (che sacrificio per i nuovi padroni d'Italia!) e la Corsica perché non poteva rimanere italiano il grande imperatore che vi aveva trovato i natali.

nozzedicanaLe celeberrime Nozze di Cana di Paolo Veronese.

Il grandissimo dipinto di Veronese fu appeso dal 1563 al 1797 in un refettorio progettato da Palladio, presso il monastero benedettino di San Giorgio.